Uno degli effetti dei Quantitative easing delle banche centrali è stato quello di provocare un certa volatilità sui prezzi delle commodity
Il
solo annuncio del Qe europeo da parte della Bce, come è noto, in quel
periodo determinò variazioni quotidiane fino al 9% del prezzo del
petrolio.
©
flickr.com/ Dana Schagunn estrazione petrolio
In
passato molta nuova liquidità ha generato l'aumento della produzione
energetica, soprattutto di petrolio e di gas, anche con l'accensione di
nuovi debiti.
Molti analisti, anche la Bri, consapevoli e preoccupati delle eventuali conseguenze sistemiche sul settore e sull'intera economia e finanzia mondiali, pur sorvolando sulle ragioni profonde di geopolitica, si stanno interrogando sulle altre ragioni dell'anomalo quanto rilevante crollo del prezzo del petrolio.
Oggi il debito totale del settore del petrolio e del gas è di circa 2,5 trilioni di dollari. Rispetto ai livelli del 2006 è cresciuto due volte e mezzo. Attualmente sono in circolazione obbligazioni legate al settore per 1,4 trilioni di dollari. Dal 2006 vi è stato un aumento annuo del 15%. Il debito residuo è con le banche.
La maggior parte di questi crediti è andata alle imprese minori, quelle impegnate nell'esplorazione e nella produzione del gas da scisti bituminosi. Infatti, mentre per le cosiddette "seven sisters" il rapporto debiti/attività è rimasto costante, per le altre è quasi raddoppiato.
I bassi prezzi del petrolio ovviamente tendono a ridurre il profitto, aumentano il rischio di default e generano costi finanziari più alti per le compagnie. Contemporaneamente si riducono i flussi di cassa relativi alla produzione con meno liquidità per far fronte al pagamento degli interessi sul debito.Come è noto, il prezzo del petrolio è anche il riflesso del valore degli attivi sottostanti che reggono le montagne di debiti. Perciò il suo recente calo sta causando difficoltà finanziarie al settore. Se si cercasse di rispondere con l'aumento della produzione, il prezzo inevitabilmente tenderebbe a scendere ulteriormente. Il che manterrebbe lo squilibrio tra domanda e offerta.
Il settore energetico ha un comportamento non dissimile dalla dinamica di un asset market (mercato di attività) che riflette non soltanto i cambiamenti attesi nei valori economici fondamentali, ma anche quelli legati alle situazioni finanziarie che alla fine determinano le decisioni delle imprese. Il settore immobiliare è l'esempio più eclatante, non solo negli Usa. Quando le attività sottostanti di un settore altamente indebitato scendono di valore, lo "stress" provocato dal calo dei prezzi induce a vendere una quantità maggiore degli asset su cui si basano i debiti.
Sono quindi molti gli effetti che il drastico calo dei prezzi del petrolio e del gas hanno provocato. A seguito del calo di valore delle attività da portare a garanzia, ora le banche americane tendono a ridurre i crediti a breve per le imprese petrolifere di minori dimensioni, in particolare quelle impegnate nell'estrazione del gas da scisti. Questa è una delle ragioni per cui anche gli investitori di lungo periodo sono meno attratti da questo settore in difficoltà.Di fronte alle crescenti difficoltà finanziarie, il settore energetico può essere anche indotto a diminuire le spese di investimento, che in gran parte finora sono state finanziate attraverso il debito. Negli Usa molte imprese hanno annunciato tagli fino al 50% delle spese in conto capitale. Quelle altamente indebitate potrebbero essere costrette a vendere attività e impianti o piuttosto a spingersi sui pericolosi mercati dei derivati nella speranza di garantirsi contro le oscillazioni del prezzo.
In altre parole, come in passato, la crisi del settore energetico riverbera sull'intera economia i suoi effetti destabilizzanti e aumenta il rischio di conseguenze sistemiche sulla finanza globale.
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