Levant Report,
un’altamente rispettata ONG statunitense dedita a trasparenza e
responsabilità nel governo e nella politica degli Stati Uniti, ha fatto
un grande servizio all’intellighenzia dell’Asia meridionale ottenendo,
tramite una causa federale, dei documenti classificati dei dipartimenti
della Difesa e di Stato relativi allo Stato Islamico (IS). In poche
parole, i documenti mettono in luce la valutazione della Defence Intelligence Agency
(DIA) degli Stati Uniti secondo cui l’IS potrebbe essere una “risorsa
strategica” per le strategie regionali statunitensi.
Tale valutazione
scioccante difatti risale all’inizio del 2012, cioè prima ancora che lo
SI apparisse sulle testate catturando Mosul in Iraq, lo scorso anno. La
DIA ha avvertito governo e agenzie di sicurezza degli Stati Uniti che lo
SI aiuterà Washington ad isolare e rovesciare il regime siriano. In
effetti, ciò che è stato bollato come teoria della cospirazione finora,
infine si avvera. E nel frattempo molti avvenimenti in Siria e Iraq oggi
cominciano ad avere una prospettiva chiara.
Naturalmente, ciò che
emerge, ancora una volta, sono le politiche diaboliche degli Stati Uniti
nell’utilizzare i gruppi estremisti islamici come strumenti geopolitici
per sostenere le proprie strategie regionali nei Paesi esteri. Tale
politica fu avviata la prima volta in Asia del Sud nei primi anni ’80
con i “mujahidin afghani” della genialata di Zbigniew Brzezinski, a capo
della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’appello alla “jihad” in
Afghanistan, alla fine, causò immense sofferenze alla regione. Opera
attivata dagli Stati Uniti per sconfiggere l’Armata Rossa in
Afghanistan, sconfitta che secondo alcuni avrebbe contribuito al crollo
dell’Unione Sovietica. Tuttavia, il Pakistan ne fu seriamente
destabilizzato e, cosa più importante, l’introduzione di Usama bin Ladin
e al-Qaida diede l’alibi perfetto agli Stati Uniti per imporre
la presenza militare in Afghanistan e in Asia centrale. Lo spettro
dello SI in Pakistan e Afghanistan oggi, appare un’evoluzione ancor più
inquietante.
Mentre sempre più dettagli saranno disponibili su cosa
succede a Kunduz, provincia settentrionale dell’Afghanistan, che appare
un’operazione dello SI. Teoricamente si tratterebbe di un’offensiva dei
“taliban”, ma il mullah Omar non sembra avere il controllo della
battaglia per Kunduz, dove “combattenti stranieri” guidano l’assalto.
Gli accuratamente selezionati resoconti dei media occidentali continuano
a presentare lo SI quale fattore nella regione settentrionale
dell’Afghanistan al confine con l’Asia centrale. Radio Free Europe e Radio Liberty,
collegate all’intelligence degli Stati Uniti e che svolsero un ruolo
chiave nella Guerra Fredda, la scorsa settimana hanno diffuso un pezzo
inquietante sullo SI, praticamente dandogli un peso in Afghanistan assai
lontano dalla realtà sul campo.
Naturalmente, l’avanzata dello SI darebbe agli Stati Uniti l’alibi
perfetto per stabilire una presenza militare permanente, per sé e la
NATO, in Afghanistan. C’è molto su cui riflettere, in retrospettiva, su
ciò che l’ex-presidente afghano Hamid Karzai aveva più volte dichiarato,
e cioè che gli Stati Uniti non sono “sinceri” nella lotta ai taliban e
sugli obiettivi geopolitici reali. Gli Stati Uniti riusciranno a
diffondere il virus dello SI in Afghanistan e Asia centrale, per
giustificare la presenza militare occidentale a tempo indeterminato
nella regione?
Le probabilità sono abbastanza buone, in realtà, e i
ministri degli Esteri della NATO incontratisi ad Antalya, la scorsa
settimana, hanno ritenuto che l’alleanza debba mantenere una presenza a
lungo termine in Afghanistan, oltre la prevista scadenza di fine 2016.
In effetti, è nel DNA e negli egoismi dei regimi autocratici che
dominano oggi su gran parte del mondo musulmano, finire al servizio
degli interessi occidentali. Non si sbaglierebbe pensare che lo SI sia
uno strumento per colpire l’Iran, e che l’azione in Afghanistan sia
finanziata dall’Arabia Saudita che si prefigge due scopi, infettando
anche il Pakistan con il virus dello SI. Anche in questo caso, la
politica regionale offre un eccellente margine di manovra agli Stati
Uniti nel seguire le orme della politica del “divide et impera” della
Gran Bretagna imperiale nel subcontinente indiano.
