Coca Cola chiude 3 stabilimenti in India, prosciugata tutta l’acqua
Tre gli stabilimenti della Coca Cola che in India hanno sospeso le operazioni di imbottigliamento della bibita, compreso uno in una zona del nord dove i contadini stanno da tempo protestando per l’uso indiscriminato che la multinazionale fa delle riserve d’acqua.
C’è
anche lo stabilimento di Kaladera nel Rajasthan tra quelli in cui la
Coca Cola ha sospeso l’imbottigliamento della bibita oggetto di una
intensissima campagna di marketing in tutta l’India. In totale risultano tre gli impianti dove
sono state sospese le attività (gli altri due sono nel nordest, a
Meghalaya, e nel sud, nell’Andra Pradesh; nel 2005 Cica Cola aveva già
chiuso uno stabilimento nel Kerala); ufficialmente la Hindustan
Coca-Cola Beverages, azienda della Coca Cola con sede ad Atlanta negli
Usa, ha spiegato che si tratta di una riorganizzazione ai fini della
domanda del mercato, ma in tutto il paese si pensa che invece abbiano
avuto un grande peso le proteste che da una decina d’anni i contadini
portano avanti accusando la multinazionale di utilizzare in maniera
indiscriminata le riserve d’acqua privandone cittadinanza e agricoltura.
Il portavoce della Coca Cola, Kamlesh Sharma, ha dichiarato che in due
impianti l’acqua non è un problema, eppure l’Andra Pradesh sta
affrontando una significativa crisi idrica.
In
questi anni le proteste di cittadini e agricoltori si sono indirizzate
non solo alla Coca Cola ma anche alla rivale Pepsi, che ha sede a
Purchase negli Stati Uniti.
La
situazione idrica in India è preoccupante, come spiegano dall’India
Resource Center.
Le falde acquifere si stanno prosciugando più
velocemente rispetto a quanto avviene in altre nazioni. Alcuni studi
hanno stimato che nel 2030 il sud dell’Asia potrà contare su metà
dell’acqua che sarebbe necessaria e non ci sono all’orizzonte
pianificazioni o programmi per affrontare la situazione.
L’India
Resource Center si sta adoperando per sensibilizzare la popolazione e i
media sulla situazione ed entra nel merito della situazione attuale.
«Le
comunità che vivono nei pressi degli stabilimenti della Coca Cola
affrontano una grave scarsità d’acqua e ciò è conseguenza diretta
dell’estrazione massiccia di acqua che la multinazionale effettua dalle
riserve sotterranee” spiegano dal Centro. «Gli studi, compresi quelli
delCentral Ground Water Board in India,
hanno confermato l’importante sfruttamento. Quando l’acqua viene
estratta dalle falde scavando in profondità, l’acqua stessa puzza e ha
un sapore strano. La Coca Cola sta scaricando senza controllo le acque
di scarico delle lavorazioni nei campi intorno agli stabilimenti
inquinando i suoli e le falde stesse.
Le autorità hanno segnalato i siti
inquinati avvisando la popolazione che quell’acqua non è adatta al
consumo umano. In due comunità, Plachimadae Mehdiganj,
la Coca-Cola sta distribuendo i propri rifiuti solidi agli agricoltura
definendoli “fertilizzanti”. Test condotti dalla BBC hanno trovato cadmio e piombo nei rifiuti e la multinazione ne ha fermato la distribuzione solo di fronte ad un ordine del governo. Altri testcondotti
da diverse agenzie, oltre al governo indiano, hanno confermato che i
prodotti della Coca Cola contengono un elevato livello di pesticidi .
COCA COLA BENEFATTORE?
Con
i suoi quasi 900 stabilimenti d’imbottigliamento in molte aree del
mondo,Coca-Cola ha una visione globale e unica sul problema, che le dà
la possibilità di comprendere quale impatto l’acqua, o la sua carenza,
possano determinare sulla natura, sulle comunità e sulle proprie
attività. Ecco perché siamo impegnati non solo a partecipare al
dibattito, ma anche a far parte della soluzione. Prendiamo sul serio il
nostro intento di farci partner collaborativi e difensori responsabili
di questa preziosa risorsa comune.
Perché?
Innanzitutto, l’acqua è l’ingrediente principale delle bevande che
produciamo. È essenziale per il nostro processo produttivo e necessaria
per coltivare i prodotti agricoli da cui dipendiamo. Non siamo
un’impresa esportatrice: realizziamo e distribuiamo i nostri prodotti a
livello locale.
