lunedì 25 maggio 2015

Lo Stato islamico come “risorsa strategica” degli Stati Uniti

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Levant Report, un’altamente rispettata ONG statunitense dedita a trasparenza e responsabilità nel governo e nella politica degli Stati Uniti, ha fatto un grande servizio all’intellighenzia dell’Asia meridionale ottenendo, tramite una causa federale, dei documenti classificati dei dipartimenti della Difesa e di Stato relativi allo Stato Islamico (IS). In poche parole, i documenti mettono in luce la valutazione della Defence Intelligence Agency (DIA) degli Stati Uniti secondo cui l’IS potrebbe essere una “risorsa strategica” per le strategie regionali statunitensi. 

Tale valutazione scioccante difatti risale all’inizio del 2012, cioè prima ancora che lo SI apparisse sulle testate catturando Mosul in Iraq, lo scorso anno. La DIA ha avvertito governo e agenzie di sicurezza degli Stati Uniti che lo SI aiuterà Washington ad isolare e rovesciare il regime siriano. In effetti, ciò che è stato bollato come teoria della cospirazione finora, infine si avvera. E nel frattempo molti avvenimenti in Siria e Iraq oggi cominciano ad avere una prospettiva chiara. 

Naturalmente, ciò che emerge, ancora una volta, sono le politiche diaboliche degli Stati Uniti nell’utilizzare i gruppi estremisti islamici come strumenti geopolitici per sostenere le proprie strategie regionali nei Paesi esteri. Tale politica fu avviata la prima volta in Asia del Sud nei primi anni ’80 con i “mujahidin afghani” della genialata di Zbigniew Brzezinski, a capo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. L’appello alla “jihad” in Afghanistan, alla fine, causò immense sofferenze alla regione. Opera attivata dagli Stati Uniti per sconfiggere l’Armata Rossa in Afghanistan, sconfitta che secondo alcuni avrebbe contribuito al crollo dell’Unione Sovietica. Tuttavia, il Pakistan ne fu seriamente destabilizzato e, cosa più importante, l’introduzione di Usama bin Ladin e al-Qaida diede l’alibi perfetto agli Stati Uniti per imporre la presenza militare in Afghanistan e in Asia centrale. Lo spettro dello SI in Pakistan e Afghanistan oggi, appare un’evoluzione ancor più inquietante. 

Mentre sempre più dettagli saranno disponibili su cosa succede a Kunduz, provincia settentrionale dell’Afghanistan, che appare un’operazione dello SI. Teoricamente si tratterebbe di un’offensiva dei “taliban”, ma il mullah Omar non sembra avere il controllo della battaglia per Kunduz, dove “combattenti stranieri” guidano l’assalto. Gli accuratamente selezionati resoconti dei media occidentali continuano a presentare lo SI quale fattore nella regione settentrionale dell’Afghanistan al confine con l’Asia centrale. Radio Free Europe e Radio Liberty, collegate all’intelligence degli Stati Uniti e che svolsero un ruolo chiave nella Guerra Fredda, la scorsa settimana hanno diffuso un pezzo inquietante sullo SI, praticamente dandogli un peso in Afghanistan assai lontano dalla realtà sul campo.

King-Abdullah-+-Obama-600x450 Naturalmente, l’avanzata dello SI darebbe agli Stati Uniti l’alibi perfetto per stabilire una presenza militare permanente, per sé e la NATO, in Afghanistan. C’è molto su cui riflettere, in retrospettiva, su ciò che l’ex-presidente afghano Hamid Karzai aveva più volte dichiarato, e cioè che gli Stati Uniti non sono “sinceri” nella lotta ai taliban e sugli obiettivi geopolitici reali. Gli Stati Uniti riusciranno a diffondere il virus dello SI in Afghanistan e Asia centrale, per giustificare la presenza militare occidentale a tempo indeterminato nella regione? 

