lunedì 14 dicembre 2015

Guduchi, nettare degli Dèi


La Tinospora cordifolia, (Willd.) Miers ex Hook. F. & Thoms, (guduchi) è una delle piante medicinali più importanti della farmacopea ayurvedica. Si tratta di una pianta rampicante presente nella fascia tropicale del subcontinente indiano e della Cina. E’ credenza popolare che le piante di guduchi che crescono avvolgendosi sugli alberi di neem, Azadirachta indica, siano le più attive, perché in questo modo assorbono anche le proprietà terapeutiche di questo albero, a sua volta molto importante nella medicina ayurvedica. Si utilizzano tutte le parti della pianta, ma in particolare gli steli, che vengono seccati con la propria corteccia.

Il guduchi è utilizzato da tempo immemorabile. E’ stato impiegato per numerose malattie, ma soprattutto per la sua apprezzata capacita di distruggere le tossine e rivitalizzare tutto l’organismo. 

Uno dei suoi nomi tradizionali è “amrita”, il nettare degli Dèi, perché a questa pianta si attribuisce la capacità di allungare la vita, donare la giovinezza e migliorare le funzioni del cervello. Nel Caraka Samhita, scritto circa 1500 anni a.C. e  forse il più antico testo classico ayurvedico, vengono descritte oltre due dozzine di formule complesse che contengono il guduchi.

Da un punto di vista energetico, il guduchi ha un sapore astringente e amaro ed una qualità scaldante. 

Equilibra tutti e tre i dosha e nonostante la sua energia calda, pacifica soprattutto Pitta. Quindi, sarà indicato in particolare per tutte le condizioni di Pitta viziato.

Vediamo in sintesi le sue proprietà terapeutiche:
convalescenza – ottimo dopo malattie infettive particolarmente debilitanti. E’ una pianta dalle notevoli proprietà nutrienti. Si associa egregiamente con l’ashwagandha;
febbre – uno dei migliori antipiretici vegetali, soprattutto per gli stati protratti di febbre moderata associati a forme virali, in particolare da virus della mononucleosi;
dermatiti – migliora le malattie agendo dall’interno (come sempre si dovrebbe): attivazione del metabolismo cellulare, purificazione del sangue, riduzione di ama. Più indicato per  le forme croniche;
ipermenorrea – nei flussi abbondanti e irregolari;
infezioni ORL – come curativo e preventivo, è indicato nelle tonsilliti, faringiti, tossi infettive e raffreddamenti;
rinite allergica – estratti di guduchi si sono dimostrati utili nel caso di sintomi rinitici stagionali;
gotta e artrite – è specifico per la gotta, soprattutto insieme al guggulu o allo zenzero. Possiede anche una certa azione analgesica. Nelle forme artritiche, viene associato all’olio di ricino;
infezioni – una delle migliori erbe per stimolare il sistema immunitario;
iperglicemia – abbassa sensibilmente i valori degli zuccheri ematici, soprattutto se associato allo shilajit;
chemioterapia – protegge dai farmaci citotossici, in particolare con shatavari;
fegato – effetto epatoprotettivo. Efficace nelle epatiti virali, spesso associato ad altre erbe con tropismo epatico. In laboratorio ha mostrato proprietà rigenerative delle cellule epatiche;
anemia – in questo caso, associato all’aloe vera;
inappetenza – nelle forme legate a malfunzionamento del fegato e nelle febbri protratte. In questo caso, al decotto si aggiunge pepe lungo e miele;
calo della libido – tradizionalmente è considerata una pianta afrodisiaca e inserita in numerose preparazione erboristiche per la vitalità sessuale e la fertilità: “purifica lo sperma”.
funzioni cognitive – azione adattogena, contrasta gli effetti dello stress. Ha una dimostrata azione sulla memoria logica e verbale.
Avvertenze
Questa pianta può interferire con vari tipi di farmaci e potrebbe non essere indicata a tutti. Rivolgersi ad un medico esperto per stabilire le modalità e i dosaggi. Assunti per lunghi periodi, può avere una certa azione costipante sull’intestino. 


Francesco Perugini Billi©copyright 
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