martedì 4 novembre 2014

Come ha fatto l'America a cacciarsi in trappola

Come ha fatto l'America a cacciarsi in trappola

Recentemente il Segretario statunitense alla Difesa Chuck Hagel, parlando dinanzi all’Associazione dell'esercito degli Stati Uniti, ha definito la Russia un possibile nemico dell'America, dichiarando: Le competenze richieste alle nostre forze armate cresceranno ogni giorno e diventeranno sempre più complesse.
I terroristi e guerriglieri ci minacceranno ancora a lungo, ma dovremo fronteggiare il moderno e ben preparato esercito revisionista della Russia proprio alle porte della NATO.
Sorprende l’affermazione che la Russia sia alle soglie della NATO. Come è arrivata fin lì? Un semplice filisteo occidentale sicuramente penserebbe che l’insidiosa totalitaria della Russia si sia avvicinata furtivamente ai confini della pacifica NATO che monta la guardia alla democrazia e ora da questo malvagio Paese ci si può aspettare qualsiasi cosa, anche l'aggressione. 

La realtà è esattamente all'opposto: la NATO si avvicina sempre più ai confini della Russia. E questo suo avvicinamento è stato avviato negli anni Novanta. I leader occidentali, in merito all’espansione della NATO e alla violazione delle promesse fatte ai russi, non ne parlano, anzi hanno anche creduto che la Russia avrebbe accettato supinamente tutto ciò. E grande è stato lo stupore quando nel 2007 il presidente Putin alla Conferenza di Monaco sulla politica della sicurezza, dichiarò che le azioni intraprese dalla NATO oltre alle aggressioni intraprese dagli USA contro Stati indipendenti come Jugoslavia, Afghanistan o Iraq avviate senza una risoluzione dell’ONU, sono inaccettabili per la Russia.

Il discorso di Putin a Monaco di Baviera ha avuto un forte impatto sui leader occidentali, ma le conclusioni tratte da esso sono errate. È stato visto come una rivolta, nonostante fosse un serio avvertimento in cui chiedeva di rivedere la posizione nei confronti della Russia non più come Paese dalla parte dei perdenti, che possono essere trattati come una cosa qualsiasi. Ma questo avvertimento è rimasto inascoltato e ora Chuck Hagel ha parlato della necessità che la NATO sia preparata, difatti, a confrontarsi con la Russia sulla soglia del blocco. Per giustificare questa necessità Hagel chiama la Russia come Paese revisionista che, a giudizio dell’Occidente, vuole modificare l'esito della Guerra Fredda, in cui l'Occidente si ritiene vincitore.

Questa è una posizione molto pericolosa. Seguirla porterà grossi problemi per l’umanità, come dimostrano le tristi esperienze delle invasioni di Stati Uniti e NATO in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia. I popoli di questi Paesi hanno dovuto pagare con centinaia di migliaia di vite le ambizioni dell’America che si è arrogata il diritto di punire quelli che da essa erano considerati "cattivi" imponendo il proprio concetto di democrazia. Nonostante le democrazie tedesca, giapponese o svedese sono molto diverse da quella degli Stati Uniti. E in Arabia Saudita non esiste proprio la democrazia. Ma ad esse l'America non impone il proprio modello con missili ad alta precisione e bombe potenti.

Ma con la Russia non è andata così. Appena Putin ha cominciato a ristabilire l'ordine nel Paese che ha iniziato a rialzarsi in piedi, è stata avviata una campagna tesa a criticare le violazioni della libertà. E ora tutti lo definiscono un nemico sferrandogli contro, difatti, una guerra. L'imposizione delle sanzioni è, infatti, l'inizio della guerra con mezzi economici, che, in base all'idea degli Stati Uniti, dovrebbe portare al collasso dell'economia russa, al calo del tenore di vita, alla crescita delle proteste e al crollo del "regime di Putin". Cosa è questa se non una guerra?


Andrei Ivanov 


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