mercoledì 21 gennaio 2015

La Russia e i suoi armamenti: una visione gollista

Russian servicemen aboard armoured personnel carriers salute during the Victory Day parade in Moscow's Red Square 

Sappiamo che negli ultimi anni l’industria della Difesa russa ha avuto un grande successo, soprattutto nell’esportazione, sempre più simile a quella dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda. Ma questa osservazione riguarda l’aspetto quantitativo, diciamo economico, in particolare le esportazioni, e manca l’essenza dell’evoluzione. In realtà, l’industria della Difesa non “ritorna” al passato, ma rientra in una situazione completamente nuova, essenzialmente politica. Eppure non c’è nulla di nuovo in ciò, semplicemente i russi prendono in prestito la politica specifica che il Generale de Gaulle strutturò e animò tra il 1958 e il 1969, sulla base dei principi di sovranità e indipendenza nazionale verso le parti (venditore e acquirente). I russi lo fanno mentre i francesi per debolezza, disattenzione, incomprensione e abdicazione alla propria sovranità, de facto abbandonano gli ultimi resti della loro politica degli armamenti.

 Un punto interessante è, a quanto pare, la realizzazione da parte degli stessi russi di questo orientamento alla ristrutturazione, mostrando una “grande politica” delineata, per esempio, dalle dichiarazioni di Aleksandr Fomin, direttore del FSMTC, il Dipartimento federale russo responsabile per la cooperazione militar-tecnologica (Interfax, 19 gennaio 2015). Fomin ritiene che la Russia oggi sia il numero due delle esportazioni di armi dopo gli Stati Uniti, e il cui volume delle esportazioni è in costante aumento (aumentato di un miliardo di dollari nel 2014 rispetto all’anno precedente). Fomin elenca i vari benefici che generano indirettamente, aumentando qualità e affidabilità dei sistemi russi, e un vantaggio incomparabile di questi sistemi sui loro concorrenti occidentali sono i prezzi molto più bassi. (Per contro, Fomin ha osservato che le armi russe sono generalmente più costose di quelle cinesi, intenso però che in gran parte ciò sia compensato dalla potenza e qualità dei sistemi russi).

Da un punto di vista geografico, la Russia continua a fornire supporto ai sistemi esportati dall’URSS cercando di recuperarne gli ex-mercati, e ci sembra con un successo crescente. Infine, vi è soprattutto l’ampia gamma di Paesi estranei alla cattività di Stati Uniti e ausiliari europei (i francesi sono sul punto cruciale di non poter apparire dei seri competitori degli Stati Uniti). In tutto questo, vi è l’assai rapida evoluzione della mentalità russa, della percezione della psicologia russa, a cui anche la crisi ucraina non è estranea, dandogli il senso dell’inevitabilità di doversi assumere, in un ambiente ostile (blocco BAO), la piena responsabilità della propria sicurezza.
Ampliamo costantemente gli obiettivi (delle vendite) di circa 1 miliardo di dollari all’anno. E questi obiettivi sono stati raggiunti. Certo, completiamo gli ordini del governo ora. Così, le industrie avranno grandi commesse da assolvere per la difesa dello Stato e le esportazioni. Le consegne di armi al nostro esercito e all’estero sono notevolmente cresciute negli ultimi anni”, ha detto il direttore del FSMTC. “Esportando armamenti e materiale militare la Russia rafforza le relazioni di partenariato, sicurezza e stabilità di un Paese, una regione e del mondo in generale, ha detto Fomin. “Siamo orgogliosi della domanda internazionale per i nostri armamenti e attrezzature militari. Il materiale russo è ricercato per qualità, affidabilità, facilità di utilizzo, riparabilità e sicurezza. Inoltre, i nostri prezzi sono sempre inferiori a quelli dei nostri principali avversari”, ha osservato. (…) “Le nostre armi sono molto richieste in tutto il mondo, in ogni continente. In America Latina, Europa, Africa, Asia e Medio Oriente. Le nostre armi sono presenti in oltre 100 Paesi”, ha detto Fomin. (…) Questo è naturale. Entriamo nei nuovi mercati in America Latina e Asia. E’ una caratteristica distintiva delle esportazioni delle armi nel mondo che i partner, in particolare i Paesi economicamente sviluppati, impongano l’obbligo del coinvolgimento delle loro industrie nello sviluppo congiunto e produzione di armi, che sia la produzione di massa di particolari tipi di armi o il coinvolgimento parziale nella produzione di componenti. Incontriamo tali requisiti”, ha detto Fomin. Ha osservato che il trasferimento di tecnologie è un processo piuttosto complicato ed è molto più facile vendere un prodotto finito in contanti. “Le tecnologie possono costare meno di un prodotto finale, ma in realtà tecnologia ed intelletto non hanno prezzo. Tuttavia, la Russia condivide e trasferisce con i partner stranieri le tecnologie più avanzate”, ha sottolineato Fomin”.
Naturalmente, il mercato delle Mistral, con i suoi vari avatar che in particolare possono influenzare il caso dei Rafale in India (17 gennaio 2015) simbolizza altamente l’evoluzione russa, fino all’abdicazione francese, con il paradosso che i dirigenti francesi, ossessionati dalla loro approvazione per l’abdicazione di ogni seria sovranità nazionale, non riescono a vedere come tale cancellazione peggiori la sicurezza generale nel mondo, lasciando campo aperto ad attori conflittuali. In realtà, la Russia guida la ristrutturazione, o meglio questa insolita struttura della propria politica di sicurezza nazionale, qui per l’esportazione, non solo perché è suo interesse nazionale, ma anche perché è un atteggiamento imposto dal blocco BAO. Si è lontani dal periodo in cui Stati Uniti e Unione Sovietica evitavano di competere nei mercati esteri delineati dalle loro aree d’influenza, e ancor più lontani da quando (anni ’90, primi anni 2000), gli USA agivano senza una reale presenza della Russia. La politica delle esportazioni russe, in via di attuazione, concorrerà direttamente con gli Stati Uniti, che così la percepiranno e comprenderanno, con la convinzione perentoria che tale concorrenza sia inaccettabile. Ma non fermiamoci a tale aspetto delle esportazioni…

