“La verità è che l’uomo può vivere in mondi diversi.”
(J.G.Bennett)
L’uomo
comune, secondo Gurdjieff, possiede solo due mondi, invece chi lavora
su se stesso si è ‘candidato a un’altra vita’ e può possedere tre mondi.
Di solito si pensa che per essere consapevoli dell’esistenza di mondi
diversi sia necessario lasciare questo mondo e andare in un mondo
diverso. Crediamo che il mondo materiale e il mondo spirituale siano due
dimensioni molto diverse che non sono assolutamente collegate una
all’altra: ma questo non è vero.
Solitamente
non crediamo che si possa passare da un mondo all’altro. L’uomo comune
vede il mondo esterno perciò vive dentro un mondo oggettivo basato sul
confronto, sull’osservazione, sul calcolo e sulla misura delle cose
materiali perciò non comprendiamo che quel mondo è solo una parte della
realtà e non sappiamo che non vediamo il mondo nella sua interezza.
Nessuno
può negare l’esistenza di un mondo interiore individuale benché sia
difficile misurare la qualità di un mondo interno costituito da reazioni
immaginarie e da fantasie personali che tutti amano coltivare dentro di
loro. Il mondo interiore è un mondo più instabile e mutevole del mondo
esterno, infatti il mondo interno è definito ‘soggettivo.’ La capacità
di lavorare su un certo grado di esame del mondo interno è il modo
migliore per accedere al terzo e al quarto mondo.
Non
dobbiamo dimenticare che le possibilità dell’uomo partono sempre dal
primo mondo, infatti partono dal mondo materiale sebbene il concetto di
“materialità” dovrebbe essere rivisto. Il mondo della materia viene
compreso meglio se viene chiamato ‘mondo funzionale.’ Il concetto di
‘funzione’ ci permette di ricordare che conosciamo le cose per ciò che
fanno e per come si comportano, ma non per quello che sono realmente.
L’uomo
agisce nel mondo delle funzioni per mezzo dei suoi tre cervelli perché
abbiamo degli strumenti diversi per gestire il movimento del corpo, per
gestire le emozioni e per gestire il pensiero. Ogni cervello svolge una
funzione diversa perciò ogni cervello ci consente di essere in rapporto
con il mondo in un modo diverso, per quanto la realtà conoscibile possa
restare sempre la stessa.
Il
corpo possiede alcune funzioni di cui è consapevole e ne possiede altre
per cui non è necessaria alcuna consapevolezza. La qualità del corpo
determina la qualità delle sue ‘funzioni esperienziali’ ossia determina
la qualità dell’esperienza e il modo in cui verrà usata. Il mondo
funzionale è il mondo che vediamo scorrere intorno a noi in quanto
‘processo’ in cui ciascuna parte assolve ad una specifica funzione.
Il
mondo esterno conoscibile si comporta come un organismo vivente che
svolge la funzione di trasformare la vita in energia, e che svolge pure
la funzione di produrre altri esseri viventi. Ogni cosa diventa uno
strumento per un’altra perciò ogni cosa serve a realizzare lo scopo di
qualcos'altro. Se comprendiamo la funzione delle cose comprendiamo anche
il funzionamento del mondo perciò saremo in grado di predire cosa
faranno le cose e - combinando tra loro queste cose - saremo in grado di
predire i risultati che vogliamo conoscere.
Il
quesito: ‘Questo a cosa serve?’ è il modo giusto per mettere in primo
piano la funzione cioè il ruolo che le cose hanno per il funzionamento
del mondo. Gurdjieff dice che, ogni cosa dell’universo è fornita di un
‘apparato’ cioè è fornita di un meccanismo che svolge un ruolo
specifico, perciò noi uomini abbiamo il compito di capire a che serve
quell’apparato e qual’è il suo funzionamento: è così che noi conosciamo
le cose del mondo.
I
meccanismi sono costituiti da altri meccanismi e ciascuno di essi
svolge una determinata funzione nell’organizzazione generale. Di solito
il meccanismo fa parte di altri meccanismi che svolgono delle funzioni
molto più complesse. Il fatto di voler dare un nome alle cose dimostra
che non abbiamo capito che non possiamo conoscere ciò di cui non
conosciamo il ruolo e il funzionamento.
