mercoledì 13 settembre 2017

Una medicina senz’anima! Senza coscienza!

La causa diatrogena della malattia(e della morte) non è affatto un’ipotesi di impercettibile entità in quanto costituisce la componente essenziale del peggioramento clinico di ogni paziente e molto spesso porta alla morte e nessuno, dico nessuno, se ne occupa attivamente anche perché al contrario di quella iatrogena neanche viene citata ed è spesso sconosciuta agli addetti al settore.
 
Non è affatto normale che in un mondo di umani quello che manca è proprio l’umanità, l’umanità di comprendere che una diagnosi spesso fa molto più danni di un qualsiasi tumore, sclerosi, chemio, radio o altra terapia, a questo si aggiunge il fatto che la stessa viene reiterata a causa dei disumani, ma redditizi, protocolli di controllo che durano anni e che di fatto sono la spada di Damocle del malato che quindi è tenuto in una situazione psico-emotiva disumana per tutto il corso della malattia.
 
Prendiamo atto che è la salute emotiva e psichica del paziente la prima a cui bisogna rivolgere le attenzioni, dopo si può intervenire anche sul corpo certi che esso sosterrà ogni tipo di cura esistente perché il corpo è perfetto, ma se non c’è il cuore a sorreggerlo sarà l’assenza d’amore a decretarne la fine.
 
Marcello Salas

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Il vero problema non sono nemmeno le chemio!

 
Alcuni recenti fatti di cronaca in Italia che chiamano in causa la morte di due giovani donne che, secondo numerosi articoli di giornale, sono morte per aver rifiutato la chemioterapia, inducono molte persone a schierarsi contro pratiche di medicina naturale, che non prevedono l’utilizzo della chemio e che basano la comprensione del processo di malattia (tumori compresi), sulla consapevolezza della causa emozionale quale attivazione di questi processi biologici.
 
Il can can mediatico sulla questione, porta i sostenitori della medicina di Stato a chiedere a gran voce alle autorità di intervenire per arginare con leggi o leggine, il proliferare di queste conoscenze che sono così osteggiate dalla medicina convenzionale. Per contro, coloro che operano con queste conoscenze basate su una visione alternativa, sentendosi attaccati e sentendo in particolare attaccato il diritto di scelta terapeutica, tendono a difendersi rincarando la dose e denunciando gli effetti devastanti di terapie così fortemente invasive come la chemio.
 
In entrambi i casi, però, non stiamo evidenziando la vera natura del problema. Non sono le chemio o le radio o qualunque altra terapia ad essere (almeno nella maggioranza dei casi) la vera causa di morte dei pazienti trattati. Il problema va ricercato altrove. Ve lo dice una persona che ha visto morire molte persone nelle corsie di ospedali, che avevano seguito tutti gli iter previsti dalla medicina ufficiale, come pure persone che si erano affidate a pratiche alternative e che sono comunque morte.

Tutto questo mi ha portato a chiedermi quale fosse la “reale” motivazione dell’insuccesso nel trattare questi pazienti. La risposta forse vi sorprenderà? ma prima di darvela desidero fare una premessa: questo articolo non l’ho scritto per la gente comune che tende a credere e ad affidarsi a questa o quella terapia nella speranza di conservare la salute. A queste persone chiedo, per questa volta, di essere spettatori di quanto sto per scrivere, osservatori senza giudizio, capaci di fare una profonda riflessione davanti a quanto ora dichiarerò.

L’articolo in questione in realtà lo rivolgo a tutti i terapeuti, consulenti delle “5 leggi biologiche”, medici che praticano terapie alternative, operatori olistici nelle varie discipline, insomma tutti gli operatori nell’ambito della salute, che abbiano imparato a vedere la malattia come qualcosa di diverso dalla visione della medicina convenzionale.  
 
A loro mi rivolgo per chiedere di unire i nostri sforzi per fare una denuncia importantissima, per evidenziare la vera causa della morte di più di 500 persone, ogni giorno in Italia, nelle corsie degli ospedali… sì quelle persone che non fanno scalpore con la loro morte e non sono menzionate negli articoli scandalistici di qualche giornale, perché perlopiù sono morte di ‘medicina di Stato’ seguendo cioè tutti i protocolli medici previsti per la loro malattia e ciò nonostante sono morte.
 
