venerdì 3 ottobre 2014

Oltre gli inganni della mente

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La ruota della vita, con al al centro i tre animali che rappresentano i tre “veleni”: l’ignoranza, l’odio e l’ira.

La ricerca di una nuova coscienza

La vera rivoluzione interiore è un cambiamento di prospettiva e un diverso livello di consapevolezza, che implica la trascendenza del pensiero condizionato. Quando si approfondisce questa conoscenza con le pratiche esperienziali psicofisiche, si comprende che il nostro vero nemico è il “pensiero”, il quale crea il tempo psicologico, l’immaginario passato e futuro e con esso il condizionamento e l’ansia.

Per affrontare correttamente un problema occorre per prima cosa comprenderne le cause profonde. E’ chiaro che se non se ne eliminano le cause, i problemi individuali e collettivi non possono essere risolti. E’ una riflessione inquietante rendersi conto, osservando noi stessi e il mondo, che tuttavia non basta riconoscere le cause per risolvere il problema. Secondo la Teosofia le principali cause del problema umano sono tre: l’ignoranza, la paura e l’egoismo. Tre sono anche i “veleni” rappresentati come animali nei tanka tibetani al centro della ruota della vita: il maiale rappresenta l’ignoranza o la confusione mentale, il serpente l’odio o l’ira, il gallo la cupidigia o l’attaccamento.

Per lo Yoga Sutra hindu la mancanza di consapevolezza della realtà (avidya, cioè ignoranza), l’egoismo, o senso dell’io-separato (asmita), l’attrazione e la repulsione verso gli oggetti e l’attaccamento, costituiscono le grandi afflizioni (kleśa), causa di tutte le miserie della vita.

La causa fondamentale di tali miserie è dunque l’ignoranza che distorce la realtà con l’identificazione del conoscitore con il conosciuto, del Sé con l’io, o della Coscienza con il suo veicolo, il corpo-mente.
 
Anche se sono passati oltre due millenni da quando questi insegnamenti sono stati diffusi l’umanità non è ancora capace di vivere in pace e in armonia anche se l’uomo con la sua intelligenza è stato in grado di raggiungere straordinarie capacità tecniche e scientifiche.

Tuttavia non è sufficiente capire le cause del problema per porre fine al conflitto, dato che la mente e il pensiero, che sono meravigliosi strumenti di cui dovremmo servirci per il campo che compete loro, in questa fase evolutiva ci dominano e condizionano le nostre percezioni e le nostre reazioni. Infatti, non è il pensiero, che per sua natura è condizionato e limitato, che può metterci in contatto con il Sé e con la Vita. Anzi, attraverso i filtri del pensiero e delle parole la realtà in sé ci sfugge sempre più.

Si potrebbe anche dire che l’individuo non si libera dai tre veleni perché comprende queste cose solo sul piano intellettuale ed è il pensiero stesso che produce la paura, l’ignoranza e l’egoismo. Così si fa un pessimo uso di queste conoscenze e si vedono i problemi sempre negli altri senza riconoscerli in sé.

Uno s’immagina di essere un individuo spirituale solo per il fatto che conosce questi concetti quando invero non è avvenuta alcuna apertura del cuore e dell’intuizione. Per questo nelle religioni c’è tanta contraddizione tra l’ideale e i fatti concreti. L’Advaita Vedanta, lo Zen, maestri come Krishnamurti, Ramana Maharshi, Nisargadatta Maharaj e, recentemente, la Psicologia Transpersonale, mostrano un cambiamento radicale della consapevolezza che non dipende dal pensiero e dalla risposta della memoria. 

E la consapevolezza non divisa che è oltre il pensiero.

Il risveglio della consapevolezza
La vera rivoluzione interiore è un profondo cambiamento di prospettiva, un diverso livello di consapevolezza che implica la trascendenza del pensiero condizionato. Solo riconoscendo il movimento del pensiero e i suoi limiti possiamo andare oltre ad esso. Quando si approfondisce questa conoscenza con le pratiche esperienziali psicofisiche si comprende che il nostro vero nemico è il “pensiero”. Il pensiero crea il tempo psicologico, l’immaginario passato e futuro e con esso il condizionamento e l’ansia.

