venerdì 12 dicembre 2014

La "Gnosi" contro la Gnosi

Nell’articolo “Che cosa si nasconde dietro la simbologia dello star system?” ci ponevamo la seguente domanda: l’ostilità della fazione “illuminata” nei confronti del Cristianesimo significa che gli Oscurati sono il male ed il Cristianesimo il bene?

Per tentare di rispondere, occorre in primo luogo indugiare sul cosiddetto Vangelo di Giovanni. Ammettiamolo: in questo libretto si respira un’altra aria. L’ambiente è sempre la Palestina a cavallo del I sec. avanti e dopo Cristo, ma quel milieu è guardato con distacco, se non disdegno. Il Messia (i Messia) dei sinottici, complessivamente integrato nella mentalità ebraica, qui addirittura pare insofferente nei confronti del suo popolo. E’ come se l’autore di questo libello non fosse neanche un giudeo, ma un gentile: non mancano gli esegeti che attribuiscono il testo a tale Cerinto, filosofo gnostico attivo ad Efeso.
 
Riportiamo dei dati storici: il Quarto vangelo fu accolto nel canone solo dopo lunghe e roventi controversie. Il suo nucleo, su cui si stratificarono parti paoline, è senza dubbio gnostico. Quindi, quando si ripete che le balzane dottrine dei Fulminati sono gnostiche, si afferma qualcosa di impreciso: la vera Gnosi non è l’empia dottrina degli Oscurati, ma la “mappa” di un itinerario verso la liberazione e la scoperta dell’anima. A tale contesto vanno riferite le parabole, le espressioni cifrate, le suggestive simbologie. Invero, gli Ottenebrati manifestano un atteggiamento anti-gnostico, poiché non mirano in modo spassionato alla Conoscenza in sé, ma al potere. La conoscenza è da loro concepita non come fine nobile, ma quale vile strumento di controllo.

Si comprende che il Cristianesimo non è solo la religione che si può costruire sulla base dei sinottici, delle lettere paoline, delle altre epistole e della Rivelazione, ma pure il credo che trae la sua linfa più vitale dal Quarto vangelo. E’ un’ispirazione qua è là mistica, esoterica, filosofica, distante dalle concezioni elementari e per lo più catechetiche degli altri evangeli. Alcuni rivoli di questa sapienza scorrono negli apocrifi che non hanno avuto la stessa fortuna di Giovanni-Cerinto.

Piaccia o no, il Cristianesimo, a meno che non si espunga Giovanni-Cerinto dal corpus, è anche questo, ossia elucubrazione a tratti oscura su temi abissali, sul destino del cosmo e dell’umanità, sul significato più profondo di redenzione.

Ridurre la fede cristiana a prassi della rinuncia e della soggezione, significa trasformarla in un’etica deamicisiana e quietista, sdolcinata e passiva: se, invece, all’amore evangelico si associano contenuti mistico-iniziatici, si valorizza una Conoscenza che non è hybris. Quale chiesa può alimentare l’ignoranza ed erigerla a suo fondamento, se non una gerarchia che regna per mezzo dell’acquiescenza? L’uomo che rinuncia a cercare, accogliendo dogmi e “verità” preconfezionate, è proprio l’esemplare di Sapiens che il sistema vuole… fortissimamente.

(1) Non ci sono pervenute opere di Cerinto, nondimeno alcuni autori antichi (Eusebio di Cesarea ed Ippolito di Roma) affermano nei loro scritti che a Roma un dotto sacerdote “ortodosso”, di nome Gaio, vissuto sotto papa Zefirino (199-217), ripudiava il Vangelo secondo Giovanni, in quanto lo riteneva opera di Cerinto. Secondo Ireneo, invece, il Vangelo secondo Giovanni fu scritto proprio per confutare la dottrina gnostica di Cerinto. Secondo gli Alogi, una setta sorta intorno al 170 in Asia Minore, Cerinto fu addirittura l'autore dell'Apocalisse.




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