Ovviamente, vi è un complemento interno nell’attuazione di questa politica “gollista” delle esportazioni degli armamenti, anche la stessa originaria politica gollista si appoggiò allo sviluppo delle proprie capacità militari, tra cui la forza nucleare della Francia. Questo aspetto interno, che può essere considerato da un altro punto di vista come il cuore dell’approccio russo, offre un potente processo di miglioramento qualitativo e degli equipaggiamenti delle forze russe, a tutti i livelli, anche ai vertici delle forze strategiche. L’esercito statunitense l’ammette, come ha detto l’ammiraglio Cecil Haney, comandante delle forze strategiche (Comando Strategico degli Stati Uniti), il 15 gennaio 2015
(SputnikNews). “La Russia da più di un decennio investe nell’ammodernamento delle proprie forze nucleari strategiche. Non si tratta di continuare la guerra fredda… Si tratta dell’operatività che emerge in un periodo di notevoli preoccupazioni dei russi nell’attuazione della strategia sull’estero vicino”, ha detto l’ammiraglio Haney alla manifestazione dedicata alla deterrenza strategica del Consiglio Atlantico a Washington, DC. Il comandante ha continuato dicendo che Mosca ha una significativa capacità informatica e anche “ha dichiarato pubblicamente di sviluppare controcapacità spaziali. I leader russi sostengono apertamente che le forze armate russe hanno armi anti-satellite e conducono ricerche anti-satellite”, osservava Haney“. 
Tali osservazioni sottolineano la trasformazione radicale della politica della sicurezza nazionale della Russia sul modello “gollista”, favorendo sovranità, indipendenza nazionale e autonomia delle capacità fondamentali. Appare probabile, come si vedrà in seguito che, con il processo di recupero dal crollo dell’URSS avviato all’inizio del primo decennio del secolo, vedremo i primi effetti del cambio strutturale, ma anche concettuale, politico e tecnologico, industriale e commerciale, avutisi dal 2012 con la terza elezione di Putin (sostituendo Medvedev) e con tutti gli eventi che hanno seguito fino alla crisi ucraina, fattore di accelerazione ulteriore.

La presenza di un uomo come Rogozin a capo dell’industria degli armamenti è un punto importante: non c’è solo un tecnico ed organizzatore, ma anche un politico nazionalista (sostanzialmente a destra di Putin), e la cui partecipazione al governo è condizione del suo sostegno al regime, con piani che integrano anche la dimensione spirituale della Russia, rendendo il riarmo russo una fondamentale necessità politica (14 marzo 2012). In un certo senso, tutto ciò che è stato fatto prima del 2012 appare, in Russia, di un altro periodo e di altre condizioni, quando le priorità puntavano all’accordo con il blocco BAO…

Ciò è sicuramente passato. In tale contesto, la “nuova politica delle esportazioni russa” non solo è una politica di affermazione, ma un’arma nella lotta antiamericanista, comunque la pensino i russi. In effetti, gli Stati Uniti potranno apprezzare il fenomeno in questo modo, se non l’hanno già fatto (è già si sente nelle dichiarazioni dell’ammiraglio Haney), e non ci vorrà molto per spingere Rogozin in questo senso, con Putin che manifesta sul punto della sicurezza nazionale un atteggiamento estremamente fermo. È un argomento oggettivo del confronto tra Stati Uniti e Russia, in cui gli Stati Uniti non possono concepire una politica di sicurezza nazionale solida, potente ed offensiva sui mercati esteri di un’altra potenza che non sia diversa da una sfida e dichiarazione di guerra.

Non c’è, a nostro avviso, nulla che possa far accettare agli Stati Uniti, cioè al sistema, una competizione ambiziosa di questo genere, e già effettiva. D’altra parte, è chiaro che è troppo tardi per cambiare tali termini del confronto, tanto più che la tendenza degli Stati Uniti oggi è verso il declino delle proprie capacità principali, anche strategiche, dei loro grandi programmi di ristrutturazione e ammodernamento strategico, ancora embrionali e senza l’ombra dell’avvio dei finanziamenti, mentre il termine scade nei prossimi vent’anni.

Uno stratega statunitense convinto della necessità per gli Stati Uniti di mantenere la “superiorità strategica” militar-geopolitica nel senso più ampio del concetto, e tutti gli strateghi statunitensi con voce in capitolo lo pensano, non può che concludere che tutto va fatto molto velocemente, mentre c’è ancora tempo per fermare lo slancio del rafforzamento russo. “Just do?” Si può andare lontano, e comunque tutto ciò racchiude la politica degli Stati Uniti nella postura di massima conflittualità con la Russia, con tutti i rischi connessi. Quindi dovremmo concludere che i prossimi mesi e anni potrebbero essere segnati, in questo settore dai seri rischi, dalle tensioni più gravi. Nessuna sorpresa nel manifestarsi, oggi, di tale tendenza naturale ed irresistibile delle relazioni degli USA (blocco BAO) verso la Russia.


Philippe Grasset, Dedefensa,

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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/01/20/la-russia-e-i-suoi-armamenti-una-visione-gollista/ 

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