“Mi chiedi perché ho scelto
di abitare nei monti di smeraldo;
io rido e non ti rispondo,
il mio cuore è calmo e sicuro.
Fiori di pesco nell’acqua che scorre
scompaiono nella distanza.
C’è un altro universo
lontano dal mondo umano.”
(Li Po)
Nel
linguaggio Sufi il “mondo dei corpi” è detto “alam-i ajsam” poiché alam
significa mondo e ajsam è il plurale di jasm, corpo. I Sufi usano
questa espressione per riferirsi al mondo delle cose ossia al mondo
funzionale degli oggetti. Questa definizione racchiude dalla minima
unità subcellulare al più importante corpo cosmico. Il mondo dei corpi
include sia i corpi viventi che i corpi non viventi, perciò include sia i
corpi degli esseri senzienti che quelli degli esseri non senzienti.
I
Sufi insegnano che tutto quello che sappiamo sul mondo è limitato a
quello che osserviamo nel mondo dei corpi in movimento che seguono un
certo comportamento. Questo mondo funziona per merito delle energie che
vengono usate per assolvere alle varie necessità dei vari corpi. La
fisica definisce l’energia come la capacità che possiede un corpo di
fare un lavoro. Per capirlo meglio, si fa l’esempio dello spostamento di
un corpo con l’applicazione di una forza, ad esempio come l’atto di
sollevare una valigia.
L’esempio
serve a dimostrare che l’energia cambia la sua forma, ma non può essere
creata o distrutta. Tutto questo dimostra che il mondo dei corpi
visibili che ci circonda è governato dalla realtà invisibile che
appartiene al mondo delle energie. Il discorso è molto articolato perché
la realtà energetica che ci circonda non è visibile, ma facciamo sempre
esperienza di questo. La forza di gravità non è visibile ma, il fatto
che siamo seduti e non stiamo fluttuando, dimostra che la forza di
gravità esiste e ci tiene saldamente ancorati a terra.
Steiner
dice che dietro a tutto quello che vediamo c’è sempre qualcosa che non
possiamo vedere, e che proviene dal mondo invisibile. Nella terminologia
Sufi il mondo delle energie viene chiamato “alam-i arvah” cioè “mondo
degli spiriti” dove alam è mondo e arvah è il plurale di ruh che - come
l’omonimo termine ebraico roh - significa spirito. Gli uomini del
passato attribuivano agli spiriti le azioni prodotte da forze che non
sapevano spiegare, perciò l’alam-i arvah di cui parlano i Sufi
corrisponde al mondo delle energie.
Tra
i mondi dei corpi e il mondo delle energie non c’è un confine definito,
ma c’è una linea sfumata su cui accade una continua interazione. Nel
passaggio tra i due mondi la materia può trasformarsi in energia, mentre
l’energia può diventare materia. Ma, questi due mondi sono diversi
anche se tra loro avviene questo scambio continuo. Sappiamo che le
energie non sono localizzate in un posto preciso, ma che esse possono
scorrere ovunque.
E
quando le energie vengono concentrate in posto preciso hanno la
capacità di poter interagire tra di loro: e tutto questo significa che
le energie devono essere racchiuse in un corpo. E significa anche che il
corpo che contiene l’energia deve essere in grado di fare tutta la
serie di trasformazioni che gli permettono di svolgere al meglio tutti i
compiti fisiologici o cosmologici a cui esso è stato assegnato.
La
vita dipende dalla capacità dei corpi di saper fare tutta una serie di
trasformazioni, perché siamo costretti ammettere che dal mondo esterno
ci proviene quello che ci consente di vivere. Possiamo dire che tutto
quello che esiste è stato strutturato in modo da contenere una forma di
energia, perciò diciamo che tutti i corpi svolgono delle trasformazioni
che contribuiscono all’economia energetica del cosmo.
Vediamo
che ci sono due modi nei quali possono essere trasformate le energie, e
per ognuno di essi deve esserci un apparato di un certo tipo per fare
in modo che le energie siano incanalate e trattate nel modo adeguato. In
primo luogo esiste la trasformazione di un’energia di tipo inferiore
che viene trasformata in energia di grado maggiore. Questo lavoro
richiede l’uso di un “generatore”, infatti vediamo nel meccanismo del
generatore elettrico l’esempio dell'apparato che sa trasformare
l’energia del movimento cioè l’energia cinetica, in energia elettrica
che sarà usata per un dato lavoro.
In
questa trasformazione vediamo avvenire un passaggio dal mondo dei corpi
a quello delle energie. Invece il cammino opposto accade quando
andiamo dal mondo delle energie al mondo dei corpi. Questo avviene
quando riduciamo un’energia elevata e la portiamo ad un livello più
basso per compiere un dato lavoro, come accade con un motore. L’esempio
del motore elettrico dell’automobile ci mostra che l’energia elettrica è
trasformata in azione trainante per l’automobile.
