“La
pubblicità è l’anima del commercio”: si ripete questo frusto detto che è
vero solo in parte, specialmente oggigiorno visto che la pubblicità non
è volta solo ad incrementare un consumo frenetico ed irrazionale, ma è
pure un potente linguaggio. Non è un caso se in questo linguaggio si
esplica oltre alla funzione conativa, con cui si incita ad acquistare il
prodotto, anche la funzione poetica che valorizza la retorica,
l’efficacia strutturale e semantica del messaggio. Si giunge talora alla
diffusione di quelli che sono definiti messaggi subliminali, ossia in
grado di varcare la soglia della coscienza per colonizzare il subconscio
e l’inconscio, simili a programmi mentali con cui molte persone sono
gestite, eterodirette.
Tra i numerosi spot che veicolano i sinistri simboli dei soliti noti, spicca quello di una marca automobilistica. La produzione è stata così presentata: “In concomitanza con la diretta del "Match for Expo Milano 2015", è partita (sono partiti anche gli ideatori della réclame) su RAI Uno la nuova campagna pubblicitaria Alfa Romeo: immagini emozionanti, inondate dal rosso Alfa , ‘danzano’ al ritmo incalzante del nuovo singolo dei Negramaro, ‘Sei tu la mia città’, accompagnando Giulietta e MiTo in un viaggio suggestivo, fatto di evocazioni visive forti e seducenti”.
Altro che evocazioni visive! Siamo di fronte all’inquietante campionario di immagini ed adombramenti dei maramaldi, un bric à brac dove un imbarazzante cattivo gusto si sposa con la più smaccata esibizione di simboli erotico-satanici: la farfalla che ricorda il progetto di controllo mentale noto come Monarch, donne dalla movenze lascive, occhi onniveggenti con classico sfondo di cieli chimici, della serie “ti ficco la scia chimica anche dove non c’entra un emerito fico secco, così ti abitui e credi che sia tutto normale”.
La bellezza delle figure femminili entra in dissonanza con l’orrore delle altre icone, sino al fiore lacerato, emblema di disfacimento. Il tutto è dominato dal rosso e dal nero, colori su cui scrivemmo già tempo fa, per evidenziarne in certi contesti le proprietà bieche, entropiche, degenerative. I colori sono frequenze, vibrazioni nonché simboli: è facile immaginare quali effetti generino tinte siffatte insieme con segni destinati ad addentrarsi un po’ alla volta nei meandri della psiche, a definire un immaginario distorto e volgare.
Dulcis in fundo, anzi venenum in cauda (e che veleno!) lo spot contiene negli ultimi fotogrammi un’immagine velocissima, impercettibile che pare una testa cornuta o un pianeta alato (che in fondo sono la stessa cosa...). E’ questa la televisione, è questo il mondo in cui “viviamo”… non propriamente bello né accogliente.
E’ grave che siano escogitati questi orrendi messaggi; più grave che il pubblico li apprezzi.
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