martedì 12 settembre 2017

Ancora truppe americane in Afganistan, per tenere fuori i cinesi? Il litio e la lotta per le ricchezze minerarie dell’Afganistan


Trump vuole l’intensificazione della guerra in Afganistan. Perché? È parte della “Guerra Mondiale contro il Terrorismo”, affrontare i cattivi, o è qualcos’altro?

Sconosciuto per la maggior parte del  pubblico, l’Afghanistan ha notevoli risorse di petrolio, gas naturale e materie prime strategiche, per non parlare dell’oppio, un’industria di miliardi di dollari che alimenta il mercato illegale di eroina americano.

Queste riserve minerarie includono enormi giacimenti di ferro, rame, cobalto, oro e litio, la materia prima strategica che viene utilizzata nella produzione di batterie ad alta tecnologia per computer portatili, telefoni cellulari e autovetture elettriche.

Le implicazioni della decisione di Trump sono quelle di saccheggiare e rubare le ricchezze minerarie dell’Afganistan per finanziare la “ricostruzione” di tale paese, che è stato distrutto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati in 16 anni di guerra, cioè una “riparazione di guerra” pagata alla nazione aggredente?

Un memo interno del Pentagono del 2007, citato dal New York Times, suggerisce che l’Afghanistan potrebbe diventare la “Arabia Saudita del litio”. (New York Times, gli Stati Uniti identificano enormi ricchezze minerarie in Afganistan – NYTimes.com, 14 giugno 2010, Vedi anche BBC , 14 giugno 2010, vedi anche Michel Chossudovsky, Global Research, 2010) [entrambe in inglese].
Mentre ci potrebbero volere molti anni per sviluppare un’industria mineraria, il potenziale è così grande da far credere a funzionari e dirigenti del settore che potrebbe attrarre grossi investimenti…
“Qui c’è un potenziale stupefacente”, ha dichiarato il generale David H. Petraeus, comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti … “Ci sono molti se, naturalmente, ma credo che sia potenzialmente estremamente importante”.
“Questo settore potrà diventare la spina dorsale dell’economia afgana”, ha detto Jalil Jumriany, consulente del ministro afgano delle miniere. (New York Times, op cit.)
Ciò che questa relazione del 2007 non dice è che queste risorse potenziali sono conosciute sia dalla Russia (Unione Sovietica) che dalla Cina, fin dagli anni ’70.

Mentre il governo afgano del presidente Ashraf Ghani ha invitato il presidente Donald Trump a promuovere investimenti degli Stati Uniti nell’industria dell’estrazione mineraria, incluso il litio, la Cina è molto avanti nello sviluppo di progetti minerari ed energetici così come in quello di progetti per gasdotti e vie di comunicazioni per il trasporto.

La Cina è il maggior partner commerciale e di investimento nell’Afghanistan (insieme a Russia ed Iran), il che potenzialmente compromette gli interessi economici e strategici degli Stati Uniti in Asia centrale.

L’intento cinese è quello integrare il trasporto terrestre attraverso il corridoio storico di Wakhan che collega l’Afganistan alla regione autonoma uigura del Xinjiang della Cina (vedi mappa).

L’Afghanistan ha un valore stimato di 3 trilioni di dollari di risorse minerali inesplorate, le società cinesi hanno acquisito diritti per estrarre enormi quantità di rame e carbone e hanno sfruttato le prime concessioni di esplorazione del petrolio concesse agli stranieri in decenni. La Cina ha adocchiato anche grandi depositi di litio, i cui impieghi vanno dalle batterie ad alta tecnologia fino ai componenti nucleari.
I cinesi stanno investendo anche in energia idroelettrica, agricoltura e costruzioni. È in corso lo sviluppo del collegamento stradale diretto verso la Cina attraverso il remoto confine di 76 chilometri tra i due paesi. (New Delhi Times, 18 luglio 2015)
L’Afghanistan ha riserve di petrolio molto estese in fase di esplorazione da parte della China’s National Petroleum Corporation (CNPC).

Da: Mining News, August 2010
I pozzi di petrolio dell’Afganistan
Il Ministero delle Miniere dell’Afghanistan ha annunciato la scoperta di un grande bacino petrolifero, che potrebbe aumentare di dieci volte le riserve conosciute della nazione, attualmente a 150 milioni di barili.
Basta a dire che l’America potrebbe avere un’altra ragione per continuare a ciondolare da quelle parti.
“L’Afghanistan ha scoperto un campo petrolifero contenente una stima di 1,8 miliardi di barili nel nord del paese” ha detto un funzionario del Ministero delle Miniere.
Da: Mining News, August 2010
“La guerra è un bene per gli affari”

Le basi militari americane sono lì per affermare il controllo statunitense sulla ricchezza mineraria dell’Afghanistan. Secondo Foreign Affairs [in inglese] “ci sono più forze militari statunitensi schierate lì [in Afganistan] che in qualsiasi altro teatro di combattimento attivo”, il cui mandato ufficiale è quello di “contrastare” i talebani, Al-Qaeda e ISIS come parte della “guerra globale al terrorismo”.

Perché così tante basi militari? Perché altre forze addizionali inviate da Trump?

