Secondo Oleg Nazarov, del Club Zinoviev,
Mikhail Gorbaciov non firmò la fine della guerra fredda al vertice di
Malta nel 1989, ma la resa totale e irreversibile dell’URSS. Il PCF
m’inviò a Malta per il vertice, quando una terribile tempesta scuoteva
l’isola e Bush inviò un marinaio sulla nave in cui Gorbaciov lottava per
riprendersi. Tutti i partiti progressisti e comunisti al potere furono
invitati in quella strana isola dominata dagli inglesi e finanziata dal
Colonnello Gheddafi.
In realtà eravamo lì per festeggiare la fine della
guerra fredda, ma aveva l’apparenza della dissoluzione e non solo per la
tempesta. Oggi nel grande dibattito sull’URSS che si svolge in Russia,
non solo viene discusso un processo a Gorbaciov, ma gli intellettuali
del prestigioso Club Zinoviev denunciano il tradimento dei dirigenti
comunisti e del loro massimo leader.
Non si tratta solo dell’URSS, ma di
ciò che l’allora regime inflisse ai suoi cittadini. Insomma la
sconfitta dei leader comunisti come Gorbaciov chiarisce ciò che
probabilmente successe nei Paesi occidentali dove i partito comunisti,
miscelando venalità e stupidità nel capire i desideri del capitale, si
auto-distrussero (Nota di Danielle Bleitrach)
Come Gorbaciov tradì il proprio Paese
Un membro del club Zinoviev, Oleg Nazarov, dà la sua opinione: Mikhail Gorbaciov non firmò al vertice di Malta del 1989 la fine della guerra fredda, ma la capitolazione totale e irreversibile dell’URSS
Ognuno
oggi è d’accordo sul fatto che l’incontro tra George HW Bush e Mikhail
Gorbachev nel dicembre 1989 a Malta lasciò un segno profondo nella
storia. Ma ciò è valutato in modi diversi. Alcuni pensano che fosse la
fine della guerra fredda. Altri, che vi vedono il tradimento di
Gorbaciov e della sua squadra, sono categoricamente contrari a
quest’ultimo punto di vista. Per avvicinarsi alla verità, serve
un’analisi scientifica.
Che cosa è un tradimento
La
chiave per la risposta a questa domanda complessa è data dal grande
filosofo e patriota russo Aleksandr Zinoviev, che usò la parola
“tradimento” nel senso sociologico, morale e legale. Ne “il fattore
tradimento” Zinoviev ha scritto:
“Per qualificare le azioni del potere del Soviet Supremo tradimento o rifiutarlo, prima di tutto è necessario partire dal dovere delle autorità verso il popolo, salvaguardare e rafforzare il regime esistente, proteggere l’integrità territoriale, rafforzare e proteggere la sovranità del Paese in tutti gli aspetti dell’organizzazione sociale (alimentazione, diritto, economia, ideologia, cultura), garantire la sicurezza personale dei cittadini, difendere il sistema dell’istruzione, dei diritti sociali e civili… insomma, tutto quello che fu conseguito negli anni sovietici e che era la normale vita della popolazione. Le autorità sapevano che il popolo fosse convinto che la direzione del partito adempisse al dovere e aveva fiducia nei leader. Ma queste autorità fecero il loro dovere? E perché non lo fecero, se si da una risposta negativa? In secondo luogo, va capito se le autorità sovietiche agirono di propria iniziativa o furono manipolate dall’estero; se avevano obbedito a un comportamento pianificato da qualcuno all’estero o meno, o se il potere agì nell’interesse di forze estere“.
Zinoviev fu il primo ad intuire che Gorbaciov era capace di tradire quella fiducia.
“Prima dell’incarico a Segretario Generale del PCUS, fu nel Regno Unito e si rifiutò di visitare la tomba di Karl Marx ed invece so recò al ricevimento della regina. Mi fu poi chiesto di commentare ciò e dissi che iniziava un tradimento storico senza precedenti. Non mi sbagliavo“.
