Perché, vedete, le erano ormai successi tanti fatti straordinari!
Stava convincendosi che le cose assolutamente impossibili erano in realtà molto poche.Di solito Alice si dava degli ottimi consigli (sebbene li seguisse piuttosto di rado) e qualche volta anche si sgridava così severamente da farsi venire le lacrime agli occhi; un giorno, perfino, cercò di tirarsi le orecchie perché aveva imbrogliato se stessa giocando una partita a croquet contro se stessa. Perché questa curiosa bambina si divertiva un mondo a far finta d'essere due persone.
Vediamo un po':
era la solita Alice quella che s'è alzata stamattina?
Quasi quasi mi sembra di ricordare che mi sentivo un pochino differente. Ma se sono la stessa allora il problema è:
Se… “quel che ti sembra d’essere” è… qualcosa di una versione di te, allora… tu sei impalpabile e tutto ciò che “ti sembra di essere”
è come riferito ad una sorta di direzione impressa all’aereo, senza che
nessuno all’interno dell’abitacolo comandi fisicamente l’aeromobile. Ci
sono strumenti tecnologici, voci captate dall’etere, indicazioni d’ogni
tipo, il pilota automatico ed il… vuoto.
Eppure, d’insieme, l’aereo “va” e… vola verso una meta, che ogni passeggero conosce, perché tutti si sono imbarcati di propria volontà. Un obiettivo che per i molti è diverso in termini di “destinazione d’uso”; c’è chi va in vacanza, chi va per lavoro, chi per… trovare dei cari, chi per noia, chi ritorna a casa, etc.
Tu… chi sei? Che cosa sei? Dove vai?
Hai mai percepito/pensato/rilevato di essere come… “prigioniero”, dentro di te?
Beh… l’ambiente dovrebbe (deve) (ri)flettere tutto ciò, in maniera tale da “(ri)velare complessivamente”, nell’esatto modo attraverso il quale “ora” ti (s)fugge la tua stessa condizione. In che modo?
Com’è la “tua” società? Come ti sembra? Come la giudichi e/o la percepisci?
Non ti senti, forse, come una sorta di “prigioniero sempre meno speciale”?
Chi/cosa "disegna" il "tuo" futuro? |
Quando ti alzi, ogni mattino, sei “qualcosa” di "diverso". Te ne sei mai accorto?
E se (e se…)… tu fossi qualcosa di preciso, nell’insieme (im)preciso che insisti a dichiarare come “te stesso”, confondendo il coro per la singolarità?
Quando
(ri)assumi/(ri)vesti i panni delle "tue" innumerevoli “parti” che, a
rotazione, si alternano “non in te”, bensì, (d)entro al contenitore
unico del “corpo”, una vocina interiore che funge da “regia” ti indica e
ti autorizza a sentirti sempre ed indissolubilmente la stessa versione
di te ed il tuo “Io”.
Non importa, dunque, se ora tu sei potenzialmente un killer o un santo, a livello di “corredo programmatico” (pensieri, psiche, carattere, intonazione)… ma importa (sembra) che tu sia sempre tu e, cioè, un “Io”.
Io qui. Io là. Io su. Io giù…
E se (e se…)… tu non fossi altro che "una parte" tra le parti, che sussistono e si miscelano a (ri)velare te, nell’insieme del tutto che ti mantiene isolato attraverso l’identificazione con ciò che esiste dentro al “corpo”?
Ossia, se tu fossi solo un aspetto (parte, carattere) di tutto ciò che l’Io si ostina a credere (sembra) essere il tutto? Si spiegherebbe, ad esempio, tutto il tuo immobilismo sostanziale, nella realtà fisica di appartenenza al paradigma mentale in auge…
Al di fuori “non di te”, a questo punto, ma… “del tuo corpo”… la realtà frattale tende a replicare questa tua situazione di confusione interiore, (ri)traendola nel paesaggio comune d’insieme, entro il quale tu sei convinto di essere “colpevole” per tutto ciò che accade (responsabile, senso di colpa, peccato originale, debito karmico ed economico, etc.) e, per questo, tu credi di essere (identificazione) il “tuo” codice fiscale, la “tua” foto, il “tuo” nome e cognome, il “tuo” Stato d’appartenenza nel continente relativo, la “tua” unione politica e religiosa di turno, il tifoso del tal sport, il dipendente lavorativo, lo scolaro, etc.
Tu sei te stesso (che non sai esattamente chi/cos’è) ed allo stesso tempo, il tutto… smarrendoti nel senso stesso di identificazione (incanto, rete, ragnatela). Sei l’Uno solo perché te lo hanno suggerito o l’hai letto da qualche parte…
Ma, in realtà, tu sei “Uno”… nel senso che “tutto il resto è… (noia) foschia, inquinamento, scarto, illusione”… ma, in una realtà organizzata com’è la natura, in cui “nulla è per caso”, ogni informazione è oro colato se la (ri)assumi a livello frattale, ossia, mettendo te stesso (la tua “parte”) al centro non egoico del tuo insieme, alla lente focale di un unico punto di rapporto, che “sei tu” (qualsiasi “cosa” tu sia).
