“L’uomo è rimasto isolato nel cosmo.
Non è più parte della natura e ha perso
la sua partecipazione emotiva agli eventi naturali.
Le cose non gli parlano più ed egli non può
parlare a pietre, sorgenti, piante e animali.”
(Carl Gustav Jung)
Vi
sono molte forme di sensibilità che l’anima umana possiede ancora a
livello molto debole, ma che sarà chiamata a sviluppare in futuro. Ci
sono alcune qualità che avranno un migliore affinamento e questo
riguarda i sentimenti che non possiamo percepire perché la loro
intensità sarebbe insopportabile per l’uomo moderno. Il nostro
intellettualismo prevale e limita la nostra visuale, infatti lo sviluppo
dell’intelletto ha comportato la scomparsa di alcuni sentimenti che,
gli uomini antichi, ancora potevano sentire: il legame tra l’uomo e la
terra fa parte dei sentimenti ormai dimenticati.
L’intellettualismo
moderno rende aridi e incapaci di percepire molte sfumature del mondo
esterno. Da questo punto di vista, la vita spirituale del passato era
molto più ricca perché si veniva addestrati a percepire il ciclo delle
stagioni ottenendo una percezione spirituale molto raffinata. Il
rapporto tra l’uomo e il mondo è condizionato da un confine perché
l’uomo è un essere chiuso non solo dal punto fisico, ma anche da quello
spirituale. Dobbiamo immaginare che tra l’uomo e il mondo esterno esista
un passaggio di correnti che pulsano andando dall’interno dell’uomo
verso il mondo, e immaginare altre correnti che scorrono nel mondo
spirituale del cosmo e penetrano nell’uomo.
Dobbiamo
immaginare che, dal cosmo, fluiscono alcune forze che spesso vengono
paragonate ad un oceano pulsante di molte forme di energia. La
componente spirituale dell’uomo fluttua nell’oceano, perciò la
componente spirituale si estende verso l’esterno finché non trova una
zona oscura. La zona è oscura perché costituisce una parte di realtà che
l’uomo non sa come raggiungere. Questo spiega perché l’uomo sa
percepire del mondo esterno, solo la visione di quello che riesce a
sostenere. L’uomo possiede una forza interiore che gli proviene dalla
forza della sua visione del mondo.
Questa
forza trova un ostacolo insormontabile quando essa incontra un limite
alle sue rappresentazioni, perciò l’anima umana non sa entrare in
relazione con l’esterno. Le onde universali si avvicinano all’uomo
perché lui le attira in proporzione a quante onde può contenere e così
qualcosa scorre nella sua interiorità. Poi l’onda si ritrae e si
allontana. Questo è il modo con cui veniamo impregnati dall’aura che
fluttua nel cosmo e che resta nella coscienza diventando l’elemento
aurico universale che vive all’interno dell’uomo.
L’elemento
aurico universale fluisce nella nostra parte subcosciente che contiene
anche un’altra componente che fa parte dell’universo, perché anch’essa è
stata ricavata dalla sostanza universale. E dove si incontrano le due
componenti universali si formano dei blocchi che corrispondono ad
un’onda di energie che irrompono nell’uomo. L’onda energetica interna
segue la direzione seguita dai nervi motori e da quelli sensori. Da ciò
si determina il contrasto dell’uomo con l’ambiente energetico e
spirituale in cui egli vive, e condiziona gli elementi che si possono
ricavare dall’ambiente in cui si vive.
All’interno
dell’uomo c’è una barriera che protegge e nasconde quello che non
possiamo sostenere, perciò la barriera interna ci nasconde anche le
impressioni del mondo esterno che non sappiamo sostenere. In passato e
nelle fasi evolutive delle epoche passate era possibile che la parte
subcosciente potesse emergere e agire sopra la parte cosciente. L’antica
chiaroveggenza si basava su questo fenomeno di anticipazione delle
qualità o caratteristiche che dovremo sviluppare in futuro.
Si
crede, erroneamente, che l’evoluzione sia un processo lineare e
progressivo e prosegua con ritmo costante e sempre nel medesimo modo. Ma
andrebbe immaginato un corso che, in contemporanea con una linea di
sviluppo di qualità generali, esista pure una linea di sperimentazione
di caratteristiche che sono anticipate per essere “testati” su alcune
personalità. La tendenza si mostra in modo molto sottile solo
nell’osservazione di alcuni spiriti che sembrano avere i residui delle
qualità del tempo antico, ma che sono l’anticipazione di caratteri e
qualità che svilupperemo naturalmente, ma in futuro.
In
queste personalità osserviamo che non si esprime l’aspetto più evidente
della loro coscienza, ma che si esprimono delle forze potenti che
emergono dal loro subcosciente. Tra questi sentimenti ormai dimenticati
vi è la capacità che avevano gli uomini del tempo passato di sentirsi
inseriti nella vita del cosmo e di saper guardare nell’universo sentendo
che anche l’essere umano ne faceva parte. In passato si sapeva guardare
nel mondo, nel cosmo e anche negli altri sistemi planetari ma l’uomo
non riusciva a valorizzare quello che aveva dentro se stesso cioè il suo
io, dice Steiner.
