venerdì 3 ottobre 2014

Involuzione Digitale?

 
La digitalizzazione del sapere ci rende completamente dipendenti da chi controlla il traffico di dati nell’etere e dai pochissimi che detengono il potere ‘informatico’. Tutto è stato digitalizzato: fotografie, film, opere d’arte, disegni tecnici, musica, persino intere biblioteche … tutta questa mole di dati è solo parzialmente gestibile dal singolo individuo perché dipende in gran parte da sistemi sovranazionali sui quali non ha nessun controllo. Questa mole di dati inoltre non è protetta e risulta esposta  all'attenzione di chi possiede le chiavi giuste per accedervi. La digitalizzazione è un cavallo di Troia all’interno della nostra sfera personale.

I files delle nostre produzioni digitali non sono al sicuro da sguardi indiscreti e sono comunque sempre a rischio, trattandosi di elementi concretamente installati su di un supporto fisico, così come lo sono libri, tele e carta. La possibilità di farne infinite copie e di inviarli in tutto il mondo in tempo reale è senz’altro una conquista ma occorre comunque considerarne gli aspetti più oscuri.
L’e-book ad esempio, in ascesa verticale nelle vendite, fornisce copia digitale di tutta la produzione libraria oppure seleziona dal principio l’offerta in base alla quantità di lettori per ogni opera? Immagino che sia vera la seconda parte della domanda. Mi chiedo perciò se sia opportuno ‘abbandonarsi’ all’e-book invece che ricercare opere ‘fisiche’, sulle quali magari compaiono preziose annotazioni o risvolti ed edizioni imprevedibili. La maggior parte delle informazioni sul mondo reale che possiedo si basa su libri che hanno avuto una tiratura esigua (poche centinaia di copie) e che spesso sono da decenni fuori produzione, sono certo che quei libri non compariranno mai in formato digitale.
Chi ci garantisce inoltre che i files siano sempre leggibili nel tempo? Ricordiamoci cosa accadde con formati video ormai relegati alla preistoria oppure con i primi files di dati di programmi che non ‘girano’ più sugli attuali PC. Conservare un file può diventare quindi un’occupazione inutile mentre non lo è conservare opere in formato tradizionale: libri, disegni, dipinti.
La riproduzione digitale ha inoltre modificato drasticamente la produzione! La comparsa di strumenti di produzione digitale di opere creative o tecniche ha modificato in modo evidente la metodologia creativa andando ad influenzare aree della nostra mente un tempo nostro esclusivo appannaggio. ‘Pensa digitale’ è lo slogan di questo nuovo mondo nel quale le insidie risiedono soprattutto nella faciloneria con la quale gli esseri umani si abbandonano alle novità, credute ingenuamente il frutto esclusivo del progresso e della buona fede dei signori dei ‘piani alti’, non è sempre così.
Ad ogni novità sul piano pratico ne corrisponde un’altra al livello del controllo globale. La digitalizzazione del sapere è una di quelle, forse la più insidiosa. Una novità ormai accettata da tutti sulla quale non abbiamo il minimo controllo. Quando tutti i libri saranno trasposti nel mondo virtuale cosa accadrà? Il rischio è una omologazione culturale in un apparente stato di universalità e libertà: l’incubo peggiore che il Nuovo Ordine Mondiale incarna. E’ poi possibile in pochi secondi accedere a tutti i dati digitali con cui un individuo ha avuto a che fare, dove è finita la privacy? Se digitalizziamo tutto, tutto è accessibile ed a nulla varranno le motivazioni ‘non ho nulla da nascondere’, perché è proprio su chi crede di non avere nulla da nascondere che si addensano gli interessi delle ‘ombre’, promotrici e beneficiarie del digitale.
Ovviamente il discorso sulla digitalizzazione potrebbe essere ampliato alla sfera della genetica e della memoria in generale ma occorrerebbe troppo tempo e troppo spazio. Vorrei solo che si riflettesse sulla mancanza di aderenza tra digitale e realtà. Il digitale è una semplificazione della realtà. E’ una realtà surrogata. E’ una scansione imposta della realtà che non la rappresenterà mai per quanto possa essere preciso.
 

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