L’esercito israeliano annunciava la
maggiore manovra militare da 20 anni, sul fronte settentrionale al
confine con il Libano meridionale: una manovra per preparare le “truppe”
allo scenario di guerra totale contro Hezbollah. 30.000 soldati
e riservisti sono stati mobilitati per 11 giorni, suddivisi in 30
battaglioni assistiti da decine di navi da guerra e cacciabombardieri.
Cosa vuole l’esercito israeliano?
Il quotidiano al-Aqbar seguendo questa
esercitazione massiccia scrive:
“Ciò che ha spinto Israele a lanciare questa vasta esercitazione militare, mentre gli esperti israeliani di continuo gridano all’avanzata della Resistenza dopo sei anni di guerra in Siria, e i comandi dell’esercito israeliano sono arrabbiati con il mondo per aver commesso un errore di calcolo, non aver visto i mutamenti in corso e il “pericolo di Hezbollah che occhieggia alle porte“.
Amos Hariel, opinionista militare di Haaretz, irride
le esercitazioni come “attese da Hezbollah” per vedere cosa fa
l’esercito israeliano ora che la guerra in Siria ha
“una brutta piega” e “si rischia la netta vittoria di Assad ed alleati“. “L’esercito è caduto nella trappola della propaganda, mostrando i muscoli per rassicurare il pubblico israeliano, senza intraprendere misure altrimenti necessarie per l’aggiornamento delle sue capacità operative“,
osserva Hariel, per cui tutto questo movimento è solo volto a dare ad
Hezbollah un “potente messaggio di dissuasione”. Ma Hariel non conclude
la sua analisi.
In Siria, Israele si trova di fronte ad uno dei peggiori
scenari: la prospettiva di Assad che conserva il potere con l’emergere
asse Damasco-Hezbollah-Teheran sostenuto da Mosca e che intende
rendergli la vita dura se necessario. Infatti, la manovra militare
dell’esercito israeliano segna la fine di un’era: Israele, finora
“potenza suprema”, dubita della propria deterrenza.
Da tempo
l’intelligence israeliana assicurava i generali sull’erosione degli
“eserciti arabi” attraverso compromessi (eserciti egiziano e giordano
dopo gli accordi di Camp David) o guerre di attrito (nel caso degli
eserciti siriano e iracheno). Ma tale prognosi è smentita in Iraq e
Siria, dove le forze armate nazionali hanno trionfalmente superato
l’esperienza della guerra.
La manovra militare sul fronte settentrionale
israeliano è il riconoscimento di tale errore di calcolo strategico, un
errore per cui Israele dovrà pagare un prezzo alto e a lungo. Hariel
riconosce inoltre che l’esercitazione riecheggia “i cambiamenti
verificatisi sui confini nord israeliani”. Su tutte le stazioni
televisive israeliane, gli annunci dell’esercito propagandano “la sconfitta di Hezbollah”
nel caso di un confronto.
Tuttavia, gli esperti militari israeliani non
sono d’accordo con i generali. La parola “sconfitta” è un problema. Lo
specialista del 10.mo canale televisivo israeliano giustamente si pone
la seguente domanda:
“Ma una sconfitta di Hezbollah in che senso? Sconfiggerne l’ideologia, la struttura organizzativa o come attore inevitabile sulla scena politica siriana?”
Questa triplice domanda porta il commentatore israeliano a confessare che non sa
“cosa gli ufficiali israeliani vogliano veramente con “sconfitta di Hezbollah”: Ma una cosa è certa: in ognuno di questi tre casi, si prepara a rimanere per molto in Libano poiché Hezbollah non è ciò che era nel 2006, non può essere sconfitto rapidamente e di colpo”.
Come affermava il comandante del fronte settentrionale, Tayem Himmen, la vittoria su Hezbollah
è un concetto che rimane poco chiaro, va dai piccoli successi militari
d’Israele alla totale scomparsa della Resistenza. Yediot Aharonot va
oltre. In assenza di una chiara definizione della vittoria che Israele
dovrebbe avere su Hezbollah, parla di due fronti:
“Israele dovrà intervenire contro Hezbollah in Libano e in Siria, dato che Hezbollah ha ampliato il suo campo d’azione. Nello Stato Maggiore dell’esercito israeliano vi sono soldati che chiamano Hezbollah “secondo esercito del Medio Oriente“ dopo Israele e credono che possa gestire battaglioni in un vasto campo di battaglia, ricorrendo a droni ed artiglieria pesante. La sua capacità di scavare tunnel gli permette di agire da unità commando in tempi brevi, come visto nelle offensive contro lo SIIL“.
La confessione è tagliente: per ogni operazione svolta da Hezbollah
contro lo SIIL in Siria, Israele s’è impegnato in analisi e valutazioni
su strategia e tattica della Resistenza. Spaventato, assiste
all’emersione di un “esercito” che non conosce e contro cui non sa
reagire…
PressTV 6 settembre 2017
Sei arrestati mentre lo scandalo sui sottomarini sconvolge Israele
Con
sottomarini e navi interessati, lo scandalo continua a sconvolgere le
istituzioni politiche e di sicurezza d’Israele. L’indagine sull’acquisto
di navi dalla Germania di Tel Aviv, conosciuta anche come il Caso 3000,
ha avuto una svolta drammatica. L’ex-ministro ed ex-vicedirettore della
sicurezza nazionale, Avriel Bar-Yosef, veniva interrogato il 4
settembre 2017 in relazione a presunte illegalità finanziarie.
