Le sorprese arrivano sempre dai codicilli, spiegano gli avvocati. E un governo truffaldino come quello in carica non poteva non ricorrere ai trucchetti democristiani più antichi. Renzi che va in tv a ripetere che «abbiamo ridotto le tasse» e «promuoviamo la crescita» avrebbe dovuto anche spiegare da dove prendeva “le coperture” per le voci della legge di stabilità inviata a Bruxelles e al presidente della Repubblica, addirittura priva dell’indispensabile esame della Ragioneria di Stato. Se dici che vuoi spendere, insomma, i trattati europei ti obbligano a dire dove prendi i soldi che vuoi impegnare. Dalle tasche dei cittadini più poveri, è l’inevitabile risposta. Nelle pieghe del ddl, infatti, ci sono decine di aumenti delle tasse, ma “nascosti”, rinviati, occultati. E si tratta sempre di tasse indirette, le quali – colpendo i consumi o determinate prestazioni – “pesano” di più sui meno abbienti che non sui riccastri. Vediamone alcune, anche se – trattandosi di un testo molto lungo e “tecnico” – la maggior parte verrà fuori un po’ alla volta.
Il modo per non farsi fucilare dalla Commissione europea è, da
qualche anno, l’inserimento della cosiddetta “clausola di salvaguardia”.
In pratica il governo “stima” che determinate decisioni produrranno
risparmi o maggiori spese, e se le previsioni non
saranno rispettate per difetto (verranno cioè a mancare “le coperture”
previste) allora entreranno in vigore misure correttive automatiche per
rimettere in ordine il bilancio. Tra le misure automatiche previste
dall’attuale legge di stabilità c’è l’aumento dell’aliquota Iva
agevolata (oggi al 10%) di 2 punti percentuali nel 2016; se non dovesse
bastare salirà di un altro punto nel 2017 (al 13%). E’ certamente il
caso di ricordare su quali beni o servizi si applica l’Iva ridotta:
cinema, alberghi, treni, autobus, carne, pesce, uova, zucchero, acqua,
gas, elettricità, ristoranti e bar, per esempio. Identica dinamica anche
per l’Iva “normale”, che dal 22% attuale salirebbe al 24% nel 2016, al
25% nel 2017 e addirittura al 25,5% nel 2018. Tombola!
In pratica, il governo pensa di far cassa e «combattere la
deflazione» depressiva, aumentando la tassazione sui consumi. Nemmeno il
più scarso degli economisti consiglierebbe una terapia del genere in
piena crisi… Calcolate che soltanto le tasse
sulla benzina assommano ormai a 72,42 centesimi di accisa per litro,
per la benzina verde, e 61,32 centesimi per il gasolio; sul prezzo
totale (costo industriale più accisa) viene poi applicata l’Iva. Un
aumento dell’Iva di tre punti in due anni comporterebbe dunque – a
prezzo del petrolio invariato, ma non ci sperate – un incremento del
prezzo finale alla pompa di circa 5-6 centesimi per litro. Che
l’automobile sia considerata un bancomat è una vecchia storia. Ma
spingersi fino a reintrodurre il bollo normale per auto storiche è una
misura dell’ossessione. Non è nostra intenzione difendere i
collezionisti, ma semplicemente i poveracci che
vanno in giro – poco – con un’auto di oltre 25 anni di vita. Ma da una
misura del genere potrebbero venire al massimo 7,5 milioni di euro.Gli esperti si sono affrettati a calcolare, come conseguenza diretta, la demolizione di circa 300-325mila veicoli classificati come “d’interesse storico-collezionistico”. La perdita patrimoniale complessiva viene stimata tra i 2,2 ed i 5,7 milioni. Ma potevano i pensionandi passarla liscia? Ma quando mai… Dopo aver obbligato centinaia di migliaia di lavoratori dipendenti ad aderire ai fondi pensione integrativi (e privati), concedendo una tassazione più bassa, ora si passa a tosare la pecora. I “proventi” percepiti dai fondi pensione vengono tasssati ora al 20% (erano all’11,5). Peggio: l’aumento avrà efficacia retroattiva dal 1° gennaio 2014, in barba ai più elementari princìpi giuridici. E tutto questo passa come “riduzione delle tasse”?
(Claudio Conti, “Meno tasse? Chi ci crede è un fesso”, da “Contropiano” del 23 ottobre 2014).
fonte: http://www.libreidee.org/2014/11/meno-tasse-chi-ci-crede-e-un-fesso-e-liva-sara-al-255/

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