Durante il suo viaggio in Turchia il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la decisione di rinunciare al gasdotto South Stream
in favore di una nuova rotta per la Turchia. Un evento importante ha
preceduto la dichiarazione. Israele ha proposto che i Paesi dell’UE
investano miliardi di euro per un gasdotto dal suo territorio al
continente. Alla conferenza internazionale “Costruire il ponte
dell’energia euromediterraneo” conclusosi a Roma a metà novembre, il
ministro per l’energia israeliano Silvan Shalom ha descritto un progetto
per inviare in Europa il gas prodotto nel Mediterraneo orientale, al
vicepresidente della Commissione europea e commissario per l’energia
Maros Sefcovic.
Shalom ha assicurato Sefcovic che le risorse degli
enormi giacimenti di gas off-shore Tamar e Leviathan
(240 e 480 miliardi di mc rispettivamente) possono essere indirizzati
verso l’Europa attraverso Cipro e Italia ad un “prezzo speciale”. Ha
apertamente dichiarato che il progetto può ridurre la dipendenza dell’UE
dal gas russo. In poche parole, la domanda interna non basta mentre
Israele si barcamena cercando di esportare il suo gas.
Il governo
israeliano ha deciso di cogliere l’opportunità e sottrarre la
tradizionale quota russa del mercato mentre il South Stream incontra
difficoltà e le tensioni con la Russia sono alte. Il progetto è un
elemento chiave del piano per cambiare il vettore delle forniture di gas
dell’Europa da est (direzione latitudinale) a sud (direzione
meridionale e mediorientale). Le forniture di gas israeliano dovevano
essere seguite da quelle da Qatar e altri Paesi del Golfo Persico. Il
4-5 dicembre Federica Guidi, ministra dello Sviluppo Economico italiana,
ha presentato ai suoi colleghi europei il progetto. Il recente accordo
raggiunto dal leader russo con il presidente turco Erdogan ad Ankara è
un duro colpo a tali piani. In un primo momento Israele ha cercato di
raggiungere un’intesa con la Turchia sulla costruzione di un gasdotto
sul suo territorio, come via migliore per fornire gas all’Europa al
costo più basso.
Gli strateghi occidentali credevano che le forniture di gas dal Qatar potessero aggiungersi dopo una soluzione pacifica (cioè l’avvento al potere di un regime filo-occidentale) in Siria. Il governo turco è stato abbastanza saggio da respingere tali proposte dubbie in favore di opzioni più valide. Israele ha già iniziato ad estrarre il gas in mare aperto ed ha avviato colloqui sul suo trasporto senza aver risolto alcun problema giuridico con i vicini. Palestina, Libano, Siria e Turchia, nella parte che controlla di Cipro, reclamano i giacimenti di gas offshore. La prospettiva che tutti i membri dell’UE approvino l’accordo con Israele sono estremamente desolanti, soprattutto perché molti Stati membri dell’UE riconoscono i diritti dello Stato della Palestina (la Svezia l’ha riconosciuto e la Francia è sulla via). L’approvazione del progetto israeliano sarebbe una violazione fragrante del diritto internazionale e comporterebbe numerose azioni legali. Ankara sostiene di essere il principale sostenitore della Palestina cercando di aumentare la propria influenza nella regione.
Il progetto del corridoio marittimo di Silvan Shalom sembra avventato. La Turchia considera il piano israeliano con scetticismo (soprattutto dopo averne discusso con Mosca). Esperti israeliani dicono che il gasdotto Israele-Cipro-Grecia-Italia è difficilmente realizzabile e praticabile. I piani prevedono la posa di una conduttura di 1500 km a 3000 metri di profondità al costo stimato di 15 miliardi di dollari. Come dimostrano i fatti, normalmente il costo finale supera di 2-3 volte le spese inizialmente previste. Se attuato, sarebbe il più lungo gasdotto sottomarino al mondo con una capacità limitata di 10 miliardi di metri cubi l’anno, e non potrebbe competere con i 63 miliardi di metri cubi del South Stream. Il progetto è destinato a non essere redditizio. I problemi ecologici, economici e tecnici menzionati dagli europei riguardo il South Stream non scompariranno. Al contrario, diverranno molto più complicati. Infine, la Turchia ha rifiutato di permettere all’oleodotto d’Israele di attraversare il suo territorio e non ha interesse in una rotta sulle sue acque. Ankara può fermare il progetto. L’accordo Putin-Erdogan per la costruzione del gasdotto da 63 miliardi di cubi metri fino al confine greco rende inutile il progetto israeliano.
