Ricchissimi, potentissimi. E soprattutto bugiardi. Al punto da
meritarsi il “Premio Pinocchio”, attribuito da una platea di 61.000
persone. A guidare la lista sono tre grandi multinazionali planetarie:
Shell, Gdf Suez e Samsung. L’accusa: devastazione ambientale, falsa
immagine “verde”, sfruttamento degli operai, lavoro
minorile.
A “processarle”, a Parigi, sono decine di migliaia di
cittadini: un record di partecipazione, che testimonia «la crescente
indignazione dei cittadini verso i gravi impatti sociali e ambientali
delle attività delle multinazionali», scrivono su “Comune-info”
gli attivisti francesi di “Amici della Terra”, organizzatori del premio
insieme a “Popoli Solidali – Action Aid France” e al Crid, Centro di
ricerca e informazione per lo sviluppo. «Shell – scrivono – ha alzato le
mani al cielo con il “Premio Pinocchio” nella categoria “Una per tutti,
tutto per me” con il 43% dei voti, per la moltiplicazione dei suoi
progetti di estrazione del gas di scisto in tutto il mondo, salvo che in Olanda, suo paese di origine, dove è sottoposta ad una moratoria».
Mentre si vanta di svolgere le sue attività rispettando “principi
ambiziosi”, scrivono gli “Amici della Terra”, questa multinazionale,
come le altre grandi imprese petrolifere, dimostra che il suo
comportamento, specie in Argentina e in Ucraina, è
ben diverso: «Assenza di consultazioni delle popolazioni, pozzi scavati
in zone naturali protette e su terreni agricoli, bacini all’aria aperta
per le acque utilizzate per le perforazioni e quindi tossiche, opacità
delle operazioni finanziarie». Alla Shell fa compagnia la francese Gdf
Suez, “premiata” col 42% dei voti nella categoria “Più verde del verde”,
a causa delle sue sbandierate “obbligazioni verdi”.
«Lo scorso maggio
scorso, questo gigante energetico aveva annunciato con fierezza di aver
emesso la più importante “obbligazione verde” che fosse mai stata
realizzata da un’impresa privata, raccogliendo due miliardi e mezzo di
euro presso degli investitori privati per realizzare i suoi cosiddetti
progetti energetici. Ma, osservando con maggiore attenzione
l’iniziativa, si poteva rilevare che nessun criterio sociale o
ambientale chiaro era associato a queste obbligazioni “verdi” e che
inoltre l’impresa non aveva mai reso nota la lista dei progetti
finanziati».
Gli organizzatori del “premio” sospettano che le “obbligazioni verdi”
possano essere serviti anche a finanziare «progetti distruttivi, come
ad esempio le dighe di grandi dimensioni, come quella di Jirau in
Brasile», che Gdf Suez cita come esempio, «mentre d’altra parte continua
a investire massicciamente nelle energie fossili». Primeggia invece
nella categoria “Mani sporche, tasche piene”, col 40% dei voti, la
coreana Samsung, «per le indegne condizioni di lavoro negli impianti che fabbricano prodotti in Cina: ore di lavoro eccessive, salari da miseria, lavoro infantile».
Nonostante ripetute inchieste, appelli della società civile e una denuncia depositata in Francia,
«questa impresa leader dell’alta tecnologia si intestardisce a negare
tutte queste accuse». Denunciando numerose violazioni dei diritti
dei popoli e dell’ambiente, il “Premio Pinocchio” istituito nel 2008 è
diventato sempre più importante, per premere sulle imprese chiedendo il
rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e delle popolazioni.
Una strada comunque in salita, ammette Juliette Renaud, degli “Amici
della Terra”: «Le pressioni esercitate dalle lobby costringono i governi
all’inazione».
In Francia,
una proposta di legge contro gli abusi delle multinazionali, «non è
stata ancora messa in votazione e non è nemmeno iniziata la
discussione». Se non altro, agginge la Renaud, «contrapponendo fatti
concreti ai bei discorsi delle imprese», il “Premio Pinocchio” mostra
che i vuoti giuridici permettono alle imprese di agire in completa
impunità, in Francia e nel resto del mondo. Per Fanny Gallois, responsabile delle campagne di “Popoli Solidali – Action Aid France”, «ovunque nel mondo, uomini e donne si mobilitano per far rispettare i loro diritti e per ottenere delle condizioni degne di vita e di lavoro».
Il “premio” funge da mefagono, premendo sui governanti: «E’ giunto il
momento di considerare le multinazionali responsabili dei danni che
causano». Secondo Pascale Quivy, del Crid, i decisori politici europei
non dovrebbero sottovalutare la crescente popolarità del “Premio
Pinocchio”, «emanando delle norme vincolanti per le imprese in materia
di responsabilità sociale, ambientale e fiscale», da far applicare sia
in Europa che nel resto del mondo.
Illusioni?
Con la probabile ratifica del Ttip da parte dell’Ue,
attraverso il Trattato Transatlantico le multinazionali non solo
continueranno a fare quello che vogliono, ma potranno addirittura
dettare legge e punire, con pesanti sanzioni, gli Stati che oseranno
ostacolarle in nome dei diritti
per i quali si batte il “Premio Pinocchio”, gloriosa bandiera culturale
di un’Europa civile che probabilmente sta per smettere di esistere.
fonte: http://www.libreidee.org/2014/12/bugie-mondiali-shell-samsung-e-gdf-suez-come-pinocchio/
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