A Londra, in occasione della visita, il futuro leader sovietico
incontrò la Prima ministra della Gran Bretagna Margaret Thatcher. E’
interessante che subito dopo questa riunione, la lady di ferro partì per
gli Stati Uniti per incontrare l’allora presidente Ronald Reagan,
dicendo cosa era possibile fare con Gorbaciov. Nel marzo 1985 Thatcher
andò a Mosca per i funerali del Segretario Generale del PCUS e leader
sovietico Konstantin Chernenko ed incontrò Gorbaciov, che poco prima fu
nominato a capo dell’URSS e del partito.
Il primo passo
Un
mese dopo, il plenum del Comitato Centrale del PCUS annunciò
l’accelerazione dello sviluppo socio-economico del Paese. La migliore
applicazione delle conquiste della scienza e della tecnologia e dello
sviluppo dell’ingegneria meccanica. La cosiddetta “perestrojka” iniziò
bene. Nel febbraio 1986 fu approvata dal XXVII Congresso del PCUS. Il
periodo di Breznev fu spesso chiamato periodo di stagnazione. Zinoviev
protestò fortemente contro tale denominazione. Nel suo articolo
“La controrivoluzione sovietica“, ricorda: “Negli anni dopo la guerra, la popolazione dell’Unione Sovietica aumentò di cento milioni di persone. Lo standard di vita aumentò. Crebbero i bisogni delle persone… Negli anni dal dopoguerra (e soprattutto della “stagnazione”) aumentarono di dieci volte aziende, istituzioni, organizzazioni e la società divenne più complessa e varia, così rapidamente e con una portata tale che l’umanità non aveva mai visto prima delle magnifiche realizzazioni dell’URSS. Tutti gli aspetti della vita divennero più complessi e diversi nell’istruzione, cultura, comunicazione, relazioni internazionali, ecc. Naturalmente apparvero problemi e difficoltà...”
Per superarli, come disse Zinoviev,
“Dovevamo difendere, rafforzare e sviluppare tutto ciò che criticavano e deridevano l’ideologia e la propaganda occidentali: era qualcosa su cui effettivamente si lavorava consentendo all’URSS di superare tali difficoltà. Ma i leader sovietici e i loro lacchè ideologici fecero tutto il contrario. Iniziarono la “perestrojka” con conseguenze negative già evidenti. La perestrojka scatenò una crisi universale, anche nel campo economico. Già Gorbaciov e altri critici della stagnazione annunciarono l’accelerazione. Tali parole pompose non si materializzarono mai. I sostenitori della ‘Perestrojka’ non sapevano superare i problemi, molti dovuti alla loro azione. Gorbaciov si rivelò un leader incapace di costruire qualcosa, causando nella società delusione ed irritazione crescenti. Quanto più la situazione peggiorava nel Paese, più Gorbaciov cercava il riconoscimento in occidente. Fu perfino disposto a rinunciare alle conquiste geopolitiche dalla seconda guerra mondiale, pagate con la vita di decine di milioni di cittadini sovietici“.
L’ex-capo del Dipartimento di Chimica Analitica del KGB
dell’URSS, Nikolaj Leonov, era sicuro che Gorbaciov avviò la caduta
dell’impero sovietico dopo essersi recato all’Assemblea Generale delle
Nazioni Unite nell’autunno del 1988 con l’idea di allietare tutti
affermando dal podio che l’URSS non avrebbe impedito con la forza
cambiamenti negli altri Paesi dell’Europa orientale. Questo fu il primo
passo, e poi non si poté più tornare indietro.
L’URSS non volle vedere gli Stati Uniti come avversari
Henry Kissinger nel suo libro Diplomacy racconta come dalla tribuna
delle Nazioni Unite, dopo l’indicazione della riduzione unilaterale
delle Forze Armate di 500000 effettivi e 10000 carri armati, Gorbaciov
aggiunse con voce piuttosto modesta:
“Speriamo che Stati Uniti ed europei facciano lo stesso“…
la grande riduzione unilaterale era un esempio di fiducia nelle proprie
forze o di debolezza. In quella fase era dubbio che l’URSS potesse
dimostrare fiducia nelle proprie forze. In primo luogo, le parole di
Kissinger si riferiscono a un Gorbaciov che dimostrò debolezza nei
negoziati a Malta. Nel descrivere il comportamento del leader sovietico,
l’ambasciatore USA in URSS Jack F. Matlock disse:
“Voleva far vedere a tutti che negoziava con Bush alla pari e non da avversario sconfitto“.
