lunedì 29 dicembre 2014

Il Fattore C – La complessità (Stagnaro e Caotino)


“A me pare che la vita sia un fenomeno assai complesso, e se non comprendessimo la natura di questa complessità complicheremmo necessariamente ogni movimento, ogni gesto.

La via alla semplicità è comprendere la natura della complessità che di fatto esiste, che non può essere evitata. E mi sembra anche che gli esseri umani siano nati in mezzo a questa complessità. Essi stessi sono un’espressione di questa vita tanto complessa e devono muoversi e vivere in mezzo alla complessità: diversi livelli, piani di movimento, energie e forze diverse in mezzo alle quali ci troviamo. Perciò la vita è un fenomeno complesso, e gli esseri umani sono espressione di una complessa evoluzione cosmica. Noi ci portiamo dentro non solo l’evoluzione del pensiero umano, ma anche l’evoluzione del mondo minerale, del mondo vegetale, del mondo animale, del mondo degli uccelli.


Ci portiamo dentro l’evoluzione della vita nella sua totalità. Ecco la bellezza e la grazia di essere nati con una forma umana. Abbiamo in noi i cinque principi: la terra, l’aria, il fuoco, l’acqua e lo spazio. Abbiamo in noi gli elementi chimici. Abbiamo in noi le ossa, le ghiandole, i muscoli, i tessuti, le cellule; è questa la sostanza del nostro essere. Gli elementi nel nostro corpo sono organicamente legati agli elementi che esistono fuori di noi. La terra che è dentro di me è organicamente legata alla terra fuori di me; lo spazio che è dentro di me è organicamente legato allo spazio fuori di me. Perciò, quando osserviamo noi stessi, guardiamo solo il pensiero, le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, i concetti, le idee, le ideologie? Ci consideriamo solo un’espressione del pensiero evoluto e del linguaggio che esprime il pensiero? Oppure ci consideriamo un essere umano totale che ha in sé molte altre espressioni della vita evoluta? Osservarsi, capite? Si inizia da qui.

E’ l’inizio di una ricerca. Una ricerca religiosa comincia dal fare conoscenza con se stessi: non dando le cose per scontate, non basandosi su ciò che è noto al cervello, ma con l’umiltà di guardare di persona, con un incontro diretto, immediato, semplice, con i fatti del proprio essere. Perciò, chi avverte l’urgenza di una trasformazione inizia fin dai primi passi a osservare la complessità della propria vita: la complessità di quella che definiamo struttura fisica, il tangibile e il visibile, l’involucro visibile e tangibile del nostro essere in cui la totalità della vita è avviluppata, e comincia a farci conoscenza: come si muove, che rapporto ha con il cibo, con il sonno, con l’esercizio, con i movimenti, con il pronunciare le parole, con l’ascoltare le parole. Perciò si osserva la complessità della struttura fisica e il suo modus operandi.

… Vivere è muoversi liberamente ed armoniosamente. Se un movimento provoca un danno in me, se provoca in me attrito, e se provoca danno nella vita di un’altra persona, ovviamente non ho scoperto come si vive. Perciò la sfida oggi è esplorare una nuova dimensione della vita e una nuova dinamica nei rapporti. L’uomo nasce con il contenuto complesso del suo essere in mezzo alla complessità. Ne è circondato. Deve vivere in un mondo fatto dall’uomo. Deve vivere con il corpo e con la mente che è condizionata e abituata a muoversi in un certo modo. Perciò deve vivere nel condizionamento e con il condizionamento che è dentro di lui. Deve vivere in un mondo fatto dall’uomo che è condizionato in tanti modi, che ha un proprio passato e un proprio moto. E deve vivere in un universo che è al di là del mondo fatto dall’uomo.

Deve vivere la realtà del suo rapporto con il sole, la luna, il sistema solare, i pianeti, la terra, il fuoco, e così via. Contemporaneamente, deve vivere con la vita che comprende sia la morte che la nascita. Deve vivere con la vita che ha forma e che non ha forma; vedete quanta bellezza e complessità! Perciò l’essenza della religione, della spiritualità, è scoprire di persona il mistero dell’atto di vivere. Ma occorre vivere la realtà di questo rapporto, non limitarsi a parlarne. E in questa scoperta l’uomo comincia da se stesso, perchè è un esempio del problema umano globale. E’ un’espressione della somma dell’esperienza e della conoscenza dell’uomo. Ecco perchè dico che l’uomo è un cosmo in miniatura. E’ un’umanità in miniatura. E guardandosi in questa prospettiva si comincia a fare conoscenza con se stessi.”
- Vimala Thakar -

