23 anni dopo la liquidazione dell’URSS e la creazione della CIS, l’8 dicembre 1991, possiamo concludere che la Comunità degli Stati Indipendenti è difatti un progetto defunto, dice Rostislav Ishenko.
Certo,
politici e diplomatici continueranno a parlare dell’enorme potenziale
della CSI elencandone risultati, documenti, accordi, trattati, vertici e
piani a lungo termine. Queste sono le regole. Raramente le circostanze
sono tali da discutere, approvare e adottare l’attuazione di un progetto
internazionale conclusosi con le parole: “Questo è un progetto chiuso“.
Di solito, accade in silenzio. Come il gasdotto Nabucco, morto in
silenzio come l’organizzazione GUAM. Sembra che lo stesso destino
attenda la CSI. Non era necessario annunciarne la decisione, ma
semplicemente finirla con i vertici. Poi si dovrebbe mantenere e
finanziare il personale della CSI, ma a quale scopo?
Il trucco ha
funzionato. Subito dopo l’annuncio della creazione dell’Unione
eurasiatica (EEU), l’eliminazione dell’inutile Comunità economica
eurasiatica (EurAsEC) è stata annunciata. Quando verrà creata l’Unione
Eurasiatica politica (EAU), anche l’Unione di Russia e Bielorussia
diverrà inutile (in ogni caso Aleksandr Lukashenko non ha escluso tale
possibilità). Oggi, infatti, la CSI si presenta come una memoria
dell’integrazione post-sovietica, che soprattutto è stata più una
disgregazione.
Se tale struttura è stata efficace, non sarebbe stato
necessario sviluppare il concetto d’integrazione a tappe e creare
EurAsEC, Unione doganale, EEU e neanche la CSTO (Collective Security Treaty Organization)
sulla sua base. La creazione della CSI fu considerata dagli ottimisti
come formazione dello Stato confederato consolidando la maggioranza
delle repubbliche ex-sovietiche nelle nuove circostanze. Fino all’agosto
1993, le forze armate unite della CSI esistevano ancora. Teoricamente,
gli eventi potevano seguire quella direzione, ma solo in teoria. Come
pratica ed esperienza hanno dimostrato, la disgregazione non si esaurì
nel 1991, non potendo forzare un percorso contrario alle tendenze
storiche. La Russia ha lottato contro le tendenze centrifughe per un
decennio. Solo all’inizio del 2000 la situazione negli Stati nucleo
della CSI s’è stabilizzata.
Dal 2004-2005 le tendenze centripete nella politica russa hanno cominciato ad accumularsi, e dal 2010 dominano assolutamente non solo la politica interna, ma anche estera. Movimenti separatisti minacciavano il Kazakhstan. Le dispute territoriali tra le repubbliche dell’Asia centrale si sovrapponevano a quelle interne tra certi gruppi etnici ed interessi economici regionali, creando una zona di instabilità permanente che ha prodotto conflitti civili e la minaccia di conflitti tra Stati, miracolosamente evitati. Nel Caucaso colpi di Stato sono stati seguiti da guerre civili e guerre tra Paesi.
Ci sono state due
ampie guerre con la partecipazione (su entrambi i lati) di Stati membri
della CSI: il conflitto del Nagorno-Karabakh e la guerra del 08.08.08.
La Moldova si spezzò dopo la guerra civile, praticamente perdendo la
Transnistria. In Ucraina la guerra civile infuria mentre parliamo, la
Crimea ha aderito alla Russia e il Donbas è quasi perso. Quali altre
regioni se ne andranno e quali resteranno nell’Ucraina, non si sa. Tale
formazione amorfa, in cui i membri avevano status diversi (l’Ucraina
co-fondatrice della CSI ma non ha firmato la Carta, che non è stata
firmata dal Turkmenistan, ed Ucraina e Russia non hanno ratificato il
protocollo dell’accordo sulla creazione della CSI del 21 dicembre 1991) e
non riconoscono le rispettive frontiere, ecco la Comunità di Stati
Indipendenti.
