mercoledì 13 settembre 2017

Salvare gli 'altri' (?)


L'evoluzione non è obbligatoria. Dal punto di vista naturale, biologico, il percorso interiore non è affatto una delle opzioni previste.

La spinta a una evoluzione interiore arriva solo in seguito a una maturazione individuale che può essere frutto delle più svariate condizioni e queste condizioni possono essere diametralmente opposte per ciascun individuo.

Quando scopriamo qualche principio o qualche percorso che ci è stato utile, alcuni di noi hanno la tendenza a voler immediatamente cercare di diffondere questa conoscenza acquisita con l'intento di aiutare o peggio ancora (come ho sentito spesso ripetere ultimamente) di svegliare le coscienze che ancora dormono.

Ne parliamo infevorati, cerchiamo di convincere quelli che ancora non 'credono', e generalmente accettiamo la convinzione che il nostro percorso possa essere somministrato a chiunque altro a cui teniamo con gli stessi risultati che ha avuto per noi.

Questo atteggiamento genera diversi disastri da cui poi è difficile tirarsi fuori. In genere iniziamo a fare delle distinzioni tra coloro che sono sul percorso e coloro che non lo sono.

Facciamo classificazioni arbitrarie sui gradi di sviluppo interiore e ci mettiamo fra i buoni, catalogando tra i cattivi tutti quelli che non sono della nostra stessa opinione. Purtroppo sono stato per tanto tempo in questa frequenza. Ho assaggiato personalmente il sapore dolce-amaro di sentirsi al di sopra di qualcuno e l'arroganza di credere di sapere qualcosa di più degli altri e dovergliela quindi insegnare.

Questo approccio è figlio di alcune percezioni arbitrarie e molto pericolose delle quali un onesto ricercatore farebbe meglio a liberarsi, per vivere più sereno lui e non diventare antipatico al prossimo.

La prima percezione da correggere secondo me è che esistano persone che vadano risvegliate.

Essendo il risveglio o comunque l'evoluzione una esigenza personale e affatto surrogabile, non può essere venduta a chiunque indiscriminatamente. Non voglio dire che ci sono persone che 'non sono pronte' perchè ritengo che anche questo sia un'atto di presunzione imperdonabile (ed è una frase di cui molti si fregiano con tanto di scintillio negli occhi mentre la pronunciano).

Il fatto di mettersi a cercare delle risposte nella spiritualità o in qualunque percorso di crescita è una scelta che si può fare solo dopo una serie di esperienze di vita in prima persona, ed è un qualcosa che viene richiesto a gran voce da tutta l'essenza della persona. Non può essere venduto. Non può essere preso a prestito. Un'altra percezione pericolosa è il credere che esistano percorsi o scelte di vita 'sbagliate'.

Una persona a qualunque livello del proprio sviluppo è sempre nel posto giusto al momento giusto per come è configurata a livello subconscio e sta vivendo\imparando proprio ciò che ha più bisogno di imparare. Ho visto persone crescere molto più rapidamente vivendo rapporti fallimentari, abusi o esperienze di privazione di quante ne abbia viste crescere seguendo qualche percorso spirituale. La vita secondo me è il miglior maestro che esista, al momento, per ciascuno.

Inoltre il credere che si debba mettere a posto qualcuno nasconde quella insidiosa trappola che consiste nel ritenere che esista un là fuori indipendente da ciò che abbiamo dentro. Se ciò a cui reagiamo degli altri rispecchia una parte di noi che non è guarita, è qui dentro che dobbiamo correggere qualcosa e il fuori seguirà secondo i suoi tempi e modi.

Forse l'unica maniera in cui possiamo davvero aiutare quelli che sembrano essere là fuori è insegnare con l'esempio. Si può insegnare solo ciò che si è, e se lo si è non c'è bisogno di parlare.

Quello che si fa, quello che si emana a livello sottile in ogni attimo della propria esistenza, attesta ciò in cui si crede e in ultima analisi insegna molto più di centinaia di migliaia di parole.


Andrea Panatta


Fonte: http://quantum73.blogspot.it/2012/02/salvare-gli-altri.html 

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