Premessa: il culto della
Madonna o vergine Maria è una palese riproposizione del culto dedicato alla dea
Iside/Ishtar, che si insedia in seguito anche nei tributi devozionali dedicati
alla Maddalena. La triade Iside, Osiride, Horus rappresenta ancora oggi l’apice
di quel culto sotteso che sembra permeare il potere occulto. Tantissimi sono
gli indizi simbolici e fonetici che ci dimostrano come questo credo sia ancora
attuale. Da citare l’insieme ‘obelisco’ e ‘cupola’ che rappresentano il primo
Osiride e la seconda Iside e che sono presenti in molti luoghi centrali del
potere terreno. Anche il celebre ‘occhio onniveggente’ non è altro che il
simbolo con il quale viene indicato Horus.
L’etimologia di Parigi,
deriverebbe da un tempio dedicato alla dea Iside, ritrovato vicino al nucleo
primigenio della città. Il nome Par-Isis (Par-Is) dichiarerebbe quindi questa
vicinanza e dovrebbe leggersi per esteso come: ‘vicino al tempio di Iside’. Mitterand,
noto esoterista, lo sapeva probabilmente bene, per questo fece erigere la
celebre piramide di vetro del Louvre nel punto di divergenza tra i due assi
principali della città che riproducono quelli di Eliopoli, seppure ruotati di
90 gradi, in direzione est-ovest.
Può un gruppo sedicente
integralista islamico chiamarsi Isis/Iside? Evidentemente: no. E’ l’ennesimo
tributo in codice che il potere occulto offre alla sua dea di riferimento. A
proposito, se analizziamo un fotogramma prima dell’ennesima decapitazione, possiamo
dedurne due elementi che dovrebbero far riflettere sulla sua autenticità:
Il primo riguarda le
ombre sui volti dei due malcapitati giapponesi (Kenji Goto Jogo e Haruna Yukawache).
Esse divergono in modo palese, facendo immaginare una ripresa in uno studio al
chiuso, illuminata da due proiettori laterali, abbastanza vicini ai soggetti.
La luce solare infatti produrrebbe ombre parallele e non è quindi compatibile
con quanto mostrato nel video. Quando il malcapitato in ginocchio era uno solo tale aspetto non
poteva essere riscontrato, grazie soprattutto alla veste ‘total black’ del
boia. Un piccolo errore coreografico?
Il secondo è la pulizia e
la stiratura del burqua del ‘boia’ e delle vesti arancioni immacolate dei due
‘condannati’. In una landa desertica e polverosa (zona di guerra) tale aspetto
è sorprendente ed in netto contrasto a quanto si vede dai vari reportage. Mal
si addice, tra l’altro, alla concitazione del momento ed alla furia omicida
sottesa a tale mostruoso evento: l’estetica non dovrebbe costituire una
priorità per tali personaggi.
Ultima considerazione in
forma di domanda: quando Karol Wojitila si recava a pregare la ‘vergine nera’,
chi adorava in realtà?
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