La consapevolezza eterna viene improvvisamente liberata dai confini imposti da passato e futuro. Io divento allora lo spettatore dalla coscienza infinita e non vivo più trascinato in catene dal passato verso il futuro, come sopraffatto dalla furia d’un fiume, schiavo di Cronos, bensì resto fermo, dominatore del mio presente. S. Brizzi, Guerrieri Metropolitani
[riporto qui di
seguito l’Introduzione da me scritta diversi anni fa a un libro che poi è
rimasto nel cassetto. Buona lettura.]
Questo libro è un libro dell’impossibile.
Non è certo uno scritto adatto ai fragili di mente e ai
deboli di stomaco. È un libro maledetto, creato per coloro che non temono di
ascendere con un sol balzo nell’Empireo: l’intuizione pura della Verità al di
fuori dello spazio-tempo. Ma ciò che per noi rappresenta l’Empireo, il punto
più alto nella comprensione della Verità eterna, è invece il fuoco dell’Inferno
per gli adepti del ragionamento analitico, i seguaci della Chiesa degli Umili
Devoti della Santa Mente Razionale.
Qui vi verrà detto, con la massima impudenza, che l’Universo
come lo conoscete, con le sue città, le fabbriche, le automobili, le persone,
le stelle e le galassie... in realtà non esiste come entità separata al di
fuori di voi. Vi verrà detto che tutti quanti noi siamo vittime di una terribile
illusione che ci fa credere di essere noi nel mondo e non il mondo dentro di
noi.
Solo poche persone su questo pianeta si sono accorte di tale
crudele inganno. Queste rare persone partecipano dell’Essere, ossia dell’Uno
senza forma. Tutti gli altri strisciano nella fogna dello spazio-tempo, e non
li si può biasimare per questo: realizzare la Verità esige lo stesso coraggio che occorre per sfidare
il Sole a chi abbassa lo sguardo per primo!
Questa è l’unica vera controcultura – o meglio, una
sovracultura, fondata sul sovrarazionale e il sovrastorico – in quanto consente
la “liberazione finale” dell’uomo, che non è mai liberazione da qualcuno o
qualcosa, ma affrancamento da un’attitudine cosiddetta analitica a indagare la realtà e cercare la Verità. È la guarigione
da un grave disturbo della vista.
L’approccio razionale è corretto – e questo andrebbe
ricordato ai newageisti moderni – ma quando è giustamente orientato alla
ricerca della Verità, porta inevitabilmente a dei paradossi. Il paradosso è ciò
che dovrebbe guidare l’intelletto in uno stato di sospensione e quindi causare
un’intuizione istantanea, diretta, non-mentale della Verità. È pertanto la modalità
stessa di conoscenza di cui si serve l’uomo che va smantellata, non un modo di
pensare o un’idea particolare. Si deve passare dall’intelletto all’intuizione.
Cos’è questa cosa chiamata esistenza che si sviluppa intorno a noi e di cui noi facciamo parte
integrante? In che senso possiamo affermare che esiste? Perché c’è qualcosa anziché il nulla? Cosa significa che
siamo coscienti? Cos’è questa coscienza di cui tanto si discute? A
queste domande non può esser data una risposta linguistico/razionale. Nella
ricerca della Verità il linguaggio diviene solo un indicatore, ma non può
esprimere la Verità stessa. La parola zucchero indica già qualcosa di ben
preciso, tuttavia la sola parola non basta a farmi sentire cosa è il dolce.
L’uomo ha sviluppato nel corso di milioni di anni capacità intellettuali
talmente raffinate da poter calcolare se la cassiera del supermercato gli ha
dato il resto esatto, mentre al contempo le sbircia le tette senza farsi
sorprendere da sua moglie.
La razionalità ci è utile affinché alla domanda: “Ha visto la
partita in tv ieri sera, signor Rossi?” noi non rispondiamo: “Grazie, un
pinguino ce l’ho già”.
Il pensiero razionale ci permette di vivere senza troppi
problemi nella materia, ma per approdare alla Verità è indispensabile
utilizzare uno strumento più adatto: l’intuizione diretta. D’altronde non possiamo
misurare la temperatura dell’aria con una bilancia!
Per riuscire a comprendere l’Essere, uno strumento duale come la mente risulta molto utile
nella fase “di avvicinamento”, ma nell’atto conclusivo di realizzazione della
Verità risulta invece d’impaccio. La nostra mente può esprimersi unicamente in
termini binari: sì/no vero/falso
organico/inorganico vivo/morto.
Non le è dunque concesso afferrare qualcosa di mutevole, sfumato, incerto,
indefinito... quale si presenta la realtà dei fenomeni del mondo.
Ricordiamo ai più distratti che sposare la teoria secondo la
quale l'Universo e il significato della vita non sono conoscibili dall'uomo –
ed è quindi inutile per lui abbandonarsi a "queste sterili filosofie che
non portano a niente di concreto" – significa sempre accontentarsi d’una
credenza preconfezionata che si colloca sullo stesso piano di ogni altra, al
pari delle credenze religiose o di quelle pseudoscientifiche, come la
fantasiosa teoria in voga da qualche decennio che afferma che l’uomo proviene
dalla scimmia!
Che il significato della vita non sia conoscibile dalla
mente razionale dell'uomo è certo, ma che l'essere umano preso nella sua
interezza – non quindi limitato alle sole capacità razionali – non possa
conoscere tale significato... vedremo quanto è falso.
La Verità non può essere sottomessa o messa al sicuro nelle
categorie che ci sono già note. La Verità è infinita e quindi perpetuamente
ignota. La Verità è ciò che siamo adesso, non qualcosa cui dobbiamo giungere. Ogni
descrizione della Verità ce la pone dinnanzi come un oggetto concettuale,
allontanandoci da essa, impedendoci di restare nella Verità in cui già
dimoriamo in questo stesso momento.
Che io sia dannato se leggendo questo libro non avrete anche
voi un’intuizione della Verità.
Salvatore Brizzi
(occupazione: domatore di fiumi)
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