L’accordo Russia – Turchia è anche fattibile perché non vi è
alcuna possibilità che il gas del Qatar arrivi in Europa attraverso la
Siria. In primo luogo, nonostante tutti i tentativi per rovesciarlo,
compreso il sostegno turco alle forze antigovernative in Siria, il
regime di Bashar Assad ha dimostrato la sua resistenza. In secondo
luogo, se rimosso, c’è scarsa possibilità che le forze fedeli ad Ankara
arrivino al potere. Al contrario, vi è la grave probabilità che la
Turchia faccia i conti con gli islamisti ostili ad Ankara. Con la
prospettiva delle forniture di gas dal Golfo Persico svanita, la Turchia
inevitabilmente perderà interesse a cambiare il potere in Siria. È
un’altra implicazione dell’accordo Putin-Erdogan. L’Unione europea resta
esclusa per i suoi dispetti volti ad ostacolare South Stream, rendendo
possibile a Mosca introdurre drastici cambiamenti nella politica
dell’esportazione del gas (aggiungendo alle direzioni latitudini e
meridiani).
Non vi è alcuna seria alternativa al gas russo in Oriente. Il progetto Nabucco è stato sepolto nel 2013. Le prospettive sul gas per l’Europa dall’Iran non sono altro che parole. Nessuno vuole sostituire la “dipendenza” da Mosca con la “dipendenza” dall’Iran. L’unica fonte di gas per l’Europa, tranne la Russia, è la Trans Adriatic Pipeline o TAP, gasdotto dal Mar Caspio (gas dal giacimento Shah Deniz-2 nelle acque azere del Mar Caspio) alla Grecia e, attraverso Albania e Mar Adriatico, all’Italia e all’Europa occidentale. Con la limitata capacità di 10 miliardi di metri cubi e i piuttosto piccoli giacimenti, non c’è partita con i gasdotti della Russia. Le stime delle riserve del giacimento Shah Deniz-2 sono state abbassate di molto. TAP è più un concorrente del progetto israeliano perché entrambi devono arrivare nel sud d’Italia. L’Italia sarà la prima a ricevere il gas dall’Azerbaijan.
I flussi di gas russo e azero potrebbero convergere su
un unico punto ottimizzando la spesa. Le tanto chiacchierate forniture
di costoso gas di scisto degli Stati Uniti all’Europa sono andate in
fumo per i costi elevati. Non c’è alternativa al gas russo in Europa,
almeno nel prossimo futuro. L’accordo raggiunto ad Ankara elimina il South Stream?
È vero, il progetto nella sua forma precedente è cosa passata. La
Russia potrebbe ritornarvi, ma solo alle sue condizioni e al momento
giusto per concentrarsi di nuovo sul progetto. Molti esperti ritengono
che il corridoio debba arrivare al confine con la Grecia. L’Unione
europea ha fatto del suo meglio per ostacolare il South Stream e
così ora dovrà assumersene l’onere finanziario. Se Bruxelles vuole
ottimizzare la spesa secondo i desideri dei Paesi membri interessati,
dovrà far passare il gas nel corridoio precedentemente programmato in
Grecia, Macedonia Serbia, Ungheria e Austria.
Alcune iniziative sono già
state prese per avviare la costruzione. Si può allungare la rotta, ma
non richiederà ulteriori spese in caso di costruzione della pipeline
sottomarina. L’unico Paese ad esserne escluso sarà la Bulgaria che non
ha preso una decisione autonoma e non ha potuto resistere alla pressione
nel respingere il South Stream. Con la sua economia in stasi,
la Bulgaria subirà molte più perdite: 3 miliardi di euro in investimenti
e profitti dai diritti di transito (450 milioni di euro all’anno), che
vanno ai vicini rafforzandoli quali rivali regionali dei bulgari. Non è
la prima volta che la leadership del Paese, una volta amico della
Russia, adotta tali misure. Tra i membri dell’Unione Europea la Bulgaria
è la più vulnerabile a un’altra “primavera”, tanto più che tale
stagione arriva presto in questo Paese.
Dmitrij Minin Strategic Culture Foundation
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2014/12/08/south-stream-cambia-direzione-la-russia-non-puo-essere-scacciata-dal-mercato-dellenergia/
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