Una mente prigioniera non può percepire con chiarezza la realtà e non può agire in sintonia con il presente. Le esperienze transpersonali ci mostrano che c’è in noi una coscienza non condizionata, che appena andiamo oltre le nubi del pensiero può svelare il suo potenziale di sintonia, amore, intuizione, ispirazione, armonia e serenità. 
 
 Il cielo e la luce, simbolo della dimensione trascendente.

Il contatto con maestri risvegliati, opportune pratiche iniziatiche, esperienze perimortali, profondi stati meditativi, l’insight profondo e momentanei stati di grazia, possono offrire contatti con una dimensione in cui la vita rifulge di splendore al di là di tutte le imperfezioni umane e l’io si dissolve in una profonda serenità.

Al contrario di ciò che molti credono, un’esperienza d’illuminazione non è il coronamento del cammino spirituale bensì il primo passo nel sentiero di crescita interiore che dura tutta la vita. Invece la maggior parte degli autoproclamati maestri della New Age insegnano sulla base di esperienze che forse hanno vissuto ma che sono diventate morte credenziali dell’ego e non spirito vivente perché parlano di un risveglio che non incarnano.

Il valore trasformativo delle esperienze transpersonali deve portare a un modo nuovo di vivere pienamente non più come meccanica risposta del pensiero e del conosciuto, ma in sintonia immediata con il qui e ora.

Appena il pensiero si appropria dell’esperienza dell’Unità essa è solo ricordo, ridotta in parole è priva di vitalità creativa e il risveglio è di nuovo perduto. Dice Tilopa nel Mahamudra: “La mente, come lo spazio puro, trascende completamente il mondo del pensiero: rilassati nella tua natura intrinseca, senza né abbandono né controllo. La mente senza obiettivi è Mahamudra e con il perfezionamento l’illuminazione è raggiunta”.

Solo una coscienza libera dai vincoli del pensiero può porre fine al conflitto interiore e funzionare efficacemente guidata dalla sintonia e dall’intuizione, ma nessuno ci ha mai insegnato il controllo mentale, il silenzio e la trascendenza, mentre questa cultura da un’enorme importanza al pensiero senza esaminarne la vera natura.

La mente, uno specchio che crea illusioni
Abbiamo visto come le religioni (da religere = riunire), nonostante i profondi insegnamenti spirituali dei loro fondatori, invece di unire l’umanità in una grande famiglia, appena divengono strumenti del pensiero sono motivo delle più grandi divisioni ideologiche e quindi di guerre sanguinose. Nel nome di Dio si son fatti e si continuano a fare i peggiori crimini. Invero gli individui che si ritengono appartenenti ai movimenti spirituali moderni raramente cercano l’unità interiore, il silenzio mentale, l’integrazione dell’inconscio. Si limitano invece a cercare di conformarsi alle ideologie condivise, inseguono immagini ideali di sé e cercano di imporre ad altri un’unità fittizia, dominata dal cosiddetto “Ego spirituale”.

 
 La mente è come uno specchio, che crea illusioni e cera una realtà immaginaria.
 
Per la maggior parte degli individui le cause del male sono sempre esterne, il nemico è l’altro, fuori di noi e piuttosto che cercare le cause del male in se stessi si cercano i colpevoli attorno.

Da secoli i saggi insegnano che la mente è uno specchio che crea illusioni e che conduce a una realtà immaginaria in cui è facile perdersi. Insegnano che la soluzione del problema si trova in noi stessi, in un risveglio a un sentire profondo che trascende le parole e conduce alla pienezza dell’essere. Insegnano che tutto è illusorio come un sogno e che il mondo è come una rappresentazione teatrale. La natura animata dallo spirito esprime un’intelligenza e una saggezza che solo nel risveglio siamo in grado di riconoscere e arrenderci a esse.

Diceva Ramana Maharshi, uno dei più grandi mistici del secolo scorso: “Non meditare sii! Vai alla radice della sensazione “Io sono”. Riconosci che sei il Testimone del teatro della vita”.