In
passato si veniva predisposti a imparare per mezzo di un addestramento
specifico che favoriva la capacità di guardare all’interno della materia
. Si veniva addestrati a vedere non solo quello che si percepisce alla
superficie delle cose, ma a guardare anche nel substrato spirituale che
si nasconde all’interno della materia. E molti sforzi erano dedicati al
ciclo di osservazione della grande natura e della percezione del variare
del ciclo della terra. Alcuni discepoli spirituali erano educati
affinché la loro anima potesse percepire il trascorrere dei ritmi
stagionali della terra. Un sentimento simile vive ancora oggi, ma solo
in persone che sentono il susseguirsi delle stagioni perciò sentono cose
diverse a seconda che sia la primavera oppure l’autunno.
Nella
loro anima si riversa il senso della speranza quando vede che la
natura, in primavera, mette le prime gemme e la speranza della primavera
diventa l’esultanza gioiosa dell’estate. Sentiamo delle sensazioni
molto diverse se vediamo lo sfiorire della natura e le foglie ingiallire
con l’avanzare dell’autunno. Se vediamo gli alberi spogli sentiamo che
la malinconia dell’autunno è diventata la tristezza dell’inverno. I
discepoli dei misteri nordici erano addestrati a raffinare la loro
percezione del trascorrere dell’anno, perciò nel solstizio d’estate, la
notte di s. Giovanni che cade il 23 giugno, si accendevano dei fuochi
per rappresentavano la gioia della natura che risplendeva di vita
durante l’estate.
Invece,
al solstizio d’inverno, si celebrava la fecondazione che ha portato la
nascita del Bambino Gesù. Gli antichi discepoli ottenevano il potere di
guardare oltre la materia, perciò la materia diventava completamente
trasparente in modo che - attraverso di essa – potevano capire i grandi
misteri cosmici che si nascondono dietro il susseguirsi delle stagioni.
Le stagioni sono il modo con cui la terra partecipa e contribuisce alla
vita del cosmo, perché sono il modo con cui la terra si rigenera
continuamente.
Alcuni
popoli educavano la loro anima a vedere l’ordine cosmico nascosto nei
ritmi delle stagioni. Perciò vedevano che, alla tristezza dell’autunno
segue il mese dei morti che è la festa caratteristica del ritirarsi
della vita della natura che culmina nel Natale in cui si celebra la
nascita del Bambino Gesù e che coincide con il morire del cosmo che
culmina con il risorgere della luce che accade nel solstizio d’inverno.
Anche la vita dell’anima segue le stesse fasi evolutive dell’anno,
perciò le tappe della vita spirituale dei popoli pagani furono importate
nelle festività cristiane.
All’equinozio
d’autunno e all’equinozio di primavera, la durata del giorno e della
notte si equivalgono. Però, a giugno, la proporzione aumenta in favore
del giorno, mentre in dicembre prevale la durata della notte e il tempo
in cui il sole è nascosto. Questo è il rapporto tra la terra e il sole
di cui ci curiamo poco e che teniamo in minima considerazione. I popoli
primitivi dicevano che la terra è un organismo vivente che segue il suo
ritmo. Durante l’autunno sentiamo che la terra inizia la sua
inspirazione perciò richiama tutti gli spiriti elementari al suo
interno. Invece, in primavera, la terra inizia il suo processo di
espirazione perciò la vita si diffonde sulla terra e si diffonde verso
tutto il cosmo.
In
estate, l’espirazione della terra è terminata perciò inizia a
verificarsi l’inspirazione che vedrà il ritiro delle forze naturali
verso l’interno della terra. I popoli primitivi conoscevano questi
processi respiratori perciò dicevano che la terra è un essere vivente e
che il suo respiro è il ciclo delle stagioni che è anche il modo con cui
la terra partecipa alla vita del cosmo. L’autunno vede l’inizio
dell’inspirazione che - dal punto di vista spirituale - inizia con la
notte delle stelle cadenti cioè la notte di s. Lorenzo quando cade sulla
terra il ferro meteorico in cui è nascosta l’arma degli dei contro
Arimhan.
Steiner
dice che Arimhan vuole vincere gli esseri spirituali superiori che
contrastano le forze della morte che aumentano in autunno. L’autunno
inizia fin dalla metà d’agosto e infatti, nel mondo contadino, lo si
faceva iniziare la notte di s. Bartolomeo ossia il 24 agosto quando si
sente che si è già invertito il respiro della terra. L’equinozio
d’autunno è collegato al mito di s. Giorgio che uccide il drago che è
simile a Perseo che uccise il mostro marino e che sposò Andromeda. In
autunno, il fuoco dell’estate è diventato la cenere che sarà il cibo
della terra che custodisce il seme da cui nascerà la nuova vita. Questo è
il modo in cui dovremmo pensare alla terra se - fin da bambini -
fossimo educati a pensare.
Buona erranza
Sharatan
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