Durante
il viaggio in Brasile e Perù, il primo ministro cinese Li Keqiang si è
dedicato alla costruzione della “Via della Seta” in Sud America; una
ferrovia continentale che collegherà gli oceani Atlantico e Pacifico.
Tra i suoi obiettivi, il mega-progetto cercherà di sospingere
l’industrializzazione e quindi favorire lo sviluppo economico della
regione. Ogni volta gli Stati Uniti insistono nel decidere gli schemi
d’integrazione regionale, miranti a contenerne l’ascesa a potenza
mondiale (accordo di partenariato trans-Pacifico, Alleanza del Pacifico,
ecc), la Cina promuove la costruzione di corridoi economici negli spazi
marittimi e terrestri di diverse regioni.
Inizialmente, il governo cinese pose quale priorità il rafforzamento dei
legami economici e politici con i Paesi dell’Asia-Pacifico. Ora
tuttavia, i collegamenti della “Via della Seta” si estendono al Sud
America. Lungo i territori brasiliani e peruviani un’enorme ferrovia di
5300km attraverserà la giungla dell’Amazzonia e le Ande collegando
l’Oceano Atlantico al Pacifico. La ferrovia continentale costerà tra 10 e
30 miliardi di dollari e in assenza di imprevisti, verrà inaugurata
entro il 2020.
Non è la prima volta che la Cina dimostri interesse ai
progetti d’investimento relativi all’infrastruttura ferroviaria in
America Latina. In Venezuela, la ferrovia Tinaco-Anaco fu costruita
dalla società China Railway Engineering Corporation con un investimento
stimato in 7,5 milioni di dollari. Nel 2014, la China South Railway
Corporation vinse la gara d’appalto per ammodernare la rete ferroviaria
di Belgrano Cargas in Argentina. Tuttavia, nella maggior parte dei Paesi
della regione domina il trasporto stradale, promosso vigorosamente
dall’industria automobilistica statunitense ed europea dalla metà degli
anni ’50.
In Brasile le ferrovie rappresentano solo un quarto del
sistema di trasporto. Di tale percentuale, circa il 35% è stato
costruito più di mezzo secolo fa. Inoltre, i beni esportati in Cina sono
trasportati via strada prima di salpare attraversando il Pacifico. Dal
canale di Panama, per esempio, occorrono più di 30 giorni per
raggiungere la destinazione in Asia. Questa situazione aumenta i costi
di esportazione dei prodotti agricoli e riduce la competitività
commerciale internazionale dell’America del sud. Data la persistenza
della crisi globale, il “boom economico” guidato dai prezzi elevati
delle materie prime è roba del passato. Secondo le previsioni del fondo
monetario internazionale (FMI), la crescita del PIL della regione
sudamericana per quest’anno sarà dell’1,5%.
Nel caso del Brasile, la diminuzione degli investimenti e il
rallentamento del consumo interno hanno aperto la via a una recessione
che rischia di prolungarsi. L’indice dell’attività economica (IBC-Br) è
caduto al 0,81% nel I trimestre del 2015, coprendo 6 mesi di recessione,
la peggiore performance degli ultimi vent’anni secondo i dati
pubblicati dalla Banca centrale. Con questa stessa prospettiva, le
risorse monetarie disponibili alla Cina (quasi 4 miliardi di dollari in
riserve internazionali) sono un sollievo economico per i governi
sudamericani, sia puntellando gli investimenti produttivi che creando
linee di credito a condizioni preferenziali, aumentando il commercio,
ecc.
Nella visita in Brasile nella terza settimana di maggio, il primo
ministro cinese Li Keqiang ha approvato l’acquisto di 40 aerei dalla
compagnia Embraer, la costruzione di un parco industriale
automobilistico a Sao Paulo e 4 miliardi di dollari di credito
all’azienda mineraria Vale, oltre a 7 miliardi di dollari per finanziare
Petrobras; una pausa tra le turbolenze nel partito dei lavoratori (PT),
dopo gli scandali sulla corruzione che coinvolge suoi diversi membri.
Una volta lanciata, la “Via della seta” permetterà alle imprese
brasiliane di diminuire i costi d’esportazione del grano in Cina di 30
dollari per tonnellata. In una prima fase si stima che la Ferrovia
Interoceanica potrà trasportare 21 milioni di tonnellate tra i porti di
Ilo (Perù) e Acu (Brasile). In una seconda fase, si prevede di
potenziarne la capacità di raccolta fino a 35 milioni di tonnellate.
La domanda che va posta è quale tipo d’integrazione economica ci sarà
tra Cina e America del sud, nel lungo termine. Fatta eccezione degli
alti profitti per una manciata di società “translatinas” guidate dal
Brasile, fino ad oggi non non c’è alcuna prova che permetta di
concludere che i flussi di capitali dalla Cina
(legati soprattutto all’estrazione di risorse naturali e alle
infrastrutture) abbiano privilegiato la massiccia costruzione di legami
produttivi regionali. In tempi di emergenza nella periferia e di crisi
di redditività nel nucleo del sistema (Stati Uniti, Eurozona, Gran
Bretagna, Giappone, ecc.), non va perso di vista che la Cina mira
all’influenza geopolitica globale, sempre pensando a garantirsi
sicurezza energetica e alimentare.
Quindi se è vero che la ‘Via della Seta’ è volta a trasformare
radicalmente la geografia economica del Sud America, le promesse per
sviluppo e industrializzazione vanno valutate solo a posteriori.
Ariel Noyola Rodríguez* RussiaToday
*Economista laureato all’Universidad Nacional Autónoma de México
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/05/26/la-cina-amplia-linfluenza-in-sud-america-attraverso-la-via-della-seta/
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