martedì 26 maggio 2015

Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.


Quale "senso" ha la lettura del (Re)ale (com)presente?
Non esiste un limite oltre il quale l’obbedienza cessa di essere un dovere?...”.
Diplomacy – Una notte per salvare Parigi
Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.
Tu lo capiresti Quinto? Io lo capirei?

Il Gladiatore
So molto bene che la distruzione di Parigi non ci farà vincere la guerra. Ma amo i miei figli...”.
Diplomacy – Una notte per salvare Parigi
Il “ricatto” sa essere anche molto sottile. Anzi, la “peggior specie” (di ricatto) è proprio quella strisciante, che non vedi ma "senti" (accusi dentro).
Quella che “si sa che funziona così”… ma, che “non ci puoi fare niente”.
Quella delimitata dal potere dei “superiori”. Altri esseri umani, come te, che in qualche modo hanno trovato il modo di interpretare una (p)arte, a "maggior gerarchia" rispetto alla tua.
È come nascere in Italia (ad esempio) oppure in una favelas? In un certo senso, sì.
È “fortuna”?
È “casuale”?
Beh… credere al “caso/caos” è come (ri)tenere di "venire al Mondo" dopo una estrazione al Bingo, alla Lotteria, alla Pesca di Beneficenza o dopo un “giro di scommesse clandestine” (come se… ci fosse sostanziale differenza tra “gioco d’azzardo legale e non”… solo perché – a decidere – c’è lo Stato, ossia, ancora tu ma… senza saperlo/capirlo. Denudato/a del tuo “valore” e del tuo “potenziale”, che è e rimane sempre sulla “carta… non solo Costituzionale”).
Potresti raccontare questa “bella storiella”, ai tuoi figli, prima di accompagnarli tra le braccia di Morfeo:
“sai, prima di nascere, quando eri sulla nuvoletta… la tua anima ha giocato alla roulette, scommettendo che se avesse azzeccato il numero pieno, avrebbe vinto un viaggio premio in un luogo a scelta sulla Terra, potendo decidere ogni particolare della Vita che l’avrebbe aspettata, proprio perché… vinta. Se, invece, l’anima indovina solo il colore uscito, allora avrà diritto a scegliere il colore della pelle che avrà una volta rinata. Se, purtroppo, non indovina nulla… allora il suo viaggio sulla Terra sarà deciso da…”.
He He… che "storia", è?
Come puoi ancora credere al “caso”? Forse, se sei orientato/a in una simile direzione, dovresti credere – allora – alla storiella qua sopra proposta. 
L’esito “casuale” di ogni (ri)nascita, si “sposa” molto meglio, a quell’esito che puoi (ri)tenere lo sbocco di un “giro di scommesse”, che (av)viene in altra (p)arte.
   
E, ormai lo sai che… qualsiasi “scommessa” è, ancora prima, “un giro di business” che – qua, così – non è mai onesto ma, al limitelegale (dove per legale devi intendere: quella decisione presa da “non sai mai chi”, per motivi che “sono sempre gli stessi, nella sostanza”. Una "truffa" condotta da “una minoranza organizzata, nei confronti di una maggioranza disorganizzata. Gaetano Mosca docet).
In tutte le società regolarmente costituite, nelle quali vi ha ciò che si dice un governo, noi oltre al vedere che l’autorità di questo si esercita in nome dell’universo  popolo,oppure di un’aristocrazia dominante, o di un unico sovrano... troviamo costantissimo un altro fatto:
che i governanti, ossia quelli che hanno nelle mani ed esercitano i pubblici poteri, sono sempre una minoranza, e che, al di sotto di questi, vi è una classe numerosa di persone, le quali non partecipando mai realmente in alcun modo al governo, non  fanno che subirlo; esse si possono chiamare i governati...
L’organizzazione del potere nel pensiero di Gaetano Mosca