Questione del
Kashmir, animosità tra indù e musulmani, relazioni conflittuali
dell’India con Cina e Pakistan, Xinjiang e Tibet, la lista delle
questioni regionali è molto lunga laddove l’intelligence degli Stati
Uniti avrebbe ampio spazio nel frantumare le posizioni regionali. Si
prenda il caso dell’India, per esempio. L’attuale discorso strategico
principale è permeato da una mentalità contraddittoria verso Cina o
Pakistan. Ma il discorso indiano sorprende gli increduli (se non
occasionalmente, i nazionalisti estremisti indù) quando si tratta delle
intenzioni strategiche a lungo termine degli Stati Uniti nella regione. I
nostri esperti non sono semplicemente interessati al tema. Leggasi Levant Report per informarsi, qui. (Qui sotto)
Documento
della Defense Intelligence Agency del 2012: l’occidente faciliterà
l’avanzata dello Stato islamico “per isolare il regime siriano”
Brad Hoff Levant Report 19 maggio 2015
Il 18 maggio il gruppo conservatore di monitoraggio del governo Judicial Watch
ha pubblicato dei documenti precedentemente classificati del
dipartimento della Difesa e del dipartimento di Stato statunitensi,
ottenuti con una causa federale. Mentre i media mainstream sono
focalizzati sulla gestione della Casa Bianca dell’attacco al consolato
di Bengasi, ignorano il “quadro generale” presentato e confermato dai
documenti del 2012 della Defense Intelligence Agency, secondo
cui lo ‘Stato islamico’ in Siria orientale viene ricercato perseguendo
la politica occidentale nella regione. Sorprendentemente, il rapporto
appena declassificato afferma che per “occidente, Paesi del Golfo e
Turchia (che) sostengono l’opposizione (siriana)… c’è la possibilità di
creare un califfato salafita dichiarato o occulto nella Siria orientale
(Hasaqa e Dayr al-Zur), e questo è esattamente ciò che le potenze che
sostengono l’opposizione vogliono per isolare il regime siriano…”
Il
rapporto della DIA, in precedenza classificato “Secret/Noforn” datato 12
agosto 2012, circolò ampiamente tra i vari enti governativi, tra cui
CENTCOM, CIA, FBI, DHS, NGA, dipartimento di Stato e molti altri. Il
documento mostra che già nel 2012 l’intelligence degli USA previde
l’ascesa dello Stato Islamico in Iraq e Levante (SIIL o SIIS), ma invece
di delineare chiaramente il gruppo come nemico, il rapporto lo riteneva
risorsa strategica degli Stati Uniti. Mentre numerosi analisti e
giornalisti hanno documentato tempo fa il ruolo delle agenzie
d’intelligence occidentali nell’addestramento e formazione
dell’opposizione armata in Siria, i vertici dell’intelligence
statunitense confermano la teoria secondo cui i governi occidentali
vedono fondamentalmente nel SIIL uno proprio strumento per il cambio di
regime in Siria.
I documenti al riguardo affermano proprio tale
scenario. Prove forensi, prove video e recenti ammissioni di alti
funzionari interessati (vedi le ammissioni dell’ex-ambasciatore in Siria
Robert Ford qui e qui),
dimostrano che il dipartimento di Stato e la CIA supportano
materialmente i terroristi del SIIL sul campo di battaglia siriano,
almeno dal 2012-2013 (come chiaro esempio di “prove forensi”: vedasi il
rapporto dell’inglese Conflict Armament Research che
fa risalire all’origine dei razzi anticarro croati recuperati dai
terroristi del SIIL a un programma congiunto saudita/CIA, grazie
all’identificazione dei numeri seriali).
Il rapporto della DIA del 2012, appena diffuso, traccia le seguenti sintesi sullo “Stato islamico in Iraq” e l’emergente SIIL:
– al-Qaida guida l’opposizione in Siria
– l’occidente si identifica con l’opposizione
– la creazione dello Stato islamico è diventata realtà solo con l’avanzata della rivolta siriana (non si parla di ritiro delle truppe USA dall’Iraq come catalizzatore dell’ascesa dello Stato Islamico, tesi di innumerevoli politici ed esperti, si veda la sezione 4.D. sotto)
– l’istituzione di un “principato salafita” nella Siria orientale è “esattamente” ciò che le potenze estere che sostengono l’opposizione vogliono (identificate come “occidente, Paesi del Golfo e Turchia”), al fine d’indebolire il governo di Assad
– “santuari” sono suggeriti nelle zone occupate dagli insorti islamici secondo il modello libico (che si traduce nella cosiddetta no-fly zone come primo atto di ‘guerra umanitaria’, vedi 7.B.)
