Dopo la lunga serie di sconfitte geostrategiche subite dagli USA/NATO in Libia, Ucraina, Siria, Iraq, Egitto, ecc. Washington ed euro-vassalli alzano la tensione in Europa orientale, contando sui volontari kollabòs dei media occidentali, al fine di far distrarre risorse e concentrazione di Mosca sul Medio Oriente ed Estero Vicino (Donestk – Lugansk). Da qui il profluvio di dichiarazioni isteriche dei capi occidentali su sottomarini russi, atrocità russe contro poveri terroristi ‘moderati’ islamisti, costati alla NATO e ai Paesi del Golfo anni e anni di investimenti, risorse ed armamenti che ora vanno in fumo, assieme alla credibilità dell’occidente e del suo circo mediatico. Le manovre della NATO non potevano non essere tali da fare sembrare la terrorizzata pecora atlantista una iena pronta ad azzannare l’Orso russo. Ma le iene possono attaccare sono animali moribondi o feriti, e non è il caso dell’Orso russo.
Dal 7 al 17 giugno si svolgono le esercitazioni della NATO Anakonda-2016,
le più grandi dalla fine della Guerra Fredda, che coinvolgono 12000
soldati polacchi, 14000 statunitensi, 1000 inglesi e altri 4000
provenienti da 21 Paesi, tra cui Svezia e Finlandia. I materiali
impiegati nelle manovre comprendono 3000 mezzi, 105 velivoli e 12 unità
navali; 1000 paracadutisti dell’82.ma Divisione aeroportata
dell’esercito degli Stati Uniti venivano lanciati presso la città
polacca di Torun, nell’ambito della Swift Response 16 di
Vicenza, e i genieri realizzavano un ponte sul Vistola per farvi
transitare 300 autoveicoli, tra cui carri armati tedeschi; una prima dal
1945…
L’esercitazione si svolge nei Paesi Baltici e in Polonia, ed ha
come obiettivo la regione di Kaliningrad della Federazione Russa,
simulando l’invasione del territorio russo; minacciando la Russia. Anakonda-2016
avviene in concomitanza con varie esercitazioni del Patto atlantico:
BALTOPS-16 nel Mar Baltico, che dal 6 giugno vede impegnate diverse
decine di navi della NATO e 4500 soldati dei Paesi scandinavi e baltici.
Inoltre la 173.ma Aerobrigata statunitense di stanza in Italia, si
riuniva con il 2° Reggimento di cavalleria dell’esercito degli Stati
Uniti a Drawsko, nel poligono Pomorskie, in Polonia; e dal 27 maggio un
reggimento di blindati Stryker statunitensi partecipa
all’operazione Dragoon Ride per trasportare forze della NATO da Vilseck,
in Germania, a Tapa in Estonia, per partecipare dal 15 giugno
all’esercitazione Saber Strike 16, manovra comprendente unità dell’US Army e di 13 altri Stati della NATO. Infine, vi è l’esercitazione Iron Wolf 2016 (denominata in onore del partito fascista lituano dei “Lupi d’acciaio”) iniziata il 6 giugno nell’ambito di Saber Strike
16, e che riguarda la più grande esercitazione della NATO nel Baltico
con la partecipazione di 5000 soldati provenienti da Danimarca, Stati
Uniti, Polonia, Lituania, Lussemburgo, Francia, Germania e Lituania. Nel
Mar Nero, il 13 giugno, entrava il cacciatorpediniere lanciamissili
statunitense classe Arleigh Burke, USS Porter, nell’ambito
dell’esercitazione PASSEX con le navi della marina militare romena.
E
l’8 e il 13 giugno, nell’ambito dell’iniziativa Grande Flotta Verde per
le esercitazioni PASSEX con unità della Marina Militare italiana, e
dell’operazione Inherent Resolve su Siria e Iraq, gli Stati Uniti
schieravano nel Mediterraneo le portaerei a propulsione nucleare USS Harry S. Truman e USS Dwight D. Eisenhower, gli incrociatori lanciamissili USS Anzio, USS San Jacinto e USS Monterey, e i cacciatorpediniere lanciamissili USS Roosevelt, USS Mason, USS Nitze, USS Stout, USS Bulkeley, USS Gonzalez e USS Gravely, la nave rifornimento USNS Big Horn, il sottomarino d’attacco a propulsione nucleare USS Springfield.
