mercoledì 5 novembre 2014

A che gioco giochiamo? ... giochiamo a innamorarci!

 
Molti adulti si lamentano di non trovare l'amore e giudicano gli altri perché, secondo loro, non hanno più voglia di innamorarsi e impegnarsi in una relazione. "Non ci sono più uomini" dicono le donne, "le donne sono cambiate, sono troppo aggressive e indipendenti" rispondono gli uomini. 
 
All'inizio di una relazione è tutto magnifico, si vive una specie di simbiosi, di luna di miele, dell'altro si vedono solo i pregi. L'altro mi rimanda di me stesso solo quelle caratteristiche positive che ho già accettato e integrato.
 
Ognuno di noi però entra in una relazione inconsapevolmente mettendo in moto dei meccanismi inconsci in cui si riproducono gli schemi di attaccamento infantile e le relazioni con le prime figure di attaccamento: in genere il padre e la madre. Non importa se queste figure siano stare presenti o assenti. 
Non importa se fossero quelle biologiche o solamente acquisite. La mamma è la prima donna della nostra vita. Il papà è il primo uomo della nostra vita. 
 
Già Eric Berne ci ha parlato del ruolo dell'Io bambino e dell'Io genitore nei nostri rapporti affettivi e sentimentali.
 
Le donne, in particolare, attirano spesso uomini-bambini che non vogliono crescere e rinunciare ai loro giochi. Inconsciamente interpretano il ruolo di madri in modo da creare un rapporto di dipendenza nei confronti dell'uomo, illudendosi così che quell'uomo non le lascerà mai. Spesso chiamando la dipendenza stessa Amore. Ma se l'uomo rimane tentano di cambiarlo a loro immagine e somiglianza o in alcuni casi fanno in modo di farsi lasciare per dimostrare a loro stesse quanto valgono poco. Che in fondo nessuno rimane al loro fianco perché sono troppo libere o impegnative. 
 
Se poi non riescono proprio a mettersi in discussione ci penserà la vita attraverso un'abbandono, un tradimento, un incidente o un lutto. Mentre gli uomini trovano in breve tempo un'altra compagna-mamma che li accudirà...la concorrenza tra donne è spietata! alcune di queste donne decidono per difesa di passare i migliori anni della loro vita "attaccate" al ricordo di una relazione passata o "attaccandosi" ad un animale, al loro cane e al loro gatto illudendosi che un giorno si sveglieranno e il dolore sparirà dallo loro vita senza aver intrapreso un lavoro su se stesse. 
 
Se alcune di queste persone, donne o uomini, avranno poi la fortuna di incontrare e far avvicinare una persona che le tiri fuori, come in uno specchio, il loro dolore mostrandogli l'attaccamento a un ricordo o a un animale si comporteranno esattamente come bambini di 5 anni chiudendo o scappando a gambe levate dalla relazione. E continueranno a lamentarsi e giudicare con la pretesa di definirsi "adulti". 
 
Ma un adulto è una persona che prende coscienza dei propri limiti, delle proprie paure e insicurezze, non scappa e non giudica l'altro ma tiene conto dell'esperienza per crescere e migliorarsi, chiedendo anche aiuto se è necessario. 
 
Un adulto è in contatto con il suo Io adulto direbbe Berne. Non re-agisce secondo schemi infantili appresi ma sta nel qui e ora, ringraziando per l'opportunità che le è stata dare di integrare quegli aspetti di sé che ancora non ha accettato. Prima di innamorarsi dell'altro bisogna innamorarsi di sé. 
 
Prima di fare un gioco a due, bisogna saper giocare da soli.
 
Tiziano 
 
 

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