mercoledì 22 giugno 2016

Siamo stati a un pelo. Nei cieli siriani.


“Caccia Usa e russi si sono affrontati sui cieli della Siria. I F-18  si sono levati perché Putin stava facendo bombardare i ribelli protetti dal Pentagono!”. Così il Daily Mail. Il 17 giugno siamo arrivati a un pelo dalla guerra mondiale. Secondo la versione occidentale, quando gli F18 statunitensi sono arrivati, hanno intimato ai russi di andarsene, e i Sukoy se ne sono andati. Ma quando gli F-18  sono andati via per rifornirsi, i russi sono tornati – ed hanno finito il lavoro.

“E’ un atto oltraggioso che deve essere spiegato, ha detto furioso un alto ufficiale americano al Los Angeles  Times: “o i russi non controllano le proprie forze, o è stato un atto deliberato, provocatorio. Aspettiamo risposte”.  Ed hanno convocato i russi per una teleconferenza di “spiegazione”.

Il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero russo della Difesa, ha spiegato: la località colpita (At-Tanf) si trova a oltre 300 chilometri dalle località prima designate degli Usa come controllate dalle forze legittime d’opposizione; secondo, i comandi russi hanno chiesto da mesi agli americani di condividere informazioni sulle varie forze in azione in Siria, senza mai ottenere risposta.


La versione di Mosca

La versione russo-siriana è questa:
da quando è stato instaurato in Siria il cessate-il-fuoco (per iniziativa russa), Obama non ha rispettato gli impegni, di separare i “ribelli moderati” sostenuti dagli Usa, da Al Qaeda. In aprile, i ribelli sostenuti dal Pentagono, ed Al Qaeda, si sono riuniti per attaccare il governo siriano a sud di Aleppo. Le forze americane-per-procura hanno violato il cessate il fuoco.

Ora, esistono ben due risoluzioni ONU che decretano che Al Qaeda in Siria deve essere combattuto, essendo non una forza d’opposizione legittima ma terrorista. Ma gli americani,  almeno per due volte,  hanno chiesto alla Russia di non bombardare AL Qaeda… sostenendo  che non è loro possibile separare i loro ribelli ‘moderati’ da Al Qaeda, e un attacco ad Al Qaeda avrebbe colpito i loro amici ‘moderati’. Cosa strana, ‘moderati’ e Al Qaeda sembrano quasi indistinguibili, tanto sono intrecciati.

Il ministro degli esteri Lavrov  ne ha parlato ripetutamente a Kerry ottenendo la stessa risposta: non bombardate Al Qaeda, perché lì ci sono i ribelli nostri. Dopo quattro mesi, i russi si sono fatti questa strana idea: che gli americani non vogliono affatto metter fine alla guerra in Siria, né risolvere la questione a un tavolo negoziale.
http://www.moonofalabama.org/2016/06/syria-the-us-is-unwilling-to-settle-russia-returns-for-another-round.html

Essi vogliono vedere le loro esigenze soddisfatte al 100 per cento: Assad must go, la dissoluzione dello stato siriano, e la sua sostituzione con una amministrazione terrorista (americana-per-procura) in Siria. A poco a poco, i ribelli protetti dagli americani, violazione dopo violazione, rodevano la carta delle riconquiste russo-siriano-iraniane. Nell’ultimo contatto, Kerry ha dettoa Lavrov che hanno bisogno di altri tre mesi per distinguere bene i loro terroristi buoni dai terroristi cattivi – come ha spiegato lo stesso Lavrov al Forum di San Pietroburgo:
E’ una tattica per mantenere un legame con il Fronte al Nusra (Al Qaeda) e usarlo più tardi per rovesciare Assad”.
Ed hanno colpito. Il loro bersaglio è stata una piccola base, in una zona desertica e disabitata, a prossimità del confine con la Giordania e l’Irak, dove circa 180 ribelli si addestravano in un programma del Pentagono, ufficialmente per lottare contro Daesh…

Appena attaccati, i ribelli hanno infatti chiesto il soccorso aereo americano telefonando al centro  di comando Usa basato in Katar, da cui il Pentagono orchestra gli attacchi aerei quotidiani “contro lo Stato Islamico” (coi noti risultati); decollati in gran fretta, gli F-18 hanno intimato ai SU-34 di andarsene, tramite un canale diretto di comunicazione. I russi sono scompari e poi, come già detto, quando gli americani si sono allontanati per rifornirsi, sono tornati. Base distrutta. Almeno due vittime fra i ribelli americanofili.

Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha dichiarato ai giornalisti che era difficile, dal cielo, distinguere i diversi gruppo di ribelli (sottinteso: se non ci riescono gli americani… Non manca mai di umorismo putiniano, Peskov).

Attenzione: Al Qaeda non è nella posizione attaccata dai russi, e i russi lo sapevano bene. L’area di At-Tanf è occupata dai ribelli che combattono protetti dalle artiglierie americane posizionate nella vicina Giordania e in Irak, e quasi certamente sotto l’assistenza (il comando?) di forze speciali britanniche e giordane, come forse tutti gli alti combattenti “siriani” anti-Assad e formalmente anti-IS: dunque i russi hanno mandato un segnale. Finché  gli Usa non separano chiaramente i loro ribelli preferiti da Al Qaeda, tutte le forze che loro sostengono saranno colpite  senza distinzione, dovunque (senza santuari) e in qualunque momento.

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Il ministro della difesa Sergei Shoigu con Assad. La foto è di sabato.

Da qui, si impongono  due considerazioni.
  • Le forze russe non si sono lasciate per nulla intimidire dai ruggiti bellicisti che vengono da Washington, ultima la lettera di 51 diplomatici e funzionari del Dipartimento di Stato che esigono da Obama di attaccare la Siria ed abbattere Assad immediatamente (prima che i ribelli preferiti vengano erosi dall’iniziativa siriana). Mosca ha dato un segnale chiaro: non lascerà che il cessat-il-fuoco venga sabotato dagli americani e dai loro terroristi teleguidati.
  • Ancora una volta, l’azione militare russa ha colto di sorpresa le forze americane, e  ne ha accortamente paralizzato la reazione, sfruttando audacemente una “finestra di opportunità  politica” offerta loro da Washington: Obama non può innescare la terza guerra mondiale a pochi mesi dall’uscita di scena, ed esiste una visibile frattura tra il Pentagono e la Cia, che ha i “suoi” ribelli-terroristi preferiti, e segue gli interessi sauditi e la loro strategia, più che quella del Pentagono. Mosca ha giocato d’azzardo ed ha vinto, in questa partita di poker atomico vedendo il bluff statunitense – è il modus operandi tipico di Shoigu e dei comandi russi:   audacia, fredda assunzione di rischi, e sorpresa con acuta valutazione delle falle ‘politiche’ del nemico.

Le  forze che i russi hanno colpito a Tanf erano la base di quelle che gli USA avevano presso di lasciar espandersi a Nord, verso la città di Deir Ezzor, teoricamente per disfare lo Stato Islamico, in realtà per instaurare una “entità sunnita” sotto controllo americano che dovrebbe coprire il Sud-Est della Siria e l’Oves dell’IraK, dividendo la Siria in due.

Insomma dovevano far fallire l’operazione di riconquista di Deir Ezzor da parte di forze siriane ed Hezbollah: centinaia di siriani hanno tenuto un aeroporto isolato di Eir Ezzor nonostante i violentissimi attacchi dello Stato Islamico, testa di ponte per una  battaglia di liberazione di Deir Ezzor nei prossimi mesi. Il piano americano, come si vede, era sostituire Daesh con un Daesh 2.0. 

Per adesso, hanno fallito. La terza guerra mondiale è stata a un pelo.

La prossima volta, come andrà? I neocon sanno di avere poco tempo. Dopo l’uscita di Steinmeyer sulla NATO “warmongering”, le crepe in Europa sulla politica bellicista NATO sono lì da vedere.

Come per caso, un aereo della Air Berlin è stato costretto ad atterrare per un allarme bomba,    lanciato dallo “Stato Islamico Europa”. Si sa che lo Stato Islamico interviene sempre, a difendere e proteggere la NATO.
Bombenalarm at Air Berlin flight: State protection is to determine


Maurizio Blondet

fonte: http://www.maurizioblondet.it/stati-un-pelo-nei-cieli-siriani/

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