giovedì 6 novembre 2014

La sopraffazione e l′inganno

 

Se voi vi soffermate un po’ a parlare con la gente, a sentire le opinioni delle persone comuni per strada, al bar, nei negozi, in fila alle casse del supermercato, vi accorgete di un fenomeno apparentemente molto strano: tutte le volte che il discorso scivola sulla politica, vi accorgete che la gente è in stragrande maggioranza malcontenta, irritata, insoddisfatta, arrabbiata per ciò che fanno i nostri governanti, ha la percezione – a mio parere assolutamente esatta – che coloro che ci governano stanno portando questa nostra sciagurata Italia alla malora.

Tutto questo sarebbe forse normale in un sistema autoritario, ma ALMENO IN TEORIA in democrazia dovrebbe esistere la sovranità popolare, la gente dovrebbe avere voce in capitolo sul proprio destino. Allora come si spiega che periodicamente nelle urne la gente va a dare il proprio sostegno in misura maggioritaria a quegli uomini e a quelle forze politiche per i quali e per le quali in periodo non elettorale manifesta una così evidente e viscerale avversione?


Io non sono cristiano, non credo nella religione del “discorso della montagna”, ma ciò non toglie che nei vangeli sia contenuta qualche perla di saggezza da cui si può trarre insegnamento, e una di queste è “La verità rende liberi”. Questa affermazione ha un correlativo simmetrico: la menzogna rende schiavi, e bisogna rilevare che nella nostra epoca mediatica l’arte di ingannare si è sviluppata in maniera prodigiosa. Abraham Lincoln diceva che “Non si può ingannare tutti per sempre”. Sarà, ma di sicuro è possibilissimo ingannare moltissima gente per moltissimo tempo.

Io credo che la maggior parte degli Italiani abbia idee fondamentalmente errate sul tipo di potere che governa in Italia, sulla sua natura e le sue finalità, idee che sono instillate precisamente dal sistema mediatico al servizio del potere, e quando esercita quel misero brandello di sovranità che gli è concessa quando entra in una cabina elettorale, compie le sue scelte sulla base di queste idee errate. Partiamo dal principio base della medicina, nessuna terapia efficace è possibile se non a partire da una corretta diagnosi, e la maggior parte degli Italiani non ha un’idea, non diciamo corretta ma nemmeno realistica di quel che è avvenuto nel nostro Paese nell’ultimo quarto di secolo.

L’Italia è, come tutti gli odierni stati europei, uno stato a sovranità limitata tanto quanto e forse ancor più di quanto lo fossero i Paesi del Patto di Varsavia quando esisteva l’Unione Sovietica. Dipendiamo dall’ONU, dalla NATO (che non è affatto un’alleanza alla pari, ma una forma più o meno mascherata di occupazione militare da parte degli Stati Uniti), dalle istituzioni cosiddette europea, in più – e questa è una “specialità” tutta nostra – da un’organizzazione religiosa, il Vaticano, che si può a malapena definire uno stato, eppure è in grado di interferire nella nostra vita civile come e quando vuole.

Quante volte, quando i nostri politici hanno applicato tagli sempre più pesanti alla nostra economia e applicato imposizioni fiscali sempre più gravose, si sono giustificati dicendo “Ce lo chiede l’Europa”? In realtà, non ci è richiesto ma ci è imposto, e non dall’Europa, ma da un’organizzazione di banchieri, finanzieri, affaristi in gran parte privata e le cui finalità sono i propri profitti, non certo il benessere dei popoli europei, frutto degenere e putrido del liberismo estremo, del “pensiero unico” che ci vogliono imporre nella speranza che non ci siano rimasti più di quattro neuroni.

Tuttavia, noi vediamo che i dirigenti di altri stati europei cercano almeno di tutelare in una qualche misura i loro concittadini, sono il prodotto di un sistema che nonostante tutto è in qualche modo rappresentativo, i loro atteggiamenti coincidono in qualche modo con gli umori della loro opinione pubblica, tutte cose che non succedono nel caso dell’oligarchia italiana, beatamente distaccata dall’opinione popolare, che se ne infischia del fatto di essere percepita dalla stragrande maggioranza dei propri cittadini come una “casta” corrotta, estranea e nemica, che se ne frega della pubblica opinione ben sapendo che la prossima tornata elettorale non cambierà proprio niente, che potrà continuare a dirigere la situazione come ritiene opportuno, cioè sempre peggio per il nostro popolo.