Il
percorso in cui l’energia viene innalzata di grado ci mostra un
processo “anabolico” cioè un processo “che va verso l’alto” invece se
l’energia viene diminuita di grado abbiamo un processo “catabolico”
ossia un processo “che va verso il basso.” Ma non si creda che i due
processi si mostrino uno alla volta e che l'uno escluda l'altro. La
trasformazione dell'energia comporta che il processo avvenga in modo che
le due fasi avvengano simultaneamente, perciò osserviamo sia lo
svolgersi di processi catabolici che di processi anabolici.
L’essere
umano ha la potenzialità di fare tutti i tipi di trasformazione, perciò
ha più potenzialità di tutte le altre forme di vita. Imparare a
trasformare tutti i tipi di energia corrisponde a dire che sappiamo
trasformare, per primi, noi stessi. Infatti l'affermare che l'uomo sa
trasformare tutti i tipi di energie che incontra nel mondo esterno
corrisponde a dire che sa trasformare il suo mondo interiore, perché non
può dire di saper fare quello che non riesce a fare.
Dobbiamo
ricordare che il nostro corpo è strutturato per contenere tutte le
forme di energia, perciò può trasformarle. Noi siamo strutturati in modo
da saperci adattare a molte trasformazioni di energia usandole a nostro
vantaggio. E poi dobbiamo riflettere che questa missione non si può
ignorare, perché essa è assegnata in ogni caso e - spesso - avviene a
nostro svantaggio. Il nostro ruolo nel mondo è stato collegato alla
trasformazione consapevole delle energie perciò non possiamo sottrarci.
E
se è vero che l’iniziativa della trasformazione viene sempre imposta
dall’esterno, è pure vero che noi possiamo diventare sensibili in modo
diverso a ciò che incontriamo. Possiamo fare in modo che quando
mangiamo, respiriamo, ascoltiamo, vediamo, lavoriamo ossia quando
viviamo la vita, questo vivere non avvenga in modo automatico.
Dobbiamo
essere in grado di capire qual'è la giusta dose di energia che dobbiamo
assegnare a quello che facciamo. Dobbiamo essere in grado di vivere nel
mondo dei corpi ma anche nel mondo delle energie. Dobbiamo sapere che,
tutte le energie che provengono dai nostri pensieri e dalle nostre
emozioni, e che crediamo essere quello che chiamiamo "noi", in realtà,
non sono altro che energie messe in moto dai nostri pensieri e dalle
nostre emozioni.
Le
nostre energie devono essere localizzate oppure trasferite, poi
trattate e combinate per essere trasformate. Infatti Gurdjieff dice che
dobbiamo ottimizzare la macchina se vogliamo che la nostra macchina
funzioni a puntino. Va capito che nessun atto che facciamo nel mondo dei
corpi può avere solo un valore funzionale, perché non vivremmo una vita
che può dirsi degna del livello dell’essere: l’essere appartiene al
mondo delle energie.
Noi
tutti siamo collegati, anche se in modo diverso, a tante manifestazioni
di energia. Alcune di loro le possiamo vedere mentre altre si mostrano
solo per gli effetti che producono sulla nostra vita. Alcune energie le
percepiamo come energie esterne e oggettive quindi possiamo usarle in
modo inconsapevole. Invece altre energie le percepiamo come se
provenissero dal nostro mondo interno: le energie soggettive vanno
assolutamente conosciute.
Ma
è anche che alcune energie possono fluire in noi, ma noi restiamo
inconsapevoli di ciò che sono e dell’effetto che vogliono produrre.
Nell'uomo deve essere sempre presente un continuo lavoro di analisi
della vera natura delle energie a cui permettiamo di avere accesso e che
ospitiamo. Le energie sono molto dinamiche perciò tendono a
trascinarci, infatti molte energie oggettive si trasformano in energie
soggettive. Ma è proprio il fatto che sappiamo lavorare e vivere a
cavallo tra le due dimensioni ci rende veri esseri umani.
Dobbiamo
saper vivere nel mondo dei corpi, ma dobbiamo anche saper camminare
come uno spirito nel mondo delle energie che è il mondo dello spirito.
Noi esseri umani siamo in grado di fare questo gioco di equilibrio. La
prova di questo è il fatto che, nell'uomo sono presenti sia processi in
cui è necessaria la consapevolezza, ma sono presenti anche processi in
cui la consapevolezza è assente. La vita umana è situata a cavallo tra
la sensibilità e la meccanicità perché l'uomo è composto sia di
esperienza che di automaticità.
Buona erranza
Sharatanfonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2016/02/un-altro-universo.html
Nessun commento:
Posta un commento