Più tardi
è emerso che anche un consulente mediatico del primo ministro in carica
è stato interrogato. Il capo dello staff del Primo ministro Benjamin
Netanyahu, David Sharan, è stato arrestato il 3 settembre, sospettato di
accettare tangenti nel caso molto imbarazzante. Un tribunale gli ha
ordinato di rimanere in detenzione per cinque giorni.
Detenuti per
l’interrogatorio nello stesso giorno erano anche l’ex-comandante della
Marina Israeliana Eliezer Marom, un contrammiraglio sospettato di frode,
corruzione e spergiuro, e almeno altri due consiglieri per i media. I
consiglieri, arrestati all’aeroporto internazionale Ben-Gurion, sono
sospettati di collusione in corruzione e ostruzione alla giustizia.
L’affare dei sottomarini prevede accuse di corruzione sull’accordo per
l’acquisto dalla Germania di tre sottomarini e di una serie di navi per
proteggere le piattaforme offshore, a un costo complessivo di circa 1,5
miliardi di euro. La firma di un memorandum sulla vendita dei tre
sottomarini della società tedesca ThyssenKrupp è stata rinviata
indefinitamente nel luglio 2017. Resta inteso che l’indagine
dell’ex-ministro si basa, tra l’altro, sui colloqui tra Israele e una
società sudcoreana per l’acquisto di navi, anche se alcun ordine fu mai
emesso.
Si ritiene che tutti gli arresti si basino sulle informazioni
fornite alla polizia dalla testimonianza di Miki Ganor, capitano in
pensione, rappresentante dell’impresa industriale tedesca in Israele.
Era il mediatore in molti dei maggiori accordi sulle armi negli ultimi
anni tra Israele e Germania. A luglio firmò un accordo con il Ministero
della Giustizia israeliano, accettando una pena ridotta di un anno e di
pagare ben 10 milioni di sheckel in cambio di informazioni.
Sharan è sospettato di corruzione, frode e spergiuro, oltre ad associazione a delinquere. Tuttavia si sa che la polizia l’incoraggia a testimoniare. La Corte di Rishon LeZion ha prolungato l’arresto per consentire agli investigatori dell’unità di polizia Lahav 433 di continuare ad interrogarlo, perché si crede abbia informazioni cruciali sull’affare.
Tra i sei arrestati vi è l’ex-comandante del
commando navale Unità Shayetet 13. Il suo avvocato ha affermato in
tribunale che il cliente non ha alcun legame con la presunta corruzione
per cui è indagato. È stato arrestato perché ha cercato di avviare
un’attività con Ganor, anche se questo successivamente lasciò.
La
polizia ha sequestrato computer e telefoni dalla casa del comandante,
che resta in custodia. Un altro degli arrestati era il consulente
strategico Nati Mor, che si dice abbia ricevuto presunte tangenti e
trasferito denaro ad un impiegato. Tzachi Lieber, partner commerciale di
Mor, è sospettato di mediazione nella corruzione, associazione a
delinquere e ostruzione della giustizia.
Gli agenti di polizia che
indagano sul caso hanno sequestrato un hard disk, un iPad, fatture e
documenti. Veniva anche arresto un avvocato sospettato di corruzione,
falsificazione di documenti aziendali, associazione a delinquere e
riciclaggio di denaro. Un altro sospetto, nominato dal 2.ndo canale
israeliano, è l’ex-viceconsigliera della sicurezza nazionale Atalia
Rosenbaum, già interrogata dalla polizia. Ha avuto i domiciliari,
essendo sospettata di aver riferito informazioni a Ganor sulle
discussioni al Consiglio di Sicurezza Nazionale.
L’ex-Generale
Bar-Yosef, nominato dal primo ministro al consiglio nazionale per la
sicurezza a febbraio, era già stato arrestato per presunti reati di
corruzione, riciclaggio di denaro, frode e spergiuro. Si sostiene che
abbia utilizzato la sua posizione a favore di un magnate tedesco in
cambio di tangenti trasferiti a lui o alla famiglia. È stato interrogato
dalla polizia nell’ambito della vicenda dei sottomarini diversi mesi fa
e poi messo agli arresti domiciliari.
Anche se i dettagli della sua
testimonianza non sono stati divulgati finora, un funzionario della
polizia ha detto che Ganor gli ha forniti nastri e testi. “Ci ha dato materiale eccellente“,
ha detto.
Ganor presumibilmente ha detto agli investigatori che, per
vincere la gara su pattugliatori, sottomarini e una fabbrica di
ammoniaca, ha firmato accordi fittizi con consulenti strategici per
centinaia di migliaia di sheckel, che alla fine finivano come tangenti
nelle tasche di Sharan. La sua testimonianza ha suscitato il sospetto
che cercasse di assicurarsi una nomina sfruttando i legami con Sharan.
Afferma che il consigliere David Shimron, l’avvocato personale del primo
ministro, è stato incaricato di ricevere una commissione stimata 10
milioni di dollari per favorire la decisione di acquistare i
sottomarini.
Sputnik 04.09.2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio
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