“La pratica dello yoga ci mette di fronte alla straordinaria complessità del nostro essere, alla molteplicità stimolante, ma anche imbarazzante, della nostra personalità, alla ricchezza confusa e infinita della natura. Per l’uomo ordinario che si limita alla superficie del suo essere, ignorante delle sue profondità e delle vaste distese che si aprono dietro il velo, l’esistenza psicologica è relativamente semplice. Un piccolo ma rumoroso coacervo di desideri, qualche bisogno intellettuale ed estetico, talune preferenze, qualche idea dominante in una turbinosa corrente di pensieri sconnessi e, nella maggior parte, volgari, un certo numero di esigenze vitali più o meno imperiose, un alternarsi di stati di salute e di malattia, un seguito disordinato di gioie e di pene, di turbamenti e vicissitudini rapide e leggere, e di sconvolgimenti e ribellioni della mente e del corpo più rari e violenti; mentre la natura, con l’aiuto o senza del pensiero e della volontà umane, aggiusta le cose in modo pratico e rudimentale, in un ordine relativamente disordinato; questa è l’esistenza umana normale, poichè interiormente l’uomo attuale è altrettanto deludente e rudimentale come lo era, esteriormente, l’uomo primitivo.

Ma non appena discendiamo profondamente in noi stessi – lo yoga obbliga ad immergersi nelle profondità dell’anima – ci troviamo soggettivamente, come appunto l’uomo primitivo lo fu oggettivamente, immersi in un mondo complesso ed ignorato. La più sconcertante scoperta che facciamo allora è che ogni parte di noi stessi – l’intelletto, i sensi, i desideri, il cuore, il corpo – ha per così dire la propria complessa individualità e la propria formazione naturale indipendente dal resto; che non si accorda con se stessa né con le altre parti, né con l’ego rappresentativo che è l’ombra proiettata sulla nostra ignoranza dal Sé centrale profondo. Ci accorgiamo allora di essere composti non di una, ma di molte personalità e che ciascuna di esse ha le proprie esigenze ed una natura particolare. Il nostro essere è un caos nel quale resta ancora da introdurre un ordine divino.

Scopriamo inoltre che, all’interno come all’esterno, non siamo soli nel mondo; il separatismo del nostro ego non è che un inganno ed un’illusione, perchè noi non esistiamo per noi stessi; non viviamo realmente come esseri a parte, in un ritiro o isolamento interiore. La nostra mente è solo una macchina registratrice. Riceve, amplifica e modifica il flusso ininterrrotto ed esterno dei più disparati materiali che si riversano su di essa dall’alto, dal basso e dal di fuori, attraversandola continuamente. Più della metà dei nostri pensieri e dei nostri sentimenti non ci appartiene, nel senso che essi prendono già forma fuori di noi; non c’è quasi nulla che prenda origine nella nostra natura. Buona parte dei movimenti interni giunge a noi dagli altri o da coloro che ci sono vicini, sia come materiale grezzo, che come prodotto confezionato; ma la maggioranza proviene dalla natura universale di questo e di altri mondi, da altri piani e dai loro esseri con i loro poteri e il loro influsso, perchè siamo premuti e circondati da altri piani di coscienza, mentali, vitali, sottili, di cui la nostra vita e la nostra azione in questo mondo si nutrono, lasciandosene premere, dominare e usandoli in ogni maniera.

La difficoltà della salvezza separata viene immensamente accresciuta da questa complessità, da questa molteplice apertura e da questo assoggettamento all’invasione delle energie universali. Dobbiamo tener conto di tutto ciò per sapere quale sia il tessuto segreto della nostra natura e dei movimenti che la costituiscono e che ne risultano, onde giungere a trovare il centro divino, la vera armonia e l’ordine luminoso. Nelle vie ordinarie dello yoga, il metodo impiegato contro questi materiali in conflitto è semplice. Si sceglie una delle principali forze psicologiche in noi, come mezzo per raggiungere il Divino; il resto viene ridotto all’inerzia o privato di ogni nutrimento.” – Sri Aurobindo


Crediti immagine: shutterstock.com
ilfattorec.altervista.org
http://altrogiornale.org/stagnaro-caotino-fattore-c-complessita/

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