“Chiunque scopra il vero significato di queste frasi non morirà mai: che il cercatore non smetta mai finché ha trovato. E quando troverà sarà assai turbato. E quando sarà turbato sarà stupito e regnerà sul Tutto”. - Gesù di Nazareth (Vangelo di Tommaso)E’ spaventosamente difficile descrivere o spiegare questa non-cosa, che dopo tutto merita il nome di ineffabile. In fondo si può dire che c’è la visione o non c’è, il velo è caduto o non lo è. Il fatto di essere solo un mistico, uno yoghi o uno sciamano non significa quindi molto: altri ruoli di sogno per altri attori di sogno.
Finché c’è qui qualcuno che capisce, non c’è comprensione. Finché c’è qualcuno qui che deve svegliarsi, non c’è risveglio. Il messaggio dei sutra e degli sciamani è lo stesso: chi veramente comprende, è colui che muore prima di morire, che non lascia tracce, che non segue un sentiero, perché sa che in quanto persona, in quanto a entità egli non esiste. Ma chi può farlo, quale sé può cessare di esistere?
Nessuno, come direbbe Wei Wu Wei, perché non c’è nessuno: può solo succedere. Allora non c’è nessuno che sa, ma solo il sapere e tutto questo mondo è come in un sogno o in una visione; solo Splendore al di là della luce, Amore al di là dell’amore, chiarezza e bellezza che irradia attraverso queste forme trasparenti e qui, assolutamente nessuno.
Dopo la giungla, vi è una qualità intensamente strana e bella nell’esperienza della vita. In un certo senso posso solo descrivere tutto, ogni esperienza, come se possedesse una certa vacuità. Questo significa che tutto quello che un tempo aveva importanza vitale ora è visto come irreale, vuoto, non importante, un’illusione. Una volta visto che ciò che è oltre la brillantezza di Sat Chit Ananda (Essere Coscienza Beatitudine) è tutto quello che c’è, il sogno continua come una sorta di ombra. Pure, allo stesso momento in cui tutto quanto appare nel sogno è sperimentato come vuoto, tuttavia è visto come ancora più profondamente bello e perfetto di quanto uno avesse immaginato, precisamente perché si rivela solo come Sat Chit Ananda, tutto quello che è.
Tutto quello che non ha importanza, che è vuota illusione, è allo stesso tempo ciò che è oltre lo splendore, la perfetta bellezza. Vi è in qualche modo un equilibrio; questi aspetti apparentemente opposti non si cancellano l’un l’altro, ma sono complementari. Questo non ha “senso” ma così stanno le cose.
Vi è una tradizione Advaita che afferma che maya, la manifestazione dell’universo fisico, ricopre o è sovrapposta a Sat Chit Ananda. Non sono uno studioso di questi argomenti e posso solo tentare di descrivere ciò che è visto qui, la comprensione qui è che non c’è questione di qualcosa sovrapposto ad un’altra. Maya, la manifestazione è appunto Sat Chit Ananda, non è altro che quello, non esiste di per sé come qualcosa di separato che ricopre qualcos’altro. Questo è il punto! Non vi è maya. La sola ragione per cui appare come realtà e la si prende di solito per autentica è grazie ad una falsa percezione che vede l’apparenza e non quello che c’è.
Questo è quanto commenta Huang Po che “non si deve fare distinzione tra l’Assoluto e il mondo senziente.” Nessuna distinzione! C’è solo l’Uno. Mai è esistito il due. Ogni percezione di distinzione e separazione, ogni percezione di dualità e ogni percezione di una realtà fisica, è un’illusione creata dalla mente. Quando un insegnante indica il mondo fisico e afferma: “Tutto è maya” significa che ciò che stai osservando è un’illusione; tutto ciò che è, è Tutto ciò che E’, puro Essere, Coscienza, Beatitudine che sgorga; è la tua percezione di essa come mondo fisico che è maya, un’illusione.
Naturalmente non vi è un cancello che si apre a Tutto ciò che E’ e nessun sentiero vi porta. Vi può essere solo un mutamento nella percezione che permetta di vedere maya, l’irrealtà come qualcosa di irreale. Pure per questo personaggio di sogno, la Comprensione avvenne nel contesto della spiritualità indigena (americana) e quindi ciò che nel sogno è noto come “sciamanesimo” in questo caso si è avverato come la via senza via verso la porta senza porta, la quale si aprì di colpo, per rivelare ciò che non era stato mai nascosto, mai dall’altra parte.