Le “voci” che coesistono dentro al “tuo” corpo, ti fanno capire che “tu sei uno, solo con te stesso”. Tutto il resto, non essendo casuale è, allora, causale… ergo:
- il “corpo” è una gabbia
- l’interno del “corpo” è un insieme di meccanismi, che ti intrattengono (come tutto lo è anche al di fuori del “corpo”)
- tu sei “uno/a di questi aspetti e voci/caratteri e/o comportamenti, parti, programmi, etc.”.
La tua (auto)conoscenza è necessaria, al fine di porre… “fine” al caos causale, che ti intrattiene in una forma (in)esatta di te, alla luce (ombra) di qualcosa che ne trae un (in)debito vantaggio (raggiro).
Qualcosa che regolarmente (s)fugge via…
Qualcosa che le scienze attuali tendono a non osservare, perseguendo l’insieme in luogo dell’Uno, dove per “Uno”, da oggi in poi – in SPS – si dovrà e deve intendere:
- “te”, nella tua assoluta parte unica e centrale, auto ingabbiata in un “corpo” che da navicella si è trasformato in “cellulare”…
“Te”, alias, “l’Io selettivo, che non tiene conto dell’alternarsi delle parti nel "corpo", al timone dell’Io di circostanza apparente”.
Dunque, quando ti (ri)assumi come “Io”, a prescindere da quale sia la parte al momento al comando del “corpo”, stai solo percependo qualcosa da un punto prospettico che non sei più tu, ma… un punto di riferimento (area) comune al corpo intero che, però, non ti rappresenta più in modo univoco ma d’insieme e che, dunque, ti miscela e ti corrompe nella tua “potenza e potenzialità”.
Dunque, quando ti (ri)assumi come “Io”, devi comprendere quale parte tra le parti del “corpo” sia te stesso e da “lì” fissar(la/ti) al punto di comando del “corpo”, al fine di prenderne il controllo…
Tutto
ciò che è nel corpo è “nebbia”, (ri)attualizzantesi in “caos
organizzato”, al fine di indurti ad auto mantenerti (d)entro a ciò che
ti auto intrattiene.
Tu sei un punto d’energia e non sei il “corpo”, che è un progetto derivante da altre forme di intelligenza che, ora, mantengono il controllo in maniera non locale…
Tu diventi anche il “corpo” solo quando “ti (ri)assumi come unica parte al comando del corpo”.
A quel punto potrai iniziare anche ad esperienziare liberamente nel mondo. Ma, a quel punto, inizierai anche a fare l’esperienza (conoscenza) con quel potere che, “da sempre”, ti ha mantenuto “(con)fine a/di te stesso, in una gabbia altamente evoluta al fine di diventare la tua seconda pelle apparente ed assolutamente artificiale”…
Tutto quello che sai è una illusione se… non sei tu al centro operativo del “corpo”.
Perché se non ci sei tu, allora – di (con)seguenza) – ci sarà (c’è) qualcuno/qualcosa d’altro.
Sai, la questione “energetica” – anche nella “tua” realtà odierna – è molto ma molto sentita e basilare, così come la questione “interesse” (business) e quella inerente al “controllo”…
Tutto ciò che percepisci accadere ed auto esistere all’interno del “corpo”… non sei sempre solo “tu”. Non è sempre il tuo “Io” (per dirla alla moda).
Il “corpo non è tuo”. Come può essere tuo qualcosa che è la tua prigione? È “tua” la prigionia. Sei tu ad essere intrattenuto. Ma il corpo non è tuo, perché tu sei “altro”, che il “corpo” nasconde, cela e “protegge”; da cosa ti protegge?
Dal tuo grado autentico di “libertà e potere” (ovviamente, un pericolo per il potere che attualmente ti amministra).
L’inconscio è un dispositivo di controllo (d)entro al quale c’è anche una percentuale di tua parte (l’unica tua parte in un insieme che ti inquina, scioglie e dissolve).
La mente è controllo. I pensieri, di (con)seguenza, sono controllo e sono controllati a monte.
La società esterna, ovvio, lo è (controllata e controllore) perché lo diventa anch’essa (causa ed effetto).
“Rivoluzione arancione”, dieci anni di delusione.La “rivoluzione arancione” in Ucraina è diventata ormai sinonimo di delusione totale. Dieci anni fa a Kiev iniziarono le proteste, ma già un anno dopo gli ucraini non riuscivano quasi a ricordare perché erano scesi in piazza. Dei leader di questa “rivoluzione” oggi non si usa parlare.Il 22 novembre 2004 in Ucraina si è tenuto il secondo turno delle elezioni presidenziali. I sostenitori di Viktor Yushchenko, che secondo i risultati preliminari stava perdendo contro il suo concorrente Viktor Yanukovych, occuparono il Maidan (Piazza d’Indipendenza) nel centro di Kiev chiedendo di annullare i risultati della votazione. Le proteste proseguirono per due mesi, attirando sull’Ucraina l’attenzione del mondo intero. Oggi questo episodio è conosciuto come “rivoluzione arancione”.
