martedì 23 febbraio 2016

In mondi diversi


La verità è che l’uomo può vivere in mondi diversi.
(J.G.Bennett)

L’uomo comune, secondo Gurdjieff, possiede solo due mondi, invece chi lavora su se stesso si è ‘candidato a un’altra vita’ e può possedere tre mondi. Di solito si pensa che per essere consapevoli dell’esistenza di mondi diversi sia necessario lasciare questo mondo e andare in un mondo diverso. Crediamo che il mondo materiale e il mondo spirituale siano due dimensioni molto diverse che non sono assolutamente collegate una all’altra: ma questo non è vero.

Solitamente non crediamo che si possa passare da un mondo all’altro. L’uomo comune vede il mondo esterno perciò vive dentro un mondo oggettivo basato sul confronto, sull’osservazione, sul calcolo e sulla misura delle cose materiali perciò non comprendiamo che quel mondo è solo una parte della realtà e non sappiamo che non vediamo il mondo nella sua interezza.

Nessuno può negare l’esistenza di un mondo interiore individuale benché sia difficile misurare la qualità di un mondo interno costituito da reazioni immaginarie e da fantasie personali che tutti amano coltivare dentro di loro. Il mondo interiore è un mondo più instabile e mutevole del mondo esterno, infatti il mondo interno è definito ‘soggettivo.’ La capacità di lavorare su un certo grado di esame del mondo interno è il modo migliore per accedere al terzo e al quarto mondo. 
 
Non dobbiamo dimenticare che le possibilità dell’uomo partono sempre dal primo mondo, infatti partono dal mondo materiale sebbene il concetto di “materialità” dovrebbe essere rivisto. Il mondo della materia viene compreso meglio se viene chiamato ‘mondo funzionale.’ Il concetto di ‘funzione’ ci permette di ricordare che conosciamo le cose per ciò che fanno e per come si comportano, ma non per quello che sono realmente.

L’uomo agisce nel mondo delle funzioni per mezzo dei suoi tre cervelli perché abbiamo degli strumenti diversi per gestire il movimento del corpo, per gestire le emozioni e per gestire il pensiero. Ogni cervello svolge una funzione diversa perciò ogni cervello ci consente di essere in rapporto con il mondo in un modo diverso, per quanto la realtà conoscibile possa restare sempre la stessa.

Il corpo possiede alcune funzioni di cui è consapevole e ne possiede altre per cui non è necessaria alcuna consapevolezza. La qualità del corpo determina la qualità delle sue ‘funzioni esperienziali’ ossia determina la qualità dell’esperienza e il modo in cui verrà usata. Il mondo funzionale è il mondo che vediamo scorrere intorno a noi in quanto ‘processo’ in cui ciascuna parte assolve ad una specifica funzione.

Il mondo esterno conoscibile si comporta come un organismo vivente che svolge la funzione di trasformare la vita in energia, e che svolge pure la funzione di produrre altri esseri viventi. Ogni cosa diventa uno strumento per un’altra perciò ogni cosa serve a realizzare lo scopo di qualcos'altro. Se comprendiamo la funzione delle cose comprendiamo anche il funzionamento del mondo perciò saremo in grado di predire cosa faranno le cose e - combinando tra loro queste cose - saremo in grado di predire i risultati che vogliamo conoscere.

Il quesito: ‘Questo a cosa serve?’ è il modo giusto per mettere in primo piano la funzione cioè il ruolo che le cose hanno per il funzionamento del mondo. Gurdjieff dice che, ogni cosa dell’universo è fornita di un ‘apparato’ cioè è fornita di un meccanismo che svolge un ruolo specifico, perciò noi uomini abbiamo il compito di capire a che serve quell’apparato e qual’è il suo funzionamento: è così che noi conosciamo le cose del mondo.

I meccanismi sono costituiti da altri meccanismi e ciascuno di essi svolge una determinata funzione nell’organizzazione generale. Di solito il meccanismo fa parte di altri meccanismi che svolgono delle funzioni molto più complesse. Il fatto di voler dare un nome alle cose dimostra che non abbiamo capito che non possiamo conoscere ciò di cui non conosciamo il ruolo e il funzionamento.