Come ogni altra forma di religione o pratica spirituale sul pianeta, lo sciamanesimo è in gran parte insensato, qualcosa che fanno i personaggi del sogno per trovare un senso a tutto quanto e confortarsi l’un l’altro finché il sogno dura. Tutti i tentativi e tutti i trabocchetti della pratica sciamanica esplosero, furono dissolte alla luce della Presenza di Tutto ciò che E’.
Pure vi sono nello sciamanesimo pochi che sanno e hanno visto che tutto è un sogno, che nulla è importante e che tutto ciò che è, è Consapevolezza e che essi non esistono. Essi fanno finta con gli altri o forse, col passar del tempo, fanno sempre meno fino a non fare più nulla e sono poi considerati folli. Che importa?
Perché mentre è risaputo senza alcun dubbio che come persona, individuo, entità, david è anche spirito, io non ci sono, non esisto, come nessun altro esiste: tuttavia è ugualmente ovvio che come Tutto ciò che E’, Io Sono. La visione che ebbi nella foresta fu ed è una convalida in se stessa nel senso che è assoluto e non ha bisogno di conferme. Tutto è visto in quella luce; relativizza tutto e non è relativizzata da nulla. Tuttavia, nel sogno, il personaggio di sogno continua a funzionare come tale. E questo personaggio di sogno, quello strumento fatto di corpo-mente, entrerà in collisione con l’evento della Comprensione.
Sembra che la Comprensione avvenga dopo qualche tempo di ricerca e di una comprensione intellettuale degli insegnamenti della saggezza perenne ed in tal caso vi sarebbe una sorta di riconoscimento quando essa avviene. In questo caso invece vi era stata poca o nessuna preparazione, nel senso di avere visto con chiarezza i concetti di base. In un certo senso fu un atto di grazia e benedizione magnifica. Io stesso ho visto che la comprensione intellettuale dei concetti implicati poteva diventare un tremendo blocco per molti ricercatori spirituali ed in questo sono stato risparmiato, poiché la Comprensione avvenne naturalmente, spontaneamente e innocentemente. In un altro senso questo rese l’impatto più forte e il corpo mente non preparato fu gettato in un certo caos.
Per questo il racconto di Suzanne Segal (seguace del Maharishi Mahesh yoghi la quale un giorno, alla fermata di un autobus si sentì precipitare internamente nel vuoto assoluto e così rimase – n.d.tr.) è così cocente e vi è un grande apprezzamento di quanto essa ha vissuto. In un certo senso lei aveva avuto una preparazione maggiore della mia, avendo esercitato la Meditazione Trascendentale con Maharishi Yoghi. Eppure questi non le aveva dato i parametri necessari per integrare il Risveglio quando questo si presentò. E, cosa ancor più significativa non ebbe il sostegno indispensabile quando esso avvenne e passò dodici anni con psicoterapeuti nel loro immane sforzo di rendere patologico il vuoto del sé personale e di liberarsene.
Nel mio caso il contesto sciamanico non procurava un sistema adeguato di idee ed esperienze nelle quali inquadrare le esperienze avvenute. Sapevo che “a casa non c’era nessuno”, che non c’era mai stato un “david” e che quello che avevo potuto pensare di “me” era una finzione. Sapevo che la Splendida Presenza era Tutto, e che sgorgava infinita. Questo era bello e perfetto, ma allo stesso tempo produceva ciò che un tempo chiamavo una grave “sconnessione”, un senso di discontinuità non solo riguardo alla mia storia e alle credenze o intenti personali, ma una sconnessione totale da quello che potevano essere le esperienze di ogni essere umano su questo pianeta per quanto ne sapessi.
Nel nostro contesto culturale e sociale, la possibilità dell’insorgere di una rottura dissociativa, psicotica e che la cosa-david era diventato pazzo, era un avvenimento assai plausibile. Quello che seguì fu di nuovo la Grazia miracolosa e non meritata. Dato il risultato non convenzionale in cui la Comprensione si era manifestata in questo caso, non ci fu la scoperta di una relazione con un guru in modo tradizionale. Eppure si può parlare di qualcosa di simile quando ciò si svela: una semplicità dell’essere e rimanere in questo Splendore, lasciare che la Grazia prenda possesso mentre ci si apre ad una pace che sorpassa la comprensione.