Le probabilità sono abbastanza buone, in realtà, e i ministri degli Esteri della NATO incontratisi ad Antalya, la scorsa settimana, hanno ritenuto che l’alleanza debba mantenere una presenza a lungo termine in Afghanistan, oltre la prevista scadenza di fine 2016. In effetti, è nel DNA e negli egoismi dei regimi autocratici che dominano oggi su gran parte del mondo musulmano, finire al servizio degli interessi occidentali. Non si sbaglierebbe pensare che lo SI sia uno strumento per colpire l’Iran, e che l’azione in Afghanistan sia finanziata dall’Arabia Saudita che si prefigge due scopi, infettando anche il Pakistan con il virus dello SI. Anche in questo caso, la politica regionale offre un eccellente margine di manovra agli Stati Uniti nel seguire le orme della politica del “divide et impera” della Gran Bretagna imperiale nel subcontinente indiano. 

Questione del Kashmir, animosità tra indù e musulmani, relazioni conflittuali dell’India con Cina e Pakistan, Xinjiang e Tibet, la lista delle questioni regionali è molto lunga laddove l’intelligence degli Stati Uniti avrebbe ampio spazio nel frantumare le posizioni regionali. Si prenda il caso dell’India, per esempio. L’attuale discorso strategico principale è permeato da una mentalità contraddittoria verso Cina o Pakistan. Ma il discorso indiano sorprende gli increduli (se non occasionalmente, i nazionalisti estremisti indù) quando si tratta delle intenzioni strategiche a lungo termine degli Stati Uniti nella regione. I nostri esperti non sono semplicemente interessati al tema. Leggasi Levant Report per informarsi, qui. (Qui sotto)

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Documento della Defense Intelligence Agency del 2012: l’occidente faciliterà l’avanzata dello Stato islamico “per isolare il regime siriano”

Brad Hoff Levant Report 19 maggio 2015
baghdadi-ciaIl 18 maggio il gruppo conservatore di monitoraggio del governo Judicial Watch ha pubblicato dei documenti precedentemente classificati del dipartimento della Difesa e del dipartimento di Stato statunitensi, ottenuti con una causa federale. Mentre i media mainstream sono focalizzati sulla gestione della Casa Bianca dell’attacco al consolato di Bengasi, ignorano il “quadro generale” presentato e confermato dai documenti del 2012 della Defense Intelligence Agency, secondo cui lo ‘Stato islamico’ in Siria orientale viene ricercato perseguendo la politica occidentale nella regione. Sorprendentemente, il rapporto appena declassificato afferma che per “occidente, Paesi del Golfo e Turchia (che) sostengono l’opposizione (siriana)… c’è la possibilità di creare un califfato salafita dichiarato o occulto nella Siria orientale (Hasaqa e Dayr al-Zur), e questo è esattamente ciò che le potenze che sostengono l’opposizione vogliono per isolare il regime siriano…” 

Il rapporto della DIA, in precedenza classificato “Secret/Noforn” datato 12 agosto 2012, circolò ampiamente tra i vari enti governativi, tra cui CENTCOM, CIA, FBI, DHS, NGA, dipartimento di Stato e molti altri. Il documento mostra che già nel 2012 l’intelligence degli USA previde l’ascesa dello Stato Islamico in Iraq e Levante (SIIL o SIIS), ma invece di delineare chiaramente il gruppo come nemico, il rapporto lo riteneva risorsa strategica degli Stati Uniti. Mentre numerosi analisti e giornalisti hanno documentato tempo fa il ruolo delle agenzie d’intelligence occidentali nell’addestramento e formazione dell’opposizione armata in Siria, i vertici dell’intelligence statunitense confermano la teoria secondo cui i governi occidentali vedono fondamentalmente nel SIIL uno proprio strumento per il cambio di regime in Siria. 

I documenti al riguardo affermano proprio tale scenario. Prove forensi, prove video e recenti ammissioni di alti funzionari interessati (vedi le ammissioni dell’ex-ambasciatore in Siria Robert Ford qui e qui), dimostrano che il dipartimento di Stato e la CIA supportano materialmente i terroristi del SIIL sul campo di battaglia siriano, almeno dal 2012-2013 (come chiaro esempio di “prove forensi”: vedasi il rapporto dell’inglese Conflict Armament Research che fa risalire all’origine dei razzi anticarro croati recuperati dai terroristi del SIIL a un programma congiunto saudita/CIA, grazie all’identificazione dei numeri seriali).
 