Dopo la guerra dell’08.08.08, la Georgia si ritirò
formalmente dalla CSI, ma partecipa a quasi tutti gli accordi raggiunti
nel suo ambito. E’ come se il Belgio si ritirasse dall’UE ma rimasse
membro di Schengen, zona euro, ecc. A loro volta Ucraina, Turkmenistan e
occasionalmente altri Paesi, hanno parzialmente ratificato vari
documenti della CSI, considerando alcune sue regole accettabili, altre
no. È chiaro che una organizzazione internazionale non può esistere in
tali condizioni. E fu così. Ad esempio, l’Ucraina non ha fretta di
lasciare la CSI anche se grida ogni volta all’invasione russa, proprio
perché la sua formale uscita, oltre a pubblicità a breve termine presso
la platea nazionale, non darebbe nulla dato che vi sarebbero problemi su
molti accordi formalmente collegati alla CSI, e vantaggiosi per
l’Ucraina. E l’assenza di una procedura unica non garantirebbe a Kiev di
uscirsene con il trucco usato dalla Georgia per recedere dalla CSI.
In
generale, la situazione è cambiata così tanto che i progetti
d’integrazione della Russia hanno smesso di concentrarsi sullo spazio
post-sovietico e si concentrano sull’intera Eurasia (EEU e EAU) e
addirittura sul mondo intero (BRICS). E’ chiaro che i progetti
d’integrazione eurasiatica sono molto più chiaramente definiti, anche se
la posizione ostruzionistica dell’UE contro i propri interessi (non lo
sviluppo, ma la sopravvivenza) non volendo mollare la supervisione degli
Stati Uniti, impone correzioni, costringendo a volgere le priorità
verso l’Asia e il Medio Oriente. Tuttavia, nel 2014 i BRICS hanno
dimostrato attiva unità politica (rifiuto di sostenere la pressione USA
sulla Russia e sostegno indiretto a Mosca) e finanziario-economica
(costituzione della Banca BRICS e avvio della transizione verso scambi
internazionali in valute nazionali).
Infatti, il compito del reintegrare lo spazio post-sovietico, non adempiuto dal CIS, viene ora assolto a un livello diverso. Questo spazio è solo parte di un progetto d’integrazione eurasiatica molto più grande. La mano tesa dalla Russia, sulleatesta di ambiziose formazioni post-sovietiche, a Cina, Iran, Turchia, India spingono questi Paesi oltre il quadro statico, trasformandosi da attori marginali nei programmi di civiltà, su posizioni di frontiera, a nuclei della formazione eurasiatica, che non esisterebbe senza la partecipazione esterna al progetto d’integrazione eurasiatica. Nel frattempo la Russia (a causa della posizione dell’UE) non supera la posizione alla frontiera dell’Ucraina, una delle principali cause della guerra civile in corso. Se l’Europa avesse accettato il compromesso proposto a marzo dalla Russia, quando la continuazione dell’unione politico-economica tra UE e CU (UEE) sarebbe stata scambiata con il mantenimento di un’unica Ucraina federata e neutrale, il problema di Kiev sarebbe stato risolto così come il problema dell’Asia centrale, a seguito dell’integrazione politico-militare russa ed economico-finanziaria cinese.
Nella dinamica
dell’integrazione Europa-Unione Eurasiatica, l’Ucraina semplicemente
avrebbe perso spazio di manovra e le sue élite la possibilità di
speculare sulle scelte geopolitiche. Ci sarebbe stata una sola scelta.
Tuttavia, nonostante l’incremento della retorica conflittuale, il punto
di non ritorno non è stato accettato nel rapporto tra Russia e Unione
europea, anche se è già molto vicina. La cosa più importante è che,
indipendentemente dalla posizione dell’Unione europea, l’integrazione
eurasiatica non può essere fermata, è possibile solo rallentarla verso
occidente. Tuttavia, gli Stati Uniti non possono sostenere ulteriormente
la base economica e finanziaria dell’Unione europea, né l’economia
europea può fornire le risorse di base sufficienti a mantenerne l’unità.
Così, l’unica domanda è se l’Unione europea si unirà al progetto
eurasiatico subito e completamente, o gradualmente e parzialmente. La
prima sarebbe preferibile.
Riguardo la CSI, dato che il faccia a faccia tra Mosca e Bruxelles sull’Ucraina s’è trasformato in un faccia a faccia tra Washington e Mosca sull’Unione europea, la CSI come meccanismo politico finalmente ha fatto il suo tempo. Ora si tratta solo della sinecura per l’apparato dei periodici vertici tra presidenti e primi ministri per discutere di priorità impossibili o già risolte nell’ambito di altri progetti d’integrazione. Oggi la CSI, mera immagine mediatica, è la mangiatoia di un piccolo numero di burocrati e argomento di “opinionisti”.
Rostislav Ishenko, RIA Novosti, FortRuss
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2014/12/10/lintegrazione-europeo-eurasiatica-non-puo-essere-arrestata-viene-solo-rallentata/
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