I terroristi e guerriglieri ci minacceranno ancora a lungo, ma dovremo fronteggiare il moderno e ben preparato esercito revisionista della Russia proprio alle porte della NATO.
Sorprende l’affermazione che la
Russia sia alle soglie della NATO. Come è arrivata fin lì? Un semplice
filisteo occidentale sicuramente penserebbe che l’insidiosa totalitaria
della Russia si sia avvicinata furtivamente ai confini della pacifica
NATO che monta la guardia alla democrazia e ora da questo malvagio Paese
ci si può aspettare qualsiasi cosa, anche l'aggressione.
La realtà è
esattamente all'opposto: la NATO si avvicina sempre più ai confini della
Russia. E questo suo avvicinamento è stato avviato negli anni Novanta. I
leader occidentali, in merito all’espansione della NATO e alla
violazione delle promesse fatte ai russi, non ne parlano, anzi hanno
anche creduto che la Russia avrebbe accettato supinamente tutto ciò. E
grande è stato lo stupore quando nel 2007 il presidente Putin alla
Conferenza di Monaco sulla politica della sicurezza, dichiarò che le
azioni intraprese dalla NATO oltre alle aggressioni intraprese dagli USA
contro Stati indipendenti come Jugoslavia, Afghanistan o Iraq avviate
senza una risoluzione dell’ONU, sono inaccettabili per la Russia.
Il
discorso di Putin a Monaco di Baviera ha avuto un forte impatto sui
leader occidentali, ma le conclusioni tratte da esso sono errate. È
stato visto come una rivolta, nonostante fosse un serio avvertimento in
cui chiedeva di rivedere la posizione nei confronti della Russia non più
come Paese dalla parte dei perdenti, che possono essere trattati come
una cosa qualsiasi. Ma questo avvertimento è rimasto inascoltato e ora
Chuck Hagel ha parlato della necessità che la NATO sia preparata,
difatti, a confrontarsi con la Russia sulla soglia del blocco. Per
giustificare questa necessità Hagel chiama la Russia come Paese
revisionista che, a giudizio dell’Occidente, vuole modificare l'esito
della Guerra Fredda, in cui l'Occidente si ritiene vincitore.
Questa
è una posizione molto pericolosa. Seguirla porterà grossi problemi per
l’umanità, come dimostrano le tristi esperienze delle invasioni di Stati
Uniti e NATO in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia. I popoli di
questi Paesi hanno dovuto pagare con centinaia di migliaia di vite le
ambizioni dell’America che si è arrogata il diritto di punire quelli che
da essa erano considerati "cattivi" imponendo il proprio concetto di
democrazia. Nonostante le democrazie tedesca, giapponese o svedese sono
molto diverse da quella degli Stati Uniti. E in Arabia Saudita non
esiste proprio la democrazia. Ma ad esse l'America non impone il proprio
modello con missili ad alta precisione e bombe potenti.
Ma
con la Russia non è andata così. Appena Putin ha cominciato a
ristabilire l'ordine nel Paese che ha iniziato a rialzarsi in piedi, è
stata avviata una campagna tesa a criticare le violazioni della libertà.
E ora tutti lo definiscono un nemico sferrandogli contro, difatti, una
guerra. L'imposizione delle sanzioni è, infatti, l'inizio della guerra
con mezzi economici, che, in base all'idea degli Stati Uniti, dovrebbe
portare al collasso dell'economia russa, al calo del tenore di vita,
alla crescita delle proteste e al crollo del "regime di Putin". Cosa è
questa se non una guerra?
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