Dall’infanzia gli individui sono spinti ad adeguarsi alla società senza poter riconoscere quanto sia malata e inconsapevolmente hanno accettato regole auto-frustranti. Solo se i singoli individui prendono coscienza degli inganni mentali e si sintonizzano con un diverso modo di sentire la società potrà mutare.

Vedere il mondo con occhi nuovi
Per risvegliarci alla consapevolezza del Sé dobbiamo liberarci da ogni autorità esterna, dall’immagine mentale con cui ci identifichiamo, lasciar andare la storia personale, e vedere il mondo con occhi nuovi permettendo che l’intuizione e la spontaneità del cuore ci guidino a un armonico fluire con la vita.

Molti accusano dei mali che affliggono il mondo i governi, l‘industria bellica, l’industria farmaceutica, le multinazionali, le banche, la finanza e i super ricchi e si credono vittime di cospirazioni internazionali.
 
Se da un lato è certamente giusto riconoscere e denunciare il male ed è necessario essere consapevoli dell’avidità e dell’egoismo che in tutte le sue forme dominano gran parte del mondo, tuttavia dobbiamo ricordare che prima di tentare di risolvere un problema come questo, dobbiamo eliminarne le cause in noi stessi. Per primi dobbiamo realizzare nel quotidiano un diverso modo di vivere e di sentire uscendo dalla logica egocentrica e separativa che condividiamo con l’umanità e che è la vera origine di questi problemi. Cercare di cambiare il mondo senza conoscere gli inganni dell’io si è sempre dimostrato vano.

Ignoranza
Per ignoranza s’intende soprattutto l’ignorare di ignorare e percepire quindi in modo distorto la realtà.

La radice di ogni paura è la paura della morte ma la paura prende mille forme. Che si tratti di paura di soffrire, paura del futuro, paura di non essere amati, paura di sbagliare, la paura in qualunque forma paralizza l’intelligenza e offusca il pensiero.

L’egoismo e l’egocentrismo sono una delle più importanti cause di divisione e di conflitto.

L’ignorare di ignorare rende schiavi di idee preconcette ed impedisce di accogliere prospettive diverse.

La paura impedisce la comprensione della realtà e produce violenza.

L’egoismo o identificazione con un’immagine di sé, “l’Io e il Mio”, secondo la saggezza tradizionale indiana, sono la causa prima della sofferenza e del conflitto.

Religione
Come giustamente osserva Ken Wilber:
… La religione ha sempre adempiuto a due funzioni molto importanti, ma molto differenti una dall’altra.

Da una parte, agisce in modo da dare un senso all’io separato: offrendo dei miti, delle storie, dei racconti, dei rituali, delle ricostruzioni che insieme aiutano l’io separato a trovare un senso e a sopportare i pesi e le ferite del duro destino.

Questa funzione della religione non cambia necessariamente né abitualmente il livello di coscienza di una persona; essa non offre né trasformazione radicale, né la possibilità di una liberazione che distrugga completamente la sensazione di essere un io separato. Al contrario, offre consolazione all’io, lo fortifica, lo difende e gli dà importanza.

Finché l’io separato crede ai miti, compie i rituali, recita le preghiere e accetta i dogmi, sarà, si crede, fermamente “salvato” – sia immediatamente nella gloria di Dio o attraverso le intercessioni della Dea, sia più tardi in una vita dopo la morte che garantisce una beatitudine eterna. Per un altro verso, la religione è anche servita – e questo il più delle volte per una piccola minoranza d'individui – a una trasformazione radicale, di liberazione. Questa funzione della religione non fortifica la sensazione di essere un io separato, essa lo distrugge totalmente.

Invece di consolazione porta la distruzione, invece di un rifugio, il vuoto, invece del conforto, una rivoluzione, insomma piuttosto che un supporto convenzionale, questa funzione provoca una trasmutazione, una trasformazione dal profondo della coscienza stessa.


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fonte: http://www.karmanews.it/3905/la-ricerca-di-una-nuova-coscienza/

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