Ecco
perché quando diciamo che la salute dei nostri affari è la diretta
conseguenza della salute delle comunità che serviamo, è letteralmente
così.
Da questa prospettiva, ci rendiamo conto della grande opportunità e responsabilità che abbiamo verso la tutela dell’acqua del
Pianeta. La nostra strategia globale di difesa dell’acqua, che si attua
a livello locale grazie alla collaborazione con partner preziosi, viene
attuata con determinazione verso questo obiettivo.
Il
traguardo che ci siamo prefissi per il 2020 consiste nel “restituire”
al suo ciclo la stessa quantità di acqua utilizzata nei nostri prodotti e
nel processo produttivo. A tal fine, siamo lavorando per migliorare l’efficienza idrica e il trattamento delle acque di scarico dei nostri processi produttivi e reintegrare l’acquarestituendola alle comunità locali e alla natura attraverso il sostegno alla corretta gestione dei bacini idrografici e ai programmi per la salvaguardia delle risorse idriche.
C’è ancora molto da fare, soprattutto nella filiera delle materie prime agricole, ma siamo sulla buona strada.
Il
sistema diventa via via più efficiente grazie alla riduzione del volume
di acqua impiegata per litro di prodotto, anche a fronte di un aumento
della produzione. L’efficienza idrica dell’intero sistema ha evidenziato miglioramenti per 11 anni consecutivi. Abbiamo raggiunto l’obiettivo iniziale di riduzione del 20% dal 2004 al 2012; per il 2020 il traguardo da tagliare è un ulteriore 25%rispetto al 2010. Al momento siamo vicini all’8%, quindi sulla buona strada verso gli obiettivi di fine decennio.
Gli impianti d’imbottigliamento di Coca-Cola in tutto il mondo riciclano le acque di
scarico,
trattandole secondo gli standard più severi e restituendole alla natura
con un grado di purezza tale da consentire lo sviluppo di forme di vita
acquatiche. Il nostro impegno riguarda tutti gli stabilimenti, anche in
assenza di requisiti o pratiche di settore locali che lo richiedano.
Abbiamo stimato che il nostro sistema globale sta reintegrando e bilanciando circa il 68% dell’acqua usata per la produzione delle bevande finite. L’obiettivo è raggiungere entro il 2020 il perfetto equilibrio tra acqua prelevata e immessa.
Questo successo è il frutto della partecipazione a numerosi progetti
locali di conservazione dell’acqua, che spaziano dal miglioramento
dell’accesso, insieme ad adeguati sistemi igienico-sanitari, alla
protezione dei bacini idrici. Tutto questo significa avvicinare le fonti
d’acqua a un numero crescente di case, comprese quelle delle ragazzine
di 12 anni di cui parlavamo prima.
Dal 2005 abbiamo partecipato a oltre 500 progetti comunitari legati all’acqua, con la collaborazione di comunità locali e governi, in oltre 100 Paesi e con partner come WWF, USAID, The Nature Conservancy, Water for People, UN-HABITAT e il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP). Di
norma, questi progetti prevedono almeno uno dei seguenti quattro
obiettivi: 1) favorire l’accesso ad acqua e sistemi igienico-sanitari;
2) salvaguardare i bacini idrici; 3) fornire acqua per scopi produttivi
e/o 4) educare o sensibilizzare il pubblico sulle questioni legate
all’acqua, compresa la partecipazione alle politiche in materia. A oggi,
si stima che le nostre iniziative per agevolare l’accesso all’acqua e a sistemi igienico-sanitari adeguatiabbiano aiutato oltre 1 milione e 900mila persone.
Nel 2013 abbiamo rinnovato fino al 2020 la partnership con il WWF per i progetti di conservazione a lungo termine.
Lavoreremo sui progressi compiuti per ottenere un impatto ancor più
significativo, contribuendo ad affrontare i rischi che incombono sulle
risorse naturali e pesano sulle acque dolci. In questa nuova fase,
l’obiettivo è garantire sistemi idrici sani e resilienti in undici
regioni chiave di cinque continenti. Abbiamo inoltre lanciato i Principi Guida per un’Agricoltura Sostenibile,che
contengono criteri specifici in materia di risorse idriche per
raggiungere l’obiettivo di approvvigionarci dei nostri ingredienti
essenziali in maniera al 100% sostenibile di qui al 2020.
