Si sta sgretolando un altro idolo: oggi non pochi cosmologi cominciano a dubitare che la teoria del Big bang sia plausibile; alcuni la rigettano in toto. Siamo prossimi al superamento – Kuhn docet
– di un paradigma scientifico. Così si cerca di comprendere che cosa
esistesse prima del principio. Gli scienziati, incapaci di scrollarsi di
dosso la logica aristotelica, rifiutano in genere l’idea che il Tutto
possa essere scaturito dal Nulla, sebbene alla fine questa sia l’unica
conclusione ammissibile, pur nel suo carattere paradossale. Perciò
certuni ipotizzano che questo universo sia stato generato da un altro
universo, a sua volta prodotto da un altro e così all’infinito. Il
problema non è risolto, ma solamente spostato.
Altri cosmologi stanno elaborando diversi sistemi più o meno complessi,
persuasi che un giorno o l’altro formuleranno l’equazione tale da
spiegare la genesi del cosmo. E’ palese che sono elucubrazioni talora
eleganti, ma sterili. Nessuno mai, soprattutto attraverso la matematica e
la logica, strumenti razionali, potrà dar conto di ciò che razionale
non è.
Forse pochi pensatori come Leopardi
si sono accostati ad una possibile verità: il poeta recanatese sentì
che la realtà è un “solido nulla”. Se cancelliamo la venatura
esistenziale di questa intuizione, possiamo isolare una potente idea:
l’universo è nulla e, nel contempo, tutto. Esso origina dalla negazione
di sé stesso. La solidità si abbraccia all’inconsistenza. Leopardi
avvertì la sostanziale illogicità dell’essere e, rinunciando a
chiarirla, preferì ostentarla con la sua arte interrogativa e tetramente
umoristica.
Che pensare allora dei conati concettuali con cui qualcuno tenta di
ottenere la quadratura del cerchio? Il fisico Mikio Kaku riconosce che
il nulla assoluto è inconcepibile per cui abdica, accontentandosi di un
nulla relativo, il vuoto in cui aleggia l’energia prima di tramutarsi in
materia (massa). E’ un arretramento speculativo, neppure al riparo da
sfide teoriche abnormi.
E’ evidente che, quando ci si imbatte in questioni refrattarie alla
logica, è insensato ostinarsi ad usarla. Sarebbe più onesto ammettere
che il cosmo è autocontradittorio, “enigma a sé stesso” per riprendere
una celebre espressione di Agostino d’Ippona. Invece assistiamo
all’apoteosi della logica e della matematica, le discipline che, quanto
più sono congruenti in sé stesse, tanto più si allontanano dalla realtà.
Non saranno i rompicapo dialettici a motivare il mondo, a consentirci
di conoscere anche solo un’ombra della sua elusiva, evanescente essenza.
Mi lasciano dunque perplesso quei sistemi con cui si decifra l’essere
con i soliti ingredienti: una spruzzata di matrici, un briciolo di
formule, una buona dose degli immancabili capisaldi appartenenti alla
fisica quantistica. Mi pare che il libro “Godman”, pur pregevole,
rientri in codesto orientamento. E’ una tendenza che si gloria di
offrire una visione esaustiva del Reale. In verità, quando si spiega
tutto, non si spiega alcunché.
Concediamo pure che qualcuno un giorno riesca a conciliare la fisica del
macrocosmo con quella del microcosmo: bisognerà poi non solo illustrare
come e perché lo zero diventi uno, ma pure esporre per quale ragione in
questo enigmatico, sconfinato universo, popolato da miliardi di
galassie erranti nelle tenebre, sia sorta la vita. La vedo molto, molto
grama. Non basta! Bisognerà pure definire per quale ragione ed in che
maniera si sia insinuato il male, l’ingiustizia primigenia che
intrappola le cose nel loro incomprensibile destino di nascita, dolore,
decadenza e morte.
Di fronte a tali quesiti vertiginosi, stordenti, tace la “nostra povera
ragione”. Resta solo il silenzio, ancora più nudo e gelido di quello che
schiaccia una notte vuota e buia.
fonte: http://zret.blogspot.it/2013/08/il-nulla-e-tutto-paradigmi-e-paradossi.html
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