lunedì 15 dicembre 2014

L’“Atto sul sostegno della libertà dell’Ucraina” è un colpo all’Europa, alla Russia e al buonsenso

L’“Atto sul sostegno della libertà dell’Ucraina” è un colpo all’Europa, alla Russia e al buonsenso

Questa settimana a Barack Obama sarà presentato per la firma l’“Atto sul sostegno della libertà dell’Ucraina”, approvato il 12 dicembre da ambo le camere del congresso.
 
Bisogna dire che questo atto, che permette di fornire armamenti a Kiev e raccomanda di varare nuove sanzioni contro Mosca, non ha suscitato entusiamo nemmeno da parte della Casa Bianca, malgrado che la futura legge non obblighi il presidente a consegnare armi e introdurre supplementari misure punitive contro la Russia. Gli “consente” soltanto di adottare tali provvedimenti se li riterrà necessari. Ma grazie a questo atto il congresso riceve adesso un potente strumento di pressione sull’“amico Obama”. L’atto significa che il permesso è stato concesso e non usarlo può solo un presidente che ignora gli interessi americani. Con tali accuse con si scherza.

Subito dopo i primi risultati delle votazioni lo stesso Obama ha detto di non essere ancora pronto a nuove sanzioni ed ha aggiunto una frase molto emblematica, e cioè che le sanzioni possono anche non portare al cambiamento della politica di Mosca ma possono scindere l’unità degli USA e dell’Europa, il che sarebbe una “vittoria strategica di Putin”. Nella Casa Bianca capiscono già che l’Europa è stanca delle sanzioni con le quali viene punità soltanto l’economia europea. I nuovi appelli degli USA a “fustigare” Mosca già irritano.

Il Ministero degli Esteri dela Russia ha definito “confrontazionale” questa legge. Durante l’incontro del 14 dicembre a Roma con il segretario di Stato John Kerry il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov ha fatto ricordare che Mosca non cederà a nessuna pressione e che se gli USA vogliono veramente un dialogo, lo stesso può svolgersi solo su una base paritetica.

Mosca è rimasta stupita dal fatto che il progetto di legge sia stato approvato proprio nel momento in cui nel sud-est dell’Ucraina è stato instaurato il regime di cessazione del fuoco e le parti hanno iniziato il ritiro degli armamenti pesanti, quando nella regolazione si è profilato qualche progresso.

Le azioni del congresso quadrano poco con i tentativi di conseguire la pace in Ucraina, dice Oleg Khlestov, vicepresidente dell’Associazione russa del diritto internazionale:
Il nuovo atto dimostra qual è in realtà il prezzo di tutte le dichiarazioni di Washington sui diritti dell’uomo, sulla libertà e sulla democrazia. Tali azioni possono suscitare soltanto stupore ed indignazione di tutte le persone ragionevoli.
Tali mosse del congresso non sono altro che una provocazione e un appello alla guerra, sostiene Pavel Podlesnyj, direttore del Centro per i rapporti russo-americani dell’Istituto di studi sgli USA e sul Canada presso l’Accademia delle scienze della Russia. Per fortuna, tali progetti di legge hanno un carattere piuttosto raccomandativo ed esiste quindi ancora la possibilità che Barack Obama ignorerà queste raccomandazioni, anche se firmerà il progetto di legge, dice Pavel Podlesnyj:
La prima reazione di Obama al progetto di legge è stata abbastanza ragionevole. Il proseguimento della politica delle sanzioni non porta al cambiamento della politica della Russia e per l’America è inoppotuno introdurre nuove sanzioni in via unilaterale, senza la partecipazione dell’Europa. Mentre è molto difficile contare adesso su nuovi passi dell’Unione Europea in questa sfera. Obama si rende perfettamente conto che se gli USA adotteranno sanzioni unilaterali o torceranno con troppa violenza le mani all’Europa, tutto ciò complicherà i rapporti con gli europei.
Il progetto di legge permette di concedere ai militari ucraini armamenti difensivi del valore di 350 milioni di dollari. Consente anche di varare sanzioni contro il settore della difesa e di quello energetico della Russia, compresa la compagnia Rosoboronexport che esporta armamenti. Il presidente degli USA può rinunciare però a queste sanzioni per considerazioni relative alla sicurezza nazionale.

Il testo del documento contiene brani che fanno dubitare molto della competenza giuridica ed economica nonché del buonsenso delle persone che l’hanno redatto. Così, vi è scritto che “se il presidente degli USA deciderà che Gazprom toglie rilevanti quantità di gas ai paesi che fanno parte della NATO, nonché a paesi come l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia, deve introdurre sanzioni entro 45 giorni”. In realtà, mai ancora nella storia Gazprom ha “tolto” gas a chicchessia ed è impossibile capire cosa intendessero gli autori del documento. Con lo stesso successo si potrebbe, ad esempio, chiedere alla Casa Bianca di introdurre sanzioni contro Mosca per il prelevamento di acqua dal Mar Nero.




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