Voglio
premettere, a scanso di ogni equivoco, come non ritenga il bruciare
una sede dell'Unicredit, una decina di auto (probabilmente di
cittadini) e una quantità imprecisata di cassonetti, risolutivo di
qualche cosa, né tanto meno utile per contrastare la classe
dirigente che sta facendo scempio di questo paese.
Così come non lo
è sicuramente spaccare le vetrine dei negozi, imbrattare i muri di
scritte o insozzare il centro di una città. Si tratta senza dubbio
di azioni in sé poco edificanti, fondalmentalmente prive di
qualsiasi utilità.....
Non
m'interessa in tutta onestà sapere se i cosidetti black bloc (nella
cui esistenza non ho mai creduto) che hanno "devastato" il
centro di Milano fossero ragazzi dei centri sociali o poliziotti
sotto copertura.
Nel mio passato (neppure tanto remoto) di
contestatore sul campo ho avuto modo di vedere spesse volte capetti
dei centri sociali considerati fra i più agguerriti, prendere ordini
dalla questura o questurini considerati simbolo della legalità
devastare nel buio della notte (senza neppure cambiarsi la divisa) le
auto parcheggiate dei manifestanti. Questa purtroppo è l'Italia che
ci troviamo a vivere, ed anche una delle principali ragioni per cui
ho smesso di scendere in piazza o partecipare a manifestazioni, nelle
quali chi scende in strada in buona fede viene semplicemente
strumentalizzato, quando non finisce perfino per rischiare qualche
anno di galera.
Quello
che invece m'interessa e mi turba profondamente è il dover
constatare una volta di più come Cossiga oltre ad avere ragione,
conoscesse perfettamente gli italiani e gli italiani (anche coloro
che amano considerarsi "rivoluzionari") s'impegnino
regolarmente per aderire anima e corpo alla teoria degli opposti
estremismi ed a tutte le varianti in cui viene declinata la strategia
della tensione.
Quanto
accaduto il primo maggio mi pare la più chiara dimostrazione di come
noi italiani (anche i più facinorosi su facebook) si finisca per non
essere altro che marionette addomesticate, alle quali i media
mainstream tirano le fila, suggerendo all'orecchio quando indignarsi
e quando entusiasmarsi, senza mancare di suggerire la forma in cui
devono essere manifestati questi sentimenti.
Venerdì,
avendo avuto la pessima idea di accendere (caso più unico che raro)
la TV ho seguito (con una buona dose di sano masochismo) l'intera
diretta di TGcom, dedicata quasi esclusivamente alla manifestazione
contro l'Expo. Anche un bimbo si sarebbe immediatamente reso conto di
come tutto l'apparato mediatico fosse stato costruito con il chiaro
intento di portare l'opinione pubblica nella direzione voluta. Il
giornalista sul campo (un decerebrato ansimante, embedded fra le
camionette dei carabinieri) aveva iniziato a pronosticare incidenti e
scontri prima ancora che si verificassero e quando le auto bruciavano
sembrava ormai convinto di trovarsi in una zona di guerra, dove i
petardi si erano trasformati in bombe e le auto in fiamme sembravano
carri armati colpiti dal nemico.
La cronaca esagitata è poi
continuata sulla stessa falsariga per almeno un'ora, dopo che gli
scontri erano finiti, sempre vaticinando che gli scontri sarebbero
ripresi ancora più cruenti di lì a poco. Giunta poi la
rassegnazione e constatato che di scontri non ce ne sarebbero stati
più, l'ordine di scuderia è diventato quello di fare interviste a
chi passava attraverso il teatro di guerra, con domandine a metà fra
l'imbecille e l'indisponente, fino a trovare (con un po' troppa
fortuna) il malcapitato di turno, nella persona del ragazzino
ventenne alquanto stordito, ormai diventato lo zimbello della rete.
L'opinione
pubblica doveva indignarsi come non mai, perché contestare l'Expo
significava rovinare una bella festa, vandalizzando la città,
bruciando le macchine dei poveri cristi e danneggiando i negozi che
già rischiano di fallire per la crisi, che notoriamente è una
meteora come la grandine che il Padreterno ci manda giù quando è di
cattivo umore.
Fin qui
tutto in regola, i media mainstream hanno fatto il loro lavoro, mi
sono detto, la casalinga di Voghera ed il nonnetto di Canicattì
saranno incazzati come delle bisce, ma noi che giornalmente ci
sbattiamo per leggere fra le pieghe di quanto ci viene propinato dal
circo mediatico abbiamo capito che ancora una volta ci stanno menando
per il naso.
Aprendo
facebook, con un certo stupore, ho dovuto prendere atto del fatto che
a non avere capito nulla ero stato io. Larga parte dei miei contatti
erano molto più incazzati della casalinga di Voghera e schiumavano
rabbia da tutti i pori. Persone che un paio di anni fa si
entusiasmavano dinanzi alle banche ed alle auto bruciate ad Atene
invocavano la mancata repressione della polizia. Contatti che quasi
quotidianamente inneggiano alla distruzione del parlamento (con tutta
la classe politica al suo interno) reclamavano la presenza attiva
delle istituzioni.
Amici che combattono (almeno a parole) per la
sovranità monetaria, contro l'usurocrazia delle banche e la
dittatura della BCE, sembravano avere dimenticato ogni problema che
prescindesse dalle vetrine rotte e dalle auto bruciate. Altri che da
anni si struggono, insieme a me, per un paese devastato che assassina
i suoi figli costringendoli al suicidio, reclamavano le bastonate
della polizia, indignandosi per l'intervista del ragazzetto
decerebrato o per il black bloc in carrozzella che sarebbe tornato a
Roma con il frecciarossa.
Tutto
un mare d'indignazione e di perbenismo, pilotato sapientemente dai TG
e dai giornali che hanno imparato (purtroppo molto bene) come oltre
al mainstream sia facile imporre il proprio pensiero anche ai social
e all'informazione alternativa, creando mostri ed eroi a piacimento
ed indirizzando i discorsi dove più aggrada loro. Della porcata
Expo, con la speculazione edilizia, le operazioni mafiose, lo
sfruttamento dei lavoratori e via discorrendo non si parlerà più.
Almeno fino a quando non lo vorranno loro e ci ordineranno di farlo.
http://ilcorrosivo.blogspot.it/2015/05/il-perbenismo-e-una-brutta-malattia.html |
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