giovedì 24 dicembre 2015

I russi inondano i sauditi

 
Il record della produzione di petrolio russo sventa il gioco saudita

A ottobre notammo che per la seconda volta, quest’anno, la Russia superava l’Arabia Saudita quale maggiore esportatore di greggio verso la Cina. La Russia era al primo posto a maggio, quando per la prima volta nella storia Mosca batteva Riyadh nelle esportazioni di greggio a Pechino. 
Mosca è alle prese con paralizzanti sanzioni economiche occidentali e costruire legami più stretti con Pechino è la chiave per mitigare il dolore“,
 dicemmo ad ottobre, spiegando che legami più stretti tra Russia e Cina sull’energia sono parte integrante del rapporto nascente tra i due Paesi, che votavano insieme al Consiglio di Sicurezza su questioni di rilevanza geopolitica. Ecco uno sguardo alla tendenza di lungo periodo:

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Si può anche ricordare che Gazprom Neft (terzo produttore di petrolio in Russia) cominciava a concludere le vendite in Cina in yuan da gennaio. Questo, dicevamo, è un ulteriore segno della morte imminente del petrodollaro. Poi si apprende che per la terza volta nel 2015, la Russia ha nuovamente battuto i sauditi per la primazia nei fornitori di greggio della Cina. 
La Russia ha superato l’Arabia Saudita per la terza volta quest’anno, a novembre, quale maggiore fornitore di greggio della Cina“, scrive Reuters, aggiungendo che “la Cina ha importato circa 949925 barili al giorno (bpd) di greggio russo a novembre, contro gli 886950 barili al giorno dall’Arabia Arabia“. 
E’ fastidioso per Riyadh. La Cina era il secondo maggiore consumatore di petrolio al mondo nel 2014 e legami più stretti tra Mosca e Pechino non solo sono una minaccia sui ricavi dal greggio, ma anche in geopolitica l’ultima cosa di cui i sauditi hanno bisogno è Xi che si attiva militarmente nella penisola arabica al fianco di Mosca e Teheran.
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Come abbiamo documentato in “I sauditi molestano l’orso russo iniziando la guerra del petrolio nell’Europa dell’Est“, Riyadh invadeva i mercati di Mosca in Polonia. Ecco cosa Bloomberg scriveva ad ottobre: 
La Polonia è stata a lungo cliente delle compagnie petrolifere russe. L’anno scorso, circa tre quarti delle importazioni di combustibile provenivano dalla Russia, e il resto da Kazakhstan e Paesi europei. La Polonia, tuttavia, è al centro degli sforzi per ridurre la dipendenza dell’Unione europea dall’energia russa. Un fornitore nuovo e affidabile è una manna dal cielo. I sauditi dovevano espandersi al di fuori dell’Asia dove la domanda è in calo. Ciò potrebbe trasformarsi in una partita più aggressiva tra i due più grandi esportatori mondiali di petrolio, già in disaccordo sul conflitto siriano”. 
Anzi, si potrebbe plausibilmente sostenere che una delle ragioni per cui i sauditi siano passati a sopprimere artificialmente i prezzi dello scorso anno era premere su Putin e infine costringere il Cremlino a cedere sul sostegno ad Assad. Come il New York Times scrive, il drammatico calo dei prezzi del greggio ha alcuni “vantaggi diplomatici ausiliari“.