Le parole e le cose che possiamo leggere nei libri non aiutano a conoscere perché l’osservazione si ferma davanti all’esperienza diretta. Le parole sono stati create con le regole del mondo funzionale perciò non possono esprimere l’oggetto di una ricerca che lo supera. Il mondo della tecnologia mostra ottimamente che ogni strumento ha qualcuno che lo può usare. Il mondo vede molti strumenti che vengono programmati per svolgere un lavoro anche se il rapporto tra l'utilizzatore e lo strumento che viene utilizzato non sembra esserci.

Il mondo delle funzioni è un mondo pieno di strumenti diversi, perché ognuno di essi esiste per servire ad uno specifico uso perciò- se tutto è uno strumento- anche la volontà e la coscienza vengono ridotte al minimo possibile perché il mondo funzionale è sempre un mondo meccanico. Se la vediamo in questo modo vediamo che gli strumenti vengono usati per fare un lavoro senza che la volontà intervenga: questa è la condizione dell’uomo che non lavora su di se stesso.

Questa è la condizione di chi vive una vita interiore fondata sul sogno e la cui volontà è cieca perché non sa vedere la sequenzialità delle cose. Gurdjieff dice che il vero uomo è chi ‘ è in grado di fare’ volendo indicare l’uomo che sa agire in modo consapevole. Di solito quello che chiamiamo ‘volontà’ non è altro che il risultato del funzionamento automatico dell’uomo-macchina. In esso, le azioni sono il risultato di schemi di condizionamento e delle inclinazioni o delle avversioni che provengono dalle varie parti che lo compongono.

Tutto questo accade perché le nostre funzioni non sono integrate perciò sono disarmoniche e tutto in noi è solo meccanicità. La nostra solo possibilità per poterci integrare è collegato alla volontà perché la volontà è collegata alla capacità di distinguere il soggetto e l’oggetto. La visione è possibile solo se c'è un occhio che vuole osservare e se – dietro l’occhio - esiste un osservatore. La volontà è l’elemento attivo che offre l’impulso dinamico che rende possibile il cambiamento a tutti i piani e i livelli. Quando le varie parti dell’uomo lottano per fondersi si crea la tensione che si afferma come volontà.

L’uomo vive nel mondo primo ossia nel mondo funzionale come un uomo-macchina ossia come uno strumento che è costruito da altri strumenti. Nel mondo della volontà vive l’uomo che sa essere il padrone dei suoi strumenti. Nel mondo dell’essere vive l’uomo che sa diventare un essere a pieno titolo, perché è diventato l’essere che ha saputo conciliare le funzioni e la volontà. È chiaro che l’uomo è diventato un essere completo solo quando l’utilizzatore è consapevole di tutto ciò che fanno i suoi strumenti.

Ma dobbiamo ricordare che ogni strumento deve avere l’energia che gli è più idonea, perciò il controllo delle energie è la parte più importante del controllo dello strumento. L’automobile può trasportarci solo se ha il carburante nel serbatoio, perciò lo stesso succede nella macchina umana. La macchina umana deve usare l’energia appropriata, ma deve avere anche il contenitore adatto a conservare quelle energie, se vuole essere definita una macchina equilibrata.

L’essere può essere definito anche valutando lo stato di concentrazione o lo stato di dispersione dell’energia che contiene. Sappiamo che esistono diversi tipi di energie e che esistono anche differenti livelli dell’essere, e questo è correlato anche alla qualità di energie che vengono concentrate nell’essere. I divelli dell’essere devono essere liberati da tutte le funzioni che avvengono in modo automatico, perché l’uomo liberato sa subordinare tutti i suoi strumenti alla sua volontà.

