martedì 19 maggio 2015

ESSERE NON-FORMA

 Il sommo bene è come l’acqua:
l’acqua ben giova alle creature e non contende,
resta nel posto che gli uomini disdegnano.
Per questo è quasi simile al Tao.
Nel ristare si adatta al terreno,
nel volere s’adatta all’abisso,
nel donare s’adatta alla carità,
nel dire s’adatta alla sincerità,
nel correggere s’adatta all’ordine,
nel servire s’adatta alla capacità,
nel muoversi s’adatta alle stagioni.
Proprio perché non contende
non viene trovata in colpa.”
Tao Te Ching – cap. VIII
Finché ci reputiamo una forma, un corpo, una persona, una personalità, un ruolo non possiamo che percepire la necessità di difenderci o aprirci, perdere o acquisire, progredire o regredire, ecc. Di qui emerge la paura di altre forme o dell’estinzione della forma stessa.

Per questo creiamo una serie di nuove forme “soprannaturali” per ovviare alla paura, quali divinità che premiano o puniscono, o tentiamo di eternare la forma attraverso opere “immortali” nell’aldiquà e paradisi o inferni nell’aldilà. L’identificazione con una forma è infatti paura e debolezza. Ci “perdiamo” nel limitato, esperienza affascinante eppure sofferente in quanto innaturale, nel senso di non adatto alla nostra vera natura.

Risvegliarci al fatto di essere una Realtà Senza Forma è la realizzazione di essere sostanzialmente invincibili, invulnerabili. Solo le forme possono infatti contrapporsi, essere ferite, combattere o venire sconfitte. Noi siamo invece come lo spazio, il vento, l’acqua. Come possono essere combattuti, feriti o sconfitti?

Neanche le più imponenti montagne possono resistere all’erosione continua del vento e dell’acqua. Le montagne, le colline, le case, gli alberi, le persone possono apparire e scomparire ma lo Spazio è sempre lì, incondizionato. Questa è la “dolce potenza” di ciò che non ha forma rispetto alla forma, l’invulnerabilità dell’ineffabile: la “resa invincibile” della Non-Forma sulla Forma.


fonte: https://nonduale.wordpress.com/2012/04/24/essere-non-forma/

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