Come si è determinata questa situazione? Fin dalle origini o quasi, la repubblica democratica si è basata su di una doppia menzogna. Tutto il periodo che va dalla conclusione del secondo conflitto mondiale al termine della Guerra Fredda è caratterizzato dalla cosiddetta “democrazia bloccata”. Con lo spazio dell’opposizione ingombrato dal PCI, il più forte partito comunista dell’Europa occidentale, che non poteva per ovvi motivi di politica internazionale, diventare alternativa di governo, il partito centrale della coalizione di governo, la Democrazia Cristiana, godeva di una “rendita di posizione” che le avrebbe potuto consentire di rimanere al potere per l’eternità, complice anche l’immarcescibile appoggio del Vaticano, oltre che il gradimento della NATO e degli USA.

Proprio per il carattere presuntamente irreversibile del loro potere, sapendo di non dover temere la sanzione del voto popolare, la possibilità di finire all’opposizione, gli uomini della Democrazia Cristiana hanno dato vita al più sfacciato sistema di corruzione, di appropriazione indebita della cosa pubblica, che si sia mai visto, un sistema che, nonostante un’operazione giudiziaria di facciata quale fu “Mani pulite”, come recenti inchieste e scandali hanno dimostrato, continua ancora oggi con attori (non sempre) cambiati.

Una buona fetta di Italiani votava DC per paura del comunismo, e un’altra buona fetta votava PCI per rabbia verso la corruzione democristiana. E’ estremamente probabile che i dirigenti dei due partiti si siano resi conto ben presto della situazione che si era creata e della reciproca interdipendenza, avviando una collaborazione sottobanco dietro la contrapposizione di facciata.

Negli anni ’70 di fronte a una serie di mutamenti e tensioni sociali che rischiavano di mettere in crisi questo sistema di potere, un “geniale” politico democristiano, Aldo Moro, avviò il cosiddetto Compromesso Storico: l’accordo sottobanco sarebbe dovuto diventare palese: insieme, DC e PCI avrebbero dovuto costituire un monopolio del potere, di fatto un partito unico, che avrebbe potuto governare per sempre questa sciagurata nazione.

Aldo Moro fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, ma il suo progetto è continuato dopo di lui. Esso non aveva molta possibilità di tradursi in concreto finché esistevano l’Unione Sovietica e la Guerra Fredda, ma dopo i fatti del 1989-91, esso è proceduto alla grande: attraverso varie metamorfosi di facciata, si è arrivati alla fusione di ex(?) democristiani ed ex(?) comunisti in un unico partito, il PD.

Sostanzialmente è il compromesso storico che ha governato e governa l’Italia nell’ultimo quarto di secolo. Un rapido calcolo dimostra che anche durante il cosiddetto “ventennio berlusconiano”, siamo stati governati da governi di centrodestra soltanto per otto dei vent’anni che lo compongono, negli altri siamo stati governati da governi di centrosinistra nei quali, a differenza di quelli precedenti al 1991, i comunisti cosiddetti ex erano e sono “magna pars”: Ci siamo dimenticati di Dini, Prodi, D’Alema, e dei loro successori Monti e Letta, che hanno preceduto di poco l’ineffabile Matteuccio Renzi?

Ma quello che più conta, è il fatto che anche negli anni in cui il centrodestra ha avuto la maggioranza parlamentare e il governo, IL POTERE EFFETTIVO è sempre rimasto nelle mani del centrosinistra, con il controllo dell’informazione, della scuola, della magistratura, della gran parte degli enti locali: Berlusconi è stato un personaggio enormemente sopravvalutato, anche prima che la UE e il PD-Compromesso Storico decidessero, complice un capo dello stato che somiglia tanto a un dittatore anche nella sua inamovibilità a vita dal Quirinale, la sua caduta in disgrazia con una vera e propria congiura di palazzo.

L’immagine di Berlusconi come onnipotente “puparo” al punto da insinuare la sua presenza anche dietro le spalle dei governi di centrosinistra quando si prendevano decisioni impopolari, con un’immagine esattamente capovolta della realtà, è stata inventata dai “media” di sinistra e dalla “satira” cortigiana a essi collegata. Berlusconi è stato, e in parte è ancora, sebbene il suo peso politico sia oggi pari a zero, un fantoccio, un Guy Fawkes estremamente comodo per il centrosinistra, un bersaglio per indirizzare il malcontento popolare nonché timori indotti di (im)possibili esiti golpisti. Berlusconi è stato un personaggio estremamente utile per la gang (ex?)DC-(ex?)PCI; se non ci fosse stato, lo avrebbero dovuto inventare.

Questa prospettiva rende ogni cosa più chiara: è l’inganno che rende possibile la sopraffazione, una politica che calpesta il nostro popolo e gli toglie il futuro.

