lunedì 26 gennaio 2015

Iside ... Svelata

 
Premessa: il culto della Madonna o vergine Maria è una palese riproposizione del culto dedicato alla dea Iside/Ishtar, che si insedia in seguito anche nei tributi devozionali dedicati alla Maddalena. La triade Iside, Osiride, Horus rappresenta ancora oggi l’apice di quel culto sotteso che sembra permeare il potere occulto. Tantissimi sono gli indizi simbolici e fonetici che ci dimostrano come questo credo sia ancora attuale. Da citare l’insieme ‘obelisco’ e ‘cupola’ che rappresentano il primo Osiride e la seconda Iside e che sono presenti in molti luoghi centrali del potere terreno. Anche il celebre ‘occhio onniveggente’ non è altro che il simbolo con il quale viene indicato Horus.

L’etimologia di Parigi, deriverebbe da un tempio dedicato alla dea Iside, ritrovato vicino al nucleo primigenio della città. Il nome Par-Isis (Par-Is) dichiarerebbe quindi questa vicinanza e dovrebbe leggersi per esteso come: ‘vicino al tempio di Iside’. Mitterand, noto esoterista, lo sapeva probabilmente bene, per questo fece erigere la celebre piramide di vetro del Louvre nel punto di divergenza tra i due assi principali della città che riproducono quelli di Eliopoli, seppure ruotati di 90 gradi, in direzione est-ovest.
 
 
Può un gruppo sedicente integralista islamico chiamarsi Isis/Iside? Evidentemente: no. E’ l’ennesimo tributo in codice che il potere occulto offre alla sua dea di riferimento. A proposito, se analizziamo un fotogramma prima dell’ennesima decapitazione, possiamo dedurne due elementi che dovrebbero far riflettere sulla sua autenticità:

Il primo riguarda le ombre sui volti dei due malcapitati giapponesi (Kenji Goto Jogo e Haruna Yukawache). Esse divergono in modo palese, facendo immaginare una ripresa in uno studio al chiuso, illuminata da due proiettori laterali, abbastanza vicini ai soggetti. La luce solare infatti produrrebbe ombre parallele e non è quindi compatibile con quanto mostrato nel video. Quando il malcapitato in ginocchio era uno solo tale aspetto non poteva essere riscontrato, grazie soprattutto alla veste ‘total black’ del boia. Un piccolo errore coreografico?

Il secondo è la pulizia e la stiratura del burqua del ‘boia’ e delle vesti arancioni immacolate dei due ‘condannati’. In una landa desertica e polverosa (zona di guerra) tale aspetto è sorprendente ed in netto contrasto a quanto si vede dai vari reportage. Mal si addice, tra l’altro, alla concitazione del momento ed alla furia omicida sottesa a tale mostruoso evento: l’estetica non dovrebbe costituire una priorità per tali personaggi.

Ultima considerazione in forma di domanda: quando Karol Wojitila si recava a pregare la ‘vergine nera’, chi adorava in realtà?
 
 

Nessun commento:

Posta un commento