Chiedo quindi a tutti gli operatori che come me sono stanchi di veder morire così tante persone, di denunciare la vera causa di tante morti:

L’accanimento diagnostico!

Sì signori! Tutti questi morti sono la conseguenza di una pratica seguita da tutti i medici convenzionali e cioè quella di accanirsi nel voler trovare, a tutti i costi il ‘germe della malattia’ nei loro pazienti. In particolare, coloro che hanno già ricevuto una diagnosi di tumore o malattia oncologica sono soggetti per tutta la loro vita a regolari controlli, che hanno la finalità non di garantire la salute del soggetto controllato, ma solo di trovare possibili recidive della malattia oncologica. Una sorta di ‘spada di Damocle’ sulla testa di queste persone, che vivono nella paura ad ogni controllo di sentirsi dire la famosa parola che suona come una condanna a morte: Metastasi.

Metastasi!

Sapete che la maggior parte delle persone che ricevono una diagnosi di metastasi muore entro 6 mesi? Perché pensate che muoiano? Per delle cellule impazzite che replicano senza più controllo nel corpo del malato o piuttosto per le conseguenze emotive generate dalla diagnosi di morte ricevuta dal proprio medico? Perché non denunciare proprio questo? E cioè, che è proprio il medico con il suo accanimento diagnostico, la prima causa di morte in questi pazienti!
 
Cito il recente caso di Eleonora, morta a 18 anni in una corsia di ospedale. Nella precedente dimissione da un altro ricovero ospedaliero, sapete cosa avevano scritto nel foglio di dimissioni? Malata terminale! Si proprio così! Malata terminale! Un foglio dato in mano ad Eleonora! Che effetto pensate possa aver avuto su di lei una frase di questo tipo? Cosa avreste provato voi se l’avessero scritto su un vostro referto? Allora ha ragione Hamer quando dice che questa medicina è una medicina senz’anima! Senza coscienza!
 
Capite ora perché dico che il vero problema non sono le chemio? Dobbiamo risalire a quello che vive il paziente sottoposto a diagnosi infauste e/o accanimento diagnostico, per trovare le vere cause di quei processi che inducono poi la morte! Questo dobbiamo denunciare! Le 5 leggi biologiche evidenziano proprio questo, e cioè che diagnosi di questo tipo generano conflitti biologici nel paziente, che sfoceranno in nuovi processi tumorali che prontamente indurranno il medico ad emettere ulteriori diagnosi di morte! Il tutto, in nome di una medicina che ha scordato l’enorme impatto emozionale che ‘quello che dice il medico’ (considerato legge dai pazienti) ha sul paziente. In seconda battuta l’accanimento diagnostico sfocia in un altro processo altrettanto devastante: l’accanimento teapeutico. 
 

L’accanimento terapeutico!

Davanti a delle diagnosi di malattia grave, il medico si sente autorizzato a provare qualsiasi terapia pur di arginare le metastasi, anche solo per aggiungere qualche mese di vita al paziente. Ecco quindi proporre terapie devastanti da un punto di vista biologico, come la chemio e la radio terapia; ma davanti ad un “brutto male” cos’altro si potrebbe fare se non tentare il tutto per tutto e sperare nella buona sorte? E’ vero, molti muoiono come conseguenza diretta del veleno delle chemio, ma credo che abbiate capito che la vera causa di morte non và ricercata qui, bensì nell’intero iter diagnostico praticato dal medico.

Questo chiedo di denunciare pubblicamente!

Siamo disposti ad unire le nostre voci per rispetto di tanti caduti vittime di questa medicina? Avremo il coraggio di fare questo senza accanirci verso i medici e le loro terapie, che in fondo si limitano solo a seguire quei ‘protocolli’ che sono il vero problema?
 
Nessuna guerra quindi! Solo una presa di coscienza per chiederci cosa abbiamo sbagliato nel praticare una medicina, che nel pretesto di essere scientifica, ha dimenticato il centro della consulenza del medico, e che non è la malattia bensì l’individuo con il suo vissuto e con le sue emozioni, si proprio quelle emozioni attivate da un conflitto biologico, ad essere la vera causa della malattia.
 
 
Articolo di Adriano Buranello (Naturopata)
 
 

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