Poche settimane fa, The Coca-Cola Africa Foundation ha annunciato di voler prolungare la Replenish Africa Initiative (RAIN)
fino al 2020, con lo scopo di sostenere programmi di accesso sicuro
all’acqua e a sistemi igienico-sanitari per altri 4 milioni di africani.
Questo ampliamento dell’iniziativa
si innesta sull’impegno iniziale assunto dalla TCCAF con il programma
RAIN per portare acqua sicura a 2 milioni di persone in tutto il
continente entro il 2015.
Abbiamo recentemente pubblicato il nuovo Rapporto sulla Sostenibilità 2013-2014,
che fornisce ulteriori dettagli su programmi, progressi e priorità in
difesa dell’acqua. Ci auguriamo che, nel leggere il rapporto, proverete
il nostro stesso orgoglio per il grande lavoro svolto da Coca-Cola.
Greg Koch è Director of Global Water Stewardship presso The Coca-Cola Company.
ALCUNI DATI
La Coca Cola e’ una Multinazionale statunitense nata nel 1891. Ottavo gruppo alimentare del mondo, ha filiali in più di trenta paesi.
Fattura circa 20 miliardi di euro (nel 2001) e – insieme a Coca Cola Enterprises -, impiega 29.500 persone (dato 1999).
Fattura circa 20 miliardi di euro (nel 2001) e – insieme a Coca Cola Enterprises -, impiega 29.500 persone (dato 1999).
– Il 9/12/1999, a Manila, 600 lavoratori della società di imbottigliamento Otis Coca-Cola sono stati licenziati in tronco, senza preavviso (comunicato stampa IUF 28/01/2000).
– In Belize (America Centrale), contribuisce alla distruzione della foresta tropicale.
– Collabora intensamente per la vendita di Nestea e Nescafé con la Nestlé, la quale non rispetta il codice OMS (Organizzazione mondiale della sanità) e Unicef il latte in polvere.
– Uno studio di Codacons, un’associazione di consumatori italiana, ha dimostrato che alcuni prodotti “dietetici”, come le bevande Coca Cola Light, contengono aspartame. Questa sostanza, se assunta in grandi quantità, può causare danni al cervello, particolarmente gravi nei bambini.
Ancor
più forti gli effetti sul feto, se è la madre a consumare
frequentemente questi prodotti. (Fonte: rivista Agra & Trade, n. 16,
26/04/1998)
– In Guatemala non rispetta i diritti sindacali dei lavoratori.
– Negli impianti di imbottigliamento in India fa uso di lavoro minorile.
– Nel giugno 1999, sono state ritirate dal mercato belga tutte le bevande prodotte da Coca Cola, in seguito a numerosi casi di intossicazione e il ricovero in ospedale di più di 90 persone in una sola settimana. Le bevande erano contaminate con un fungicida, rimasto nelle lattine come residuo delle lavorazioni precedenti. (Fonte: Il Sole 24 Ore, 15/06/1999)
– Si rifiuta di prendere in considerazione la proposta di introdurre il vuoto a rendere delle bottiglie, promuovendo la vendita di contenitori in alluminio e plastica. Tale comportamento contribuisce alla produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti e stimola il consumo di alluminio che ha un effetto devastante nei luoghi di estrazione.
– Nel maggio del 1998 il Corriere della Sera pubblica la foto di Shehazadi, una bambina pakistana ritratta mentre accucciata sul pavimento di casa cuce un pallone che porta contemporaneamente tre marchi: Coca Cola, Fifa e Mondiali 98 di Francia. Palloni analoghi, pagati a Shehazadi poche centinaia di lire, vengono venduti in Europa per almeno 50.000 lire.
– La Coca Cola è inoltre considerata una delle 10 peggiori imprese statunitensi perché ingozza i ragazzi di zucchero e acqua piena di additivi chimici.
– Oggi gli adolescenti bevono due volte di più bevande commerciali che latte, mentre 20 anni fa era il contrario.
– La Coca Cola Bevande Italia S.p.a. controlla il 55% del mercato italiano delle bevande analcoliche e l’85% di quello delle cole.
Nel
1999 è stata condannata a pagare una multa di oltre 30 miliardi
dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per aver violato
la legislazione sulla concorrenza; in particolare per aver realizzato un
sistema di sconti discriminatori e fidelizzanti, attraverso una
classificazione dei grossisti selettiva e non trasparente.
(Fonte: listeservedi corp-focus@essential.org; Homepage di Saras:
http://www.gisnet.it/saras/boicottare.htm; Nuova Guida al Consumo Critico, ed. EMI, 2000; Corriere della Sera, 11/05/98)
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