Il segno frattale che ti indica, sottil(mente), la (com)presenza della/nella "truffa secolare"? Beh, cosa c'è di più autorevole, della trasmissione ereditaria degli "averi"? Non solo del "potere manifesto" (nobiltà)... Quello che "hai" lo tra(mandi). A chi? Alla tua "famiglia". He He... (eredità = un modo legalizzato per ripulire dalla memoria, l'antefatto... originante potere e ricchezza, molto spesso ingiusto e pre-potente).
Quindi, "se proprio ci vuoi vedere (d)entro un meccanismo", il consiglio di SPS è di passare dalla “fatalità” alla “frattalità”, perché tutto è inter(connesso), anche se 1) non ci credi, 2) perché non vedi/senti, 3) in quanto “reso/a cieco/a”, 4) in un loop autoreferente, ma senza mai apparire come tale, per motivi anche precedente(mente) elencati:
il termine autopoiesi è stato coniato nel 1972 da Humberto Maturana a partire dalla parola greca auto, ovvero se stesso, e poiesis, ovverosia creazione.
In pratica un sistema autopoietico è un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce.
Un sistema autopoietico può quindi essere rappresentato come una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema.
Inoltre il sistema si autodefinisce, di fatto
Link
Quindi, dalla prospettiva sovrana dell'individuo che "è", il "sistema" attuale è un "(Anti) Sistema". Perchè rovescia tutto ciò che "non è" allineato. Ossia, tutto ciò che è libero, ma che non lo è più... quando aderisce al ribaltamento dei piani, che sottintendono al/il reale manifesto "altrui".
La “stasi” in un luogo, anche enorme, come l’intero Pianeta… può sempre auto (av)venire, (porta)ndo con sè il germe continuo della ripetizione nella ripetizione (status quo).
La “stasi massiva” che si ammanta di paura, di limitazione, di “cecità”… veicola alla (con)formazione di un Dominio, perché:
un simile “stato generale”, coincide con ciò che è specifica espressione del Dominio stesso
ossia
il Dominio viene prima della stasi, essendone a monte (auto referenza).


Il “caso”, dunque, non esiste mai.
O meglio, esiste nella misura in cui... “sei (man)tenuto a credere nel caso”… perché “fa comodo a…” ciò che non esiste, visto che… “non lo prendi mai in considerazione”.
Pensa, allora, al Mondo batterico, ad esempio:
che non dovrebbe esistere, analoga(mente).
Così come il Mondo atomico o subatomico.
Così come il Mondo dei pensieri e dell’immaginazione…
Non dovrebbero esistere un sacco di “cose”, che però… sei co(stretto/a) ad am(mettere), visto che poi aderisci del tutto al grado scientifico, che ti ®aggiunge sempre “qua, così”.
Il "tuo" credo è un’onda che sale e si abbassa, dribblando ciò che “non serve” (bias di conferma)…
Cina, funzionari passano giornata in carcere come "avvertimento".
I funzionari hanno trascorso una giornata nella prigione "come avvertimento educativo", ha spiegato il China Daily.
Un'esperienza educativa, ma anche un avvertimento.
Così va interpretata, la giornata fatta trascorrere a oltre 70 funzionari e alle loro mogli della provincia dello Hubei in un carcere.
L'iniziativa s'inquadra in un pesante giro di vite contro la galoppante corruzione promosso dal presidente Xi Jinping.
Link
  • come "avvertimento educativo" (adesso la chiamano così la "minaccia preventiva"?)
  • un'esperienza educativa (see)
  • ma anche un avvertimento (ah-ha!)
  • così va interpretata (sì, perchè è in... codice frattale).
He He. La Cina è diventata, sulla “carta”, la più grande potenza Mondiale.
Per cui, “va bene, così… come è”. Perché “squadra che vince, non si cambia”. Per cui, la (pre)venzione al “non cambiamento” è una regola di base dell’algoritmo che (man)tiene e sor(regge) il paradigma “vincente”.
L’avvertimento è, dunque, 1) a non esagerare, 2) a rimanere sempre nel “solco dell’aratro”, 3) a (ri)cordare “quale fine tocca a chi sgarra”, 4) a (man)tenere tutto “qua, così”.
L’educazione è multi prospettica. Si può dire “tanto/tutto/qualcosa”, anche solo veicolando simbologia, e:
una giornata tras(corsa) – (pre)ventiva(mente) - in carcere, vale più di “mille parole”.
La realtà manifesta è tutto fuorché “casuale”:
nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasf(orma).

