venerdì 17 ottobre 2014

Presi per Incantamento

Siamo sicuri di vivere nel migliore dei mondi e dei modi possibili? Viviamo per realizzare le nostre più elevate e profonde aspirazioni in libertà oppure conduciamo vite distratte alla mercé di convenzioni sociali imposte e condizionamenti psicologici? Le nostre giornate sono elementi consecutivi di felice progresso personale oppure sono opere perdute, immolate ai tanti demoni del presente? Siamo, in definitiva, sudditi o sovrani?
Quanta parte del nostro tempo, viepiù esiguo, sciupiamo onorando il trasporto, il lavoro, l’etichetta, il dovere imposto, le convenzioni? Quanta parte di noi stessi rimane alla fine di una nostra giornata media? E di un anno?

All’interno di quel recinto per umani denominato STATO, conduciamo le nostre vite affannandoci per rispondere agli input del sistema, sempre più frenetici, nell’impossibilità materiale ormai di poterli comprendere tutti. La pressione che subiamo da parte degli apparati è giunta ad un livello insopportabile e disumano che, purtroppo, è destinata solo ad aumentare.
Barcamenandoci in un mare di illegalità diffuse, abbiamo smarrito il buon senso, correndo disperatamente dietro il primo ‘arruffapopolo’ di turno oppure perseguendo modalità di vita che non ci appartengono. Quando l’immagine generale della gamma di comportamenti ammessi ci si palesa, con il solerte contributo di tutti i mezzi di persuasione di massa, ci accorgiamo con stupore della limitatissima porzione di possibilità esistenziali che ci è stata concessa.
Quante personalità possiamo incarnare? Quante maschere sociali possiamo vestire? Davvero poche e sempre di meno. E’ in corso infatti da decenni la normalizzazione coatta dei comportamenti e la loro riduzione in pochi ‘tipi’ ammessi. Come in una sceneggiatura da soap opera televisiva, le ‘parti’ concesse sono poche e ben definite, tanto per non creare confusione in chi guarda, osserva oppure controlla. Questa tipizzazione forzata si riverbera in ogni aspetto del vivere, dai rapporti con gli istituti di credito (che si muovono per tipologie umane per statuto) sino alla sanità pubblica ed alla giustizia, dove una gamma ampia di interpretazione sarebbe invece indispensabile.
Tipi umani: protocolli di controllo. Lo STATO non ammette l’indefinitezza. Una personalità nebulosa ed indecifrabile non è consentita. Occorre manifestare una sorda coerenza (e perché mai?) considerata sommo valore, tanto per non dover aggiornare i database troppo spesso. Dobbiamo ricadere in una delle cartelle previste, dobbiamo necessariamente rivestire uno dei ruoli prefissati. Tutto ciò possiede i connotati dell’incantamento magico. Abbiamo bevuto tutti un filtro amoroso che ci ha preso per incantamento e ridotto all’inebetimento, alla mancanza di volontà (se non per finalità davvero deleterie anche se in quel caso si potrebbe meglio definire come ossessione compulsiva) all’omologazione non per scelta ma per ‘distrazione’ dal vero scopo ultimo del nostro ‘transito terrestre’.
Identità, introspezione, meditazione, discernimento, sensibilità. L’individuazione non è più un sofferto eppure esaltante cammino ma una pratica superata dalle lusinghe della tecnologia, dell’ingegneria sociale, della stregoneria applicata al potere di cui gli stati sono diretta emanazione.
Tutti gli stati occidentali sono stati creati e condotti da associazioni occulte che non permettono il disvelamento delle loro capacità ammaliatrici. Secoli se non millenni di pratica coadiuvano le tante pratiche di incantamento in atto per contingentare le masse umane, dotandole di una ristretta gamma di possibili ruoli da interpretare, allontanandole così per sempre dal vero e dal bello.
Basti percorrere le tangenziali di una città contemporanea per rendersi conto dell’abisso di bruttura in cui siamo precipitati, avendo confuso il bene materiale e strumentale con quello spirituale. Il mondo materiale è nelle loro mani, oggi più che mai, ed ormai anche l’imprenditore del triveneto che si credeva un tempo astuto ed indipendente se n’è accorto a sue spese.
Non esiste lido esteriore od interiore che non sia sottoposto ad uno sbarco di massa. Non esistono rifugi per questo tipo di attacco. Eppure una qual luce delicata ma perentoria mi impone un ottimismo sfrenato, seppure apparentemente e pesantemente immotivato.

Nessun commento:

Posta un commento