Quasi tutte le persone a cui questa cosa senza nome parve capitare in modo genuino, avevano avuto un lungo periodo di gestazione. Robert Adams, Tony Parsons, Douglas Harding e altri; anche Ramana Maharshi: dieci, dodici, venti anni prima che sorgesse. Nella tradizione Zen, uno studente che vive un risveglio rimane studente per almeno dieci anni per stabilizzarsi. Hui Neng, il sesto Patriarca si nascose per quindici anni nelle montagne dopo l’avvenimento.
Qui ha un senso. Jed Mckenna lo chiama “dieci anni dannatamente strani”e sono d’accordo con lui. Il corpo/mente ha bisogno di tempo per adattarsi. Tutto quello che la gente considera importante e che ha un senso è visto come assolutamente assurdo e senza senso. E ciò che la gente non vede nemmeno è bello, completo e senza bisogno di parole. Vi è una tendenza più forte di prima al silenzio e alla solitudine anche se ovviamente non esiste una cosa simile. Hui Neng dice che la Comprensione è immediata, ma ciò che egli chiama la “liberazione” è graduale.
Come posso immaginare il corpo/mente entra in collisione con l’evento della Comprensione e questo necessita un adattamento. Come potrebbe essere altrimenti? In qualche caso la transizione può essere facile: se per esempio vivi in una cultura in cui sei saturato dagli elementi di base dell’Insegnamento per tutta la tua vita, il periodo di adattamento nel corpo/mente può essere molto mite.
Chiaramente nel mio caso fu diverso, praticamente l’opposto. Dopo una vita di esperienze insopportabilmente confuse e dolorose, di lotte contro quello che la vita mi portava, molti schemi e abitudini furono deposti nei condizionamenti. Non c’era la preparazione di un Insegnamento a cui fare riferimento. E non c’era né comunità né altre risorse subito dopo l’evento.
C’è una tradizione nel Buddismo in cui si parla di pratyeka-bodhi, “realizzazione solitaria”. Si riferisce alla realizzazione che avviene senza l’abituale trasmissione da maestro a discepolo e lo sfondo abituale di preparazione e di aiuto. In questo caso la via alla liberazione può essere ancor più “dannatamente strana”.
Forse Ramesh Balsekar pensava a questo quando mi disse: – Il Risveglio può essere di due tipi diversi.
L’esperienza che hai avuto è del tipo ”non c’è nessuno qui dentro”, non c’è effettivamente un david.
Qui siamo nella completa disidentificazione. E poiché questo è avvenuto nel tuo caso, hai avuto un problema a vivere la tua vita… perciò è un caso unico. – Quando capitai sul commento all’inizio del Vangelo di Tommaso, fu la prima volta che trovai un insegnante che affermasse che dopo la scoperta del risveglio, si può essere alquanto turbati. A seconda dei condizionamenti del corpo/mente in questione, non è sempre così, ma per me lo fu. Questo periodo di turbamento è in sé la “liberazione”, l’adattamento degli schemi e dei condizionamenti del corpo/mente alla luce della nuova situazione che si delinea con la Comprensione. E alla base vi è lo stupore costante della consapevolezza del Tutto che mai non muore.
Tutto questo ha a che fare con il modo in cui il corpo/mente si adatta ai vari modi in cui avviene la Comprensione. E’ sempre stato chiaro che alla fine la Comprensione in sé è completa, semplice e totale.
Quelli che sostengono che vi è un risveglio graduale o in varie tappe o un processo di approfondimento in esso, mi pare che tralascino il punto più essenziale dell’accaduto. Non è qualcosa che avviene nello spazio-tempo quindi non può richiedere spazio-tempo. Non è un’esperienza, non è un processo. E’ invece una perforazione dello spazio-tempo da parte dell’intuizione-perno che rivela come sia lo spazio-tempo che tutte le cose ed entità, incluso colui in cui avviene la visione, non esistono affatto. E questo, come può non essere altro che istantaneo, immediato? Non può essere parziale: vi è una sola alternativa. E tutto questo è per di più soltanto apparente.
Si nota che non vi è nulla qui: le parole, le idee, i pensieri sono tutti senza senso: ”Una favola raccontata da un idiota, pieno di suoni e di furia, che non significa nulla.” (Shakespeare) Quello che E’, è grande bellezza, grande amore, grande silenzio e questo è veramente tutto. Ancora una volta, non si può tradurre e non sembra comunicabile ed esprimibile.
Tratto da Perfect Brilliant Stillness di David Carse
Traduzione di Isabella di Soragna
fonte: http://www.non-dualita.it/liberazione-david-carse/
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