Il rapporto della DIA del 2012, appena diffuso, traccia le seguenti sintesi sullo “Stato islamico in Iraq” e l’emergente SIIL:
al-Qaida guida l’opposizione in Siria
– l’occidente si identifica con l’opposizione
– la creazione dello Stato islamico è diventata realtà solo con l’avanzata della rivolta siriana (non si parla di ritiro delle truppe USA dall’Iraq come catalizzatore dell’ascesa dello Stato Islamico, tesi di innumerevoli politici ed esperti, si veda la sezione 4.D. sotto)
– l’istituzione di un “principato salafita” nella Siria orientale è “esattamente” ciò che le potenze estere che sostengono l’opposizione vogliono (identificate come “occidente, Paesi del Golfo e Turchia”), al fine d’indebolire il governo di Assad
– “santuari” sono suggeriti nelle zone occupate dagli insorti islamici secondo il modello libico (che si traduce nella cosiddetta no-fly zone come primo atto di ‘guerra umanitaria’, vedi 7.B.)
– l’Iraq è identificato quale “espansione sciita” (8.C)
– uno “Stato islamico” sunnita potrebbe essere devastante per “l’unità dell’Iraq” e potrebbe “facilitare il rinnovamento degli elementi terroristici che da tutto il mondo arabo entrano nell’arena irachena”. (Vedi l’ultima riga del .pdf)
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Tratto dalle sette pagine del rapporto declassificato della DIA:

R 050839Z 12 agosto

Situazione generale:
A. Internamente, la situazione assume un andamento chiaramente settario.
B. Salafiti, Fratelli Musulmani e AQ (al-Qaida) sono le principali forze che guidano l’insurrezione in Siria.
C. Occidente, Paesi del Golfo e Turchia sostengono l’opposizione; mentre Russia, Cina e Iran sostengono il regime.

3. (C) al-Qaida in Iraq (AQI): … B. AQI sostiene l’opposizione siriana DALL’INIZIO, ideologicamente e attraverso i media…

4.D. Vi era una regressione dell’AQI dalle province occidentali dell’Iraq negli anni 2009-2010; tuttavia dopo l’avanzata della rivolta in Siria, le potenze religiose e tribali regionali cominciarono a simpatizzare per la rivolta settaria. Tale (simpatia) è apparsa nel sermoni del venerdì di preghiera, invocando volontari per sostenere i sunniti in Siria.

7. (C) Ipotesi sul futuro della crisi:
A. Il regime sopravvive ed ha il controllo sul territorio siriano.
B. Sviluppo degli eventi attuali in una guerra per delega: …le forze dell’opposizione cercano di controllare le zone orientali (Hasaqa e Dayr al-Zur), adiacenti alle province occidentali irachene (Mosul e Anbar), oltre che ai confini turchi. Paesi occidentali, Paesi del Golfo e Turchia sostengono tali sforzi. Tale ipotesi molto probabilmente è in linea con gli ultimi fatti, contribuendo a preparare santuari protetti internazionalmente, come accadde in Libia quando Bengasi fu scelta come centro di comando del governo provvisorio.

8.C. Se la situazione degenera c’è la possibilità di dichiarare un principato salafita aperto o segreto nella Siria orientale (Hasaqa e Dayr al-Zur), questo è esattamente ciò che le potenze che sostengono l’opposizione vogliono per isolare il regime siriano, considerato una profondità strategica dell’espansione sciita (Iraq e Iran)
8.D.1. … Il SIIL potrebbe anche dichiarare lo Stato islamico attraverso l’unione con altre organizzazioni terroristiche in Iraq e Siria, creando una grave minaccia all’unità dell’Iraq e all’integrità del suo territorio.

MK Bhadrakumar Indian Punchline 22 maggio 2015

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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