Fra
meno di un anno vi saranno le elezioni presidenziali in Argentina, il
25 ottobre. Cristina Fernández de Kirchner ha vinto due volte la
battaglia per la massima carica governativa nel 2007 e nel 2011, e
quindi non può concorrere alla presidenza. La questione del successore è
discussa sempre più frequentemente in Argentina. Chi assumerà la
filosofia del kirchnerismo, versione moderna dell’ideologia del Partito
Giustizialista fondato nel 1947 da Juan ed Evita Perón? Néstor Kirchner,
politico eccezionale che affianca Lula da Silva, Hugo Chávez, Evo
Morales e Rafael Correa, è morto nel 2010. Tuttavia, Cristina Fernández
ha potuto mantenere le politiche che aveva attuato: rafforzamento della
sovranità argentina, opposizione alla presenza statunitense nel
continente e realizzazione di riforme nell’interesse del popolo.
Il
successore presidenziale che più probabilmente continuerà le politiche
dei Kirchner si crede sia Daniel Scioli, ex-vicepresidente
dell’Argentina e governatore della Provincia di Buenos Aires. Scioli
evita gli scontri politici ed è favorevole ai compromessi con
l’opposizione, perciò non suscita le simpatie dei sostenitori
intransigenti del kirchnerismo, che rifiutano qualsiasi tipo di dialogo
con la destra. Scioli sa come manovrare, dimostra temperanza ed è
disposto a collaborare con gli ambienti finanziari e del business che
gli danno continue raccomandazioni, tra cui rompere le relazioni con
Cristina. Ci sono anche altri candidati vicini a Néstor e ora nella
squadra di Cristina, ministri, governatori e senatori che si fanno
attivamente conoscere.
Il candidato sarà deciso una volta per tutte alle
primarie dell’agosto 2015, quando tutti i candidati alla presidenza del
Fronte della Vittoria supereranno le selezioni. E’ possibile valutare
la complessità della situazione per Cristina Fernández dai risultati
delle elezioni parlamentari dell’ottobre 2013. La coalizione di governo
ha ottenuto una vittoria decisiva. Ha mantenuto la maggioranza in
entrambe le camere del parlamento, ma non ha avuto la maggioranza
costituzionale dei due terzi. La coalizione ha preso solo la metà delle
24 province del Paese. La tradizionale rivalità tra il Partito
Giustizialista e suoi oppositori dell’Unione Civica Radicale e di
Proposta Repubblicana (PRO) s’è inasprita con una scissione nel partito
al governo. Tuttavia, il Fronte della Vittoria è ancora la prima forza
politica argentina.
Néstor Kirchner, dopo l’abbandono del modello economico neoliberista, è riuscito a far uscire l’Argentina da una profonda stagnazione. Poi, con la crisi globale, Cristina è stata costretta a prendere decisioni difficili, tra cui stringere il controllo statale su importazioni e tasso di cambio, oltre a un giro di vite su predominio burocratico, inflazione, speculazione sulla valuta estera e così via. Oltre a ciò, Cristina ha avviato il riesame di banche e uffici di cambio del Paese per frenare il riciclaggio di denaro illecito. Sospettata d’esportazione illegale di capitali all’estero, le attività della grande azienda statunitense Procter & Gamble sono state sospese in Argentina. Le indagini continuano anche sui crimini commessi dalle forze di sicurezza durante la giunta militare nel 1976-1983. Non sorprende quindi che Cristina abbia numerosi nemici, anche nei media, che supportano una campagna per screditarla. La dichiarazioni dei redditi di Cristina, così come quelli del defunto marito e dei figli sono state accuratamente esaminate. Sono sospettati di nascondere redditi. Anche la cerchia di Cristina è nel mirino.
Secondo analisti politici, gli attacchi contro la
presidentessa argentina rientrano in un piano per assicurare l’ascesa
al potere di forze politiche fedeli agli Stati Uniti e al cambio
radicale politico. E’ in tale spirito che la storia scandalosa dei fondi
avvoltoio deve essere considerata, acquistando obbligazioni di debito
di Paesi in difficoltà finanziarie per quasi nulla e quindi
richiedendone i pagamenti tramite i tribunali, che superano di gran
lunga l’ammontare del debito. Ciò è quello che è successo all’Argentina.
Parlando all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre,
Cristina Kirchner ha condannato fermamente tale pratica e chiesto
l’adozione di misure legislative volte a limitare le attività di tali
“avvoltoi”. In relazione al caso, l’Argentina, Stato sovrano, s’è
scontrata con il giudice statunitense Thomas Griesa, che da molti anni
si occupa dei fondi prestati all’Argentina.