Dove credi che sia la “causalità”, se le “formule (Anti)Sistemiche Scientifiche Deviate” in auge sono, ad esempio, sul modello "cinese (che copia sempre tutto)" appena citato?
La sostanza non è mai casuale. Se lo credi è perché sei sotto ad (in)canto e perché tendi ad osservare da quell’ansa di parzialità, che ti rende “così”… esatta(mente) come “servi”.
Morte di B.B. King, aperta inchiesta per omicidio in Nevada.
A due settimane dalla morte del re del blues, B.B. King, l'ufficio del coroner dello stato del Nevada ha annunciato l'apertura di un'inchiesta per omicidio.
La decisione arriva dopo che le due figlie del leggendario cantante e chitarrista hanno accusato alcuni suoi collaboratori di averlo avvelenato.
Secondo Karen Williams e Patty King, il padre sarebbe stato avvelenato dal suo manager Laverne Toney e dal suo assistente personale. "Delle sostanze gli sono state somministrate per condurlo a una morte prematura", hanno scritto le figlie di B.B. King in due dichiarazioni separate ma identiche. "chiediamo un'inchiesta su questa vicenda", hanno aggiunto.
Laverne Toney, esecutore testamentario di B.B. King, ha respinto le accuse.
Le figlie del chitarrista "formulano accuse dall'inizio" della vicenda. "Che c'è di nuovo?" ha commentato, secondo eonline.com.
E uno degli avvocati incaricati della successione dell'artista ha definito le accuse "ridicole".
B.B. King è morto il 14 maggio scorso a Las Vegas all'età di 89 anni. Divorziato due volte, ha lasciato un numero imprecisato di figli, tra gli otto e i 15.
Link
Ha lasciato un numero imprecisato di figli (e quanto denaro e… “diritti”?).
Come già espresso e sviluppato, in SPS, l’industria della morte dei “Vip” è sempre all’opera. Perché “via il diretto iniziatore del processo di business”, chi – in seguito – ne (de)tiene i “diritti”… si è assicurato una “polizza assicurativa sicura, per il resto della propria Vita”. Una "fonte"... di reddito ad oltranza, magari, anche da lasciare in eredità.
Questi “artisti” diventano dei simboli che si fissano nell’immaginario collettivo.
La “gente” (ri)corda, acquistando materiale che li (ri)unisce virtual(mente) al loro “beniamini”

Esame e prassi/tendenza/(di)pendenza...
Ed il loro acquisto si trasf(orma) in una rendita sicura, per i diretti monetizzatori... via “riscossione dei diritti”.
Qualcosa che (av)viene “lontano dal tuo sguardo”; per legge e per interesse.
Pensa al “giro” che (e)segue il tuo denaro. Pensa al fiume di “valore” che (s)corre al di là del tuo “vedere/credere”. Pensa che, nonostante tutto ciò che tendi a (ri)pensare, “tutto (av)viene ugual(mente)”.
Ciò significa che tu, in quanto ingranaggio (im)portante dello/nello status quo, a (pre)scindere da ciò che pensi/fai… “servi sempre”; ossia, “che sei stato/a disinnescato/a”.
Tu sei (im)portante, ma… in maniere (di)verse e soggette alla gerarchia. E se ciò è potuto suc(cedere) e radicarsi, è perché “sei caduto/a nella ciclicità, che (per)mette al Dominio di (ri)conoscerti sempre meglio e di renderti (pre)ventivabile, sotto controllo, anticipato, (ri)programmato, etc.”.
In SPS vigono delle certezze assolute e, una di queste, è – (ap)punto – “questa”:
“qua, così” nulla (s)fugge alla proprietà frattale, che indica sempre una ed una sola direzione di marcia
Quella che (ri)trova nell’origine, la causa della (f)orma del tutto (con)seguente.
Qualcosa che non lascia mai nulla al/nel reame del caos (che esiste ma, in una maniera riflessa e utilizzata sempre dalla medesima fonte di Dominio, che non appare seppure “è”).
La famosa espressione “ad immagine e somiglianza” – anche considerata/presa da sola – è in grado, alla luce della frattalità espansa, di “illuminare l’intera infrastruttura del reale manifesto”, in una maniera tal(mente) chiara e certa, da lasciare senza fiato, dal momento in cui puoi tranquilla(mente) constatare che, all’in(verso), non viene decodificata nella maniera più opportuna, al fine di “accorgerti che… qua, così… c’è qualcosa che non (ri)torna”. Ossia:
  • il "non (ri)tornare" è relativo proprio a ciò che "(ri)torna sempre" ma, senza mai essere preso in considerazione.
L'origine della (f)orma sostanziale del reale manifesto stesso.
Ciò che consideri come “normale”.
La prassi codificata nel/del tutto, che ti sembra di (ri)conoscere da sempre “perché è solo così, che può essere”.
La direzione d’insieme, umana, è qualcosa di troppo grande per te? Troppo “grande per essere capita”?
Per questo (con)segui, mettendoti nelle “mani degli esperti”?
Di “chi ne sa più di te”?
Ma… “chi ne sa più di te”… chi/cosa è?
Tu sai, forse, il nome (il chi è)… ma non sai mai “che cosa è”?
Non è questo o quello.
Non è questa o quella.


