La stampa araba in questi giorni sta discutendo
attivamente il fenomeno ISIS. Questo gruppo è stato creato nel 2006, ma
fino a poco tempo fa praticamente non si era mai manifestato. Ora ha
sostanzialmente oscurato "al-Qaeda". Come è potuto accadere? Su questo
argomento si rincorrono molte voci e altrettante supposizioni. Comprese
quelle più inaspettate. Qualcuno addirittura accusa Bashar al-Assad e
l’Iran di sostenere l’IS.
Ma ci sono spiegazioni meno
paradossali. Ecco cosa ne pensa il direttore del Centro arabo per la
ricerca politica e sociale Riyadh Saydaui:
Chi sostiene l’IS? Naturalmente, il Qatar e l'Arabia Saudita. E non è solo una mia supposizione o il parere di un giornale o dei politologi. In precedenza il vice presidente Joe Biden ha chiarito, in tutta onestà, che Riyadh e Doha hanno finanziato i terroristi in Siria. Potrei aggiungere che queste monarchie non potevano agire senza l'approvazione degli Stati Uniti se non addirittura su ordini diretti di Washington. Tutto questo è stato fatto al fine di distruggere la Siria e rovesciare il regime di Bashar al-Assad.
Possiamo discutere
con l’esperto. Sembra che i compiti sono molto più ampi e che in realtà
non contraddice la presenza di segreti sponsor dell’IS. Ma chi sono?
Alcuni
credono che il leader dei guerriglieri Abu Bakr al-Baghdadi sia un
agente della CIA. A questo proposito sono stati pubblicati più di una
volta i riferimenti a qualche fuga, ma non ci sono informazioni o
documenti attendibili. Tuttavia, la versione di un possibile
coinvolgimento dei servizi segreti americani è indirettamente confermata
dal fatto che al-Baghdadi era detenuto nel carcere Camp Bucca, ma poi è
stato rilasciato. Secondo i dati ufficiali del Pentagono, è stato
recluso da febbraio a dicembre del 2004. Tuttavia, ci sono state
segnalazioni per cui l'ex capo della prigione, il colonnello Kenneth
King ha fornito un’altra versione secondo cui al-Baghdadi rimase lì fino
al 2009, poi trasferito alle autorità irachene le quali successivamente
lo hanno rilasciato.
Queste informazioni fanno pensare, ritiene l’orientalista russo Vyacheslav Matuzov:
La storia di al-Baghdadi coincide in gran parte con la vita di un altro terrorista libico Abdelhakim Belhazhda. Condusse l'attacco contro le forze di Muammar Gheddafi, poi divenne governatore militare di Tripoli e poi attraverso la Turchia si recò a combattere contro le forze governative siriane. È stato anche trattenuto in una prigione americana e poi rilasciato. A quanto pare, entrambi potrebbero essere stati reclutati in un modo o nell’altro proprio in carcere. Uno poi è diventato il leader dei terroristi in Libia, e l'altro è il leader del terrorismo operante in Iraq e Siria.
In merito agli obiettivi della coalizione americana, sembra che gli Stati Uniti vogliano ridisegnare i confini dei Paesi arabi, della Turchia e dell’Iran attraverso il conflitto siriano, sebbene ciò rappresenterà l’inizio di una guerra civile sanguinosa e porterà ancora più caos in Medio Oriente. Tuttavia, non credo che gli americani potranno ancora contare sul terrorismo islamico internazionale.
Secondo
l’esperto, a un certo punto i guerriglieri, finendo la loro missione,
saranno annientati dagli stessi USA. All’incirca la stessa situazione si
è verificata in Afghanistan durante la presenza sovietica nel Paese.
Gli americani armarono e finanziarono i mujaheddin. Poi è stata avviata
la lotta contro i talebani e qui sono arrivati gli americani. Ben presto
gli Stati Uniti ritireranno le proprie truppe dall'Afghanistan, dove
sono state create circa una dozzina di basi militari che sicuramente
rimarranno funzionanti. Con la Siria e l'Iraq, la storia si ripete pari
pari.
Gli Stati della regione ora comprendono che li si
vuole coinvolti in una grande guerra e per questo riducono al minimo la
loro partecipazione nelle attività della coalizione. I militanti,
intanto, avanzando lentamente ma inesorabilmente, spingono arabi, turchi
e iraniani all’angolo. Ci possiamo interrogare a lungo sul grado di
indipendenza degli estremisti. Ma, naturalmente, questi estremisti fanno
parte di un grande gioco.
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