Il governo argentino non
prende in considerazione il default: Buenos Aires è disposta a
rispettare gli obblighi verso i creditori. C’è una via d’uscita alla
situazione attuale: ai titolari del debito ristrutturato vengono offerti
i pagamenti degli interessi dall’argentino Banco de la Nacion
Fideicomiso. Tuttavia, Thomas Griesa minaccia nuove rappresaglie. In
particolare, se Buenos Aires non capitola e accetta di pagare agli
“avvoltoi” di quanto esigono, allora affronterò il divieto di fare
accordi con le banche statunitensi. Buenos Aires ha respinto al mittente
le minacce, però. Eventuali decisioni del giudice statunitense che
ostacolino la ristrutturazione del debito argentino o mettano in
discussione le decisioni del governo del Paese, saranno considerate
interferenze negli affari interni.
La teoria del default imminente viene replicata dalla propaganda creando presso le autorità argentine una comprensibile irritazione. Nel settembre 2014, l’incaricato d’affari degli Stati Uniti in Argentina, Kevin Sullivan, ha detto al giornale locale Clarin:
“Per tornare alla crescita economica stabile e attrarre gli investimenti di cui l’Argentina ha bisogno, è importante che il Paese assolva all’inadempienza il più rapidamente possibile”. Sullivan è stato convocato al Ministero degli Esteri per rimproverargli che le sue parole “non hanno alcun fondamento, ma sono solo in pieno accordo con le posizioni dei fondi avvoltoio”. Il diplomatico statunitense è stato avvertito che “in caso di ulteriori irruzioni negli affari interni della Repubblica di Argentina, saranno adottate le misure più severe, come previsto dalla Convenzione di Vienna sulla condotta dei rappresentanti diplomatici”.
Come sottolineato dai media argentini, ciò significa che Kevin Sullivan
viene dichiarato persona non grata. Va detto che il posto di
ambasciatore degli Stati Uniti in Argentina è vacante da luglio 2013. In
America Latina non è più un caso raro: da tempo non vi è un
ambasciatore USA in Ecuador, e Washington non è riuscita ad inviarne in
Venezuela e Bolivia.
Per più di un anno, gli Stati Uniti hanno preso in
considerazione Noah Bryson Mamet, uomo d’affari dai buoni rapporti
personali con Obama, con cui gioca regolarmente a golf e soprattutto ha
finanziato la campagna elettorale, quale candidato ad ambasciatore in
Argentina. Durante le udienze del Senato, Mamet non mostrava di sapere
granché della realtà argentina. Le critiche dei senatori erano trapelate
sui media: l’Argentina “in termini economici e politici è in uno stato di pre-crisi”,
quindi un diplomatico di professione dev’essere inviato a Buenos Aires,
piuttosto che un dilettante. Il personale dell’ambasciata degli Stati
Uniti in Argentina del dipartimento di Stato, Pentagono e agenzie
d’intelligence è già pieno di professionisti che valutano l’Argentina in
stato di “pre-crisi”.
L’elenco dei diplomatici statunitensi pubblicato
dal Ministero degli Esteri argentino include molti veterani di attività
sovversive in altri Paesi. Le sezioni politiche ed economiche, che
schermano dipendenti della CIA come Timothy Murdoch Stater, che non è
solo un attivo ma anche un teorico delle attività sovversive, Kenneth
Roy, Yordanka Roy, Brendan O’Brien, Michael Lance Eckel e molti altri,
si rivelano particolarmente attive. E’ anche opportuno ricordare Anaida
K. Haas, che ha lavorato con successo in Afghanistan e fu poi trasferita
al dipartimento di Stato (Public Diplomacy Officer, Ufficio
affari russi). Si può supporre che il trasferimento di Haas in Argentina
sia legato al compito assegnatogli sulle relazioni commerciali tra
Russia e Argentina. Washington è furiosa verso Cristina Fernández, una
dei primi leader latinoamericani a dichiarare di voler commerciare con
il mercato russo, sostituendo i prodotti europei banditi, e sostenendo
le parole con le azioni.
La resistenza del governo di Cristina Fernández de Kirchner sarà illustrata nelle prime settimane del prossimo anno. È difficile aspettarsi che la campagna elettorale presidenziale sia tranquilla dato che gli agenti della CIA nelle file dell’opposizione sono intenti alla destabilizzazione. Vi saranno probabilmente richieste di dimissioni anticipate di Cristina (per motivi di salute), la ‘quinta colonna’ sarà mobilitata, scioperi dei trasporti pubblici indetti e sabotaggi alle linee elettriche non devono essere esclusi. Tutto ciò è accaduto in altri Paesi che Washington considera avversari geopolitici. Le azioni sediziose dell’ambasciata statunitense a Buenos Aires possono essere dedotte dai rapporti informativi diffusi dall’ambasciata (ma solo ai cittadini statunitensi!), che riferiscono del drammatico aumento della criminalità e suggeriscono di evitare luoghi affollati. Parlando alla televisione nazionale, Cristina Fernández ha definito tali “segnalazioni” delle provocazioni. La stagione argentina delle provocazioni dei servizi segreti è solo all’inizio.
Nil Nikandrov Strategic Culture Foundation
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2014/12/09/le-agenzie-dintelligence-statunitensi-e-la-stagione-delle-provocazioni-argentine/
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