A partire dall’inizio della settimana in Lituania si
svolgono manovre internazionali su larga scala "Spada di ferro 2014"
(Iron Sword), alle quali partecipano più di duemila cinquecento militari
da nove paesi della NATO, ossia dalla Repubblica Ceca, Estonia, USA,
Gran Bretagna, Canada, Lituania, Lussemburgo, Ungheria e Germania. Le
manovre sono chiamate a mettere a punto l’interazione nell’ambito della
risposta alla ipotetica “minaccia dall’Est”. Il comandante delle forze
armate della Lituania, il generale Jonas Žukas, ha collegato queste
manovre con il tema del rafforzamento della sicurezza nel continente
europeo. Ma secondo l’opinione degli esperti i giochi militari nelle
immediate vicinanze dei confini della Russia minano, al contrario,
questa sicurezza.
Conformemente all’atto fondamentale
Russia-NATO del 1997 l’alleanza si è obbligata a non dislocare su basi
permanenti nel territorio dei paesi europei orientali membri della NATO
rilevanti forze militari supplementari. Adesso questa promessa è stata
di fatto violata. In Europa Orientale vengono trasferiti armamenti
pesanti dagli USA, cresce l’attività dell’aviazione da guerra e delle
forze navali degli alleati della NATO. Intanto Mosca non ha ricevuto la
risposta alla domanda quali forze siano “rilevanti” secondo l’opinione
degli strateghi della NATO. Per quanto riguarda le “basi permanenti”, le
continue rotazioni permettono alla NATO di aggirare anche questo punto
dell’accordo.
In sostanza, il brandire delle armi è una
specie di messaggio inviato da Washington a Mosca per costringerla alla
resa delle posizioni geopolitiche. Ovviamente, la Russia realizzerà
tutte le misure necessarie per garantire una difesa sicura dei suoi
interessi nazionali. Ma, malgrado la palese minaccia, la Russia rinuncia
al confronto. Lo ha dichiarato giorni fa il presidente Vladimir Putin:
- Il mondo del XXI secolo non è diventato né più stabile, né più sicuro. Le precedenti minacce non sono affatto scomparse. In una serie di regioni la situazione si è persino inasprita. Un serio focolaio di tensione continua a rimanere presso i confini della Russia nel sud-est dell’Ucraina.
Non cessano i tentativi di violare l’esistente parità strategica. Gli arsenali dei maggiori paesi vengono sviluppati e perfezionati. Al summit di settembre della NATO i suoi dirigenti hanno dichiarato apertamente sull’imminente accrescimento delle possibilità militari dell’alleanza. Invece della soluzione collettiva civile dei problemi internazionali vengono sempre più spesso adoperate le leve di pressione militari, economiche ed informatiche.
La Russia non intende farsi trascinare nella confrontation che le cercano attivamente di imporre. Siamo aperti ad un dialogo paritetico e rispettoso su tutti i problemi dell’agenda globale e regionale.
Secondo
il parere di Aleksandr Gruško, rappresentante permanente della Russia
presso la NATO, gli avvenimenti ucraini sono diventati per l’Occidente
solo un pretesto per il rafforzamento delle pressioni sulla Russia.
Anche molto prima di questo momento la NATO studiava piani di
intensificazione delle manovre militari per compensare la perdita del
gigantesco poligono continuamente funzionante per la messa a punto della
coordinazione combattiva delle forze qual’era l’operazione
dell’alleanza in Afghanistan. All’Occidente serviva un pretesto
clamoroso per ritornare alla difesa territoriale del periodo della
guerra fredda. E questo pretesto è stato trovato.
Ma il
mondo è cambiato. Cessando l’interazione con la Russia l’Occidente
indebolisce il potenziale degli sforzi internazionali nella lotta contro
i terroristi e pirati, contro la proliferazione delle armi di
distruzione massiccia, contro il traffico della droga e l’instabilità
regionale. La NATO da sola difficilmente riuscirà ad opporsi
efficacemente a queste sfide.
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