Siamo
sicuri di vivere nel migliore dei mondi e dei modi
possibili? Viviamo per realizzare le nostre più elevate e profonde
aspirazioni in libertà oppure conduciamo vite distratte alla mercé di
convenzioni sociali imposte e condizionamenti psicologici?
Le nostre giornate sono elementi consecutivi di felice progresso
personale oppure sono opere perdute, immolate ai tanti demoni del
presente? Siamo, in definitiva, sudditi o sovrani?
Quanta
parte del nostro tempo, viepiù esiguo, sciupiamo onorando
il trasporto, il lavoro, l’etichetta, il dovere imposto, le
convenzioni? Quanta parte di noi stessi rimane alla fine di una nostra
giornata media? E di un anno?
All’interno
di quel recinto per umani denominato STATO, conduciamo
le nostre vite affannandoci per rispondere agli input del sistema,
sempre più frenetici, nell’impossibilità materiale ormai di poterli
comprendere tutti. La pressione che subiamo da parte degli
apparati è giunta ad un livello insopportabile e disumano che,
purtroppo, è destinata solo ad aumentare.
Barcamenandoci
in un mare di illegalità diffuse, abbiamo smarrito
il buon senso, correndo disperatamente dietro il primo
‘arruffapopolo’ di turno oppure perseguendo modalità di vita che non ci
appartengono. Quando l’immagine generale della gamma di
comportamenti ammessi ci si palesa, con il solerte contributo di
tutti i mezzi di persuasione di massa, ci accorgiamo con stupore della
limitatissima porzione di possibilità esistenziali che ci è
stata concessa.
Quante
personalità possiamo incarnare? Quante maschere sociali
possiamo vestire? Davvero poche e sempre di meno. E’ in corso
infatti da decenni la normalizzazione coatta dei comportamenti e la loro
riduzione in pochi ‘tipi’ ammessi. Come in una sceneggiatura
da soap opera televisiva, le ‘parti’ concesse sono poche e ben
definite, tanto per non creare confusione in chi guarda, osserva oppure
controlla. Questa tipizzazione forzata si riverbera in ogni
aspetto del vivere, dai rapporti con gli istituti di credito (che si
muovono per tipologie umane per statuto) sino alla sanità pubblica ed
alla giustizia, dove una gamma ampia di interpretazione
sarebbe invece indispensabile.
Tipi
umani: protocolli di controllo. Lo STATO non ammette
l’indefinitezza. Una personalità nebulosa ed indecifrabile non è
consentita. Occorre manifestare una sorda coerenza (e perché mai?)
considerata sommo valore, tanto per non dover aggiornare i
database troppo spesso. Dobbiamo ricadere in una delle cartelle
previste, dobbiamo necessariamente rivestire uno dei ruoli prefissati.
Tutto ciò possiede i connotati dell’incantamento magico.
Abbiamo bevuto tutti un filtro amoroso che ci ha preso per
incantamento e ridotto all’inebetimento, alla mancanza di volontà (se
non per finalità davvero deleterie anche se in quel caso si
potrebbe meglio definire come ossessione compulsiva)
all’omologazione non per scelta ma per ‘distrazione’ dal vero scopo
ultimo del nostro ‘transito terrestre’.
Identità,
introspezione, meditazione, discernimento, sensibilità.
L’individuazione non è più un sofferto eppure esaltante cammino ma
una pratica superata dalle lusinghe della tecnologia, dell’ingegneria
sociale, della stregoneria applicata al potere di cui gli
stati sono diretta emanazione.
Tutti
gli stati occidentali sono stati creati e condotti da
associazioni occulte che non permettono il disvelamento delle loro
capacità ammaliatrici. Secoli se non millenni di pratica coadiuvano le
tante pratiche di incantamento in atto per contingentare
le masse umane, dotandole di una ristretta gamma di possibili ruoli
da interpretare, allontanandole così per sempre dal vero e dal bello.
Basti
percorrere le tangenziali di una città contemporanea per
rendersi conto dell’abisso di bruttura in cui siamo precipitati,
avendo confuso il bene materiale e strumentale con quello spirituale. Il
mondo materiale è nelle loro mani, oggi più che mai, ed
ormai anche l’imprenditore del triveneto che si credeva un tempo
astuto ed indipendente se n’è accorto a sue spese.
Non
esiste lido esteriore od interiore che non sia sottoposto ad
uno sbarco di massa. Non esistono rifugi per questo tipo di attacco.
Eppure una qual luce delicata ma perentoria mi impone un ottimismo
sfrenato, seppure apparentemente e pesantemente
immotivato.
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