In realtà questa protesta “spontanea” era ben organizzata.
Una classica rivoluzione colorata con i suoi sponsor, coordinatori, “comandanti di campo” e “centurioni”. Lo scopo finale del “maidan arancione”, come del resto anche dell’Euromaidan iniziato l’anno scorso, era quello di operare un colpo di stato per cambiare il potere, dice da Donetsk il politologo Vladimir Kornilov.Personalmente, né allora né adesso non ho mai usato il termine “rivoluzione”. Rivoluzione significa comunque il cambiamento dell’ordinamento statale, del sistema sociale. Invece oggi, come allora, si tratta di cambiamento del regime, di ribaltamento delle basi costituzionali e di avvento al potere, in maniera illegittima, delle persone che hanno organizzato questo golpe.
Sulla scia della “protesta arancione” e in violazione di tutte le norme costituzionali, si è proceduto al cosiddetto terzo turno, vinto da Viktor Yushchenko. La carica di primo ministro è stata affidata alla fedelissima di Yushchenko, Yulia Timoshenko soprannominata “Lady arancione”. I partner occidentali, che non celavano la loro simpatia per il presidente neoeletto, esultavano.Tuttavia, già nella primavera del 2005 tra il presidente e il suo primo ministro sono scoppiate delle divergenze. In settembre Timoshenko è stata destituita, mentre il rating di Yushchenko ha cominciato a calare.I leader della “rivoluzione arancione” hanno ingannato le speranze di coloro che avevano manifestato nel Maidan.
Per il popolo non c’è stato nessun cambiamento in meglio.
I testimoni di quegli eventi dicono che sin dall’inizio le nuove autorità ucraine non avevano né la volontà politica né strategia per riformare la società. Dice il politologo ucraino Denis Kiriukhin, esperto presso il Centro di studi politici e di conflittologia di Kiev:questa colossale delusione è dovuta alle troppe attese, alla facilità con cui i “rivoluzionari” facevano le promesse e alla durezza della realtà. La corruzione nel paese continuava a dilagare, il potere veniva eroso dai conflitti interni, i governanti pensavano soprattutto alla lotta per le cariche ministeriali e i flussi finanziari. Tutto ciò ha contribuito a creare un atteggiamento negativo da parte della società e a provocare delusione.I leader “arancioni” hanno deluso anche i loro sponsor all’estero.
Molti politologi, analisti e politici americani non hanno nascosto la loro irritazione per il fatto che Yushchenko e Timoshenko non fossero riusciti a mettersi d’accordo, sottolinea il politologo Vladimir Kornilov.Nell' estate 2005 gli americani hanno davvero perso il controllo della situazione. Non si erano accorti del ritorno delle forze che esprimevano umori diversi. Probabilmente a questo ha contribuito anche la diffidenza che avevano nei confronti di Yulia Timoshenko.
Dovevano equilibrare in un certo modo la politica ucraina, ma il gioco si è rivelato più furbo dei suoi autori.Gli organizzatori del nuovo Maidan hanno imparato bene questa lezione. Hanno deciso di puntare non più sulle ambizioni dei singoli, ma sui movimenti nazionalisti. Ciò ha spaccato il paese, provocando una guerra. Il conflitto è già costato la vita a oltre 4000 ucraini.
L’epoca delle “rivoluzioni” incruente è terminata.Link
Dieci anni fa a Kiev iniziarono le proteste, ma già un anno dopo gli ucraini non riuscivano quasi a ricordare perché erano scesi in piazza...
Quel legame che s’instaura tra parti originali ma diverse, tra “genitori e figli, coppie, amici/che”, quando è autentico, diventa un fortissimo (in)collante tra singolarità, in grado di trascendere ogni tipo di apparenze, compresa la morte.
Chiamalo “Amore” ma, in realtà, è sempre ed assolutamente... qualcosa “di più”.
La coppia di fotoni che separi e mandi alle estremità dell’Universo, si “parlano ancora e sempre in maniera (in)diretta”; non importa quale tipo di trasformazione ci sia nel mezzo.
I confini sono per il “corpo” (mente compresa).
Ma “tu” sei qualcosa di diverso, che se si “accende”… beh, cambia ogni apparenza.
Il buongiorno si vede dal mattino, allora, per te e per il tuo più autentico cammino:
È “solo” una buona intonazione per la tua “canzone”. Nulla di più…
Ci sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di quattrini. Hanno l'ingresso degno d'un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide capanne.
Baltasar Gracián y Morales - 1647
Su cosa sei “edificato”?
Tutto, tranne te, è... pubblicità. La Frattalità è, invece, anche la tua pubblicità ma... occorre decodificarla. |
L’edificio ti è stato costruito attorno…
Tu sei (d)entro e... non sei "tu", l'intero edificio.
Tu sei “Uno”... non con l’edificio ma, solo con te stesso (qualsiasi "forma" tu hai).
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2014/Prospettivavita@gmail.com
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