Ma Gorbaciov non convinse i politici che rispettano la forza,
soprattutto degli Stati Uniti. Oggi sappiamo molto poco del contenuto
dei negoziati.
Ma esiste da qualche parte. I concisi commenti dei media
contrastano con le stime pompose che ne diedero Gorbaciov, Bush e le
loro cerchie. Tutti insistettero sul fatto che il risultato principale
della riunione fu la fine della guerra fredda. Mentre oggi è ovvio che
tali affermazioni non corrispondano alla realtà. Ognuno oggi è d’accordo
sul fatto che l’incontro tra George HW Bush e Mikhail Gorbaciov a
Malta, nel dicembre 1989, lasciò un segno profondo nella storia. Ma è
valutato in modi diversi. Alcuni credono che fu la fine della guerra
fredda. Altri un tradimento senza precedenti. Gorbaciov e la sua squadra
sono categoricamente contrari a quest’ultimo parere. Per sapere la
verità serva un’analisi scientifica.
L’ex-ambasciatore sovietico negli
Stati Uniti, Anatolij Dobrynin, disse che a Malta Gorbaciov ignorò la
direttiva dell’Ufficio politico del Comitato Centrale del PCUS secondo
cui la riunificazione tedesca era possibile solo se i due blocchi, NATO e
Patto di Varsavia, venivano sciolti di comune accordo; Gorbaciov non
solo accolse l’affermazione di Bush che “l’URSS non sarebbe stata vista
come avversaria degli stati Uniti”, ma continuò a sollecitare gli
statunitensi a mediare i mutamenti pacifici in Europa orientale. “Non vi considero nostro nemico” disse Bush.
“Molte cose sono cambiate. Auguriamo la vostra presenza in Europa. La vostra presenza è importante per il futuro di questo continente. Perché dovremmo pensare dove andrete…”
Non sorprende che alcune settimane
dopo il vertice a Malta, l’amministrazione Bush si dimostrò pronta a
svolgere il ruolo di mediatrice non solo tra Mosca e Patto di Varsavia,
ma anche tra Mosca e la capitale della Repubblica Socialista Sovietica
della Lituania, Vilnius. Lo storico Matvei Politnov disse:
“Le forze separatiste in Lettonia, Lituania ed Estonia, avendo avuto l’appoggio degli Stati Uniti dopo il vertice di Malta, aumentarono notevolmente le attività per uscire dall’URSS“.
Questo è il motivo per cui il
diplomatico Anatolij Gromyko descrisse il vertice come la Monaco di
Baviera sovietica. Per Gromyko era evidente che a Malta “Gorbaciov aveva perso ogni partita“.
E nemmeno provò a vincere. In più, oserei dire che nemmeno cercò di
vincere: a giudicare dagli eventi che si svolsero dopo il vertice
(riunificazione della Germania, disintegrazione del blocco socialista,
dissoluzione del Patto di Varsavia, deterioramento delle relazioni con
Cuba, ecc.), Gorbaciov agì da solo a Malta firmando la resa completa e
irreversibile dell’URSS.