Non si può tenere un sacco sulla testa alla gente per sempre: noi vediamo che in tutta Europa stanno sorgendo movimenti euroscettici, populisti, identitari, anti-immigrazione, anti-euro. Gli Europei non sono disposti a lasciarsi morire senza tentare le ultime speranze di riscatto. In Italia, tuttavia, non vediamo nulla del genere: l’unico movimento identitario, anti-euro  e anti-immigrazione (più nelle parole che nei fatti, a quanto pare), è un movimento ex separatista, come se non esistesse un’identità nazionale, come se fossimo uno di quegli stati mediorientali che accorpano entro confini artificiosi etnie diverse e ostili.

Noi vediamo che il sistema (del suicidio) italiano incentrato sul PD si è creato un sistema di protezioni per impedire ai cittadini di raggiungere una reale consapevolezza della situazione in cui si trovano, è molto articolato, è a strati come una sorta di cipolla. Cercheremo di vederli uno a uno. C’è prima di tutto il peso dell’eredità ideologica del PCI, unito all’influenza della Chiesa cattolica: ricordiamo sempre che la mentalità delle persone richiede decenni per formarsi, e molto spesso si dimostra inadeguata e superata dagli eventi.

A un livello più rozzo e immediato, il sistema dei partiti è strutturato per proteggere l’inganno con una pluralità di cerchie concentriche che servono per impedire agli elettori di rendersi realmente conto della situazione. Il primo strato, verosimilmente, è quello rappresentato dal cosiddetto Movimento Cinque Stelle (ma vi posso assicurare che sulla guida Michelin non si trova), guidato da un uomo che ha cambiato professione, passando da quella di comico a quella di buffone. Per esplicita ammissione di Beppe Strillo (perché queste persone fidano straordinariamente nella distrazione e nella smemoratezza della gente), il M5S esiste per impedire che in Italia possa esistere un movimento simile alla greca “Alba dorata”, cioè per tenere a sinistra una protesta che normalmente si indirizzerebbe in tutt’altra direzione. Fino a quando la gente (o almeno molta gente) pensa che l’alternativa sia fra il PD e il M5S, il sistema che sta portando gli Italiani alla rovina può dormire sonni tranquilli.

Di che pasta sia fatto il M5S, l’ha di mostrato lo stesso Beppe Strillo (o Grillo), quando si è sognato di proporre un referendum sull’euro soltanto dopo, e appena dopo che il referendum sull’indipendenza della Scozia ha dimostrato quanto queste consultazioni siano facilmente manipolabili. Quanto all’invasione, sedicente immigrazione extracomunitaria, è sicuro che, se avesse qualche intenzione seria di fare qualcosa al riguardo, sarebbero i suoi stessi sodali, sinistrorsi provenienti dai Centri Sociali e imbottiti fino alle orecchie di ideologia-patologia cosmopolita-mondialista, a impedirgli di fare qualcosa, magari estromettendolo dal partito da lui fondato. Insomma, il M5S, più che un partito, è UNA BUFALA.

A livello più interno, esiste un altro trucco, più vecchio per la verità, il giochetto che si chiama “fare due parti in commedia”. Vi assistiamo oggi, negli ultimi tempi in una maniera da sceneggiata indecente. La CGIL e la sinistra PD contro il governo Renzi e la legge di stabilità? Andiamo, è un vecchio trucco perché la gente non si renda conto che “i compagni” hanno ormai abbandonato del tutto la causa delle classi lavoratrici. Già nel 1976, quando si ebbe il primo frutto del compromesso storico, un governo Andreotti con il sostegno comunista, la CGIL gli scioperò contro, cosa che non ebbe conseguenze di sorta, e stavolta sarà uguale, dato che le leggi e i governi si fanno in parlamento e non nelle piazze.

Adesso immaginate, soltanto immaginate di proporre quei cambiamenti che potrebbero salvare l’Italia, farla uscire dalle sabbie mobili in cui GRAZIE AI COMPAGNI DEL PD E AI LORO SODALI (SEL, NCD e altra spazzatura simile) sta lentamente sprofondando. Vedreste subito che la sinistra PD, la CGIL e il M5S comincerebbero a ulularvi addosso non meno dei renziani, e “fascisti” sarebbe l’epiteto più gentile che vi becchereste.

Quali sono questi provvedimenti, in realtà lo sappiamo bene: il primo, consigliatoci dalla maggior parte degli economisti internazionali, è l’uscita da quella moneta trappola che è l’euro e il ristabilimento di una moneta nazionale. Forse gioverà ricordare che temporibus illis Margareth Thatcher aveva previsto che l’istituzione della moneta unica sarebbe stata una catastrofe per i Paesi europei a economia più debole.

