Siria,
Egitto e Israele hanno formalmente chiesto l’adesione alla Shanghai
Cooperation Organization (SCO). I membri hanno discusso anche l’adesione
dell’Iran. L’interesse di Siria, Israele e Egitto per partecipare alla
Shanghai Cooperation Organization è stato dichiarato al briefing a
Tashkent dal rappresentante speciale presidenziale per gli affari della
SCO Bakhtijor Khakimov.
La richiesta dalla Siria di adesione con lo
status di osservatore si ebbe l’anno scorso, ma avendo gli Stati membri
della SCO hanno deciso l’avvio della collaborazione con i nuovi arrivati
dai fondamentali, si parla di “partnership nel dialogo”, secondo
Khakimov. I presidenti dei Paesi membri della SCO hanno anche discusso
la prospettiva di adesione permanente dell’Iran. Attualmente i sei
membri permanenti della SCO sono Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Cina,
Tagikistan e Uzbekistan. L’ultimo vertice della SCO si è svolto a
Tashkent, dove hanno partecipato i presidenti dei sei Paesi membri.
Oltre ai sei presidenti della SCO erano presenti i leader dei Paesi
osservatori: Presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani, Presidente della
Bielorussia Aleksandr Lukashenko, Presidente della Mongolia Tsakhiagijn
Elbegdorj, Presidente del Pakistan Mamnoon Hussain, Primo Ministro
dell’India Narendra Modi e Ministro degli Esteri iraniano Mohammad
Zarif. Ospite speciale del Presidente dell’Uzbekistan era il Presidente
del Turkmenistan Gurbangulij Berdymukhammedov.
La SCO dimostra il vigore della cooperazione geopolitica
La
Shanghai Cooperation Organization (SCO) iniziava il vertice annuale a
Tashkent, Uzbekistan. Poiché quest’anno ricorre il 15° anniversario
dell’istituzione della SCO, è il momento di rivedere il passato e anche
guardare al futuro. India e Pakistan sono decisi a firmare formalmente
il memorandum fondamentale per l’adesione alla SCO. L’espansione
dell’organizzazione ne indica fascino e prospettive. L’occidente ha
spesso minimizzato la SCO da quando fu fondata nel 2001.
I Paesi
occidentali anzi sottolineano alcuni problemi inerenti alla SCO, come ad
esempio diversi valori, livelli di sviluppo e dimensione degli Stati
aderenti e l’assenza di un leader. Eppure, nonostante la
sottovalutazione, la SCO è cresciuta realisticamente, senza adottare
azioni clamorose chiaramente impegnata a creare un futuro costruito
senza pretese. E’ difficile definire chiaramente la SCO rispetto alle
organizzazioni occidentali. A qualunque cosa sia paragonata, NATO, UE o
ASEAN, la SCO è fondamentalmente un’organizzazione di cooperazione nata
dalla cooperazione anti-terrorismo contro le tre forze del male in Asia
centrale, per poi dipanarsi verso i campi economico e culturale, difatti
compiendo progressi.
Con i sei osservatori, di cui due, India e
Pakistan, che divengono membri ufficiali, la SCO ha dato speranza alle
loro prospettive. Il continente asiatico presenta una forma di coesione
differente dai raggruppamenti della Guerra Fredda. La SCO è la nuova
costruzione di un gruppo di nazioni. Paesi geograficamente vicini che
devono avere rapporti e affrontare sfide simili. La SCO svolge il
proprio lavoro di cooperazione secondo richieste ed esigenze degli
aderenti, chiedendo di potervi far beneficiare tutti, mentre gli Stati
aderenti non debbono subirla.
Nel periodo della Guerra Fredda, molte
organizzazioni internazionali ebbero rivali strategici esteri, ma la SCO
no, non essendo diretta contro alcuno. Con la partecipazione
dell’India, la SCO non si potrà definirla NATO orientale. Nel frattempo,
qualsiasi forza estera che consideri la SCO una minaccia è
inguaribilmente dominata dalla mentalità da Guerra Fredda. Tali dubbi
emergono probabilmente perché l’occidente, in particolare gli Stati
Uniti, è ben consapevole di essere andato troppo oltre nel fare
pressione su Cina e Russia da cui, quindi, la preoccupazione che esse
costruiscano un’organizzazione per affrontarlo.
Ma dalla SCO,
l’occidente può trovare un nuovo tipo di vitalità nella cooperazione
geopolitica.
Questo sarà la via che le organizzazioni geopolitiche
dovrebbero seguire. In 15 anni gli estremisti in Asia centrale sono
stati ridimensionati notevolmente e i Paesi della regione rimangono
stabili grazie alla SCO, perciò desiderano unirsi ulteriormente. Le
forze estere come gli Stati Uniti dovrebbero avere pieno rispetto per
un’organizzazione come la SCO. La voce della SCO, ad esempio sul Mar
Cinese Meridionale, parla a nome del mondo non occidentale. Washington
avrà seri guai se interpreta male questa voce.
Global Times 24/06/2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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