– l’Iraq è identificato quale “espansione sciita” (8.C)
– uno “Stato islamico” sunnita potrebbe essere devastante per “l’unità dell’Iraq” e potrebbe “facilitare il rinnovamento degli elementi terroristici che da tutto il mondo arabo entrano nell’arena irachena”. (Vedi l’ultima riga del .pdf)
Tratto dalle sette pagine del rapporto declassificato della DIA:
R 050839Z 12 agosto
…
Situazione generale:
A. Internamente, la situazione assume un andamento chiaramente settario.
B. Salafiti, Fratelli Musulmani e AQ (al-Qaida) sono le principali forze che guidano l’insurrezione in Siria.
C. Occidente, Paesi del Golfo e Turchia sostengono l’opposizione; mentre Russia, Cina e Iran sostengono il regime.
…
3. (C) al-Qaida in Iraq (AQI): … B. AQI sostiene l’opposizione siriana DALL’INIZIO, ideologicamente e attraverso i media…
…
4.D. Vi era una regressione dell’AQI dalle province occidentali dell’Iraq negli anni 2009-2010; tuttavia dopo l’avanzata della rivolta in Siria, le potenze religiose e tribali regionali cominciarono a simpatizzare per la rivolta settaria. Tale (simpatia) è apparsa nel sermoni del venerdì di preghiera, invocando volontari per sostenere i sunniti in Siria.
…
7. (C) Ipotesi sul futuro della crisi:
A. Il regime sopravvive ed ha il controllo sul territorio siriano.
B. Sviluppo degli eventi attuali in una guerra per delega: …le forze dell’opposizione cercano di controllare le zone orientali (Hasaqa e Dayr al-Zur), adiacenti alle province occidentali irachene (Mosul e Anbar), oltre che ai confini turchi. Paesi occidentali, Paesi del Golfo e Turchia sostengono tali sforzi. Tale ipotesi molto probabilmente è in linea con gli ultimi fatti, contribuendo a preparare santuari protetti internazionalmente, come accadde in Libia quando Bengasi fu scelta come centro di comando del governo provvisorio.
…
8.C. Se la situazione degenera c’è la possibilità di dichiarare un principato salafita aperto o segreto nella Siria orientale (Hasaqa e Dayr al-Zur), questo è esattamente ciò che le potenze che sostengono l’opposizione vogliono per isolare il regime siriano, considerato una profondità strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran)
8.D.1. … Il SIIL potrebbe anche dichiarare lo Stato islamico attraverso l’unione con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e Siria, creando una grave minaccia all’unità dell’Iraq e all’integrità del suo territorio.
…
Situazione generale:
A. Internamente, la situazione assume un andamento chiaramente settario.
B. Salafiti, Fratelli Musulmani e AQ (al-Qaida) sono le principali forze che guidano l’insurrezione in Siria.
C. Occidente, Paesi del Golfo e Turchia sostengono l’opposizione; mentre Russia, Cina e Iran sostengono il regime.
…
3. (C) al-Qaida in Iraq (AQI): … B. AQI sostiene l’opposizione siriana DALL’INIZIO, ideologicamente e attraverso i media…
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4.D. Vi era una regressione dell’AQI dalle province occidentali dell’Iraq negli anni 2009-2010; tuttavia dopo l’avanzata della rivolta in Siria, le potenze religiose e tribali regionali cominciarono a simpatizzare per la rivolta settaria. Tale (simpatia) è apparsa nel sermoni del venerdì di preghiera, invocando volontari per sostenere i sunniti in Siria.
…
7. (C) Ipotesi sul futuro della crisi:
A. Il regime sopravvive ed ha il controllo sul territorio siriano.
B. Sviluppo degli eventi attuali in una guerra per delega: …le forze dell’opposizione cercano di controllare le zone orientali (Hasaqa e Dayr al-Zur), adiacenti alle province occidentali irachene (Mosul e Anbar), oltre che ai confini turchi. Paesi occidentali, Paesi del Golfo e Turchia sostengono tali sforzi. Tale ipotesi molto probabilmente è in linea con gli ultimi fatti, contribuendo a preparare santuari protetti internazionalmente, come accadde in Libia quando Bengasi fu scelta come centro di comando del governo provvisorio.
…
8.C. Se la situazione degenera c’è la possibilità di dichiarare un principato salafita aperto o segreto nella Siria orientale (Hasaqa e Dayr al-Zur), questo è esattamente ciò che le potenze che sostengono l’opposizione vogliono per isolare il regime siriano, considerato una profondità strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran)
8.D.1. … Il SIIL potrebbe anche dichiarare lo Stato islamico attraverso l’unione con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e Siria, creando una grave minaccia all’unità dell’Iraq e all’integrità del suo territorio.
MK Bhadrakumar Indian Punchline 22 maggio 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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