martedì 20 agosto 2013

Massacrare i curdi per il petrolio e la secessione

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Dove sono i miei nuovi agenti?!
Non so… li ho lasciati qui l’ultima volta!!!

Nell’aprile 2013, l’Unione europea ha tolto l’embargo sulle importazioni di petrolio dai territori siriani “tenuti dai ribelli”. L’importazione proviene principalmente dalla regione prevalentemente curda della Siria. Nei mesi di luglio e agosto 2013, voci confermate e non su massacri di curdi commessi dagli insorti filo-occidentali associati ad al-Qaida, aumentano contemporaneamente all’afflusso di insorti provenienti dai Paesi occidentali. Si stima che circa 17.000 combattenti del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) siano implementati dalla Turchia alla confinante regione di Irkuk, regione dell’Iraq amministrata dai curdi. La funzione della strategia UE/USA dei massacri per il petrolio, è volta al finanziamento di mercenari e a creare la pretesa della secessione tra i curdi siriani, oltre a creare problemi sulla sicurezza.


L’eliminazione dell’embargo petrolifero UE nell’aprile 2013
Il 22 aprile 2013, l’Unione europea ha tolto l’embargo petrolifero contro la Siria per fornire  maggiore sostegno economico agli insorti che combattono l’Esercito arabo siriano. La revoca dell’embargo sul petrolio è stata adottata dopo l’intenso lobbying inglese e francese presso l’Unione europea. Un comunicato della UE ha detto: “La decisione consentirà esportazioni di greggio dal territorio in mano ai ribelli, l’importazione di petrolio e della tecnologia di produzione del gas, e investimenti nel settore del petrolio siriano.” L’UE ha inoltre dichiarato che i 27 ministri degli esteri dell’UE hanno concordato che qualsiasi iniziativa su esportazione o investimento sarà presa in stretto coordinamento con i leader dell’opposizione siriana. In vista della riunione, il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha dichiarato ai media internazionali: “Ci auguriamo lo sviluppo economico nelle zone controllate dall’opposizione, quindi togliamo le sanzioni che ostacolano l’opposizione moderata.” Il ministro degli Esteri britannico William Hague ha descritto la decisione di revocare il divieto come un mezzo per aiutarli in tutti i modi possibili, dicendo: “La situazione della sicurezza è così difficile, che molto di ciò sarà difficile da compiere, ma è importante per noi  inviare il segnale che siamo pronti ad aiutarli in altri modi, in tutti i modi possibili.

Ricordiamo che l’ex ministro degli Esteri francese, Roland Dumas, ha ammesso pubblicamente di essere stato avvicinato da funzionari britannici, circa due anni prima delle prime proteste nel 2011, che gli chiesero se voleva partecipare alla sovversione della Siria per mezzo dei “ribelli”. La Siria fino alla tentata sovversione, produceva circa 380.000 barili al giorno che esportava quasi esclusivamente verso l’Unione europea. Nel 2010 il gettito di tale esportazione era stimato in 3 miliardi di dollari. La maggior parte delle risorse siriane si trovano prevalentemente nella regione curda della Siria, al confine con la regione amministrata dai curdi dell’Iraq. Inoltre, la possibilità a breve termine di finanziare gli insorti, garantisce l’accesso al petrolio siriano di questa regione e potrebbe avere vantaggi a lungo termine, per l’Unione europea, nel caso di ulteriore destabilizzazione dell’Iraq e di una guerra contro l’Iran.

L’accordo di pace della Turchia con il PKK, nel marzo 2013
La Turchia, confinante con la Siria e i territori siriani a maggioranza curda, dove la maggior parte delle risorse petrolifere siriane si trova, gioca due ruoli importanti nell’attuazione della politica e della strategia dell’UE sul petrolio siriano. Un ruolo è quello di partner regionale riguardo l’importazione e l’esportazione, e le attività connesse. Così Kadi, consigliere economico del Consiglio nazionale siriano, ha detto nell’aprile 2013, “Davvero speriamo che le imprese turche contribuiranno all’importazione ed esportazione del petrolio...” L’altro ruolo della Turchia è probabilmente più importante del primo. La Turchia ha il ruolo di supportare il secessionismo curdo in Siria, e in ultima analisi, anche in Turchia. Ciò che la maggior parte dei media non riescono a riferire e ciò che molti analisti non riescono a riconoscere, è il fatto che il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha collaborato con il Primo ministro R. Tayyip Erdogan e il presidente della Turchia Abdullah Gül, da quando ha adottato il “Progetto di Grande Medio Oriente” della RAND Corporation commissionatogli dal dipartimento della Difesa nel 1996.

In ultima analisi, il compito assegnato all’amministrazione della Fratellanza musulmana (AKP) di Tayyip Erdogan è lo smantellamento della Repubblica Turca e la successiva creazione di piccole entità clienti della NATO e degli USA su basi etniche e settarie. L’accordo di pace tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan e il governo del Primo ministro turco Tayyip R. Erdogan, nel marzo 2013, non è solo significativo, ma è anche un passo strategicamente estremamente attuale verso l’ulteriore attuazione del piano. Inoltre, ha creato l’equilibrio strategico tra le influenze israeliana ed UE/USA sull’insurrezione riguardo i piani geopolitici a lungo termine e per l’accesso alle risorse. L’accordo di pace ha anche liberato 17.000 combattenti veterani e ben armati del PKK dal territorio turco. Secondo le ultime stime, circa 15.000 di questi combattenti sono stati dispiegati nella regione dell’Iraq amministrata dai curdi, in un luogo vicino la città di Irkuk.

