giovedì 18 febbraio 2016

Bevi l’acqua in bottiglie di plastica? Ecco cosa devi controllare prima di acquistarla.


Generalmente è sconsigliabile l’acquisto di acqua in bottiglie di plastica. Questo sconsiglio non deriva soltanto dall’aspetto ecologico, ma anche per il bene della nostra salute. Ormai anche i sassi sanno che l’uso indiscriminato della plastica ha causato (e causa) non pochi danni all’ambiente. La plastica è una sostanza che il nostro pianeta fà fatica a metabolizzare, più o meno come un alimento che facciamo fatica a digerire.

Nel caso comunque si decida di bere l’acqua nelle bottiglie di plastica sarebbe opportuno controllare prima le etichette.

Perché


Le lettere presenti nel simbolo del riciclo, come PP e HDP, ci dicono tanto sulla plastica stessa. 

Questo è quello che bisogna sapere:

Se nell’etichetta c’è scritto PET o PETE (Polietilene tereftalato), la plastica delle bottiglie può aver contaminato l’acqua con metalli e sostanze chimiche in grado di influenzare l’equilibrio ormonale nel vostro corpo.

Se nell’etichetta c’è scritto HDP o HDPE (Polietilene ad alta densità), l’acqua presente nella bottiglia molto probabilmente  non è stata contaminata da nessuna sostanza nociva.

Se nell’etichetta c’è scritto 3V o PVC (Cloruro di polivinile), non bisogna assolutamente bere quell’acqua. Questo tipo di plastica rilascia sostanze chimiche tossiche che influenzano il nostro equilibrio ormonale.

Se nell’etichetta c’è scritto LDPE (Polietilene a bassa densità) è molto strano. Perché l’LDPE è usato soltanto per fare i sacchetti di plastica.

Se nell’etichetta c’è scritto PS (Polistirene o Polistirolo), la plastica potrebbe rilasciare sostanze cancerogene. Solitamente questo materiale viene utilizzato per la produzione di tazze da caffè americano (stile Starbucks) e i contenitori per cibo da fast food.

Se nell’etichetta c’è scritto PC (Policarbonato) oppure non c’è nessuna etichetta, molto probabilmente la plastica contiene la BPA (Bisfenolo) un distruttore endocrino. Questo tipo di materiale è usato spesso nella produzione di contenitori per alimenti e borracce per l’acqua (come quelle dei ciclisti).


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