Le
parole e le cose che possiamo leggere nei libri non aiutano a conoscere
perché l’osservazione si ferma davanti all’esperienza diretta. Le
parole sono stati create con le regole del mondo funzionale perciò non
possono esprimere l’oggetto di una ricerca che lo supera. Il mondo della
tecnologia mostra ottimamente che ogni strumento ha qualcuno che lo
può usare. Il mondo vede molti strumenti che vengono programmati per
svolgere un lavoro anche se il rapporto tra l'utilizzatore e lo
strumento che viene utilizzato non sembra esserci.
Il
mondo delle funzioni è un mondo pieno di strumenti diversi, perché
ognuno di essi esiste per servire ad uno specifico uso perciò- se tutto è
uno strumento- anche la volontà e la coscienza vengono ridotte al
minimo possibile perché il mondo funzionale è sempre un mondo meccanico.
Se la vediamo in questo modo vediamo che gli strumenti vengono usati
per fare un lavoro senza che la volontà intervenga: questa è la
condizione dell’uomo che non lavora su di se stesso.
Questa
è la condizione di chi vive una vita interiore fondata sul sogno e la
cui volontà è cieca perché non sa vedere la sequenzialità delle cose.
Gurdjieff dice che il vero uomo è chi ‘ è in grado di fare’ volendo
indicare l’uomo che sa agire in modo consapevole. Di solito quello che
chiamiamo ‘volontà’ non è altro che il risultato del funzionamento
automatico dell’uomo-macchina. In esso, le azioni sono il risultato di
schemi di condizionamento e delle inclinazioni o delle avversioni che
provengono dalle varie parti che lo compongono.
Tutto
questo accade perché le nostre funzioni non sono integrate perciò sono
disarmoniche e tutto in noi è solo meccanicità. La nostra solo
possibilità per poterci integrare è collegato alla volontà perché la
volontà è collegata alla capacità di distinguere il soggetto e
l’oggetto. La visione è possibile solo se c'è un occhio che vuole
osservare e se – dietro l’occhio - esiste un osservatore. La volontà è
l’elemento attivo che offre l’impulso dinamico che rende possibile il
cambiamento a tutti i piani e i livelli. Quando le varie parti dell’uomo
lottano per fondersi si crea la tensione che si afferma come volontà.
L’uomo
vive nel mondo primo ossia nel mondo funzionale come un uomo-macchina
ossia come uno strumento che è costruito da altri strumenti. Nel mondo
della volontà vive l’uomo che sa essere il padrone dei suoi strumenti.
Nel mondo dell’essere vive l’uomo che sa diventare un essere a pieno
titolo, perché è diventato l’essere che ha saputo conciliare le funzioni
e la volontà. È chiaro che l’uomo è diventato un essere completo solo
quando l’utilizzatore è consapevole di tutto ciò che fanno i suoi
strumenti.
Ma
dobbiamo ricordare che ogni strumento deve avere l’energia che gli è
più idonea, perciò il controllo delle energie è la parte più importante
del controllo dello strumento. L’automobile può trasportarci solo se ha
il carburante nel serbatoio, perciò lo stesso succede nella macchina
umana. La macchina umana deve usare l’energia appropriata, ma deve avere
anche il contenitore adatto a conservare quelle energie, se vuole
essere definita una macchina equilibrata.
L’essere
può essere definito anche valutando lo stato di concentrazione o lo
stato di dispersione dell’energia che contiene. Sappiamo che esistono
diversi tipi di energie e che esistono anche differenti livelli
dell’essere, e questo è correlato anche alla qualità di energie che
vengono concentrate nell’essere. I divelli dell’essere devono essere
liberati da tutte le funzioni che avvengono in modo automatico, perché
l’uomo liberato sa subordinare tutti i suoi strumenti alla sua volontà.