Analogamente, sarebbe utile rinegoziare la nostra posizione all’interno dell’Unione Europea, o abbandonare semplicemente la UE, dato che questa “Unione” non è per nulla rappresentativa dei popoli europei, ma solo del grosso capitalismo internazionale che li sfrutta, e pensare seriamente a come toglierci dal collo lo scarpone da marine della NATO, in considerazione del fatto che non esistendo più da un quarto di secolo l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia, la NATO non ci difende più da alcunché, ma è solo l’espressione del dominio americano su di noi.

Il problema più grave e più urgente, però, quello che può portarci rapidamente a scomparire come popolo, è quello dell’immigrazione, anche se INVASIONE sarebbe un termine più appropriato. Che l’immigrazione rappresenti per noi un enorme danno a lungo termine, su questo non c’è dubbio: questa invasione allogena a fronte della popolazione nativa COSTRETTA a essere sterile e senile, significa la nostra condanna a morte nel giro di qualche decennio, questo è assodato, l’abbiamo visto più volte, ma basta fare un po’ di conti per accorgersi che l’immigrazione rappresenta per noi un danno gravissimo anche a breve e medio termine.

E’ ovvio che quanto più aumentano coloro che consumano le stesse risorse, tanto più diminuisce la quota pro capite. Questa gente in più non ci apporta NULLA se non delinquenza e malattie, non viene qui per lavorare, non ha ovviamente neppure le competenze per svolgere in una società tecnologicamente avanzata, altri ruoli che non siano quelli del vu cumprà, dell’accattone, dello spacciatore, della prostituta, ma per farsi mantenere dalle nostre sin troppo generose istituzioni.

Per pagare i sussidi ai migranti si sono tagliati i contributi agli asili nido, alle scuole, ai disabili, agli anziani. E’ giusto che chi ha lavorato e pagato contributi per tutta la vita sia costretto a frugare nell’immondizia per sopravvivere, perché con quello che gli spetterebbe si mantiene in relativa agiatezza un nuovo arrivato a cui in realtà non dobbiamo nulla?

Ci sono poi altri costi: quelli relativi all’ordine pubblico. Metà della popolazione carceraria è costituita da immigrati, e non è che questo non rappresenti per noi un costo non da poco, poi ci sono i furti, lo spaccio di stupefacenti, il degrado delle nostre città, perché costoro trasformano qualsiasi luogo in ci s’insediano in una discarica e in un vespasiano. La sensazione è che se costringessimo questa gente a non sbarcare più sulle nostre coste, e poi rispedissimo a casa loro tutti quelli che sono già qual, la crisi economica, se non sparirebbe d’incanto, si ridurrebbe enormemente.

Il paragone di queste zecche con i nostri emigranti non è solo falso, è offensivo: i nostri andavano all’estero per lavorare, hanno subito sacrifici gravissimi e discriminazioni, non hanno ricevuto sussidi da nessuno, si sono aperti uno spazio nelle società di arrivo con laboriosità, spirito di sacrificio e ingegno.
Se la Chiesa e la sinistra sono tanto pro-immigrati, non è per spirito umanitario, poiché nei confronti della nostra gente non dimostrano un minimo di umanità, ma per precisi interessi. C’è prima di tutto l’enorme business delle ONLUS che si occupano di migranti, nessuna delle quali è realmente “non lucrativa”, ma è mantenuta coi fondi statali (cioè coi NOSTRI soldi).

Per quanto riguarda la Chiesa, poi c’è il fatto che essa da tre secoli, da quando non ha più potuto usare i metodi dell’inquisizione, ha cominciato a perdere terreno lentamente ma costantemente in tutta Europa, con una netta impennata negli ultimi decenni, essa mira a ritagliarsi fra gli immigrati un “gregge alternativo” oltre che nuove reclute per il clero. Per la sinistra “democratica” che ha perso sempre più il contatto con le classi lavoratrici, il discorso è all’incirca analogo, essa vede negli immigrati un nuovo serbatoio elettorale. Poi, per chiudere il cerchio, tutti ci mangiano sopra a nostre spese.

Sopraffazione, furto della possibilità di vita per noi e soprattutto per i nostri figli e le generazioni a venire, sopraffazione che è resa possibile solo dall’inganno e dalla disponibilità della gente a lasciarsi ingannare.

“Ereticamente” non è un partito politico, e io non sono un uomo di potere, ho un unico potere che è quello della parola e del ragionamento, ma finché ne avrò la possibilità, sarò qui a dire la verità, quella che molti non vogliono sentire, la verità che rende liberi.


Fabio Calabrese


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