L’obiettivo non dichiarato della presenza militare statunitense in Afghanistan è tenere i cinesi fuori, cioè impedire alla Cina di stabilire relazioni commerciali e investimenti in Afghanistan.

Più in generale, la creazione di basi militari in Afghanistan sul confine occidentale della Cina fa parte di un più ampio processo di accerchiamento militare della Repubblica popolare cinese, cioè gli schieramenti navali nel Mar Cinese Meridionale, le strutture militari a Guam, Corea del Sud, Okinawa, Isola di Jeju, ecc. (Vedi la mappa del 2011 qui sotto).


Il perno in Asia

Sotto il patto di sicurezza afgano-americano, istituito nell’ambito degli obiettivi asiatici di Obama, Washington e i suoi partner della NATO hanno stabilito una presenza militare permanente in Afghanistan, con strutture militari situate vicino alla frontiera occidentale della Cina. 

Il patto mirava a consentire agli Stati Uniti di mantenere le loro nove basi militari permanenti, situate strategicamente sui confini della Cina, del Pakistan e dell’Iran, nonché del Turkmenistan, dell’Uzbekistan e del Tagikistan.


La presenza militare statunitense, tuttavia, non ha impedito l’espansione dei rapporti commerciali e degli investimenti tra Cina ed Afghanistan. Un accordo di collaborazione strategico è stato firmato tra Kabul e Pechino nel 2012. L’Afghanistan ha uno status di osservatore nell’organizzazione di cooperazione di Shanghai (SCO).

Inoltre, il vicino Pakistan, che è ormai membro a tutti gli effetti della SCO, ha stabilito strette relazioni bilaterali con la Cina. E ora Donald Trump sta minacciando il Pakistan, il paese che per molti anni è stato il bersaglio della “guerra con i droni non dichiarata” dell’America.

In altre parole, è avvenuto un cambiamento nell’allineamento geopolitico che favorisce l’integrazione dell’Afghanistan a fianco del Pakistan nell’asse euroasiatico del commercio, investimenti ed energia.

Pakistan, Afghanistan, Iran e Cina collaborano in progetti di gasdotti ed oleodotti. La SCO, di cui sono pienamente membri Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan, sta fornendo una piattaforma geopolitica per l’integrazione dell’Afganistan nei corridoi eurasiatici del trasporto e dell’energia.


Infine, la Cina intende integrare l’Afghanistan nella rete di trasporto della Cina occidentale come parte dell’iniziativa Silk Road Economic Belt.

Inoltre, il gigante minerario della Cina, la Metallurgical Corporation of China Limited (MCC), “è già riuscito a prendere il controllo [in inglese] del grande deposito di rame Mes Aynak, che si trova in un’area controllata dai talebani. 

Già nel 2010, Washington temeva “che la Cina, affamata di risorse, cercherà di dominare lo sviluppo della ricchezza minerale dell’Afganistan, il che avrebbe irritato gli Stati Uniti”… Dopo essersi aggiudicati l’offerta per la miniera di rame di Aynak nella provincia di Logar, la Cina chiaramente vuole di più” (Mining.com)

La Cina e la battaglia per il Litio
 
I conglomerati minerari cinesi sono ora in competizione per il controllo strategico del mercato mondiale del litio, che fino a poco tempo fa era controllato dai “Big Three”, tra cui la Rockwood Lithium di Albemarle (North Carolina), The Sociedad Quimica y Minera de Chile e la FMC Corporation (Philadelphia) operante in Argentina. 

Mentre i tre grandi dominano il mercato, la Cina rappresenta oggi una grossa quota di produzione mondiale di litio ed è classificata come il quarto paese con la più grande produzione di litio dietro Australia, Cile e Argentina. 

Nel frattempo il gruppo cinese Tianqi ha assunto il controllo della più grande miniera di litio australiana, chiamata Greenbushes. Tianqi possiede ora una partecipazione del 51% in Talison Lithium, in collaborazione con l’Albemarle della Carolina del Nord.

Questa spinta nella produzione di litio è legata al rapido sviluppo dell’industria dell’automobile elettrica in Cina:
La Cina è ora “il centro dell’universo del litio”. La Cina è già il più grande mercato delle auto elettriche. La BYD, società cinese controllata da Warren Buffett, è il più grande produttore di EV [veicoli elettrici] nel mondo e le compagnie Cinesi producono la più grande quantità di derivati chimici del litio per le batterie. Ci sono 25 aziende che già ora stanno producendo 51 modelli di auto elettriche in Cina. Quest’anno vedremo oltre 500.000 EV venduti in Cina. Ci sono voluti 7 anni alla GM [General Motors] per vendere 100.000 Chevy Volts dal 2009. La BYD venderà 100.000 EV solo quest’anno! (Mining.com, rapporto del novembre 2016)
Le dimensioni delle riserve di Litio in Afghanistan non sono state ancora precisamente quantificate.
Gli analisti ritengono che queste riserve ancora da sfruttare non avranno un impatto significativo sul mercato mondiale di litio.

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Articolo di Michel Chossudovsky pubblicato su GlobalResearch il 24 agosto 2017
Traduzione in italiano di Pappagone per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]

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