La
concentrazione di energie di tipo superiore richiede la costituzione di
un vettore appropriato affinché il corpo possa contenere quelle forze
superiori senza correre pericoli. Il problema è come trasformare
l’essere affinché si possa ‘innalzare il livello al quale può essere
concentrata l’energia’ e alcuni tipi di esperienza avvengano quando la
volontà lo vuole. La consapevolezza dell’essere dipende dalla misura in
cui l’essere è in grado di fare un uso consapevole dei suoi mezzi. Il
concetto di ‘energia’ è utile perché ci mostra che una possibilità
‘funzionale’ può essere maggiore in alcuni uomini e possa essere minore
in altri.
Non
esiste un mondo che è composto solo di energie come non esiste un mondo
che è fatto solo di materia. perciò l'essere va pensato come un vaso
che può contenere una certa quantità di acqua. In questo modo vediamo
che la percezione di contenitore e contenuto sono correlati poiché il
contenitore contiene l’energia, ma la qualità dell’essere riguarda sia
il livello che la qualità dell’energia che il contenitore riesce a
contenere.
Il
mutamento dell’essere è reso possibile dal fatto che esistono molti
tipi di energie e molti livelli diversi di energie, perciò il nostro
stato dell'essere è sempre un prodotto di una certa combinazioni di
azioni più o meno elevate. Il risultato complessivo dell'essere viene
mostrato da tutto quello che siamo, e dalla vita che viviamo. L’ energia
e la volontà sono alla base di tutte le nostre trasformazioni, perché
la volontà è il principio attivo e la funzione è quello passivo.
L’essere
può agire in modo sia attivo che passivo perciò vediamo che la vita di
alcuni uomini è più in sintonia con il dinamismo della volontà, mentre
la vita di altri mostra la passività che è collegata alle funzioni che
avvengono in modo automatico. La consapevolezza è un’energia molto
elevata, ma la volontà proviene da un livello ancora superiore a quello
della consapevolezza. La volontà viene dal mondo spirituale che è
invisibile perché si basa su ciò che non può essere conosciuto, ma può
essere soltanto vissuto.
La
volontà viene associata alla coscienza perciò viene stimolata da tutto
quello che agisce su di noi perché attrae la nostra attenzione e il
nostro interesse. Il mondo esterno cerca sempre di catturare la nostra
attenzione e quando avviene in modo che il soggetto reagisca in modo
passivo si parla di attenzione involontaria. Ma, nel caso che noi stessi
andiamo alla ricerca di uno stimolo che ci interessa si parla di
attenzione volontaria. Questa è un’attenzione indipendente dalle
inclinazioni e dalle reazioni automatiche dello strumento perciò agisce
in contrasto al mondo funzionale.
È
importante sapere che veniamo controllati da tutto ciò che attrae
l’attenzione perciò l’operare con un’attenzione cosciente fa parte del
lavoro su noi stessi, ma è anche la base per fare molto altro. Nell’uomo
esistono tre mondi composti dal centro del movimento, da quello
dell’emozione e da quello del pensiero perciò lo stato dell’essere, lo
stato delle emozioni e quello dei pensieri mostrano quanto l'essere è
stato equilibrato. Il corpo è la parte funzionale ma la nostra parte
energetica è molto spesso rappresentata da stati emotivi definibili come
‘negativi’ perché sono contrapposti a quelli positivi della fede, delle
aspirazioni superiori e della speranza che sono le qualità dell’unità.
Il
centro del pensiero è anche il centro della volontà perciò non va
sprecato per affrontare il mondo funzionale poiché il suo fine è molto
più elevato. Il centro del pensiero deve diventare la sede di una
visione creativa del mondo in modo tale che - in noi - possa agire la
volontà. L’uomo che vive in tre mondi è l’uomo che possiede un corpo,
un’anima e uno spirito, perciò è l'uomo che ha tutto ciò che è
necessario per vivere bene nei tre mondi.
Questo
uomo è un essere che può vivere libero da ogni condizionamento perché
costui sa che il suo corpo agisce come fosse una macchina, ma sa anche
che possiede un’anima perciò sa che possiede tutti gli strumenti
necessari per poter affermare la volontà dello spirito di cui riesce a
fare esperienza. Questa è la condizione dell’uomo che è stato creato a
immagine di Dio, perché in lui esiste un vettore che agisce concentrando
le energie perciò può contenere anche la volontà del tutto.
Buona erranza
Sharatan
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