La NATO prevede di stazionare 4 battaglioni di 800 soldati in Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia, con sedi e infrastrutture di comando e controllo, e depositi di armi e munizioni nella regione. Le attività della NATO violano l’Atto istitutivo NATO-Russia del 1997 che recita:
“nel prevedibile contesto della sicurezza, la NATO effettuerà la difesa collettiva e altre missioni assicurando le necessarie interoperabilità, integrazione e capacità di rinforzo piuttosto che ulteriori stazionamenti permanenti di sostanziali forze da combattimento“.
Washington ha stanziato per il 2016 3,4 miliardi di dollari per
schierare in sei Paesi dell’Europa orientale 4000 soldati, 250 corazzati
e altri 1700 autoveicoli. Tutto ciò è anche un tentativo di reagire al
costante declino strutturale dell’Alleanza atlantica; infatti, se negli
anni ’80 i membri europei della NATO versavano oltre il 3 per cento del
PIL nel bilancio militare, nel 2008 Paesi come Germania, Belgio e Olanda
ne versavano circa l’1 per cento, spingendo gli Stati Uniti ad
incrementare le tensioni con la Russia, presentandola come minaccia alla
sicurezza per l’Europa, grazie soprattutto alla complicità dei Paesi
baltici e della Polonia. In vista del vertice della NATO a Varsavia, il
7-8 luglio, si prevede che la “spesa per la difesa della NATO debba aumentare data l’incertezza”, secondo il Financial Times, che poi citava il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg dire:
“La previsione per il 2016, sulla base dei dati provenienti dalle nazioni alleate, indica che il 2016 sarà il primo anno di aumento della spesa per la difesa degli alleati europei, dopo molti, molti anni”,
e sempre il Financial Times riportava che,
“I Paesi baltici che confinano con la Russia compiono i maggiori cambiamenti. Il bilancio della Lettonia salirà di quasi il 60 per cento quest’anno. La Lituania vedrà un aumento del 35 per cento e l’Estonia del 9 per cento. Anche la Polonia, principale potenza militare dell’Europa orientale, aumenterà la spesa per la difesa del 9 per cento”,
e questo in un periodo di acuta crisi economica generale per i Paesi
europei, che comunque cercano di aumentare le risorse finanziarie per la
NATO, seguendo le direttive degli USA che, al vertice della NATO in
Galles del 2014, pretesero dagli alleati europei l’aumento delle spese
militari fino al 2 per cento del PIL.
La Russia reagisce a tali provocazioni,
“Non nascondiamo l’atteggiamento negativo verso la linea della NATO che sposta infrastrutture militari ai nostri confini, trascinando nelle attività militari unità di altri Paesi. Questo attiverà il diritto sovrano russo di garantire la propria sicurezza con mezzi adeguati ai rischi attuali“,
dichiarava il Ministro degli Esteri russo Sergej
Lavrov, in presenza dell’omologo finlandese Timo Soini, a Mosca il 6
giugno. E sempre il 6 giugno, il portavoce del Ministero della Difesa
russo Igor Konashenkov dichiarava,
“Se si da ascolto (alle isterie dei capi della NATO), si avrà l’impressione che la NATO sia una pecora con le spalle al muro circondata da predatori, incarnati dalla Russia e altri Paesi fuori dal controllo degli Stati Uniti“.
Un recente articolo della Nezavisimoe Voennoe Obozrenie suddivide
l’avanzata della NATO in tre fasi: la prima fase (1989-1999)
caratterizzata dall’aggiramento del diritto internazionale; la seconda
fase (1999-2010) caratterizzata dall’incremento della presenza della
NATO in regioni vicine ai confini della Russia creando partenariati
globali per adottare il sistema di difesa missilistica che minaccia il
deterrente strategico della Russia; la terza fase (dal 2010)
caratterizzata dallo sviluppo di strategie globali per contenere la
Russia e per dare alla NATO un peso globale. In tale ottica, il vertice
della NATO a Varsavia del 7-8 luglio viene visto a Mosca come coerente
con l”acquisizione delle funzioni globali” coll’espansionismo della NATO
volto a creare “zone di caos controllato” nelle aree più
strategicamente cruciali per l’occidente, e prevedendo quindi un
ulteriore allargamento di una NATO sempre meno propensa a cooperare con
Mosca.