È d’insieme che perdi la traccia. La pista da seguire. Perché non ti sembra mai che ne esista una. Perché è tutto “a posto” così com’è. Perché c’è sempre qualcun altro/a che “indaga, sviluppa, studia, progetta, etc. per te”.
Il reale manifesto sembra un gioco d’insieme, dove “l’unione fa la forza”.
Eppure, non esiste periodo storico (ri)cordato, caratterizzato da una (f)orma sociale “tanto evoluta (lato tuo)”
"L'unione che fa la forza" è un concetto boomerang, che non ti (ri)guarda, se non in quanto effetto.
La storia, seppure deviata, è un fiume "sempre in piena" di… ingiustizia. Forse è così, perché “serve che sia così”. Altrimenti, conosceresti una storia... deviata in altra maniera.
Perché tutta questa “sofferenza” e “perché questo continuo (ri)cordare e tramandare a livello educativo scolastico e sociale”?
  • così si alimenta sempre la “speranza” (che fa “andare avanti, nonostante tutto”).
  • così, nella sostanza, “senti di non avere mai scampo” (nonostante la speranza)…
Lo vedi? È un motore di composizione del/nel reale manifesto.
Un colpo al cerchio ed uno alla botte”.
Un motore che consuma e che, dunque, “vale”.
Chi ne de(tiene) i “diritti di sfruttamento”?
He He… che te lo dico a fare? Tanto lo sai già. Tanto non ci credi ugual(mente). Ma non tanto perché… non ci credi, perché “pur nutrendo speranza… non hai speranza di poter incidere nel reale, che ti si manifesta sempre un passo davanti”…
Anche se “credi di…”. Anche se “sei aperto/a al…”…
Comunque, non “credi in sostanza di…”.