Afflusso di ribelli europei-occidentali in Siria e di combattenti di al-Qaida in Iraq
Sorprendentemente, vi è un flusso significativo di insorti dai Paesi occidentali europei in Siria da quando l’Unione europea ha tolto l’embargo sul petrolio ad aprile. Il 6 agosto 2013, il vicedirettore della Central Intelligence Agency, Michael Morell, affermava sul Wall Street Journal, che oggi vi sono più combattenti provenienti dall’occidente, in Siria, a combattere al fianco dei gruppi affiliati ad al-Qaida. Morell ha anche dichiarato che le violenze in Siria rischiano di diffondersi oltre i confini siriani con Libano, Giordania e Iraq. Anche nel rapporto delle Nazioni Unite, la Siria ha visto l’emergere di una forte presenza di al-Qaida, attingendo da al-Qaida in Iraq, attirando centinaia di reclute da fuori la Siria. La rete di reclutamento di mercenari della CIA/NATO, al-Qaida, non manca di fornire i mercenari tanto necessari per la destabilizzazione della regione curda siriana, da cui l’Unione europea prevede di importare petrolio.

Le riuscite operazioni di controinsurrezione dell’Esercito arabo siriano. Massacri e tentativi di fabbricare il pretesto alla secessione tra i curdi siriani per avere sicurezza
Analizzando l’andamento del conflitto armato in Siria, spiccano i seguenti principali sviluppi. La sconfitta decisiva dell’esercito libero siriano dei Fratelli musulmani (Qatar e Turchia) a giugno e luglio 2012, nel corso delle due importanti battaglie per il controllo della città di Homs. Il successivo afflusso di terroristi salafiti-wahabiti legati ad al-Qaida, sostenuti in prevalenza dall’Arabia Saudita, è stato ben documentato dall’International Crisis Group di Soros, che si era occupata a Washington della questione di come far fronte al pantano salafita pur mantenendo una politica di sostegno dell”opposizione siriana’. Il successo dell’attuazione delle strategie di contro-insurrezione da parte dell’Esercito arabo siriano, che in parte si basano sull’esperienza russa nella lotta contro i ribelli ceceni, ha portato ad una situazione in Siria in cui l’insurrezione sarà decisamente sconfitta nel prossimo futuro, a meno che l’alleanza anti-siriana cambi strategia e implementi una nuova campagna per garantirsi almeno una roccaforte regionale, ricca di petrolio, la regione prevalentemente curda della Siria è un determinante fondamentale.

A meno che l’insurrezione non si crei una roccaforte in grado di sopravvivere nel prossimo inverno, è improbabile che la grande campagna militare contro la Siria possa essere sostenuta a lungo. Il Consiglio nazionale curdo della Siria, nel corso degli ultimi 24 mesi, ha partecipato attivamente al dialogo nazionale siriano. Anche se a volte vi sono piccole differenze e conflitti con il PYD, la popolazione curda della Siria è solidamente unita e si oppone a qualsiasi intervento straniero, così come all’assalto dei radicali settari di Jabhat al-Nusrah, al-Qaida in Iraq e delle piccole milizie e brigate sotto la loro bandiera.

Tentativo di applicare la dialettica hegeliana
L’incremento di rapimenti, attentati, esecuzioni sommarie e massacri contro i curdi nella regione curda della Siria da parte delle brigate di al-Qaida sostenute dall’occidente e dai sauditi, vengono commessi con l’esplicito scopo di creare maggiore insicurezza e instabilità nella regione rispetto a quanto la situazione militare reale sul terreno possa giustificare. Il rapimento in massa e il massacro dei curdi siriani, durante la seconda metà del luglio 2013, che hanno suscitato la condanna internazionale, non hanno alcuna effettiva funzione militare se non creare insicurezza e dubbi sulla capacità dell’Esercito arabo siriano di fornire protezione adeguata alla popolazione curda della Siria.

Nuovi, ma in molti casi non confermati rapporti su massacri di curdi durante la prima settimana di agosto 2013, l’improvviso aumento di “voci non confermate” circa rapimenti ed esecuzioni sommarie di curdi nella regione curda della Siria sui principali media occidentali ed arabi, insieme all’attuale aumento delle violenze nella regione, sono tutte caratteristiche di un’operazione d’intelligence militare di supporto, (MISO), anche comunemente nota come PsyOp.

Un tentativo evidente è stato fatto per creare tra i curdi siriani la percezione che l’Esercito arabo siriano non sia in grado di fornire protezione adeguata, o che l’Esercito arabo siriano non fornisca eguale protezione e sicurezza ai curdi rispetto agli altri gruppi etnici. Tale strategia è stata attentamente progettata per giustificare la richiesta di una “soluzione curda”. In altre parole, i massacri commessi dalle truppe filo-NATO di al-Qaida giustificano le richieste di protezione di altri fantocci della NATO, come i 17.000 combattenti del PKK schierati nella regione dell’Iraq amministrata dai curdi. Si tratta di una strategia volta a provocare e apparentemente giustificare la  secessione dei curdi siriani dalla Repubblica araba siriana. La regione curda della Siria è, in altre parole, l’obiettivo di un’operazione congiunta UE/USA/al-Qaida/PKK.

La prospettiva a breve termine potrebbe essere riassunta con le parole “massacri e sangue per il petrolio”. Da una prospettiva di lungo periodo, deve essere percepita nell’ambito del Piano per il Grande Medio Oriente di USA/NATO. L’istituzione di piccoli clienti di USA/NATO dal Mediterraneo alla provincia del Baluchistan del Pakistan, lungo quello che il maggiore pakistano Agha H. Amin chiama “il ventre molle petrolifero della Russia e della Cina“.


Christof Lehmann (Nsnbc)

Traduzione di Alessandro Lattanzio -SitoAurora

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