venerdì 18 dicembre 2015

La Siria manda in pezzi i sogni del Pentagono

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Nessuna meraviglia che i seguaci della Full Spectrum Dominance nella Beltway [i circoli del potere di Washington, NdT] ed oltre siano in piena crisi di diniego.

Guardano alla scacchiera Siriana e, mentre i giochi di potere continuano, vedono la Russia sistemarsi comodamente, con tutta una serie di basi aeree e terrestri, per portare avanti, in un prossimo futuro, ogni genere di operazione in Medio Oriente e in Nord Africa. Chiaramente il Pentagono non se ne era neanche accorto.

E questo non è che l’inizio. Più avanti, lungo la stessa strada, ci si può solo aspettare una maggior collaborazione militare fra Russia, Cina ed Iran in tutta l’Asia sud-orientale. Il Pentagono considera alla stregua di minacce Russia, Cina ed Iran, i punti nodali dell’integrazione euroasiatica.

La penetrazione della Russia in Siria (come in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa) va avanti, sempre più profonda, mentre Mosca, quando tratta con i vari membri della NATO, continua a parlare di “partners” nella lotta contro l’ISIS/ISIL/Daesh. Qualcuno, come la Turchia, pugnala Mosca alla schiena. Qualcuno potrebbe condividere informazioni militari segrete, come la Francia. Altri potrebbero manifestare il desiderio di collaborare, come la Gran Bretagna. E alcuni sono un geyser di ambiguità, come gli Stati Uniti.

In mezzo a tutte queste ambiguità, “partners” è un termine  deliziosamente diplomatico  nel mascherare quello che a tutti gli effetti è un fatto clamoroso: con l’attuale combinazione di sofisticati missili difensivi terra-aria, mare-aria e aria-aria, dai missili da crociera lanciati dai sommergibili, agli S-400, la no-fly-zone sui cieli della Siria è stata decisa di fatto da Mosca, non da Washington e tanto meno da Ankara.

Scegliete la vostra coalizione
Gli S-400, per inciso, man mano che l’Esercito Arabo Siriano guadagna terreno, saranno presto spostati a nord, nel vasto teatro operativo della zona di Aleppo.

Nella prima metà del 2016 dovremmo poter assistere allo spettacolo degli S-400 in grado di fornire una piena copertura su tutto il confine turco-siriano. Questo sarà il momento in cui il Presidente Turco Recap Tayyp Erdogan andrà completamente fuori di testa. La copertura aerea russa sulle avanzate dell’Esercito Arabo Siriano (e presto su quelle delle Unità di Protezione Popolare (YPG) dei Kurdi siriani) sta metodicamente preparando il terreno per la fine di tutti i complicati piani di Ankara di una no-fly-zone mascherata da “zona di sicurezza”, tutta pagata dai 3 miliardi di Euro sborsati dall’EU alla Turchia per dare una sistemazione ai rifugiati siriani.

In questo modo, è chiara la logica dello scontro che avverrà: i Turcomanni (la quinta colonna di Ankara, pesantemente infiltrati dagli Islamo-Fascisti turchi, saranno respinti all’interno del territorio turco, su tutto il fronte. E lo YPG avrà presto la possibilità di riunire tutte e tre le fazioni dei Kurdi siriani d’oltre confine.

Quando questo succederà, sarà, per dirla in due parole, la vittoria di una coalizione, la 4+1 (Russia, Siria, Iran, Iraq più Hezbollah) nei confronti di un’altra (una semplice combinazione di NATO-GCC [Gulf Cooperation Council, Concilio di Cooperazione del Golfo, NdT]) in questa guerra surreale di due coalizioni entrambe schierate contro l’ISIS/ISIL/Daesh.

E tutti i seguaci della Full Spectrum Dominance non accecati dell’ideologia vedranno chiaramente perché la “4+1” sta vincendo: questo è un caso perfetto di forza aerea piccola ma altamente motivata e perfettamente inquadrata, al posto giusto, con le armi giuste e con buona intelligence sul campo. La coalizione a guida americana, che ho deciso di chiamare la Coalizione dei Disonesti Opportunisti (CDO) non ha nulla di tutto questo.