Natale nel giugno 1990
La risposta alla domanda se Gorbaciov agì nell’interesse degli Stati Uniti o no, è ovvia. Gli stessi statunitensi furono sorpresi dalla velocità con cui il leader sovietico si allineò con le posizioni occidentali, una dopo l’altra. Come riconosciuto dallo storico statunitense Richard Michael Beschloss e dall’analista di politica estera Strobe Talbott, gli statunitensi cercarono di ringraziare Gorbaciov che negoziò una Germania riunificata nella NATO. E quando la visita di Gorbaciov negli Stati Uniti fu prevista nel giugno 1990, Robert D. Blackwill disse: “l’incontro dev’essere la festa di Natale di Gorbaciov a giugno“. Il neopresidente dell’URSS si recò negli Stati Uniti il 30 maggio. Beschloss e Talbott dissero:
La risposta alla domanda se Gorbaciov agì nell’interesse degli Stati Uniti o no, è ovvia. Gli stessi statunitensi furono sorpresi dalla velocità con cui il leader sovietico si allineò con le posizioni occidentali, una dopo l’altra. Come riconosciuto dallo storico statunitense Richard Michael Beschloss e dall’analista di politica estera Strobe Talbott, gli statunitensi cercarono di ringraziare Gorbaciov che negoziò una Germania riunificata nella NATO. E quando la visita di Gorbaciov negli Stati Uniti fu prevista nel giugno 1990, Robert D. Blackwill disse: “l’incontro dev’essere la festa di Natale di Gorbaciov a giugno“. Il neopresidente dell’URSS si recò negli Stati Uniti il 30 maggio. Beschloss e Talbott dissero:
“Gorbaciov era ubriaco di gioia per il suo successo. Quando la folla l’accolse con un applauso, urlò con l’aiuto dell’interprete “Qui mi sento a casa!” Fu un’espressione inusuale, ma molto eloquente, perché nel suo Paese nessuno pensò di applaudirlo. Gorbaciov voleva tanto sentirsi benvoluto da tale società, e testimoniò la propria popolarità in occidente il giorno dopo, quando per quattro ore raccolse premi da varie organizzazioni (…) con un ampio sorriso ricevette i presidenti di quelle organizzazioni entrati solennemente nelle lussuose sale per ricevimenti dell’ambasciata sovietica, con gli emblemi sul muro, pronunciando discorsi lusinghieri su Gorbaciov davanti alle telecamere sovietiche e statunitensi“.
Sempre nel 1990, Gorbaciov fu insignito del
prestigioso Premio Nobel per la Pace. Dovette aspettare due anni per il
successivo regalo. Nel 1992, quando l’URSS era già sepolta, Reagan
invitò l’ex-presidente nel suo ranch e gli diede un cappello da cowboy.
Gorbaciov lo scrisse nelle sue memorie. Commentando tali sviluppi, il
politologo Sergej Cherniajovski disse con ironia
“l’ex-Cesare di metà del mondo mostrò orgoglio per ciò. Così i servi erano orgogliosi quando lo zar gli offriva i suoi mantelli e cappotti. Come loro e Riccardo III di York che implorò al momento del pericolo “il mio regno per un cavallo“,
il premio Nobel era orgoglioso dello scambio
vantaggioso: la metà del mondo contro il cappello dell’ex-presidente
degli Stati Uniti. Dopo, gli ospiti di Reagan pagarono 6000 dollari per
una foto dell’ex-presidente dell’URSS con il cappello da bovaro dal
Texas. Gorbaciov lo descrisse con orgoglio senza capire che ciò che
interessava era vederlo con un cappello da pagliaccio.
Epilogo
Nell’agosto 1991, tre giorni dopo il “cosiddetto golpe di agosto” in Unione Sovietica, Zinoviev scrisse parole profetiche:
Nell’agosto 1991, tre giorni dopo il “cosiddetto golpe di agosto” in Unione Sovietica, Zinoviev scrisse parole profetiche:
“Ora tutti credono che la guerra fredda sia finita credendo a Gorbaciov e alla sua squadra. Gli anni passano e i posteri valuteranno che ruolo avrà avuto: voglio dire, come traditore degli interessi nazionali del proprio Paese e del proprio popolo. Non conosco altro caso di tradimento paragonabile per dimensioni e conseguenze. La Grande Guerra Patriottica presentò alcuni casi di tradimento della Patria, ma sono nulla in confronto a ciò che Gorbaciov fece in tempo di pace. Se i capi occidentali l’avessero fatto, nessuno di loro avrebbe avuto lo stesso successo che gli offrì Gorbaciov. Agì da agente esperto dell’apparato del partito, utilizzando tutte le capacità e le leve disponibili dello Stato comunista“.
Aleksandr Zinoviev rispose alla domanda che sollevò:
“La realtà della storia sovietica dopo il 1985 è tale che un osservatore obiettivo non può esitare a qualificare come tradimento del proprio popolo l’azione delle autorità sovietiche“.
Oleg Nazarov Sputnik – Histoire et Societé 13/05/2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Nessun commento:
Posta un commento