La flessibilità azzoppa tutti: non solo i giovani precari, ma anche i
loro nonni, erodendo la loro pensione. Paolo Barnard rievoca un
incontro con Cinthya Fagnoni, direttrice dell’“Education, Workforce, and
Income Security Issues” del General Accounting Office americano, organo
del Congresso Usa. «A Washington faceva caldo, ma lei mi offriva solo caffè». La Fagnoni era autrice di uno studio commissionato dal Senato Usa sulla flessibilità. «Flessibilità sul lavoro, eravamo 14 anni fa». Gli disse: «Risulta ovvio che la flessibilità può solo essere un optional del mercato del lavoro, cioè limitata alla scelta del lavoratore/trice di voler lavorare meno e a singhiozzo. I nostri dati ci dicono che se la flessibilità diventa la regola, distruggerà non solo l’economia
dei giovani, ma anche quella dei pensionati». Era il giugno del 2000.
Quattordici anni dopo, calcolati i danni delle super-privatizzazioni del
governo D’Alema alla vigilia dell’ingresso nell’Eurozona, eccoci alle
prese con «il disastro epico di una disoccupazione giovanile italiana al
43%». Ovvero: «Ci stiamo dirigendo esattamente verso quella
distruzione».
Oggi, scrive Barnard nel suo blog, in America la cosiddetta “Labour Participation Rate” (quota di lavoratori attivi sul mercato del lavoro) è un numero che «precipita come una palla di piombo giù dall’Everest, perché letteralmente per i giovani non conviene
più lavorare». Nel senso che «gli costa di più di quanto guadagnano con
la flessibilità e coi mini-lavori, e meno che far debiti con le banche (coi tassi quasi a zero di oggi)». Tutto questo, «mentre i pensionati Usa devono tornare sul mercato del lavoro
a 65 anni, se no muoiono letteralmente di fame». Cosa è successo a
questi ultimi? «Non solo è crollata la quota di contributi dei giovani
per le loro pensioni, ma i pensionati americani hanno dato retta alla
loro Cgil e alle loro Fornero 25 anni fa, cioè si sono messi nella mani
dei fondi pensione integrativi». Il meccanismo è noto: i fondi pensione
«prendono i tuoi contributi e li investono, promettendoti un futuro
brillante grazie alle magie della Finanza».
Il refrain è noto: «Ma ancora stiamo con lo Stato? Decotto e babbione?
Goldman Sachs, Jp Morgan, Unicredit, Axa, Zurich, sono il tuo sereno
futuro, pensionato John! Fidati».
I fondi pensione «prendono i tuoi contributi e li investono sul
mercato, soprattutto in titoli di Stato». Poi accade che «mentre il
pensionato John è a farsi le birre al bar sotto casa, o a portare a
spasso il cane», i boss delle banche
centrali «prendono un paio di decisioni che portano i tassi d’interesse
a quasi zero». Sorpresa: «La pensione accumulata oggi dal pensionato
John non rende più nulla, soprattutto certi titoli di Stato (hey
Giacomo, hai qualcosina investita in titoli tedeschi? Sei nella merda)».
Infatti, “John” sbatte la faccia a sangue contro lo Zirp, “Zero Inbred
Rate Policy”, «cioè i suoi risparmi di pensione integrativa non rendono
più un cazzo d’interessi». In più, «se lo sventurato aveva il suo
gruzzolo sparso/investito dal suo promotore finanziario anche fra banche d’investimento, i buchi contabili e i fallimenti a catena di queste dal 2007 al 2013, gli “Hair Cuts” imposti agli investitori (anche ai piccoli) pur di salvare ’ste mega-banche, gli hanno anche mangiato più della metà della pensione, spesso tutta».
Sono moltissimi, infatti, i pensionati che oggi fanno fatica, negli
Stati Uniti, ad arrivare a fine mese. Per questo è sempre più alto il
numero di anziani che tornano a lavorare a settant’anni. «Come voi
lettori sapete – continua Barnard – l’Italia è un paese che, senza
fallire un colpo negli ultimi 70 anni, imita tutto il peggio degli Usa (e mai il meglio) sempre e regolarmente
15 anni dopo. Abbiamo oggi Renzi per questo, mica per altro»,
“complice” un politico come Napolitano, che Barnard definisce «vecchio
amico delle multinazionali Usa
degli anni’ 70», e quindi corresponsabile, politicamente, del disastro
socio-economico – la disarticolazione finanziaria dello Stato – avviata
all’inizio degli anni ‘80 da Ciampi e Andreatta, con la rinuncia a
Bankitalia come “bancomat del governo”. Manovra perfezionata da Draghi e
applicata alla lettera da D’Alema quasi vent’anni dopo.
Smantellamento
del sistema-Italia, cessione della sovranità, messa all’asta del debito,
ingresso nell’euro e quindi resa alle politiche di rigore imposte dai padroni dell’Eurozona. Risultato: giovani senza lavoro,
in tutta Europa, come nel 1945. E fosca vecchiaia per i loro nonni:
«Auguri, pensionato Giacomo, ma non per te: per tuo figlio Giacomino,
che fra 40 anni si ricorderà disperato di questo articolo. Disperato».
fonte: http://www.libreidee.org/2014/12/tutti-precari-anche-i-pensionati-dovranno-tornare-al-lavoro/
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