Secondo gli esperti della Rand corporation, think tank
del Pentagono e della CIA, la Russia schiererebbe sul Baltico e a
Kaliningrad 4 battaglioni corazzati, 5 meccanizzati, 4 motorizzati, 8
paracadutisti, 3 di Fanteria di Marina (di stanza a Kaliningrad), 3 di
artiglieria pesante, 2 di lanciarazzi pesanti, 5 di lanciarazzi medi, 2
di missili Iskander, 2 di missili Tochka, 6 di
elicotteri d’attacco. Quindi Mosca conterebbe su 10-11 brigate complete
contro 2 battaglioni aeroportati, 2 di elicotteri d’attacco e 1 brigata
meccanizzata statunitensi presenti nel Baltico, che verrebbero
rinforzati entro 24 ore da 2 battaglioni aeroportati inglesi, 2
battaglioni di carri armati polacchi, 1 brigata aeroportata statunitense
e 5 altre brigate della NATO. Il che significa un rapporto di 2,7 a 1 a
favore della Russia.
Inoltre le forze della NATO sarebbero composte
essenzialmente da unità leggere senza armi pesanti. Inoltre, la NATO
schiera in Lituania 1 squadrone di caccia statunitensi F-1C e 2
squadroni di caccia inglesi Typhoon, mentre la Polonia
attiverebbe 2 squadroni di caccia F-16 e 1 di caccia MiG-29, a cui si
aggiungerebbero 2 squadroni di F-16 statunitensi, 1 di F-16 norvegesi, 1
di F-16 danesi, 1 di Rafales francesi, 3 di F-15 statunitensi,
6 di aerei d’attacco A-10 statunitensi, 1 di F-22 statunitensi e 6
caccia CF-18 canadesi. Le Forze Aeree russe sul Baltico consisterebbero
in 9 squadroni di caccia Su-27, 2 di cacciabombardieri Su-34, 3 di
caccia multiruolo MiG-29, 4 di intercettori MiG-31, 5 di
cacciabombardieri su-24 e 4 di bombardieri pesanti Tu-22M3.
Inoltre, le
Forze Armate della Russia riceveranno almeno 55 caccia multiruolo di
4.ta+ generazione Sukhoj Su-30SM entro il 2019, arrivando a un totale di
116 nelle Forze Aerospaziali e nell’Aviazione navale della Federazione
Russa, che pure aggiornerà i sistemi di difesa aerea S-400 Trjumf e S-500 Prometej
permettendogli di sfuggire alla sorveglianza di satelliti, aerei spia e
radar della NATO. Tale aggiornamento è costituito da un nuovo speciale
contenitore per proteggere centri di comando mobili, sistemi di difesa
aerea, radar e altri sistemi elettronici.
“Programmiamo di ricevere i contenitori progettati per gli avanzati sistemi di difesa aerea missilistica S-500 ed altri entro quest’anno“,
scriveva il
quotidiano Izvestija. I contenitori che verranno installati su autocarri
e treni, ospiteranno gli equipaggiamenti e gli equipaggi dei sistemi.
“Il Pentagono sviluppa attivamente sistemi di ricognizione capaci di rilevare le cosiddette interferenze elettromagnetiche collaterali (EMI), fin dagli anni ’90. Hanno sistemi di sorveglianza terrestri ed aerei, ma i satelliti spia sono considerati i più efficienti”.
L’EMI viene
prodotta da qualsiasi sistema elettronico attivo ed una volta
intercettata, l’EMI indicherà posizione e tipo di sistema elettronico in
azione. Gli Stati Uniti dispongono della rete di satelliti Mentor, Orion od Advanced Orion, che intercettano le emissioni radio da un’orbita geostazionaria.
Dal 1995 l’US National Reconnaissance Office
(NRO) ha lanciato almeno 5 satelliti di questo tipo, dotati di grandi
parabole radio dal diametro di circa 100 metri. I nuovi contenitori
russi sono dotati di rivestimento ed attrezzature che impediscono
l’emissione delle EMI. Tale processo di modernizzazione rientra
nell’ambito del programma per creare la rete della difesa aerea
congiunta dei Paesi dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza
Collettiva; alleanza composta da Russia, Armenia, Bielorussia,
Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Alessandro Lattanzio, 15/6/2016
Fonti:
Modern Tokyo Times
Navy
Navy
Reseau International
Russia Insider
Sputnik
Sputnik
Sputnik
Strategic Culture
Strategic Culture
Modern Tokyo Times
Navy
Navy
Reseau International
Russia Insider
Sputnik
Sputnik
Sputnik
Strategic Culture
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