Ossia, sei stato/a disinnescato/a (pre)ventiva(mente).
A meno che (se per te ciò che sostiene SPS, non è vero) tu creda che questo reale manifesto sia “giusto così com’è”. Che sia qualcosa che si auto corregge dall’interno e che, in ogni caso, alla “fine” l’umanità sarà una perfetta società d’insieme corretta(mente) “orientata (giusta)”.
In pratica un sistema autopoietico è un sistema che ridefinisce continuamente se stesso ed al proprio interno si sostiene e si riproduce.
Un sistema autopoietico può quindi essere rappresentato come una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema.
Inoltre il sistema si autodefinisce, di fatto
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Una rete di processi di creazione, trasformazione e distruzione di componenti che, interagendo fra loro, sostengono e rigenerano in continuazione lo stesso sistema
Rigenerano in continuazione lo stesso (Anti) Sistema (He He).
Mhm…
Questa (f)orma di "speranza ad oltranza", condita da/di una mancanza di speranza concreta di (s)fondo, è un strano mix “diabolico”, narcotizzante nello status quo.
Il loop è la (f)orma emersa, che più (ri)corda da vicino, anche simbolica(mente), l’attuale paradigma in corso d’opera (forse... ogni paradigma in un reale manifesto)
Il Dominio non manifesto, ha (man)tenuto tutto e tutti in maniera tale da sfruttare tutto e tutti.
Non agendo mai in prima persona, ma “solo” limitandosi ad “ispirare”, ossia:
  • controllando non local(mente)
  • in leva
  • ubiqua(mente).
  • tutto e tutti.
Chi/cosa "(de)scrive le (p)arti"?
Qualcosa che “non credi proprio che possa succedere/ac(cadere)”, nonostante “sia già successo/ac(caduto)”.
Ora, anche se quelle (p)arti umane più attente, credono di sorvegliare che “non possa succedere, ciò che percepiscono come possibile”, esse non si sono accorte che “è già successo”.
Anzi, non si accorgono che “esse stesse” sono (pre)viste in quanto “eccezioni che con(fermano) la regola”.
“Servono… qua, così”…
Una “recita” è tanto più perfetta, ossia, tanto più “credibile”… tanto più è variegata nella successione e compartecipazione “di(versa)” delle p(arti).
Visitatori a Expo, numeri e polemiche: Sala non cambia linea.
La questione del numero effettivo di visitatori a Expo Milano 2015 continua a essere dibattuta sui media, ma sul sito espositivo, dove il pubblico continua ad arrivare anche nei giorni feriali, la linea del commissario unico Giuseppe Sala non cambia.
Dopo avere definito nei giorni scorsi "non corretta" la stima di 60mila visitatori al giorno che era stata ipotizzata da un quotidiano, anche oggi dall'entourage del commissario si ribadisce che l'unico dato effettivamente riscontrabile resta quello degli oltre 11 milioni di biglietti venduti, e si professa ottimismo, sintetizzato in una formula:
"Continuiamo a crescere"…
Link
Che cosa “cr(esce)”?
L'unico dato effettivamente riscontrabile resta quello degli oltre 11 milioni di biglietti venduti
L’unico dato “certo” è l’incasso!
L’utile. Il profitto. Il business che, di fatto, è l’Expo.
I visitatori sono le (parti)celle che fanno girare il motore. Sono la “benzina, che entra ed esce", trasformandosi, bruciandosi, consumandosi…
La “trasformazione particellare”… perde qualcosa da una (p)arte e la aggiunge in altra p(arte).
Il tuo consumarti è equivalente a... (diventa, per passaggio e condensazione energetica, denaro, ossia… valore virtuale, che nella convenzione è spendibile e concretizzabile come denaro).
Il “valore aggiunto” che (de)riva da te, dal tuo consum(arti)… è un “potenziale, che si accumula altrove e non certo casual(mente)”.
Qualcosa che “serve per…”.
Qualcosa che “è destinabile per…”.
Qualcosa che “è plasmabile in…”.
Una “forza” (potenziale) che viene attratta ed accumulata da una fonte di potere (Dominio, magnetismo), il quale in seguito la destina a vari usi e scopi, in quanto “plastilina” utile a (ri)assumere qualsiasi (f)orma e motivo (materia prima).
Il denaro che "rende" l’Expo (profittevole/sostenibile), è tale (trasformabile in denaro) se il potere che lo (pre)vede, decide di usarlo in una simile maniera e (f)orma.
Ciò che lo sorregge è l’impronta potenziale, il permesso che i visitatori d’insieme hanno conferito all’amministrazione ed all’edificio del reale manifesto.
In(vece) della trasformazione in toto, del potenziale acquisito, in denaro… il sottodominio del Nucleo Primo, può destinare alcune (p)arti per la (pre)servazione del buon presente/futuro della “fondazione”. Ossia, per (man)tenere lo status quo. Qualcosa che si ottiene perseverando nel “qua, così”.
C’è sempre da “oliare” giunti e guarnizioni del complesso. No?
E questo “olio” non è sempre e solo “denaro”. È, anche:
  • (com)presenza utile e centrale nella società
  • permanenza visibile ed attrattiva
  • investimento d’ogni tipo
  • convinzione generale della platea senza memoria di fatto
  • educazione d’insieme
  • sostentamento della “tradizione”
  • pubblicità “progresso”.
In una sola espressione:
auto suggestione (perché se ciò in cui credi, “credi che derivi da te, dalla libertà della quale godi”… allora sei disposto/a a riassumere in te, fissando ed autorizzando la registrazione delle informazioni a livello di inconscio).

Recita. (P)Arte.
Tutto ciò, succede e continua a succedere, a livelli sottostanti al Nucleo Primo, il quale si limita alla supervisione di qualcosa che, ormai, “funziona anche da solo”.
Una (p)arte del profitto potenziale, di qualsiasi “manifestazione del/nel reale manifesto” (il tuo consumare e consumarti)… va a finire al Nucleo Primo, il quale continua a godere del proprio “sogno (de)materializzato, allo stesso tempo”.
Una (p)arte che, ad un certo livello d’ottava, è il tutto:
  • tutto va al Nucleo Primo
  • che lascia ai propri sotto poteri, alcune (p)arti del “lauto pasto”
  • che sono p(arti) di un totale, che rimane sempre totale, anche senza il distacco di quelle (p)arti concesse, che non tolgono nulla al totale, perché il totale autentico è sempre inte(g)ro (potenziale).
Figurati cosa ti ®aggiunge, di un simile profitto, anche se tu sei un “commerciante” o una p(arte) in gio(go), ad un livello più “alto” rispetto al singolo e più semplice consumatore.
L’utile che contraddistingue l’impresa (anche la più piccola) è sempre e solo “un utile al (man)tenimento qua, così... nello/dello status quo”, in quanto ché non toglie nulla a quel “totale”, che è e rappresenta il Dominio e la sua permanenza inalterata all’interno del proprio “intento/intero”.
Al livello massimo, il ricavo non è il denaro ma la possibilità di trasformazione dell’interesse in qualsiasi cosa, ovvio, sempre più adatta alla prosecuzione del proprio Dominio.
La possibilità di “creare/stampare denaro” serve ad un livello inferiore.
La possibilità di “poterlo stampare (potenziale)” è ben altra cosa.
Dal potenziale (ri)cresce tutto.
Dal denaro, che è il frattale del potenziale, (ri)cresce la (f)orma di reale (pre)vista nel potenziale del Dominio.
Che cosa non sai?
I quattro miti sull'alimentazione da sfatare.
Secondo alcuni studi sull'alimentazione ci sarebbero quattro miti da sfatare legati a latte, uova, frutta e verdura e digiuno, vediamo quali…
Link
Non sai che… perché “navighi” in uno stato di confusione organizzata, spacciata sempre per il contrario.
La “libertà”, che (con)segue al passaggio del tempo, in un reame che appare per come lo vuoi vedere ma che nella sostanza è sempre e solo se stesso, è utile solo all’(in)canto generale.
Senza certezze, seppure pieno/a di certezze.
Dove vai? Dove andrai?
Beh… dove sei sempre andato/a.

