Sul movimento ‘scout’ non si può dire che bene?
Che il nostro inatteso
presidente del consiglio sia stato uno scout, nessuno ha da ridire.
Cosa accade invece quando si fa luce sull’origine del movimento, sulle
sue finalità e sugli uomini che lo prefigurarono e su
quelli che ne gestiscono le fila a livello nazionale ed
internazionale? Nel link a fondo post, del sito ‘againstfreemansory’
(contro
la massoneria) si tracciano gli eventi e si indicano i protagonisti
della genesi del movimento scout, sulle loro finalità e sullo scopo
ultimo per il quale il corpo degli scout è stato fondato e
diffuso in tutto il mondo, nel quale la massoneria gioca un ruolo tutt’altro che marginale.
I fondatori dello scoutismo (Robert Baden-Powell, ispirato da Rudyard Kipling e dal
pedagogista Ovide Decrolye) erano massoni, così come furono massoni i fondatori della Croce Rossa e dell’Onu. I vertici attuali del movimento scout statunitense, frequentano regolarmente
logge massoniche. Si tratterebbe quindi di una operazione mondialista decisamente ispirata e condotta da palesi principi massonici.
Il problema della origine massonica dello scoutismo, non riguarda la sicura buona fede dei tanti scout
odierni, eppure occorre ricordare come la massoneria sia una religione esoterica che adora un Dio/Arconte/Grande Architetto denominato
‘Baphomet’, lo stesso inquietante idolo venerato dai cavalieri templari. Con queste premesse risulta davvero difficile accostarvi gli sbandierati
principi ideali e razionali, che si vorrebbero come
unici, a monte degli interessi massonici in generale e delle loro
filiazioni societarie come quella dello scoutismo.
Che l’approccio con la natura debba essere mediato da organizzazioni piramidali e
militaresche, come quella degli scout, mi ha sempre sorpreso. Sul fatto poi che il cameratismo forzato sia da considerarsi un aspetto comunque positivo del vivere comune
e dell’educazione di un fanciullo, ci sarebbe da discutere. Rimane il fatto che lo scoutismo contenga in se un serrato aspetto gerarchico, con gradi ed ordini, giuramenti
ed obbedienze che mal si conformano, a mio parere, con il delicato procedere della natura e con l’educazione di bambini e ragazzi.
Lo scoutismo prelude quindi ad un futuro di obbedienze e credenze impossibili da criticare ed al rispetto per
i gradi superiori e le gerarchie. Le vistose divise inoltre mal si conciliano con lo sviluppo dell’individualità ed il pericolo di un’omologazione forzata,
con
queste premesse, è davvero elevato. Sono convinto che moltissimi ex
scout serbino un ricordo eccellente delle loro avventure all’interno
dell’organizzazione, eppure tali esperienze potrebbero
aver coinvolto nel profondo la loro personalità, inculcando nelle
giovani menti aspetti che magari non sono mai stati successivamente
risolti interiormente con la dovuta attenzione.
Che
il nostro sorprendente attuale premier sia stato quindi uno scout
dovrebbe far riflettere invece che
destare soltanto assensi edulcorati. Le strutture sociali imposte,
soprattutto se gerarchiche, dovrebbero sempre indurre all’attenzione ed
all’esercizio del pensiero critico, sulla base del
buonsenso. Occorre vigilare, soprattutto su aspetti del vivere
comune dati per scontati ma che scontati non lo sono affatto.
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