giovedì 31 dicembre 2015

L'intuizione della Verità

La consapevolezza eterna viene improvvisamente liberata dai confini imposti da passato e futuro. Io divento allora lo spettatore dalla coscienza infinita e non vivo più trascinato in catene dal passato verso il futuro, come sopraffatto dalla furia d’un fiume, schiavo di Cronos, bensì resto fermo, dominatore del mio presente. S. Brizzi, Guerrieri Metropolitani

[riporto qui di seguito l’Introduzione da me scritta diversi anni fa a un libro che poi è rimasto nel cassetto. Buona lettura.]

Questo libro è un libro dell’impossibile.
Non è certo uno scritto adatto ai fragili di mente e ai deboli di stomaco. È un libro maledetto, creato per coloro che non temono di ascendere con un sol balzo nell’Empireo: l’intuizione pura della Verità al di fuori dello spazio-tempo. Ma ciò che per noi rappresenta l’Empireo, il punto più alto nella comprensione della Verità eterna, è invece il fuoco dell’Inferno per gli adepti del ragionamento analitico, i seguaci della Chiesa degli Umili Devoti della Santa Mente Razionale.

Qui vi verrà detto, con la massima impudenza, che l’Universo come lo conoscete, con le sue città, le fabbriche, le automobili, le persone, le stelle e le galassie... in realtà non esiste come entità separata al di fuori di voi. Vi verrà detto che tutti quanti noi siamo vittime di una terribile illusione che ci fa credere di essere noi nel mondo e non il mondo dentro di noi.

Solo poche persone su questo pianeta si sono accorte di tale crudele inganno. Queste rare persone partecipano dell’Essere, ossia dell’Uno senza forma. Tutti gli altri strisciano nella fogna dello spazio-tempo, e non li si può biasimare per questo: realizzare la Verità esige lo stesso coraggio che occorre per sfidare il Sole a chi abbassa lo sguardo per primo!
 
Questa è l’unica vera controcultura – o meglio, una sovracultura, fondata sul sovrarazionale e il sovrastorico – in quanto consente la “liberazione finale” dell’uomo, che non è mai liberazione da qualcuno o qualcosa, ma affrancamento da un’attitudine cosiddetta analitica a indagare la realtà e cercare la Verità. È la guarigione da un grave disturbo della vista. 
 
L’approccio razionale è corretto – e questo andrebbe ricordato ai newageisti moderni – ma quando è giustamente orientato alla ricerca della Verità, porta inevitabilmente a dei paradossi. Il paradosso è ciò che dovrebbe guidare l’intelletto in uno stato di sospensione e quindi causare un’intuizione istantanea, diretta, non-mentale della Verità. È pertanto la modalità stessa di conoscenza di cui si serve l’uomo che va smantellata, non un modo di pensare o un’idea particolare. Si deve passare dall’intelletto all’intuizione.
 
Cos’è questa cosa chiamata esistenza che si sviluppa intorno a noi e di cui noi facciamo parte integrante? In che senso possiamo affermare che esiste? Perché c’è qualcosa anziché il nulla? Cosa significa che siamo coscienti? Cos’è questa coscienza di cui tanto si discute? A queste domande non può esser data una risposta linguistico/razionale. Nella ricerca della Verità il linguaggio diviene solo un indicatore, ma non può esprimere la Verità stessa. La parola zucchero indica già qualcosa di ben preciso, tuttavia la sola parola non basta a farmi sentire cosa è il dolce.
 
L’uomo ha sviluppato nel corso di milioni di anni capacità intellettuali talmente raffinate da poter calcolare se la cassiera del supermercato gli ha dato il resto esatto, mentre al contempo le sbircia le tette senza farsi sorprendere da sua moglie.
 
La razionalità ci è utile affinché alla domanda: “Ha visto la partita in tv ieri sera, signor Rossi?” noi non rispondiamo: “Grazie, un pinguino ce l’ho già”. 
 
Il pensiero razionale ci permette di vivere senza troppi problemi nella materia, ma per approdare alla Verità è indispensabile utilizzare uno strumento più adatto: l’intuizione diretta. D’altronde non possiamo misurare la temperatura dell’aria con una bilancia!
 
Per riuscire a comprendere l’Essere, uno strumento duale come la mente risulta molto utile nella fase “di avvicinamento”, ma nell’atto conclusivo di realizzazione della Verità risulta invece d’impaccio. La nostra mente può esprimersi unicamente in termini binari:  sì/no  vero/falso  organico/inorganico  vivo/morto. Non le è dunque concesso afferrare qualcosa di mutevole, sfumato, incerto, indefinito... quale si presenta la realtà dei fenomeni del mondo.

Ricordiamo ai più distratti che sposare la teoria secondo la quale l'Universo e il significato della vita non sono conoscibili dall'uomo – ed è quindi inutile per lui abbandonarsi a "queste sterili filosofie che non portano a niente di concreto" – significa sempre accontentarsi d’una credenza preconfezionata che si colloca sullo stesso piano di ogni altra, al pari delle credenze religiose o di quelle pseudoscientifiche, come la fantasiosa teoria in voga da qualche decennio che afferma che l’uomo proviene dalla scimmia!
 
Che il significato della vita non sia conoscibile dalla mente razionale dell'uomo è certo, ma che l'essere umano preso nella sua interezza – non quindi limitato alle sole capacità razionali – non possa conoscere tale significato... vedremo quanto è falso.
 
La Verità non può essere sottomessa o messa al sicuro nelle categorie che ci sono già note. La Verità è infinita e quindi perpetuamente ignota. La Verità è ciò che siamo adesso, non qualcosa cui dobbiamo giungere. Ogni descrizione della Verità ce la pone dinnanzi come un oggetto concettuale, allontanandoci da essa, impedendoci di restare nella Verità in cui già dimoriamo in questo stesso momento.
 
Che io sia dannato se leggendo questo libro non avrete anche voi un’intuizione della Verità.

 
Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi)
 
 

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