Perché la corrente tende sempre a (s)correre lungo il leggero ed infinitesimo declivio (dipendenza), (im)presso nella (f)orma di reale manifesto.
Una sottigliezza, molto spesso. Un dettaglio senza apparente (im)portanza…
Come il reale che ti sembra “normale”.
Quando osservi un fiume o un canale artificiale, l’acqua (s)corre nitida(mente) da un senso verso l’altro. Vero?
Eppure, hai sempre l’impressione che non ci sia (di)pendenza.
Sembra che l’acqua sia con(tenuta) in un piano.

Eppure… (s)corre in un senso ben preciso.
Visco: Ue, chi fa bene compiti a casa è più ascoltato.
All'interno dell'Unione europea, "nel dibattito tra paesi, talvolta difficile e teso, si fa meglio ascoltare chi dimostra di far bene a casa propria, di onorare appieno i propri impegni".
Il giudizio è del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui anche questo "deve essere uno sprone a consolidare ed estendere i progressi compiuti, in Italia come nel comune cammino in Europa".
Link
In Italia come nel comune cammino in Europa…
Un “senso” c’è semp®e. In tutto e per tutto.
C’è molto materiale, per oggi. Troppo. È meglio decretare la fine della prima (p)arte, qua.

Ecco un “assaggio” di ciò che bolle in pentola per domani:
nel piatto del futuro? Troveremo Ogm, molte pillole e carne sintetica
Link
Ogm?
He He… che senso ha? Ha il senso che… è (pre)visto “qua, così”.
Tutto è bene quel che finisce bene?”.
Sì, ma… per chi/cosa?
Tu "dove sei", in questa “(ri)formulazione” del reale manifesto?
Quale “posizione” occupi?
Non “chi sei”, ma “che cosa sei (diventato)”?
Guarda in tasca, dove tieni il portafoglio. Aprilo e cerca il Codice Fiscale.
Lo Stato ti (ri)conosce, sopra a tutto, per via di quel “numero univoco”.

Nei “famosi” campi di concentramento… che cosa tatuavano sul braccio dei de(portati)?
Un “numero identificativo”. Un simbolo. Un (ri)conoscimento. Una classificazione. Una (pre)venzione.
Il “numero” è il linguaggio delle macchine, della (ri)programmazione, degli algoritmi, del codice che sottintende tutto.
Il “tuo” nome e cognome si trasf(orma) in numero.
La “libertà nella scelta, dei tuoi genitori, di decidere la tua generalità”… viene disinnescata, quando tutto diventa un codice numerico, che serve unica(mente) per (ri)conoscerti e (ri)condurti nel “qua, così”, ossia, nel (pre)visto.

È frattale il (con)testo e va letto tra le righe:
  • libertà di scelta (nome)
  • mentre il cognome è una “eredità”, ossia, una forzatura
  • assoggettamento della libertà del “nome”
  • è la sua/tua trasformazione (insieme al resto dei tuoi dati alfanumerici identificativi) in una cifra intera(mente) numerica, in “linguaggio macchina”.
Il disinnesco è servito.
Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto.
Tu lo capiresti Quinto? Io lo capirei?

Il Gladiatore

Fine prima parte
 

Davide Nebuloni 
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com 

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