Il
concetto di lavoro moderno non è dissimile da quello più antico.
La
divisione dell’umanità in caste differenziate a causa dai ruoli sociali svolti ha
origine in Mesopotamia. Prima dall’ora l’uomo rivestiva ruoli differenti a
seconda delle contingenze. Se c’erano esigenze di difesa del territorio, diveniva
guerriero, in tempo di pace cacciatore oppure pescatore od agricoltore e così
via.
Da
Shumer in avanti, l’umanità si urbanizza e si divide in caste impermeabili,
sino ad oggi. Nonostante infatti la propaganda di Stato ipotizzi eguali
opportunità per tutti, sappiamo bene come ciò sia, per l’appunto, solo
propaganda.
Il
lavoro
duro è appannaggio delle caste inferiori, dominate a loro volta da
quelle direttive superiori in un crescendo di minor fatica e maggiori
agi ricevuti
sino ad arrivare ai vertici in cui la libertà di movimento, il
disimpegno e gli
agi ricevuti raggiungono i più alti livelli. Ciò nonostante la
retribuzione è sempre adeguata a ciò che viene privato all'individuo a
livello interiore, animico direi. Più la retribuzione è alta e maggiore è l'esborso eterico.
Ad
oggi nulla è cambiato. Nonostante le strombazzate dichiarazioni sui diritti
dell’uomo e le grandi rivoluzioni sociali, osserviamo la stessa identica feroce
dinamica, stigmatizzata addirittura dall’indecente primo articolo della
Costituzione italiana.
Facendo
un po’ di conti è chiaro come in Italia non dovrebbe esistere lo spauracchio
della povertà per chi non lavora. Lavorare significa innanzitutto essere
controllati ed identificati e questo è il motivo per cui nelle dittature non esiste
disoccupazione: tutti hanno un nome, un numero di previdenza, un lavoro, un
indirizzo fisso … tutti tranne i veri potenti ovviamente.
Nell’800
la condizione del rentatario era considerata normale per il borghese. E’ a
partire dalle disumane dittature comu/nazifasciste del’900 che il lavoro
diviene obbligatorio. Un bel progresso, non c’è che dire.
Oggi,
sedotti e dilaniati dai mille lacciuoli della Burokràtzia, dobbiamo tentare di rispondere
colpo a colpo agli strali di un sistema che noi stessi alimentiamo con la
nostra opera quotidiana di servi. Si perché il ‘prestare lavoro’ è una forma
moderna ed edulcorata di schiavitù. Il potente che si è arrogato (non si sa come)
diritti su di una porzione di territorio impone le sue regole ed il nullatenete (non si
sa come) soccombe ed obbedisce. Nel mezzo i solerti Kapò del controllo, polizie
e burocrazie unite nel tenere serrate le maglie dello sfruttamento totalizzante
del lavoro. Il Law-Oro, la legge dell’Oro. Sedotti dalle misere lusinghe di una modernità inesistente.
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