La “Squadra Mediocrità” in azione
Washington è nella palude che si è fatta da sola. Praticamente tutto è dovuto alla stupefacente mediocrità della squadra dei cosiddetti “anziani” della politica estera dell’amministrazione Obama.

Il Team Obama ha sempre negato l’amoroso legame di Erdogan con Jabhat al-Nusra, alias al-Qaeda in Siria, anche quando Ankara dava il via libera al loro Jihad-Express attraverso il confine turco-siriano. E il Team Obama ha sempre fatto finta di non vedere il treno del petrolio siriano rubato dall’ISIS/ISIL/Daesh attraverso quella enorme flotta di autocisterne che si poteva scorgere benissimo anche da satellite.

Il Team Obama è stato incapace di decodificare l’infida e pericolosa agenda di un alleato della NATO, la Turchia, e questo perché sono, a tutti gli effetti, ostaggi della Full Spectrum Dominance, dal momento che per il Pentagono Ankara è la proverbiale “ancora di stabilità” e la pedina chiave per la Full Spectrum Dominance nella regione.

Da qui l’incapacità (o l’incompetenza) del Team Obama nel distruggere quei convogli di autocisterne: Ankara non potrebbe avere le penne più arruffate.

Il Team Obama ha sempre negato che Riyadh e Doha, prima direttamente, e poi tramite “donazioni private”, coordinate nientemeno che dal famoso Bandar Bush in persona, finanziassero sia al-Nusra che il Daesh.

Il Team Obama ha scelto allegramente di armare al-Nusra e Ahrar ash-Sham attraverso i rifornimenti della CIA all’Esercito Libero Siriano (FSA); tutte quelle armi sono poi finite in mano ad al-Nusra e Ahrar ash-Sham. Il Team Obama, sempre fedele alla propria miopia, ha doverosamente etichettato al-Nusra & co. come “ribelli moderati”.

Il Team Obama si è sempre fatto beffe dell’Iran, considerandolo una nazione “ostile” e una “minaccia” per i vassalli del GCC ed Israele. Così, chiunque si allei o venga sostenuto dall’Iran diventa anch’esso “ostile” o una “minaccia”: il governo di Damasco, gli Hezbollah, le milizie sciite irachene addestrate dall’Iran, anche gli Houti nello Yemen.

E, a coronamento di tutto, c’è stata “l’aggressione russa” in Ucraina e poi “l’interferenza” di Mosca in Siria, che è stata vista dal Team Obama come una rude dimostrazione di forza nel Mediterraneo Orientale.

In mezzo a tutte queste manfrine, il vero test per verificare le intenzioni dell’amministrazione Obama sarà quello di vedere se la coalizione americana combatterà veramente e senza riserve contro Daesh, al-Nusra e Ahrar ash-Sham (che comprende un sacco di Jihadisti dalla Cecenia, Dagestan e Uzbekistan).

Questo implicherebbe per il Team Obama dover dire sia ad Ankara che a Riyad, senza mezzi termini, di fare un passo indietro. Niente più Jihad Express. E niente più forniture di armi. Senza questa linea rossa il processo di “pace” siriano, che viene rimpallato fra Vienna e New York, è meno di una presa in giro.

Non fateci troppo conto. Nessuno dovrebbe ragionevolmente aspettarsi che quell’anatra zoppa del Team Obama, mediocre da far paura, abbia le palle per considerare il Wahabismo come la vera matrice ideologica di tutti i fili del Jihadismo salafita, “ribelli moderati” compresi.

Il che ci riporta a tutti i malumori che ribollono al di là della Beltway. Con o senza il Team Obama, rimane il fatto: niente Siria conquistata (o almeno balcanizzata), niente Full Spectrum Dominance.

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Articolo di Pepe Escobar pubblicato su Counter Punch il 17 dicembre 2015
Tradotto in italiano da Mario per Sakeritalia.it

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