Purtroppo per Riyadh, la strategia non ha funzionato. In realtà, è fallita in più di un aspetto. In primo luogo, l’Arabia Saudita affronta una crisi fiscale mentre il deficit di bilancio di Riyadh si gonfia al 20% del PIL, costringendo il regno a tappare il mercato del debito per compensare l’erosione della SAMA. In secondo luogo, Putin non solo ha rifiutato di cedere sul sostegno al governo di Damasco, ma l’ha effettivamente raddoppiato inviando una forza aerea russa a Lataqia. Nel frattempo, la Russia ha continuato a pompare sempre più petrolio, e come riporta Bloomberg, Mosca produce col 
passo più veloce dal crollo dell’Unione Sovietica. L’inaspettata generosità petrolifera russa di quest’anno è il risultato non di una nuova campagna del Cremlino, ma di decine di modesti miglioramenti della produttività dell’ampio settore. Anche sotto la pressione del crollo dei prezzi, così come delle sanzioni di Stati Uniti ed Unione Europea che riducono l’accesso a gran parte di finanziamenti e tecnologia esteri, le società russe sono riuscite a estrarre più greggio dai giacimenti più vecchi del Paese“, scrive Bloomberg sottolineando che “Bashneft e altre società russe che operano i giacimenti nel bacino del Volga, tra i primi scoperti in Russia all’inizio del secolo scorso, beneficiano dell’inefficienza sovietica il cui motto era: ‘tutto ciò che non produciamo rimarrà ai nostri figli’“. 
Per gli analisti, la resilienza della Russia è una sorpresa. 
Non conosco nessuno che avesse predetto che la produzione russa sarebbe aumentata nel 2015, per non parlare dei nuovi record“, 
dice Edward Morse, responsabile globale di Citigroup sulle materie prime.

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Su ciò che si vorrebbe per limitare la produzione, Mikhail Stavskij, direttore della Bashneft PJSC
il maggiore singolo contributore nell’aumento della produzione di greggio quest’anno“, dice che non lo sa. “Non so dove il prezzo del petrolio debba scendere per cambiare radicalmente le cose. Arrivammo a 9 dollari al barile e la produzione continuò, quindi se qualcosa di simile accadesse, sappiamo cosa fare“. 
 Infatti, grazie al basso costo di estrazione greggio dai giacimenti petroliferi della Russia in Siberia occidentale e la svalutazione del rublo, i costi di produzione sono minimi:
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Ma non tutti sono d’accordo che ciò sia sostenibile. Alcuni dicono che gli sforzi per migliorare l’efficienza hanno fatto il loro corso e con scarsi finanziamenti per l’esplorazione, ulteriori guadagni saranno difficili. È interessante notare, come Bloomberg rileva, che poiché Mosca si prende “quasi tutto oltre i 30-40 dollari al barile” nelle esportazioni, i produttori non sentano l’impatto dei prezzi bassi finché il greggio non scenderà molto al di sotto di tali livelli.  
“La Russia manterrà i livelli di produzione di petrolio tra i 525 e i 533 milioni di tonnellate l’anno prossimo, essendo il bilancio del governo federale impostato su tali livelli di produzione”, 
dice Lauren Goodrich di Stratfor, presagendo lo stesso per il 2016. La conclusione è che la mossa saudita non è riuscita a strappare quote di mercato ai russi e tra conflitto in Siria, legami più stretti di Mosca con Pechino e la mossa di Riyadh contro il Cremlino per usurpargli quote del mercato europeo orientale, non ci si deve attendere che Putin faccia presto marcia indietro. In breve, se John Kerry e Riyad pianificarono la bancarotta dei russi riducendo i prezzi del greggio, lo sforzo è stato un miserabile fallimento che ha portato non solo a un deficit fiscale del 20% per i sauditi, ma anche alla distruzione di posti di lavoro statunitensi sullo scisto. Chiudiamo con un po’ di umorismo del Viceministro dell’Energia Kirill Molodtsov:
Vi dirò quando le aziende russe sicuramente diminuiranno la produzione. Quando il petrolio costerà 0 dollari”.
 Zero Hedge 22 dicembre 2015 – Russia Insider

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La Cina investe molto sull’energia russa
Gli accordi firmati tra Medvedev e Li indicano legami sempre più stretti

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Cinque accordi energetici sono stati firmati durante la visita del Primo ministro russo Dmitrij Medvedev in Cina il 14-17 dicembre. Gli esperti attribuiscono il continuo interesse della Cina nel settore energetico russo alla necessità urgente di Pechino di sostituire le centrali elettriche a carbone. 

Pechino ha ribadito l’interesse ad espandere la cooperazione energetica con Mosca durante la visita del Primo ministro russo Dmitrij Medvedev in Cina il 14-17 dicembre. Cinque accordi energetici sono stati firmati durante la riunione dei capi di governo a Pechino il 17 dicembre. Uno dei fatti salienti della visita di Medvedev è stata la firma di un accordo vincolante, per la cessione di una quota del 9,9 per cento del progetto Jamal GNL, fra il produttore indipendente russo Novatek e la Silk Road Fund Co (SRF) della Cina. 

