Le società dominanti controllano il mondo sulla base
di una falsa cognizione. Vale a dire: gli esseri umani sono separati dal loro
ambiente e si può prosperare lo stesso mentre la salute di Gaia si deteriora.
Infatti, gli umani sono erroneamente convinti che la salute e il benessere
dipendano dallo sfruttamento del globo terrestre, preferibilmente con la
velocità consentita dalla tecnologia e dalla domanda di mercato, piuttosto che
dalla conservazione dell’ecosistema.
Le strutture di governo, la giurisprudenza e le leggi
imposte riflettono e consolidano l’illusione della separazione e dell’indipendenza.
Ciò incoraggia e legittima un comportamento economico e sociale distruttivo. Il
cosiddetto “diritto” ostacola lo sviluppo di forme di organizzazione sociale più
appropriate da parte di chi non sottoscrive i miti sociali in voga.
I sistemi amministrativi dominanti non sanno fornire
i mezzi per arrestare e invertire questo atteggiamento autodistruttivo. Allora,
è indispensabile pensare a una nuova visione, ad una diversa cognizione di come
ci si governa, come componente di un più ampio mutamento sociale che punti la rotta verso
un’altra cosmologia.
La malattia che ha spalancato il baratro è l’antropocentrismo. Le “culture”
dominanti del mondo in cui ora sopravviviamo sono convinte che la nostra specie
sia superiore rispetto alle altre, e che abbia il diritto di governare il
pianeta Terra. Abbiamo rifiutato la biosfera dentro la quale siamo nati, e
abbiamo eretto un mondo esclusivamente per esseri umani, vasto e sigillato
ermeticamente dentro la nostra mente. E’ una serra dentro la quale i nostri ego
possono gonfiarsi a dismisura, corroborati dalla convinzione di essere i
padroni addirittura dell’universo. Su Gaia contano solo gli esseri umani, o
meglio, solo alcuni più di altri. Le montagne, le colline, le distese erbose che
ondeggiano nel vento, i fiumi profondi e misteriosi, le moltitudini di pesci
variopinti, le creature di mari e oceani, tutta questa energia vitale è stata ridotta a
mere risorse naturali. L’uomo ha trasformato la danza della vita in tanti
ettari di proprietà terriera, chilometri di strada, chilowatt di energia
elettrica e tonnellate di pesca possibile. La terra è stata scaraventata nella
discarica dell’avidità umana, sacrificando tutto nel nome dell’insaziabile
progresso e dello sviluppo.
E’ fin troppo chiaro che le società disumane,
industriali, postindustriali, tecnotroniche non sopravviveranno molto più a
lungo di così nella loro forma presente.
Fino a quando il mero diritto umano considererà le
creature viventi “cose” e non esseri viventi, esso sarà cieco di fronte alla
possibilità che queste possano diventare soggetti, ovvero detentori di diritti.
Il diritto, appunto, non riconosce che l’universo è
un insieme di soggetti, e non una collezione di oggetti. Un altro aspetto
negativo è la negazione della dimensione sacra o spirituale di qualsiasi altra
forma di vita o della terra stessa, che agli occhi miopi della giurisprudenza
non esiste. Gli unici diritti riconosciuti dal diritto sono quelli applicabili
in tribunale e possono essere detenuti solo dagli uomini o dalle persone
giuridiche, come le aziende. Dalla prospettiva dei nostri sistemi giuridici ciò
significa che miliardi di altre specie sulla terra sono fuorilegge e come tali
vanno trattate e usate. In altri termini, assurdamente, non fanno parte della
società di cui si occupano i sistemi giuridici, e non hanno il diritto di
esistere, o di avere un habitat dove vivere.
Nel
mondo del 21 secolo - corrente - sono stati
attribuiti poteri praticamente illimitati ad essere immaginari e
incorporei,
ossia le multinazionali, per dominare e sfruttare la vita. Queste
escrescenze
di capitale e altre persone giuridiche non hanno emozioni, coscienze,
valori,
etica, né la capacità o volontà di essere in comunione con gli altri
membri
della comunità Terra. Anzi, le aziende hanno appetiti intrinsecamente
predatori
perché le leggi che favoriscono queste realtà e la loro costituzione
chiedono
di competere aggressivamente per il controllo del bottino terra, ovvero
per
consumarlo il più velocemente possibile, incuranti delle conseguenze a
lungo
termine per Gaia e per i suoi inquilini. A proposito: la frode è il
sistema, mentre il denaro comunque si chiami (di cui tanto si ciarla a
vanvera) è soltanto debito monetizzato che produce schiavi.
L'ecologia
non è una moda, ma una visione pratica della vita. Dunque, la strada è
passare dal paradigma economico che ha mercificato la vita, all'etica.
La prima rivoluzione è interiore.
Gianni Lannes
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