La concentrazione di energie di tipo superiore richiede la costituzione di un vettore appropriato affinché il corpo possa contenere quelle forze superiori senza correre pericoli. Il problema è come trasformare l’essere affinché si possa ‘innalzare il livello al quale può essere concentrata l’energia’ e alcuni tipi di esperienza avvengano quando la volontà lo vuole. La consapevolezza dell’essere dipende dalla misura in cui l’essere è in grado di fare un uso consapevole dei suoi mezzi. Il concetto di ‘energia’ è utile perché ci mostra che una possibilità ‘funzionale’ può essere maggiore in alcuni uomini e possa essere minore in altri.

Non esiste un mondo che è composto solo di energie come non esiste un mondo che è fatto solo di materia. perciò l'essere va pensato come un vaso che può contenere una certa quantità di acqua. In questo modo vediamo che la percezione di contenitore e contenuto sono correlati poiché il contenitore contiene l’energia, ma la qualità dell’essere riguarda sia il livello che la qualità dell’energia che il contenitore riesce a contenere.

Il mutamento dell’essere è reso possibile dal fatto che esistono molti tipi di energie e molti livelli diversi di energie, perciò il nostro stato dell'essere è sempre un prodotto di una certa combinazioni di azioni più o meno elevate. Il risultato complessivo dell'essere viene mostrato da tutto quello che siamo, e dalla vita che viviamo. L’ energia e la volontà sono alla base di tutte le nostre trasformazioni, perché la volontà è il principio attivo e la funzione è quello passivo.

L’essere può agire in modo sia attivo che passivo perciò vediamo che la vita di alcuni uomini è più in sintonia con il dinamismo della volontà, mentre la vita di altri mostra la passività che è collegata alle funzioni che avvengono in modo automatico. La consapevolezza è un’energia molto elevata, ma la volontà proviene da un livello ancora superiore a quello della consapevolezza. La volontà viene dal mondo spirituale che è invisibile perché si basa su ciò che non può essere conosciuto, ma può essere soltanto vissuto.

La volontà viene associata alla coscienza perciò viene stimolata da tutto quello che agisce su di noi perché attrae la nostra attenzione e il nostro interesse. Il mondo esterno cerca sempre di catturare la nostra attenzione e quando avviene in modo che il soggetto reagisca in modo passivo si parla di attenzione involontaria. Ma, nel caso che noi stessi andiamo alla ricerca di uno stimolo che ci interessa si parla di attenzione volontaria. Questa è un’attenzione indipendente dalle inclinazioni e dalle reazioni automatiche dello strumento perciò agisce in contrasto al mondo funzionale.

È importante sapere che veniamo controllati da tutto ciò che attrae l’attenzione perciò l’operare con un’attenzione cosciente fa parte del lavoro su noi stessi, ma è anche la base per fare molto altro. Nell’uomo esistono tre mondi composti dal centro del movimento, da quello dell’emozione e da quello del pensiero perciò lo stato dell’essere, lo stato delle emozioni e quello dei pensieri mostrano quanto l'essere è stato equilibrato. Il corpo è la parte funzionale ma la nostra parte energetica è molto spesso rappresentata da stati emotivi definibili come ‘negativi’ perché sono contrapposti a quelli positivi della fede, delle aspirazioni superiori e della speranza che sono le qualità dell’unità.

Il centro del pensiero è anche il centro della volontà perciò non va sprecato per affrontare il mondo funzionale poiché il suo fine è molto più elevato. Il centro del pensiero deve diventare la sede di una visione creativa del mondo in modo tale che - in noi - possa agire la volontà. L’uomo che vive in tre mondi è l’uomo che possiede un corpo, un’anima e uno spirito, perciò è l'uomo che ha tutto ciò che è necessario per vivere bene nei tre mondi.

Questo uomo è un essere che può vivere libero da ogni condizionamento perché costui sa che il suo corpo agisce come fosse una macchina, ma sa anche che possiede un’anima perciò sa che possiede tutti gli strumenti necessari per poter affermare la volontà dello spirito di cui riesce a fare esperienza. Questa è la condizione dell’uomo che è stato creato a immagine di Dio, perché in lui esiste un vettore che agisce concentrando le energie perciò può contenere anche la volontà del tutto.

 
Buona erranza
Sharatan
 
 

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