Il progetto Jamal LNG da 27 miliardi di dollari prevede la costruzione di un impianto di liquefazione del gas nei pressi del giacimento di Tambejskoe sud, nel nord-ovest della Siberia. Il campo ha riserve stimate in 907 miliardi di metri cubi. Il progetto sarà lanciato nel 2017, con l’impianto in funzione dal 2021. Con l’ultimo accordo, gli azionisti del progetto sono Novatek (50,1 per cento), la francese Total (20 per cento), la cinese CNPC (20 per cento) e SRF (9,9 per cento).

Prestiti cinesi
Portando SFR nel progetto, Novatek punta a garantirsi 12 miliardi di dollari di prestiti dalle banche cinesi. Al momento, la costruzione dell’impianto è finanziata dai soci del progetto. Inoltre, 150 miliardi di rubli (2,1 miliardi di dollari) sono stati stanziati dal National Wealth Fund della Russia. Alla conferenza annuale, il 17 dicembre, il Presidente russo Vladimir Putin ha ancora una volta sottolineato che il governo continuerà a sostenere il progetto. 
Dopo aver chiuso l’accordo, abbiamo raggiunto l’azionariato scelto ottimale che contribuirà a garantire il buon finanziamento del progetto e la realizzazione continua e positiva“, 
ha detto il CEO della Novatek Leonid Mikhelson in un comunicato. Citando una “richiesta da parte cinese“, Mikhelson non ha rivelato il valore dell’accordo. Il quotidiano russo Kommersant stimava l’accordo per un valore di circa 1,4 miliardi di dollari. Si tratta di un “prezzo di mercato adeguato“, ha detto Vitalij Krjukov, analista dell’agenzia Small Letters. SFR paga più di quanto altri erano disposti a fare, perché entra nel progetto in una fase successiva, quando i rischi sono più bassi, ha detto. 
Ora, si tratta di un progetto relativamente sicuro, che ha ricevuto benefici e sostegno dallo Stato, nonché denaro a buon mercato dal Fondo di benessere nazionale”, ha aggiunto Krjukov. 
Attendevamo questa offerta da tempo“, ha detto Aleksandr Pasechnik, ricercatore presso il Fondo per la Sicurezza Nazionale sull’Energia. 
Naturalmente, è un passo in avanti nel project financing, dimostrando che nonostante le sanzioni occidentali e le sfide estere, riusciamo a trovare investitori“.
Cooperazione energetica sino-russa
Sinopec ha recentemente acquistato una quota del dieci per cento di Sibur, grande holding petrolchimica russa guidata dal CEO di Novatek Mikhelson. Sibur ha detto che pensa d’invitare Sinopec quale partner strategico nel complesso Amur Gas Chemical. Gazprom e Rosneft hanno firmato accordi di collaborazione con le aziende cinesi durante la visita di Medvedev in Cina. Il CEO di Gazprom, Aleksej Miller e il Presidente della CNPC Wang Yilin hanno firmato un accordo per la progettazione e costruzione di una sezione transfrontaliera del gasdotto Potere della Siberia. Gazprom e CNPC hanno anche deciso di collaborare su progetti di centrali elettriche a gas nella Cina orientale. 
Nonostante il calo dei prezzi di petrolio e gas, le imprese cinesi si concentrano su prospettive a lungo termine“, 
 ha detto Aleksandr Pasechnik, aggiungendo che il gasdotto e il GNL sono molto importanti per la Cina, che affronta il compito di passare a una maggiore produzione di energia a basso impatto ambientale. “La Cina letteralmente soffoca per la produzione di energia a carbone“, ha aggiunto Pasechnik. 
Prima delle Olimpiadi (Pechino ospiterà le Olimpiadi invernali 2022), dovrà chiudere alcuni impianti di produzione per evitare lo smog. Pertanto, l’obiettivo della Cina è sostituire il carbone con il gas nella produzione elettrica“.
Russia e Cina hanno anche firmato accordi su energia nucleare, tecnologia spaziale e sviluppo di centri di elaborazione dati.

Anna Kuchma Russia Beyond the Headlines, 22/12/2015 – Russia Insider

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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